─── No ascolta, muori. [ cit. ]
Parlando seriamente – no, non ancora – la sconfitta dell’Olanda da parte della Germania, ti deve aver segnato troppo. E PECCATO CHE STAI RIVERSANDO IL DOLORE IN QUESTO MODO – e qui parto davvero seriamente. x°
Dio che aria sporca che ho respirato per tutta la fic, è stato davvero come sentire tra le particelle di azoto e ossigeno, quell’odore di morte e putrefazione di un periodo storico che andrebbe cancellato – ma non dalla memoria, ma dai fatti proprio.
E’ un tema a me particolarmente sensibile – non a caso, la mia tesina alla maturità è stata sulla Shoah – quindi l’impatto che questo piccolo capolavoro ha avuto su di me è stato notevole.
E’ un’AU che va ricordata sotto ogni punto di vista – sia per la tematica, che per l’episodio davvero ansioso e malinconico che hai raccontato.
Astrid, Gambe di Pesce e i gemelli Thorston, a differenza degli altri hanno tutte le caratteristiche fisiche per appartenere alla nazionalità tedesca, e ho trovato davvero calzante questa tua trovata – che sono certa hai ponderato anche in vista di queste componenti genetiche.
Non so in realtà come poterti esprimere l’inarrestabile senso di dolore morale – di innesto forzato dopo essere venuti a conoscenza di un tale, immotivato e disgustoso sterminio – che mi si è risvegliato dentro, ma voglio che tu sappia che ho trovato tutto fin troppo fatto bene – fin troppo delicato, nella sua psicologica forza bruta – per non essere rimasto in me così indelebilmente.
Figurarmi l’amore sbagliato di Astrid ed Hiccup, i loro sotterfugi e quel bambino forse non voluto, ma ormai prossimo al mondo, mi ha destabilizzato tantissimo – così come il paesaggio innevato, contrastante all’inverosimile con quel tremendo grigiore che si percepisce e che non è dovuto all’inverno, ma alla vomitevole condotta della Germania del ‘900.
La scena rifatta sul primo film di How to train your dragon – quella del bacio e del pugno – è stata inserita divinamente, solo con una purtroppo necessaria malinconia in più.
Mi hai riportato molto all’oscar La vita è bella – sensazionale, una delle migliori pellicole in assoluto a mio avviso –, e la parte in cui hai descritto la speranzosa Astrid che si ritrova davanti all’orribile scenario del nascondiglio di Hic e Moccicoso sottosopra, ha inevitabilmente fatto risuonare nella mia mente la stessa, struggente melodia che, nel film, si manifesta nel momento in cui Dora torna a casa sua e la riscopre ribaltata dai nazisti – con conseguente riallacciamento anche al suo stato emotivo, naturalmente.
E’ lacerante, funerea, nella sua bellezza e nel suo rispetto per l’argomento, perché per tutto il testo non ti sei sbilanciata né troppo né in malo modo – e forse proprio per via del timore nel trattare un qualcosa di così delicato, non so –, proponendo, piuttosto, solo ciò che dovevamo sapere per rimanere folgorati moralmente e psicologicamente – per non dimenticarci né di quel che c'è stato davvero, né di quel che tu hai voluto creare.
E’ un miscuglio letale, tutto questo, perché non c’è speranza e non c’è felicità – nemmeno davanti alla disperata decisione della fuga – e, il fatto che la storia non abbia un vero e proprio finale, per quanto questo possa implicare libertà di fantasia per un seguito, ci fa capire che non ha neanche un futuro.
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