Recensioni per
Nessun Dio
di Roxar

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
24/02/14, ore 22:53
Cap. 1:

Ciao,
sto scrivendo queste parole perché avevo questa storia da un po' nella lista di storie da recensire e ci ho voluto pensare bene sopra, su cosa scrivere. Penso che tu abbia uno stile bellissimo, delicato ed espressivo, avendo letto anche altro di tuo ed essendo rimasta ugualmente incantata.
Ho amato Gabriele e Andrea.
Gabriele, con i suoi conflitti morali, la sua scelta, il suo sogno con gli orfanelli e quel suo modo d'innamorarsi di Andrea, rapportandosi con quelle sue ombre che non l'avevano mai davvero lasciato.
Andrea è stato amore a prima vista, con quel suo essere anche Matteo per poi regalare anche quella sua parte di sé a Gabriele.
("Il mio nome è Andrea, non Matteo.)
Andrea non crede, Andrea disegna, ma non sa scrivere, glielo insegna Gabriele.
Penso inoltre che tu abbia affrontato la tematica religiosa con sensibilità e rispetto perché Gabriele crede davvero, è un personaggio così umano Gabriele, che durante la storia evolve e muta, quel suo scegliere Andrea non è rinnegare Dio perché Gabriele continua ad amarlo, solo accettando ciò che è - e questa è una cosa che personalmente ho trovato bellissima.
Quindi, non so, un bacio <3

Nuovo recensore
07/10/13, ore 10:49
Cap. 1:

Bravissima.
Una storia scritta stupendamente, un contesto delicato affrontato con intelligenza e delicatezza.
Bellissima storia, davvero ^^

Recensore Veterano
04/10/13, ore 22:01
Cap. 1:

E' davvero bellissima. Mi trasmette una sensazione di malinconia e dolcezza che mi ha fatto apprezzare la tua storia ancora di più. Sei stata bravissima, i miei più vivi complimenti :)

Recensore Veterano
29/09/13, ore 17:12
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Non sono molte le storie che storie che colpiscono come "Nessun Dio".
Punto primo: originalità.
Punto secondo: attualità.
Punto terzo: lo stile. Frizzante, dettagliato, crudo e poetico allo stesso tempo.
Esistono - non solo nelle fanfiction, ma perfino e soprattutto nel mondo editoriale - milioni di storie ripetitive. Intendo: trame simili, messaggi simili. Possono essere scritte anche divinamente, ma non potranno mai davvero lasciarti così. Così come mi sono sentita io, al termine della lettura di questa storia. La parola esatta? Prosciugata.
Il motto è osare: e l'autrice osa, osa fino in fondo. Le tematiche principali sono l'omosessualità e la Chiesa cattolica. Due questioni scottanti, al giorno d'oggi, e ancor più se intrecciate tra loro.
La cosa più sconvolgente è che non avviene una riduzione al principio buono/cattivo. Non c'è qualcosa di completamente nero o completamente bianco, in "Nessun Dio". Nessun Dio? "Nessun Dio" è la frase che dice Gabriele, il protagonista, parroco di un piccolo paesino sulla costa salentina. Nessun Dio non perché non ci creda più (anzi), ma nessun Dio che può dividerlo da Andrea.
L'evoluzione psicologica dei due protagonisti, Gabriele e Andrea, si svolge di pari passo a quella spirituale. Gabriele crede in Dio e, alla fine, non smetterà di farlo per amare Andrea. Lascerà l'abito talare. Ma, attenzione: NON lo lascerà perché si ricreda su tutta la sua vita e/o la sua fede... No.. Lascia i suoi voti perché capisce una cosa. L'amore tra due persone (sia esso etero o omo - sessuale) non è mai d'intralcio a quello che lui chiama Dio. Lasciando l'abito talare non fa altro che credere ancora di più.
Andrea, invece, non crede. E non crederà mai. Piomba nella vita di Gabriele d'improvviso, e all'inizio è un problema (perché Gabriele dovrà cercare di sublimare quei sentimenti così fisici che sente quando guarda Andrea). Andrea è il simbolo delle minoranze - che vengono schernite, allontanate e poi distrutte da quelle che sono le maggioranze. Le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e contarsi... Dire "Siamo 600 milioni, un miliardo e 200 milioni..." e, approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere il diritto, soprattutto, di vessare, di umiliare le minoranze diceva Fabrizio De André. Ora, Andrea è questa minoranza. Non ha più casa, è stato cacciato dai genitori. Genitori che, comunque, mantengono questa sfumatura chiaroscurale: quando Andrea fugge, di nascosto, la notte, e Gabriele finisce per cercarlo in quella che era stata la sua casa, la madre di Andrea non farà che ripere che quello - Andrea - non era più suo figlio, eppure i suoi occhi sono lucidi e pieni di lacrime.
Andrea non crederà mai, eppure disegna iconografie ecclesiastiche. è il suo modo di dimostrare a Gabriele che, anche se non crede al suo Dio, forse sente qualcosa che è simile a ciò che avverte Gabriele quando parla di Dio.
La fine della storia è una rivoluzione: Gabriele rompe i suoi voti ma finisce per credere ancora di più. Andrea continuerà a non credere. Gabriele e Andrea si abbracciano nella stazione di Lecce.
Siamo negli anni '80 e nel Salento la questione omosessuale è un tabù - o, nei casi peggiori, è il simbolo della presenza di Satana. Eppure Gabriele e Andrea si abbracciano. Non è solo amore, è una promessa. Una proposta. C'è anche chi potrebbe chiamarla speranza.
In ultimo, non posso dimenticare la poesia dell'ambientazione. Il paesaggio brullo e marittimo del Salento è convertito in parole. Sembra quasi di respirarlo, sensazione così rara che quasi non osavo crederci. Lo stile di Nyah_ rappresenta ciò che la scrittura dovrebbe sempre essere: trasmissione di sentimenti. In tutte le loro cangianti e chiaroscurali forme.
Questo è il genere di storia che tutti dovrebbero leggere - a prescindere dalle loro idee e convinzioni. Perché non sull'esistenza di due differenti condotte di vita, una positiva e una negativa. Analizza entrambi i poli estremi per poi scoprire che, in realtà, esiste anche un intreccio di tutto questo. Che non è così male. Che forse è una nuova proposta per il futuro.
Se dovessi andare in libreria, sarebbe un libro come questo ad attirarmi. Perché oggi c'è così tanto bisogno di parlare di questi temi. E leggerne, leggere storie che siano emozionanti. Che portino nuove prospettive, sempre senza ledere all'opinione altrui.
E banalmente, ma necessariamente, non posso che terminare con questa frase: "leggere per credere".

