Che gioia, finalmente anche tu ti sei lanciata in questo fandom! Non vedevo l’ora di leggere qualcosa di tuo su questi due personaggi, che a dispetto delle apparenze non devono essere affatto facili da trattare. Il modo in cui hai rappresentato la figura di Shinichiro ricalca le poche informazioni che abbiamo di lui in maniera impeccabile, con quel tocco di originalità che tu sai sempre dare attraverso pochi, semplici dettagli. Sin dalle prime pagine del manga Inada ha sempre dimostrato di essere molto diverso dalla sorella, e non mi riferisco solo degli interessi che essi coltivano. Anche se entrambi non sono due figure molto vivaci (nel manga c’è chi si espone decisamente di più) quest’atteggiamento calmo che li accomuna ha in realtà radici diverse in ognuno di loro. Mentre Tamako è un’osservatrice silente della realtà che ha intorno, qualcuno che tende a studiare le situazioni che la circondano per estrapolarne un eventuale profitto personale, Shinichiro è forse un ragazzo che ama godersi i piccoli piaceri della vita. Non voglio dire che sia uno scansafatiche, tutt’altro: anche lui si impegna al fine di realizzare i propri obiettivi ma, contrariamente alla sorella, riesce a cogliere e ad apprezzare le piccole sfumature della vita senza lasciarsi influenzare dai suoi scopi. In poche parole, mentre Shinichiro sa distinguere obiettivi e piaceri, Tamako pone queste due cose sullo stesso livello. Un esempio di ciò è la domanda che ella si fa nel momento in cui valuta se accettare o no la proposta del fratello: “che profitto potrei mai ricavare da venire in bici con te, perdendo qualche ora di prezioso tempo?”.
Non so quanto la mia analisi possa rivelarsi fedele alla loro psicologia, dopotutto è la prima volta che ragiono così a fondo su questi due, spero solo di aver inteso le loro menti abbastanza bene da poter dare un degno giudizio alla tua storia.
Concentrandoci proprio su di essa, invece, ti faccio i miei più sentiti complimenti: l’originalità delle tue idee si vede soprattutto nell’abilità che hai di trasportare il lettore nella psicologia dei personaggi attraverso episodi mai narrati nell’opera originale, stralci di vita quotidiana che si rivelano essere il modo migliore per capire determinate personalità. E per farlo, adoperi dei mezzi specifici che spesso e volentieri si rivelano essere dei semplici oggetti, che tutto possono poi rivelarsi fuorché “semplici”.
Non è “La bicicletta”, ma “La bicicletta rossa”, quella che porta con sé un’infinità di bei ricordi che il nostro Shinichiro si accorge di voler rivivere nel momento in cui domanda a Tamako se voglia venire con lui. La sua richiesta ci giunge così inaspettata, e per un attimo anche lui sembra sorpreso del suo stesso invito. Eppure, non ci vuole molto per renderci conto che solo l’aver rispolverato quell’oggetto era un evidente segno di quanto questo ragazzo avesse nostalgia dei bei tempi passati insieme a sua sorella, quei momenti che soli sapevano farlo sentire come un vero fratello maggiore.
Ed è qui che entra in gioco il turbamento interiore di questo personaggio, la sola cosa di sé che forse non è riuscito ad accontentare: il bisogno di essere utile a Tamako. Premetto che hai avuto un’idea davvero bella. Si vede che hai ragionato a lungo su di lui e sulle sue sensazioni, perché hai tirato fuori un tipo di tormento che esiste nella vita reale, qualcosa che veramente può affliggere un fratello maggiore come lo è Shinichiro. Penso che questo episodio abbia significato per lui il massimo della felicità, qualcosa che di sicuro non dimenticherà mai.
Che altro posso dire? Sicuramente è una delle migliori storie che tu abbia mai scritto, per una serie di motivi che non meritano di essere condivisi attraverso un banale PC.
Alla prossima,
Strato <3 |