La miseria, in questo periodo mi sfugge davvero tutto. Scusami se arrivo così in ritardo, stavolta non ho giustificazioni, se non che il mio cervello ha smesso di funzionare.
Ci tenevo particolarmente a recensire questo capitolo, sin da quando l'ho letto. Uno dei punti forti di questa storia è che non sai mai cosa aspettarti... perchè ce lo hai dimostrato tante volte, passando dal descrivere magari un episodio del passato, al dedicare un capitolo a un personaggio, eppure tutto si lega coerentemente col resto.
Ed ecco che ci ritroviamo catapultati a Londra. Leggere il nome di William Coats mi ha fatto fare un saltello sulla sedia... un gran bel personaggio, per quanto poco l'abbiamo visto. Ma già nel trailer era... wow. Ci hai regalato uno spaccato inestimabile. Penso a questo capitolo e poi penso a quanta "poca" distruzione abbiamo effettivamente visto in Mass Effect. Chissà, forse, boh, abbiamo visto solo il 10% di quello che potrebbe effettivamente accadere ad una Galassia in preda a una minaccia così gigantesca. I momenti più toccanti sono forse stati quello iniziale, vedere Palaven che brucia, l'attacco alla Cittadella, Thessia, e per finire Londra... ma ripeto, secondo me è stata cancellata totalmente tutta quella distruzione e la crudezza che in una situazione simile, in realtà, avremmo trovato.
E sono "felice" di averla trovata qui, in una descrizione realistica... perchè diamine, dove manca il videogioco, può sopperire la scrittura. Adoro anche come tu abbia messo l'accento sulla speranza, o sulla mancanza di essa. Di fronte a un evento di simile portata poche restano le cose da fare... o arrendersi al destino e dirsi "come va, va", oppure lottare con tutte le forze credendo, convincendosi che la vittoria è possibile. A modo suo, in questo capitolo, ci ho visto tanta poesia... non so neanche io perchè, ma è questo quello che ho provato. La guerra unisce gli uomini, rinsalda i legami, fa nascere amicizie... ma si porta anche via tanto, forse troppo.
La parte che mi ha toccata di più è stata rivedere Anderson, leggere quella singola frase "Non aveva mai creduto realmente a Shepard.".
Ci ho visto tanto rimorso, tanto dispiacere. Perchè anche lui, in fondo, è un uomo come tanti... anche lui, forse, era ancorato a quell'istinto di sopravvivenza e autoconservazione che respinge in blocco qualunque cosa assomigli a una minaccia di questa portata. E' stato bello leggere di questa presa di coscienza, e subito dopo ecco la speranza che si affaccia all'orizzonte, ed è bastata solo una chiamata di fortuna.
Mi è piaciuto davvero tanto questo capitolo, così come tutti gli altri. Complimenti, ammiro tantissimo il tuo lavoro e sono triste che questa storia sia giunta alla fine (ho appena letto il titolo dell'ultimo capitolo, e l'ho intuito... ma forse mi sbaglio)
Stavolta mi risentirai presto, temo ;) |