Recensore Veterano
28/09/13, ore 17:16
Cap. 1:

Cara Sara mia,
ti scrivo qui, solo ora, adesso adesso, anche se la storia l'ho letta iera sera, sul tardo. Sapevo che, se ti avessi lasciato il mio commento a quell'ora, non sarebbe uscito nulla di decente. Perché, insomma, su questa storia <i>devo</i> - da notare l'imperativo categorico - farci un bel discorsetto.
Inizio col dire: Elly+mare+Salento+slah. Tu <i>hai</i> idea - dillo, dillo, perché lo sai! - di che cosa voglia dire. Non avrei potuto non amare nemmeno una virgola di questa storia. Specialmente se, a scriverla, eri tu.
Ed è per questo che inizio dicendoti che sono rimasta incantata.
C'è una cosa bellissima che mi hai trasmesso, e la posso riassumere con questa frase: mi hai fatto respirare il Salento. Il miscuglio di odori, profumi, tessuti, materiali. Il suolo grezzo, il rumore del mare. I muretti di pietra grigia e il mare che, a volte come un occhiolino, spunta all'orizzonte. I tetti lisci delle case bianche e la biancheria appena tra una finestra e l'altra. L'azzurro. E il giallo della terra bruciata.
Sarà che io amo il Salento - sarà anche questo, probabilmente - ma tu me l'hai fatto proprio... respirare. è il termine giusto. Si <i>sente</i> quanto ci sia legata. E, da fangirl di questa terra (oddio, non posso credere di averlo detto sul serio!) non posso che comprenderti appieno. E fangirlare con te.
E dopo questa prima (lunga) parentesi, passo alla questione centrale: Gabriele e Andrea.
La scelta che hai fatto - quella di parlare non solo di una storia omosessuale, ma di metterci in mezzo la Chiesa e Dio - è la cosa più "rischiosa" e intelligente che tu abbia potuto fare. "Rischiosa" lo metto tra parentesi perché io, in tutta onestà - come credo pure tu - non la ritengo una cosa poi così *strana* o, per come direbbero alcune persone *sbagliata*. Eppure, proprio perché si parla della Chiesa e della religione cristiana, non può che essere una scelta rischiosa. E questo mi fa seriamente impazzire.
Ma, dicevo: anche intelligente. Intelligente perché non la sfrutti come l'occasione per racontare la storia di qualcuno che abbandona la religione perché scopre improvvisamente che è *cattiva*. Non è una questione di ripicca. è una questione di... semplice vita.
Mi sa di aver scritto qualcosa di talmente criptico che, forse, è meglio se districo un po' questo gomitolo di parole.
Tu sai come la penso io, riguardo la religione, e io so cosa pensi tu. In realtà i nostri pensieri sono comuni, quindi partiamo anche da basi affini. Tra l'altro, c'è da specificare che, se personalmente non credo per i miei motivi, questo non significa che ritenga stupidi/bigotti/idioti/sciocchi/fanatici tutti i cristiani. Ci sono cose su cui non sono per niente d'accordo, altre che reputo proprio idiote, <i>ma</i> la fece in sè per sè, ecco, quella non la critico. Il mio è rispetto, perché alla fin fine tutti quanti un giorno ci svegliamo e scopriamo che la vita non è proprio quella che pensavamo fosse, da bambini. E se credi, è bello che sia così. Se, insomma, anche dopo tutto quello che hai scoperto, ti dici "okay, va bene, il mondo è così, ma io ho bisogno di credere e ci credo". Alla fin fine, quello che non ci diciamo <i>ma che è</i>, il Dio a cui parliamo (parlo in generale, perché in realtà dovrei tirar fuori dal "noi" sia me che te xD) altri non è se non... se non una proiezione di una parte di noi stessi. C'è chi la chiama anima, chi la chiama coscienza. Chi la chiama Dio, dandole però un significato un bel po' differente. Poi, alla fine, c'è chi fa il *super* trasgressivo figo e semplicemente rinnega ogni cosa - e non posso nasconderti che, per questi soggetti che si limitano solo a criticare e criticare "perché di sì e tutto fa schifo" senza nemmeno tentare di capire (non dico condividere, ma comprendere!) nutro anche un bel po' di fastidio.
