Seconda Classificata
I never can say goodbye
di Setsy
Grammatica: 14.1/15
Il testo è pressoché ottimo, privo di errori ortografici; devi stare attenta però a non perdere di vista il soggetto della frase, perché in più di un’occasione hai fatto confusione.
Di seguito, gli errori che ho trovato:
ammirando il colore che assume alla luce della Luna. → -0.1 “Luna” va scritto in minuscolo.
Stefan si pulisce l’angolo delle labbra sporche di sangue col dorso della mano, fissandolo con
cupidigia, aspirandone il profumo delizioso → -0.3 In questo modo Stefan fissa l’angolo delle labbra (impossibile fisicamente da fare), mentre io credo che volessi intendere che fissa il sangue.
La presa sulla spalla di Stefan è inutilmente forte e salda, non può sentire alcun tepore o vicinanza
che lo conforti, → -0.3 Lo stesso qui, il soggetto è “presa”, ma nella seconda principale diventa Stefan. In questo caso non credo funzioni il soggetto sottinteso, perché si crea confusione a una prima lettura.
nessun altra. → -0.2 Manca l’apostrofo
Stile: 18.5/20
Lo stile di questa storia è piacevolissimo, con picchi sublimi e struggenti che lasciano il segno, ma pecca quasi ingenuamente negli aspetti più tecnici, se così vogliamo dire, come il capoverso e la struttura di certi dialoghi.
La punteggiatura è ottima, con pause che aiutano e fluidificano la lettura. Inoltre ho trovato azzeccata la struttura paratattica data per asindeto e dolcemente ripetitiva delle frasi, perché è proprio questa struttura a fornire un tono malinconico e dolce allo stesso tempo alla narrazione, perfettamente in linea con il contesto. Il testo quindi risulta molto espressivo e coinvolgente. Consiglio spassionato ma che non pesa, ci sono alcuni frangenti in cui avrei evitato la virgola, per esempio quando isoli l’avverbio, o frasi, per esempio:
- A volte è bello essere invisibile, pensa Damon, mentre si appoggia con sollievo con la fronte sull’incavo del collo di Stefan, ti permette di non essere l’unico adulto della situazione, di placare questa mancanza così innaturale, perché la carne e il sangue che sono tuoi non dovrebbero essere divisi da te stesso. → Avrei tolto quella tra “Damon” e “mentre” per rendere più immediata, vista la mancanza di virgolette alte, visivamente la divisione della battuta composta.
Una cosa che non ho capito: quello che racchiudi tra questi simboli (ʻʼ) sono pensieri o dialoghi? Perché poi utilizzi questi (“”) che dovrebbero essere dialoghi. Solo che poi proprio nella frase sopra segnalata non usi alcun simbolo, eppure si evince chiaramente che sono pensieri. Forse qui sopra gli hai dimenticati.
Serve un po’ più di attenzione con i capoversi, in alcuni punti ti consiglierei di utilizzarli in maniera differente. Come nel caso in cui battuta e pensieri di Damon si susseguono, ma tu mandi a capo i pensieri. Avrei visto meglio la continuazione diretta, senza capoverso, primo per far capire subito che è lo stesso personaggio a pensare e a parlare, e secondo per rendere meglio la continuità tra battuta e pensiero che segue. Un altro appunto è nel finale, dove invece il capoverso manca e la battuta di Stefan è incollata con quella di Damon; lo stesso per la battuta finale di Damon che forma un unico blocco. So che hai avuto qualche difficoltà con i capoversi per via della formattazione, spero di non averti svantaggiato io. Controllando alla consegna, ho notato solo che vi era la presenza dei capoversi, ma non ho guardato se ne mancava qualcuno; anche perché poteva essere dovuto a una tua scelta. Comunque si tratta di piccole accortezze di labor limer.
