(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Quando ho indetto sul forum di EFP un contest con tema distopia, speravo di ricevere storie come questa. Leggerla e valutarla per me è stato un immenso piacere e penso che meriti più visibilità all’interno del sito e il giusto riconoscimento. Cercherò di spiegare, usando i parametri con cui ho steso il giudizio per il contest, perché questa storia secondo me dovrebbe stare fra le scelte del sito.
Partiamo dalla forma: la grammatica di questa storia è pressoché perfetta. In un racconto così lungo ci si aspettano refusi, qualche svista, invece tutto il testo è così curato da rappresentare una vera e propria soddisfazione e un gran piacere per la lettura. Le strutture sintattiche sono chiare e precise, l’uso della paratassi e dell’ipotassi è equilibrato. Lo stile usato dall’autrice rende questa storia davvero speciale: l’uso delle maiuscole è davvero ottimo è incisivo, dà il giusto peso a elementi e alle scelta di alcune parole che altrimenti potrebbero apparire casuali (da “Razionare e Razionalizzare” a “Estirpazione delle Minacce Estranee” a “Parco Ricreativo”) È capace di ricreare, pur utilizzando un linguaggio quotidiano, quindi non risultando per nulla pesante o costruito, una vera patina di propaganda e oppressione. Notabile l’uso dell’ironia pubblicitaria, che più di una volta mi ha fatto sorridere in maniera amara, e che è capace di far riflettere il lettore sui meccanismi che anche oggi, moltissimi anni prima rispetto all’ambientazione della tua storia, vengono utilizzati subdolamente. Mi riferisco, ovviamente, a osservazioni salaci e molto intelligenti come “Latte+, multivitaminico, perfetto per gli internauti di domani!” o “Virtual International Coin, VIC, veloce come un clic!”, per citare solo alcune delle poche che ho segnato. L’insieme di questi elementi, unito alla scelta sempre accurata che viene fatta di ogni termine, prendendo in considerazione anche i sensi traslati e meno comuni, rende questa storia davvero espressiva e intelligente.
Per quanto riguarda invece il contenuto, la trama non ha gap, non ha mancanze, non c’è niente che porti il lettore a storcere il naso e a chiedersi “ma com’è possibile che sia successo questo?”. Il patto narrativo è sempre vivo, sempre rispettato.
I personaggi che muovo le fila di questo racconto vengono tracciati in poche parole, a volte semplici frasi casuali che sembrano lasciate quasi al caso ma comunque in grado di rendere più che bene la loro grande umanità e fragilità. In un mondo disumanizzato dove la tecnologia ha preso il posto delle vere interazioni e anche attività elementari come fare la spesa o addirittura andare a scuola o al lavoro sono relegate a software controllatissimi dal Sistema, vengono presentati personaggi che disperatamente si attaccano agli ultimi brandelli di umanità che rimangono loro.
Ma il meglio deve ancora venire, perché la parte più riuscita di questo racconto è senza ombra di dubbio lo sviluppo che l’autrice ha dato a questa società distopica, credibile e inquietante.
L’introduzione storia iniziale mette già i brividi, l’accuratezza con cui viene sondata ogni vicenda ha del romanzo di buona qualità: questa distopia, presentata nell’accurata meticolosità della sua scrittura, fa paura. Fa paura perché non c’è un solo momento in cui il lettore possa dire “questo non succederebbe mai”, “questo è assurdo”. Si sentono nelle parole gli echi di un passato ancora vicino, di campi di prigionia già esistiti e di vecchie dittature (il riferimento agli Oligarchi che si gloriavano del latino e degli usi dell’Impero Romano l’ho trovato sottile e geniale) e di un futuro che, letto come viene descritto, non sembra né lontano né improbabile! I dettagli, parti imprescindibili e caratterizzanti di questa storia, rendono benissimo un clima di non-vita, di oppressione che non si fa sentire perché incombe su cittadini troppo assuefatti alla schiavitù, su persone che non conoscono libertà e vivono nell’illusione di essere stati salvati dal Sistema che li sta uccidendo come esseri viventi. Già solo la scomparsa delle matite, è un piccolo, grande sintomo di tutto ciò, che viene lanciato con naturalezza e che, nel riquadro complessivo, insieme a tanti altri piccoli input, rendono questa storia mozzafiato, capace di tenere il lettore incollato fino all’ultima pagina, nell’ansia del sofferto ma forse lieto finale. È una storia amara che rende la distopia occasione di far critica sociale al nostro modo di vivere estremamente tecnologizzato e consumistico, materialista fino all’osso, dominato da padroni che nessuno di noi sembra saper d’avere.
Penso che una storia del genere meriti. Meriti d’essere letta e di essere apprezzata. Io ringrazio l’autrice per averla scritta e per avermela inviata per il contest. Grazie, missdark!
E grazie EFP, se ascolterai la mia segnalazione :D |