(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Sarei ipocrita se dicessi che questa storia mi è entrata nel cuore solo per l'immeritata dedica a una come me, che ciancia di storie improbabili da troppo tempo.
Questa storia è un omaggio immenso alla Storia, a tutti i narratori, a quella musa capricciosa che a volte c'è, a volte sfugge e tu l'attendi, con fiducia cieca.
Questa storia odora di Grecia, di Storia antica quanto il mondo, ma soprattutto canta l'amore per l'Età Classica, per un paese che ha a dato i natali a una civiltà, a una storia e una cultura tra le più imponenti.
Non mi stupisce il rinnovo dello stile di Callie, soprattutto perché ho avuto modo di vederla evolversi negli anni, maturare e rendere il proprio stile aulico e pulito, unico e incalzante, sempre proiettato a un altissimo livello di drammaticità e pathos.
Non si smentisce, dunque, in una storia in cui dei Saint sembra non esserci nulla, eppure c'è TUTTO.
Si parla della crescita di Aiolos vista dagli occhi di un uomo che dei Saint di Athena, ode solo parlare, come fossero solo leggende. La Grecia, d'altra parte, ne è dimora. Incontriamo un uomo che fugge, un Nessuno che vaga e vive di espedienti, un vecchio che parla, si racconta e racconta.
Racconta una terra, la Storia, la vita di un Saint che sembra già conoscere il proprio destino sin dalla tenera età.
Non può sfuggire al lettore l'altissima cura dei dettagli, la mimesi in cui storia e finzione si intrecciano, uno dei tratti peculiari dell'autrice.
Callie sonda la drammaticità di questo destino (e di tutti gli altri) con gli occhi adulti di un uomo lontano dalle vicende del Tempio. Lo fa con perizia chirurgica, con un'enfasi tale per cui è difficile restare distaccati da una lettura che coinvolge e imprigiona, che ipnotizza come il richiamo del mare.
"Ricorderai il mio nome?" è una storia che deve essere letta per lo sviluppo dell'intreccio, la cura nella descrizione dei paesaggi e l'attenzione a due caratteri che rendono lo sviluppo e l'intreccio uno spaccato struggente dell'addestramento di un Santo, forse davvero l'Unico.
Una storia che ho amato non perché ne sono l'oggetto della dedica, quanto piuttosto per l'efficacia con cui mi è entrata nel cuore. Senza bussare, ma spalancando la porta. E lì si è annidata, ricordandomi ancora una volta il motivo per cui Callie resta tra le migliori autrici che io abbia mai conosciuto. |