Un’altra scelta vincente è stata quella della narrazione al presente, perché ha reso la scena ancora più vicina e immediata per il lettore, una scelta azzeccata per un testo struggente in cui la tematica principale è la separazione e la perdita, sentimenti forti resi ancora più reali dal tempo verbale. Il narratore onnisciente è stato usato con maestria: non ci sono sbavature o focus che confondono. Il passaggio di attenzione tra un personaggio all’altro è fluido e piacevole e ti permette di far vivere i due personaggi e la vicenda da ogni possibile prospettiva, senza mai mancare l’effetto generale che solo un narratore esterno può dare al lettore.
Ho apprezzato tantissimo il linguaggio e il registro linguistico che hai utilizzato: curato, adatto a personaggi come Damon e Stefan che hanno vissuto in più secoli, ma mai reso arzigogolato o pesante. Anzi, hai scelto con abilità termini che hanno arricchito ed esaltato alcune immagini. Termini come “gramaglie” si accostano molto bene ai loro personaggi; soprattutto in Damon poi, dove l’eleganza e l’educazione ricevuta nella sua vita da umano si mischiano alla sua cultura più moderna e giovanile e sarcastica. Non mancano quindi riferimenti più frizzanti e un lessico meno formale, che poi viene esaltato da descrizioni poetiche e ben approfondite, curate nei dettagli.
Ho trovato i dialoghi un po’ troppo complessi, più da narrazione che di un individuo che parla, ma solo nella prima parte, dove forse hai aggiunto qualche dettaglio di troppo o potevi usare un ritmo diverso che rendesse più fluido il tutto. Mentre nella seconda, seguivano con più naturalezza il flusso di pensieri dei personaggi, adattandosi molto bene alle loro caratterizzazioni. Hai raggiunto il culmine in descrizioni e narrazioni: poetiche, eleganti, coerenti con il contesto, dense di atmosfera, fluide e coinvolgenti.
Ho trovato un perfetto equilibrio tra le varie parti narrative: descrizioni, narrazione e dialoghi si alternato con armonia e la narrazione non manca di effetti visivi, introspettivi e contestuali.
Per concludere, la tematica dell’amore fraterno e della perdita, che qui vanno perfettamente di pari passo. Ho trovato ben bilanciato il modo in cui la negazione, il dolore e la sopraffazione del lutto riescano a evolversi nel finale, dove il dolore si unisce all’orgoglio e alla voglia di onorare il sacrificio dell’altro.
Originalità, Ambientazione e Trama: 15/15
Bellissimo omaggio e rivisitazione della scena in cui Damon fa visita alla tomba di Alaric. Ciò che ho apprezzato maggiormente è il modo in cui hai “rielaborato” certi elementi, come per esempio quello della battuta “sulla data sbagliata incisa sulla lapide” o il riferimento di occuparsi dei “bambini”, oppure qualcosa di più sottile come il fattore “liquido”: se non sbaglio, Damon in quella scena beve del whisky (o comunque qualcosa, non mi intendo di alcolici), mentre qui troviamo Stefan sporco di sangue, ebbro della sua ultima bevuta da una vena (credo che sia l’emblema di ciò che piaccia di più ai due fratelli, perché forse il whisky piace a Damon tanto se non più di sangue, penso che siano di più le scene in cui è con un bicchiere in mano che quelle in cui affonda i denti in una vena). Insomma analogie che rendono omaggio sì, ma che non hanno l’effetto di far dire “scena già vista”. Anche perché hai capovolto il finale: mentre Damon se ne va sconsolato, rimproverando Alaric, Stefan alza la testa e dimostra di essere diverso nel fratello, promettendo di fare del suo meglio per renderlo orgoglioso.