E quindi. Tornando alla tua storia: ti sei messa nei panni di Gabriele, che è un prete, che è "Don Gabriele", che parla a Dio e si veste in abito talare. Che crede, eh. Che crede davvero - e proprio per questo, non posso evitare di pensare che paradossalmente così sia stato più facile. La sua è una fede sana (che è quel tipo di fede che rispetto e ammiro, perfino nei suoi limiti, ovvio). Voglio dire, ha quel tipo di fede che si avvicina assurdamente a quello che potrei definire il mio pensiero... Ti porto come esempio la scena in cui, di notte, esce per "ascoltare" la natura. Lì, se non mi sbaglio, hai detto che quello era uno dei momenti in cui si sentiva più vicino a Dio. è quel sentimento che, credo, io tendo a chiamare "infinito". Ed è qui il paradosso: mi sono sentita così vicina a Gabriele, anche se, apparentemente, non potrei che essergli la persona più lontana del pianeta.
Perciuò, tanto di cappello a te che hai creato una persona così umana come Gabriele.
Che è anche un uomo. Ed ecco qui l'altro aspetto che ho adorato: questa sua dimensione così fisica. Spesso (sempre?) quando vediamo un prete, un parroco, un vescovo, tendiamo ad elevarlo a una sola immagine... spirituale. O no? Solo spirito. Ci dimentichiamo che, sotto gli abiti e la croce c'è un uomo. Che ha le sue pulsioni, che mangia come noi, che dorme, si masturba, si arrabbia, arrossisce e piange. Perché ormai l'immagine che abbiamo di un parroco è la controparte sublimata dell'uomo buono. Puro, insomma. Completamente. Ma non è così. E qui vorrei aprire un'altra parentesi ma non lo faccio, casomai ne possiamo parlare in privato, altrimenti vado davvero troppo OT). Ritornando al discorso di partenza, volevo dirti che ho apprezzato tantissimo questa dimensione fisica che hai regalato a Gabriele. La sensazione della tunica che scivola tra le gambe, l'erba fresca sotto le dita, i riccioli di Andrea che vorrebbe toccare, e... E davvero. Lo sentivo. Uomo pulsante all'interno di quell'immagine sublimata che chiunque gli cuciva addosso. E questo, non te lo nascondo, mi ha commosso.
Lo dico qui prima di dimenticarlo: <i>Gabriè</i> è meraviglioso. Qui in Veneto, probabilmente lo saprai già o almeno lo immagini, non usiamo accorciare i nomi in questo modo. è per questo che collego direttamente a voi questa "particolare" (per me) usanza. è un altro elemento che mi ha fatto entrare ancor di più nella storia.
Ora volo da Andrea. Lui è probabilmente l'immagine più simile al cucciolo smarrito. è così disperato che chiede un posto in Chiesa - e lui non crede, anzi, probabilmente sarà andato a messa soltanto finché mamma e papà erano stati abbastanza forti da costringerlo a partecipare alle funzioni natalizie - ed eppure, ecco dove l'ha portato la disperazione. (Da Gabrieleee *o*)... No, basta, stavo dicendo una cosa seria. Che, sì, lui è il personaggio che si porta addosso la *tipica* storia dell'omosessuale non accettato dalla società. Tipica perché oggigiorno è un tema abbastanza di moda, alla fin fine, ma non per questo meno importante. Ed eppure tu l'hai usato in modo atipico: non siamo in America. Lì, negli anni '80, ci si poteva ritenere già più limiti, dopo l'acquisizione dei diritti alla fine degli anni settanta. Qui siamo nell'Italia del sud, in un piccolo paesino di provincia, un paesino che è probabilmente basato sulla logica casa-e-chiesa. Siamop lontani anni luce dalla liberazione dei costumi americani. Perfino oggi, qui in Italia, è così differente l'accettazione del diverso rispetto ad altri stati.
