Recensione contest Craving for… Myths, Legends and Folklore
La consegna Bring it back to life è pienamente rispettata, anzi sei riuscita a combinare i suoi due possibili aspetti: l’incontro (con le Túatha Dé Danann) e il ripetersi (l’imminente invasione dei Fomori e la scelta del campione). Mito e realtà si fondono nel racconto come nella vita di Wy e Niall.
Il titolo è ben scelto: per molto tempo il lettore pensa che si riferisca esclusivamente a Lùg ed ai suoi pochi simili, ma poi si scopre che in realtà anche Wy e Niall sono “Discendenti di Dannan”. È un bel colpo di scena (che si svela per gradi) e che rivaluta un titolo apparentemente scontato.
Il finale è molto aperto e ti confesso che, mentre le pagine scorrevano, temevo che la storia rimanesse Incompiuta o che la conclusione fosse buttata un po’ lì, invece sei riuscita a darle un certo spessore. Sarebbe un ottimo incipit per un romanzo!
La struttura del racconto mi è piaciuta molto. Le scene iniziali sono abbastanza brevi, degli spaccati di vita (semplici e, tutto sommato, spensierati per i ragazzi ma più riflessivi per Lùg), eppure servono a preparare il terreno per la seconda metà della storia.
La verità si svela per gradi, come progressivo è il processo di accettazione della stessa da parte dei ragazzi.
La prima parte della fic serve anche per introdurre i personaggi, facendoli conoscere poco a poco.
Wy e Niall sono ben tratteggiati, dalla forza della loro intesa e da come si punzecchiano si capisce subito che sono molto legati (non a caso sono gemelli). La dinamica tra loro è molto bella perché non è un rapporto di dipendenza monodirezionale ma un supportarsi e spronarsi reciprocamente, sono uno la forza dell’altra e viceversa.
Lùg è un personaggio molto complesso (come ci si aspetta da un dio plurimillenario), in lui ci sono contemplazione e rimpianto, c’è attesa, ci sono una calma e un’imponenza inumane ma il Dannan ha anche molti tratti umani, come la noia e l’affetto.
La madre dei due ragazzi è ben abbozzata; è una donna forte e determinata che ama tantissimo i propri figli e che, sebbene sappia essere indipendente, non disdegna l’aiuto dei propri cari.
La Morrigan compare (davvero) solo alla fine ma trovo che tu abbia reso molto bene i suoi diversi aspetti, le sue ‘persone’: c’è la sensualità come la spietatezza, ma anche la maternità compassionevole.
Complessivamente il testo è scorrevole e sei riuscita a gestire molto bene la differenza di registro (più basso e colloquiale nelle scene con i fratelli e più ricercato e sostenuto con Lùg).
Ci sono anche delle belle immagini (come ad esempio questa: La stanza a forma di cuneo sembrava improvvisamente minuscola riempita dalla presenza dell'uomo).
Dal punto di vista grammaticale non ho trovato grandi sviste, la sintassi invece è un po’ più problematica. In alcuni (molti) casi non guasterebbe qualche segno di interpunzione in più; mi riferisco a frasi lunghissime senza punteggiatura (quattro righe senza nemmeno una virgola: al lettore manca il fiato ^^) ma anche a fraseggi più brevi in cui una semplice virgola sarebbe utile per organizzare logicamente il testo e per renderlo più chiaro (la punteggiatura come la sua assenza può cambiare il senso di una proposizione), inoltre in alcuni casi (come in un elenco o in presenza di un vocativo) la virgola serve proprio. Mi lascia invece un po’ perplessa il suo utilizzo davanti a ‘e’ congiunzione.
I puntini di sospensione sono sempre tre.
Ti segnalo alcune imprecisioni, qualche refuso e una frase che non mi convince molto:
Quando li sconfissero la Morrigan era corsa i verbi non funzionano ^^ non concordano, dovresti cambiarne uno es. ‘sconfissero… corse’ oppure ‘avevano sconfitti… era corsa’;
che non lo amavano, che dispiaceva che gli dispiaceva;
Aiutato dalla sorella uscirono uscì;
Niall son un sospiro con; gioa gioia; l’ aveva raggiunto niente spazio; Passat con la maiuscola; i tesoro che erano arrivati tesori;
Sembrava l'interno di una capanna quasi, ma non ne era sicuro personalmente, quel ‘quasi’ l’avrei messo dopo ‘sembrava’, mi pare che funzioni meglio.
La storia mi è piaciuta molto e, probabilmente, è una di quelle che si avvicinano di più all’idea che avevo in mente quando ho indetto il contest. Ho apprezzato particolarmente l’aura ‘ancestrale/epica’ che sei riuscita a conferire alle Túatha Dé Danann all’interno del racconto, ma anche le riflessioni (più o meno esplicite) sulla perdita di ‘memoria’ dei popoli contemporanei; inoltre essendo fissata con i nomi non ho potuto non ammirare il fatto che i tuoi avessero un significato ben preciso e non ininfluente per le sorti della storia. Sono curiosa di leggere il seguito (se mai lo scriverai) ;)
frav |