L’ambientazione ha il potere di creare sia atmosfera che contesto. Sei stata brava a bilanciare questi due elementi e non far sentire la mancanza di qualcosa al lettore. Abbiamo perfettamente chiara la scena – poco prima dell’alba, in un cimitero, vicino a una lapide circondata da erba alta, in una notte calda – ma riusciamo anche a inserire, senza aver bisogno della didascalia nell’introduzione, in che punto inserire la storia, ovvero dopo il crollo dell’Altra Parte, poco prima che la luce inghiotti lui e Bonnie (qui il momento è traslato di un po’). Sappiamo che Elena è distrutta dal suo dolore e che Caroline cerca di mantenere il controllo della situazione aiutando Stefan a non ricadere nel vortice dello Squartatore. Hai dato coordinate precise e puntuali, disseminandole con cura nel testo, in modo piacevole. Grande cura nei dettagli, complimenti!
L’incipit crea un parallelismo senza tempo, in cui passato e presente di Stefan si fondono e si intersecano in maniera quasi inscindibile. Questo ti permette di mostrare le diverse facce di Damon e il filo conduttore che invece rappresenta quello di Stefan. Molto bene il modo in cui hai reso lo scorrere dei due binari delle due reale, quello dei vivi e quello dei morti. Questo intreccio di dialogo è stato davvero ben costruito, tra l’altro in una maniera in cui il lettore può dire “sì, Stefan conosce abbastanza il fratello da poter indovinare la sua reazione e ciò che vorrebbe da lui”, mentre dal suo canto l’invisibilità di Damon gli conferisce la possibilità di calare la maschera. Nella parte finale c’è quasi un passaggio di consegne, dove si fa sentire anche il periodo maldestro in cui l’assenza di Alaric ha costretto Damon a fare da solo il babysitter.
I generi segnati nelle note sono presenti, ma non tendono a monopolizzare la scena. Soprattutto il fluff, che di per sé fa sempre pensare a qualcosa di estremamente mieloso, qui è stato usato in modo delicato, tanto che non mina alla credibilità dei personaggi perché è stemperato dal giusto grado di autoironia e sarcasmo. L’elemento triste invece è qualcosa di onnipresente dall’inizio alla fine e si adatta a ogni pezzo della narrazione, avvolge come una coperta, colorandosi di sfumature piene di disperazione nell’inizio e di sfumature reazionali nella fine, dove c’è quasi una catarsi.
Titolo, Introduzione e impaginazione: 7.5/10
Sai che per mio gusto e per fattori più tecnici, come il fatto che non ho gradi abilità nelle lingue, prediligo titoli in italiano, ma che a volte concordo sul fatto che quelli stranieri siano più melodiosi o più appropriati alle circostanze. In questo caso, però, non è così.
Trovo il titolo poco melodioso, quasi scoordinato al suono (e forse è dovuto alla mia pessima pronuncia). Credo che, seppur attinente, sarebbe stato più struggente se scritto in italiano. È un titolo importante, denso di sentimento, fluido e adatto a un testo che comunque si presenta introspettivo ed emozionante, con l’attenzione concentrata in una scena e in una precisa tematica.
L’introduzione presenta secondo me un errore: la disposizione delle informazioni. La prima cosa che interessa un lettore sconosciuto è sapere che tipo di storia e trama troverà al di là del titolo. Le prime parole quindi devo subito attirare l’attenzione, costringere l’avventuriero a interessarsi a quelle cento parole scarse in cui l’autore ripone l’anima della sua storia, dev’essere accattivante, sintetica, con il giusto numero d’informazioni, chiara nelle tematiche e nei generi trattati. Deve indirizzare il lettore verso ciò che può piacergli oppure non incontrare il suo interesse. Ti consiglio quindi di invertire l’ordine nell’introduzione, mettendo prima l’introduzione vera e proprio, e dopo le altre informazioni più tecniche.
Detto questo l’introduzione è semplice, dà il giusto numero di informazioni al lettore senza svelare la trama o la scena clou della storia. Serba il segreto più grande, ovvero questo dialogo speciale tra i due fratelli.
L’impaginazione infine è perfetta, il testo giustificato e i rientri dei capoversi presente. Il testo non risulta né troppo schiacciato né si perde svolazzante nella pagina.
Caratterizzazione dei personaggi: 20/20
Essendo personaggi di un fandom, più che la loro caratterizzazione è mio compito valutarne l’IC.
