Allora, posso finalmente recensire.
Ho letto la tua storia mentre ero in metro, tornando dal lavoro, prima di prendere Martin (sì, sentiti figa).
È una riflessione molto bella, suppongo leggermente autobiografica, ma questo non la sminuisce, anzi, la rende solo più vera.
Però viene da dare un consiglio a questa ragazza rattristata dalla rottura, o forse dalla delusione per il mancato lieto fine, per aver pensato che tutto sarebbe andato bene, mentre poi la vita ha rotto il giocattolo, ed entrambi sono finiti abbandonati in un cassetto.
Beh, in realtà poi passa tutto. I sentimenti non si reprimono, si affievoliscono, si addolciscono con l'anestetico che il tempo usa con la memoria. Poi rinascono, però, forti, nuovamente vivi, come una Fenice.
Il cassetto viene riaperto e qualcuno trova il giocattolo e riesce anche a ripararlo e farlo tornare in funzione.
E allora? Tutto quello che è successo prima era una menzogna? Uno sbaglio? No, certo che no.
Come può essere uno sbaglio amare qualcuno?
Quello che è successo prima era un percorso che si è condiviso fino a che si è giunti ad un bivio e si sono prese strade diverse.
Puoi vivere nel dispiacere perché quella persona non cammina accanto a te, ma non fermarti ad aspettarla, o non crucciarti di essere sola al punto di non vedere quante meraviglie ti circondano, quante persone interessanti e nuove potrai incontrare, quante esperienze potrai fare.
Ad un certo punto, forse ti dispiacerà non condividere queste nuove esperienze con quella persona, o forse avrai dei nuovi compagni di viaggio e penserai solo a quanto è bello il cammino da fare e al panorama che mozza il fiato. Quindi, direi a quella ragazza di guardare alle mete da raggiungere, non al percorso già fatto.
Oggi funziona così, vado per metafore.
Un bacio,
Sev. |