Ed eccomi a recensire, part 2.
Del capitolo precedente ho riso molto di Usagi, perché qualunque cosa succeda, per quanto possa crescere, di base lei è sempre se stessa, e per questo adorabile. Inoltre ha shippato Rei e Yuichiro dal primo istante come me, e per questo le voglio bene.
Rei in questo capitolo è machiavellica. Del tipo, okay, non è poi così importante San Valentino, ma intanto se ne esce con cose tipo “mi aspetto grandi cose” sapendo che Yuichiro desidererà annodare una corda a una trave e impiccarsi. È veramente una serpe quando vuole, ma glielo perdono perché non lo fa con cattiveria, ma solo per divertimento.
Tra l’altro il momento tra lei e suo nonno è dolcissimo. Mi piace che abbia avuto l’accortezza di fare un dolce anche per lui, e mi sono intenerita molto quando il nonnino l’ha avvisato che quella sera sarebbe uscito. Così, casualmente, la casa rimane libera per i due fidanzatini. Nonno, quanto sei dolce.
Davvero, nelle tue fan fiction, nel bene o nel male, trovo sempre tanto di persone che conosco o che ho conosciuto *lancia un’occhiataccia a Gen* e quindi rimango doppiamente toccata.
Poi io ho tutta una mia passione per le figure familiari: genitori, nonni, sorelle, e via dicendo, e dunque questi spaccati che non scordi mai di inserire mi fanno immensamente felice, proprio come sono stata contenta, nel capitolo dopo, di leggere del papà di Yuichiro.
Una persona, e tantomeno un personaggio, non si riduce solo a quello che è vicino al partner o all’innamorato. Esiste anche in relazione di amici, colleghi di lavoro, familiari. Tu non lasci mai da parte nessuno di questi aspetti. Come in Verso l’alba sapevamo quanto anche Anthia e Zenas tenessero al loro nipotino, non lasci in un angolo i genitori delle Sailor. Persino le loro compagne di scuola, quelle che nell’anime si vedono giusto per poche frazioni di minuto, tornano a fare la loro comparsa.
Non è una cosa che tutte le autrici ricordano di fare. È molto importante.
Ad esempio ho molto apprezzato la scena in ascensore tra Atsushi e Yuichiro. Insomma, già quell’uomo ha molta della mia stima, ma poi mi è venuto naturale paragonarlo a Gethro Gibbs per un momento: se hai mai visto il telefilm NCIS, quasi sicuramente avrai notato come Gibbs abbia questa simpatica abitudine di fare grandi discorsi o frasi ad effetto con i suoi sottoposti – ma anche con i superiori – quando è in ascensore. In una puntata o due gli stessi personaggi del telefilm identificavano i discorsi in ascensore come un’esclusiva o una caratteristica di Gibbs. E io ci ho pensato e ho sorriso ampiamente e con ancor maggior gusto leggendo lo scambio di battute tra Atsushi e Yu.
In aggiunta ammetto di aver riso tantissimo ai pensieri di quel povero ragazzo la mattina: “si sarebbe buttato. Sperando di non cadere” come si esalta e poi si deprime quest’uomo, solo lui.
Tra l’altro questo capitolo – e un po’ anche il successivo – sono praticamente l’inno al denial di Rei. Cioè, sa che lei e Yuichiro sono per l’eternità, che lo amerà per sempre, però l’idea del matrimonio le fa venire la nausea. Per l’ennesima volta, la capisco, e pure molto. La mia ritrosia all’idea di figli e matrimonio ormai è diventata la barzelletta di famiglia – pure mia nonna si permette di fare dello spirito, e lei non è mai stata il tipo – e quindi so un po’ come ci si sente quando una cosa ti sembra bella finché è nella tua testa e localizzata in un futuro abbastanza lontano, ma poi all’idea concreta il primo istinto è quello di aprire la finestra e gettarsi di sotto dal quarto piano.
Comunque vorrei spiegare a Rei una cosa molto buona: il metodo contraccettivo del “momento giusto” è molto, molto, molto poco affidabile. Quindi, amore mio, evitalo, eh? Perché se si rompe il preservativo puoi mandare a quel paese gli dei, ma se non l’hai usato perché tanto il periodo è quello sbagliato, dopo puoi biasimare solo te stessa. Non chiamiamoci la sfiga addosso, insomma.
Passando al capitolo seguente, ti dico chiaro e tondo che è stata la lemon più bella che tu abbia scritto finora. Per ora la mia preferita era quella di Usagi e Mamoru in “Gelosia”, perché era stata semplice e molto dolce, ma anche sentita, profonda, e la parte fisica e quella emotiva erano parimenti importanti. Con questa scena tra Yuichiro e Rei ti sei superata, perché si sente tutto il loro desiderio, la voglia di cedere e stare semplicemente insieme, di essere insieme.