Damon e Stefan. Due fratelli, diversi ma legati indissolubilmente da un amore che ha più di un secolo per assumere tutte le sfumature e accezioni possibili. Amore tradito, amore ferito, amore profondo, amore invidioso, amore geloso, amore leale, amore pieno di sostegno, amore denso di sacrificio. E credo che ci siano proprio tutti all’interno di questa storia, chi come protagonista e chi come riferimento concreto. Mi riferisco all’amore ferito, quello che incarna innanzitutto Damon con la frase “Sei in gramaglie[…]Io sono sempre stato a lutto, Stef.” Questo dà una visione sia fisica che caratteriale dei due personaggi: Damon che ha sempre vestito di nero acquista un significato più profondo, non è solo bello ed elegante, ma è in lutto, e questo dà profondità alla sua vera natura, una natura che ha amato profondamente la madre, che ha subito le pressioni di un padre e ha combattuto contro il dolore per un fratello che non ha saputo proteggere fino in fondo e che adesso sta vivendo senza di lui. Ne approfitti qua e là anche per inserire riferimenti fisici dei due, riferimenti che non sono mai pesanti o noiosi, ma sono inseriti con naturalezza nella narrazione con un determinato effetto, uno di questi è quando Damon fissa il fratello, sembra quasi cercare di imprimersi la sua immagine nella mente.
In Damon trova spazio anche l’amore egoista e l’amore leale, in quella contraddizione che solo lui può avere, quella leggera sfumatura in cui augura la felicità alle persone più importanti della sua vita, ma allo stesso tempo è troppo profondo il suo istinto possessivo per avere la forza di vederla nascere questa felicità. Chissà cosa farebbe insorgere in lui… forse un po’ di sarcasmo in più. E poi c’è l’amore pieno di sostegno, che però è bidirezionale. Damon trova conforto sulla spalla del fratello, mentre Stefan lo cerca nei ricordi di lui.
Un aspetto che li accomuna e li caratterizza è questo loro pensare sempre al passato: se Stefan però pensa al lato familiare, perché è la famiglia, il legame di sangue la cosa più forte in lui, Damon pensa a quello sentimentale, che è poi la causa della loro storia di vampiri. Questo fa emergere la loro diversa natura: più innocente e fragile di Stefan, più passionale e “virile” ma anche egocentrica quella di Damon. Mette in risalto anche le loro diverse debolezze: Stefan non può sopravvivere da solo, è troppo sincero e la sua natura lo porta a essere molto intransigente e testardo nella sua visione di vita; mentre Damon non ha il controllo sui suoi istinti, la sua voglia di proteggere gli altri, ma anche di averli, di vivere, quel suo concedersi i piaceri della vita, lo portano a dover riparare ai suoi stessi sbagli.
E poi ci sono i dettagli, quei comportamento visivi: Damon che vuole prenderlo a pugni e abbracciarlo allo stesso tempo; Damon sarcastico, Damon serio e composto, Damon emotivo quando nessuno lo vede; e Stefan sul filo della lama, Stefan che cerca di staccarsi dalla realtà con il dolore che lo sommerge, Stefan che stringe i denti e si aggrappa a un’unica sensazione, cancellando il resto, per andare avanti, che domina i suoi istinti, si prefissa l’ennesimo obiettivo da rispettare a regime, ovvero rendere il fratello fiero di lui.
Anche nel finale abbiamo l’esaltazione di un altro loro aspetto: se Stefan riesce a tirarsi in piedi e a vivere nel ricordo, Damon non riesce a lasciar andare, trattiene ogni possibile sentimento, si aggrappa con unghie e con denti, anche quando ogni possibilità è persa.
