Ehi, Ev.
Alla fine ce l’ho fatta, a leggere e recensire anche questa storia.
Sono contenta di esserci riuscita. Con tutto il cuore ^^
Ho pianto, alla fine di questa ff ho pianto. Come Roxas, come Axel.
Mi stupisco sempre della tua abilità di farmi provare le emozioni più diverse.
Mi entrano nel cuore e non so come fai, ma è qualcosa di meraviglioso (anche se mi fa piangere)
Mi sento molto partecipe, dato l’argomento.
Sarà che soffro di miopia…
Certo, so bene che questo non è nemmeno lontanamente paragonabile alla perdita totale della vista, però…
È altrettanto brutto non poter vedere il mondo con nitidezza, dipendere sempre da delle lenti (di vetro o a contatto che siano, poco importa).
Non riuscire a distinguere i volti, i colori, gli oggetti… è frustrante, spesso.
E poi un mio incubo ricorrente (sia nel sogno, sia inteso come vera e propria paura) è proprio quello di perdere la vista.
Ne ho proprio terrore. Quindi comprendo bene (o meglio, riesco ad immedesimarmi perfettamente) l’iniziale sensazione di illusione, surreale, strana. Come se tutto questo non stesse accadendo a te, come se fosse qualcosa di temporaneo, come se fosse solo un brutto sogno.
E poi riesco a immedesimarmi bene nella disperazione e nell’angoscia quando Roxas capisce che no, non è un sogno, che è tutto vero e lui dovrà avere a che fare con la mancanza della vista per tutto il resto della sua vita.
Beh, io avevo intuito quasi subito che Roxas aveva un problema alla vista. (Più o meno da quando il bicchiere gli sfugge di mano. Mi dispiace deluderti :( ma comunque non temere, è una cosa che dipende da me. Siccome ho molto a che fare con il problema della vista – anche se, ribadisco, è comunque parziale e non totale – sono più sensibile e intuitiva sull’argomento.
Comunque è delizioso il filo di dubbio, di incertezza, sospetto e formulazione di ipotesi che si viene a creare.
Perché io sento, in cuor mio, di sapere già cos’abbia il biondo, ma al tempo stesso sono dubbiosa: “E se mi sbagliassi?”, mi dico. Poi alla fine si scopre se i sospetti erano fondati o meno.
È una sensazione piacevole, almeno per me.
Le parti in cui descrivi i sogni sono strane: belle proprio per quel senso non del tutto chiaro, un po’ nascosto e un po’ assente.
E poi io adoro il contrasto tra buio e la luce del tramonto (al tramonto la luce del sole brilla più che mai. Si vede che le “cose” brillano di più quando stanno per morire - visto che al tramonto il sole è definito “sole morente”.)
In significato della trottola e del programma in bianco e nero è, invece, più difficile da afferrare e forse per questo mi ha incuriosita di più.
Le parti in cui Roxas è con Sora, oppure nella sua stanza, con l’odore fastidioso dei medicinali e del disinfettante, trasmette una sorta di strano dolore. Triste, dolceamaro ma pungente.
Qualcosa che punge proprio il petto, come l’ombra di un fosco presentimento.
La mia parte preferita, in assoluto, è quella in cui compare Axel (ma va? Viva l’originalità!)
Mi fa piacere non vederlo, una volta tanto, nelle vesti del pazzo, piromane, stalker – etcetera, etcetera…
Mi ha sorpreso molto trovarlo nei panni dello stupende di Psicologia. (io studio psicologia! Ora mi sento ancora più partecipe di prima!)
E il suo metodo per “fare esperienza” è adorabile ^^
Se mai dovessi finire in ospedale, mi piacerebbe incontrare un tipo come lui (se non lui stesso, ma questo è – ahimè T.T – impossibile)
Axel porta una sferzata di vita, di simpatia, allegria. Una sferzata di vento fresco e sole.
Ha sollevato di molto il mio umore.
Il dialogo che c’è tra il biondo e il rosso è molto bello. Più leggevo, più volevo leggere.
È un desiderio vorace, volevo leggere tutto, ne volevo ancora.
È tremendamente coinvolgente.
E il finale… oh, il finale…
Il momento in cui Roxas si “strappa” la benda e piange, e Axel che piange anche lui senza rendersene conto.. è straziante. Te l’ho detto, ho pianto pure io con loro.
“E Roxas scosse la testa, afferrando l'estremità della benda che gli copriva gli occhi; se la sfilò di scatto e sbatté ripetutamente le palpebre, tremando, tremando violentemente dalla paura, dall'angoscia, da tutto. «S-Secondo te... Secondo te i... I ciechi possono piangere?»
Quella domanda lasciò spiazzato l'uomo per qualche secondo, il quale stava iniziando a mettere insieme i tasselli del puzzle. «Sì... Certo, certo che possono piangere.»
E proprio in quel momento i singhiozzi di Roxas aumentarono di intensità, trasformandosi in disperazione pura; si tastò le gote con le dita e notò che si stavano lentamente bagnando. «Meno male», sussurrò una volta, poi lo disse ancora a voce più alta. «Meno male».
A quel punto i singhiozzi divennero un pianto straziante, forse uno dei più tristi che Axel avesse mai sentito in tutta la sua vita; Roxas non riuscì più a trattenersi ed esplose una volta per tutte. Pianse, pianse così forte che molto probabilmente perfino le infermiere lo avevano udito e si stavano precipitando nella sua stanza.
E questo lo intuì anche Axel, dal momento che si affrettò a raggiungere la porta; successivamente però tentennò per un attimo e capì che, tutto sommato, poco gli importava di essere scoperto o meno.
Dunque premette l'interruttore e si voltò nel medesimo momento in cui le lampade a neon si accesero, permettendo alla stanza di venire invasa dalla luce.
Fu allora che Axel vide un ragazzo di sedici anni al massimo dai biondi capelli ribelli; vide un ragazzo intento a stringere una garza bianca tra le proprie mani; vide un ragazzo piangere con le palpebre che continuavano a sbattere da sole, come se le sue iridi fossero in qualche modo troppo sensibili da reggere qualsiasi forma di luce.
«Meno male», lo sentì poi ripetere ancora, una terza volta. «perché già mi hanno tolto la vista, manca solo che mi tolgano anche le emozioni!»
Dopo aver detto ciò, Roxas pianse ancora più forte, se possibile, portandosi le mani sugli occhi; Axel allora indietreggiò di un passo e sussultò, tastandosi la guancia destra con l'indice della mano.
E si stupì di notare che era bagnata a causa delle sue stesse lacrime. Si stupì, proprio come Roxas si era stupito di essere in grado di piangere nonostante fosse ormai completamente cieco.”
Questo pezzo, questo è il mio preferito. Ogni singola parola, è talmente bello che vorrei ricopiarlo su un foglio e portarlo sempre con me.
Solo un’altra fan fiction mi aveva fanno nascere questo desiderio, il desiderio di stampare la storia e rileggerla quando più mi aggradava.
Si chiama “Come in un film”, non so se la conosci. Manco a farlo apposta, la coppia è AkuRoku anche lì. Te la consiglio caldamente, è molto bella. Anche quella mi ha fatto piangere.
Sei fantastica, lo sai?
Non smetterò mai di ripetertelo.
Adesso devo andare
Kiss
Rae
(P.s. prima o poi riuscirò a rispondere anche ai messaggi! Porta pazienza ^^) |