Mi sono sciolta con la prospettiva di Yuichiro, il senso viscerale che ne esce mentre lui pensa a come ami quella posizione – sono solo corpi che si cercano, che hanno bisogno l’uno dell’altro – e al fatto che ingoi i propri gemiti per ascoltare quelli di lei. Sono addirittura arrivata a commuovermi nel punto in cui scrivi: “Non la schiacciò, la coprì,” È il senso di possesso nel modo più giusto che esista: hai una cosa, una persona, e quindi la devi proteggere. Questo è ciò che ho sempre immaginato alla base dell’amore, è il motivo per cui amo quando Yuichiro fa il possessivo: perché lui comprende che avere una cosa, o dichiarare che una persona è tua, significa anche assumertene in toto la responsabilità, significa amare non solo lei, ma amare anche la possibilità di farle da scudo, di proteggerla.
La mattina dopo quando Yu la osserva e si “risveglia” pensando che ora Rei non si ritrarrebbe con disgusto, sorrido un pochino, perché a mio avviso Yuichiro ancora non si rende conto che anche prima Rei lo avrebbe fatto per il fastidio, odiando se stessa e di conseguenza anche lui proprio perché quel disgusto non lo avrebbe provato.
Rei ha sempre voluto immaginarsi con uomo speculare a lei, e per questo ha faticato tanto ad accettare che chi in realtà amava era proprio Yu.
Però il ragazzo sta crescendo, sta migliorando. Si permette di prendere decisioni contrarie a quelle di Rei: io su quella mano che lui non ha voluto stringerle ho visto più di un significato. Intanto, che Yuichiro è stato in grado di pensare di sapere meglio di Rei come comportarsi. E non è un dettaglio così da poco. Poi, Rei stessa si è affidata al suo giudizio, ritenendolo più assennato del proprio. In ultima il significato della scelta: entrare in cucina mano nella mano sarebbe stato come sfoggiare quel che avevano fatto, e non sarebbe stato giusto, perché il nonno – nonostante i discorsi – ha tacitamente acconsentito che loro due consumassero anche senza essere sposati, perché ha compreso la portata dei loro sentimenti, ma al tempo stesso sarebbe comunque una mancanza di rispetto nei suoi confronti sbatterglielo in faccia, perché la sua è stata una concessione, non qualcosa che a Rei e Yuichiro fosse dovuto.
Quello che apprezzo davvero del nonno di Rei è che lui preme tanto per il matrimonio, per un impegno serio tra di loro, perché a mio parere vuole spronare Rei stessa ad affrontare le sue paure, e a capire che non aveva senso averne in primo luogo.
Quindi quando poi Rei fa pensieri del tipo “non voglio sposarmi, non voglio” la picchierei un po’, perché, davvero, la vede molto tragica, e la capisco, ha le sue ragioni, che poi spiega più avanti nel capitolo, ma si sta anche un po’ ancorando su un pensiero fisso senza volerlo esplorare a fondo.
Quando il giorno dopo pensa un po’ meglio alla situazione, a sé e tutto il quadro, ammetto di provare molta tenerezza e un po’ di compassione nei suoi confronti. Sono praticamente i pensieri che faccio anche io quando proclamo di non voler diventare madre – ormai ti sei stufata della mia sagra di sono-Rei-Hino-ma-meno-gnocca – però penso anche che Rei si giudichi più duramente di quanto serva. Questo lato oscuro di cui parla sicuramente esiste, ma penso davvero che con un ragazzo come Yuichiro, e per crescere i figli della persona che ama tanto, sarebbe capace di tenerlo a bada.
Non c’è nulla di male nel voler godere dei momenti belli il più possibile, senza doversi preoccupare del futuro, o di altri impegni gravosi. È normale, è legittimo, perché sono ancora ragazzi, e hanno bisogno di fare un passo alla volta. Mentre Rei sembra spaventata da quegli scalini ancora da risalire prima di formare con Yuichiro la coppia perfetta, lui prende atto della loro esistenza con molta più tranquillità, e lo dimostra anche in questo capitolo, durante quello scatto di nervi di Rei – che pure sì, cresce un altro po’ capendo di doversi contenere, di dover rispettare un po’ anche Yuichiro e permettergli di abbracciarla come lui vuole, e come lui ha bisogno di fare.