Davvero un IC perfetto e a tutto tondo, dove anche il loro modo di parlare è preciso, sembra di sentire le loro voci. All’inizio c’è qualche frase di troppo, ma quell’intoppo di espressività te l’ho già segnato nello stile. Basta pensare a questa frase “I giorni sono giusti fratello, peccato che l’anno sia leggermente diverso” e ricordare quale frase utilizza Damon nella scena con Alaric. Il modo di parlare di Damon è fluido, con frasi lunghe, piene d’incisi e parentetiche. Di che segue un filo di pensiero, di che ne tira fuori un’altra. Il suo parlare è istintivo, si fa “distrarre” dai suoi sensi. Mentre quello di Stefan, come nella frase sopra detta, è sempre ponderato, controllato, il suo sarcasmo è pieno d’amarezza, ha un tono cupo e sconsolato. E questa caratterizzazione di linguaggio si ripercuote anche nel resto del dialogo. Ben fatto, davvero!
Gradimento personale: 5/5
Ti piace vincere facile? Parlami dei fratelli Salvatore. In realtà è una lama a doppio taglio, perché più una cosa piace e più si rischia di non renderla bene. E anche un piccolissimo dettaglio può rovinare tutto. Ma tu sei una garanzia e quando si parla di dar vita a questi due non ti smentisci mai. Ogni dettaglio che sopra ho analizzato in tecnica, espressività e stile mi è piaciuto, mi ha entusiasmato. Il tono che hai sfruttato mi ha coinvolto, l’atmosfera che hai saputo creare mi ha incantato. E i fratelli Salvatore sono più belli e teneri che mai.
Mi è piaciuta l’immagine contrapposta dell’alba nascente, che per loro vampiri è il simbolo più triste, perché è la notte il regno di fantasmi e vampiri. In questo caso, la luce dell’alba ha un doppio potere, perché è anche il momento dell’addio, in cui, mi sembra di capire, la luce dell’Altra Dimensione trascinerà via Damon e Bonnie. Mi è piaciuto il fatto che tu abbia usato due diversi sensi per i due fratelli: Stefan si concentra sul suono delle voci nei suoi ricordi, mentre Damon pensa ai profumi. Il diavolo si annida nei dettagli, e in questo caso sei stata tu a tendermi delle trappole, piazzando così tante decodificazioni di questa lettura che mi hanno totalmente rapito.
Infine mi ha sciolto il finale, così struggente, forte, con un Damon determinato, sempre sicuro di sé, focoso. Sembra quasi infiammare l’aria con quella sua ultima promessa, più oscura per certi versi di quella determinata e ingenua del fratello. Davvero bellissima storia, complimenti.
Punto Categoria: 3/5
Per la categoria “Parole d’amore” non potevo chiedere di meglio dell’amore fraterno, un amore che qui incarna ogni possibile aspetto: il sacrificio, la dignità di sé, il legame, la diversità, la ricerca del bene e del meglio per l’altro, fino a cedere la cosa più bella di sé (mi riferisco a quando augura, un po’ ingenuamente, a Stefan ed Elena di tornare insieme e di amarsi ancora, di essere felici). Ma il fulcro dovevano essere le parole, e io credo che sia proprio da questo dialogo che sembra unilaterale (tra i due solo Damon può sentire l’altro) ma che riesce a incastrarsi alla perfezione, soprattutto nel finale, dimostrando anche l’affinità che c’è tra questi due fratelli. È dai dialoghi che può quindi essere estratto il succo del loro rapporto: Damon che protegge il fratello più piccolo, Damon che si sacrifica e dona l’amore della sua vita, Damon che scherza e incoraggia, Damon che saluta con l’ennesima promessa; e poi c’è Stefan che ha bisogno del fratello maggiore, Stefan che soffre e Stefan che tira su la testa e a muso duro lotta in onore del fratello. Non sono state parole d’amore, ma vere e proprie incisioni imperiture su una lastra di pietra. Complimenti!
Per quanto invece riguarda l’elemento bonus, non mi è parso di riscontrarlo, quindi non ho potuto assegnare i due punti extra.
Punteggio: 83.1/90 (Recensione modificata il 17/01/2019 - 11:55 am) |