Mi è piaciuta questa tua voglia di osare. Mi hai portata indietro negli anni (gli anni ottanta, per l'amor di Dio, io li adoro!) e mi hai portato nel Salento. In questo paesino. In una chiesa. Se questo non è osare, dimmi tu cos'è. E io penso sempre che sia da questo tentativo di superare i limiti che escano le cose migliori. D'altronde la storia dell'uomo si basa su geni che sono andati oltre il pensiero comune, distruggendo barriere e credenze, per scoprire in realtà che non c'erano poi così tanti problemi.
Ho adorato il modo in cui hai raccontato la storia di Andrea. Piano piano, pezzo per pezzo. Andrea che piano piano si svela, svela il suo vero nome e la sua vera vita. Senza soffermarsi troppo, senza farne un dramma. Senza parlare troppo di quanto "cattivi" e"mostruosi" e "ottusi" siano stati i genitori. Farlo sarebbe risultato così scontato e petulante. Quello che hai fatto passare con gli occhi lucidi della madre di Andrea, che finge di fregarsene del figlio quando invece è il contrario, è molto più di ciò che avresti potuto fare con millemila parole. Questi dettagli, Sara, tu mi incanti con questi dettagli.
E poi, come hai sfruttato tutta questa storia, questo sì che mi ha lasciato a bocca aperta. Andrea non crede, e non per questo Gabriele intende convertirlo con mezzi subdoli e/o anche genuini. Gabriele invece crede, eppure Andrea non sente il bisogno di sventolargli sotto il naso i motivi che lo rendono così scettico. Si rispettano a vicenda, anzi, ho sentito proprio nascere un'ammirazione nei confronti dell'altro, come nella scena in cui Andrea disegna iconografie religiose. Non è che creda. è che forse trova della poesia, delle cose che possono essere universalizzate e condivise da chiunque, cristiano o meno. E poi ama Gabriele, su su, dobbiamo essere schiette xD
Tutto questo discorso si collega col finale: sì, Gabriele decide di lasciare la sua "Missione", ma questo non vuol dire che creda di meno. Che ritenga che Dio sia ingiusto o stronzo o meschino. Gabriele capisce che, decidendo di condividere la sua vita con Andrea, non fare che amare ancora di più quello che lui chiama Dio. Avrebbe potuto smettere di credere, "ricredersi", avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. Invece, penso, proprio in virtù della sua fede, decide di lasciare il suo ruolo di parroco. E questa è una rivoluzione. Tu non hai mostrato un mondo bianco e nero. Hai mostrato tutta la gamma di colori che ci sono in mezzo, perché questa vita non è bella o brutta. è tutto quello che c'è in mezzo. Altrimenti non sarebbe vita. Non sarebbe nulla, se fosse assoluta. Non avremmo mai potuto trovarle un senso.
Non posso che ripetere, per l'ennesima volta, ciò che ti ho già implicitamente suggerito: questa è una delle cose più belle che tu potessi scrivere.
Mi sono commossa. Ho fangirlato fisso. E tieni conto che sono nel mio periodo slash, perciò fatti qualche conto. Hai creato l'apogeo dell'amore proibito e gli hai trovato una soluzione. O, cosa da non dimenticare, mi hai ispirato per una storia (slash) che è da un po' che ho in cantiere e, con un po' di fortuna, questa sera/notte inizierò a scrivere.
Io sono così felice di poter conoscere, anche se in via virtuale, persone come te, aperte al dialogo e al mondo. Possiamo costruire qualcosa, voglio dire, e chissenefrega quanti siamo, quanti saremo, come faremo e perché.
La storia finisce tra i preferiti e, appena Papino sistema la stampante, sarà stampata in modo cartaceo, definitivo, così che possa rileggermela quando più avrò voglia e bisogno. Posso, vero? *o* (Sì, mi è appena venuto in mente che forse dovrei chiederti l'autorizzazione, ma tu mi vuoi bene, veeeero? *o*)
Sara, Sara, Sara. La tua piccoletta è distrutta dai milioni di feelings che le hai fatto provare.
Grazie davvero per tutto questo (e scusa lo sproloquio, credo di non aver mai scritto così tanto in una recensione!)
Els <3