Mi fa un po’ pena questo povero ragazzo, che ha già capito tanto di Rei, che ha compreso che lei non si sente capace di amarlo ancora in tutto e per tutto, e ancora meno si sente in grado di amare un’altra creatura che pretenderebbe tutto da lei, senza assecondarla mai. Mi dispiace per lui perché lo ha capito, ma per non farla stare peggio aspetta a parlare. Sono i momenti in cui desidererei per Yuichiro la possibilità di parlare a cuore aperto con qualcuno, ma sia lui che Rei sono molto riservati in questo, per certi versi anche più degli altri loro amici – e se uno è più riservato di Mamoru Chiba, allora siamo alla frutta. Cioè, giusto con lui può competere. – e quindi ragionano sulle loro ansie solo con loro stessi.
E comunque sono capaci di farcela. Anche non essendo già la coppia perfetta, sanno essere tutto quello di cui l’altro ha bisogno. Di solito Yuichiro è un uomo di gesti e parole, ma un po’ perché anche lui aveva bisogno di pensare, e un po’ perché a mio avviso aveva semplicemente capito il bisogno di Rei, durante quella camminata per comprare il test non ha parlato, ma l’ha abbracciata, e Rei si è lasciata affondare e riparare da quell’abbraccio come mai nessun discorso sentito avrebbe potuto fare. Era quello di cui entrambi avevano bisogno, e a me ha commosso molto, come anche mi ha colpito la testardaggine di Rei che si asciuga “l’acqua” che scende dall’occhio, e non le lacrime. Non sono lacrime, non sto piangendo, è solo acqua.
E poi boh, c’è la bellezza di Yuichiro che dopo aver passato notti di fuoco, aver rubato baci e carezze e aver ammesso con serenità come sappia scandire il tempo “tre mesi fa non sapevo come fossi fatta senza i vestiti” ha di nuovo i suoi attacchi di pudicizia nel parlare di gravidanza in sensi pratici.
Riderò molto quando sarà il tempo di spiegare ai suoi figli come nascono i bambini.
E parlando di genitori apro una parentesi speciale sul papà di Yuichiro. Mi piace molto suo padre: ho un debole enorme per gli uomini carismatici – già, anche quello. Ho molti punti deboli – e quindi il fatto che anche un cameriere che non l’ha mai visto prima intuisca la sua importanza mi fa effetto.
Anche se penso che Yuichiro non sia molto diverso, seppure con un carisma diverso. Uno da cheer-up man, per dirlo alla Alex. Sono gli uomini che quando li vedi ti senti tranquillo, piuttosto che spronato a fare, a dire, dimostrare. È un tipo di persona che amo molto, quella che mi sa calmare, come amo molto anche i leader naturali. In entrambi i casi sono persone di grande valore per chi sta loro intorno, e Yuichiro ha questa pace interna che riesce a trasmettere facilmente che è davvero un dono non da poco. È parte di quel più che lui ora sa e soprattutto ammette di avere, e adoro che proprio con suo padre Yuichiro riesca a sentire che è vero che lui non è qualcosa di meno, ma al contrario un essere maggiore, una persona portata ad aspirare a cose grandi, importanti.
Mi piace tantissimo la franchezza con cui il signor Kumada parla a tutti, specialmente i suoi figli, e – per quel che si è visto – specialmente a Yuichiro. È molto onesto e non ha paura di dire le cose come stanno, e questo è un tratto molto raro e di valore. In particolare amo come non faccia sconti sulla verità a Yuichiro, perché la sincerità è un tratto fondamentale di entrambi, e in quella di Eichiro vedo una parte dell’educazione che ha dato ai suoi figli, e lo rispetto per questo.
Poi mi scalda il cuore che abbia fatto qualche ricerca su Rei, perché era la sua maniera di prendersi cura di suo figlio senza intromettersi e impedirgli di fare le sue scelte. È un comportamento molto giusto – nel senso proprio di moralmente giusto, eticamente giusto, nel senso di giustizia vera e propria – e comunque molto dolce, per quel che mi concerne. Sì, è un tipo di padre di cui sarei felice chiamarmi “figlia”. Anche gli accenni al passato, al fatto che sia stato dispiaciuto che Yuichiro non volesse seguire la strada che lui era pronto ad aprirgli, ma che comunque non lo abbia frenato, dicono moltissimo di Eichiro come persona e come padre. Poi penso anche a quel discorso per cui aveva comprato un’azienda solo perché a Yu da piccolo piacevano le navi. Sì, okay, paura perché quanti cristo di soldi devi avere per fare una simile cosa per un motivo del genere, ma del resto penso anche a quanto a cuore si possa avere un figlio per decidere azioni di una portata così grande.
E vabbè, in ultima mi sono sciolta tra tenerezza e risate quando ha ordinato con nonchalance quella bottiglia di Chardonnay per festeggiare/stordirsi e poter parlare fino allo sfinimento di Rei. Papà pettegolo, insomma. Bah, basta, voglio benissimo alla famiglia di Yuichiro, voglio benissimo a tutti loro, e ne voglio a te che scrivi di queste meraviglie. |