Shame on me :(
Sono stata una delle prime a leggerle e non l'ho recensita,sono una persona orribile.
MARDA IL BANNER *_*
Animato da una rabbia rinnovata, Charles gli urlò «Così ti sei venduto a Stephen!» incrociando le braccia e camminando davanti a lui. Zack poteva distintamente vedere la pistola dentro la tasca dei pantaloni e il coltello sotto alla camicia; era certo che non avrebbe esitato a usare quelle armi su di lui. L’amore poteva essere un sentimento forte, potente, bello come i libri lo descrivono, di certo Zack non sapeva bene come fosse, ma era più che c’erto di una cosa: l’amore non poteva niente davanti all’orgoglio ferito di un uomo innamorato, e poi tradito.
«In realtà ero già suo.»
A quelle parole, con tre lunghe falcate, Charles gli si fece di nuovo vicino. Sferrò un pugno che colpì il muro a pochi centimetri dalla testa del moro, che fremette e serrò gli occhi, intimorito. Non era un bel modo per morire, schiacciati da una mano serrata, e sicuramente non sarebbe stato affatto meno doloroso.
Il maggiore si girò verso i suoi uomini. «Portatelo dentro e lasciatemi solo con lui.» ordinò, e dopo aver scoccato uno sguardo carico d’odio all’amante, entrò per primo nel magazzino.
Era una stanza buia che odorava di polvere, ma nessuno avrebbe mai potuto credere che quel posto fosse stato frequentato da qualcuno negli ultimi vent’anni. Le vetrate erano sporche e rotte, coperte in alcuni punti da assi di legno, mentre i mobili puzzavano di vecchio ed erano corrosi dalle termiti. Era orribile, ma l’unica cosa che rimaneva immacolata era un tavolo in plastica color avorio dove una miriade di cartacce e cartine geografiche erano sparpagliate sulla superficie.
Gli uomini fecero esattamente ciò che gli era stato ordinato: accompagnarono Zackery vicino al tavolo e lo lasciarono lì, a completa disposizione di Charles che in quel momento non stava degnando nemmeno di uno sguardo Zack. Aveva estratto la pistola e la fissava con interesse; brillava sotto la luce che filtrava da uno dei buchi nel vetro, alcuni bagliori colpirono gli occhi verdi del moro, che sentiva l’adrenalina scorrere nelle vene. Era agitato, si sentiva in trappola e sentiva il sapore della morte sulla punta della lingua.
Charles ricominciò a parlare quando meno se lo aspettava, continuando a fissare la volata della sua calibro 9, un sorriso amaro a velargli il volto. «Quindi le tue stronzate su quanto eri innamorato di me erano veramente stronzate.» disse, e quella non era una domanda, perciò Zack non aprì bocca se non per respirare aria e polvere. Una risata tagliente e una frase a completare quella precedente. «Che idiota, mi sono fatto fregare da un ragazzino. Che idiota, Charles.»
Il moro non guardò il trentenne avvicinarsi a lui, ne sentì solo i passi. Percepì la sua presenza dietro la schiena, camminava attorno a lui, studiando il suo profilo, le sue spalle e di nuovo l’altro profilo, prima di piazzarsi proprio davanti a lui. Con una dolcezza innaturale gli prese il viso tra le mani, costringendo Zack a guardarlo. Continuava a fissare il marrone corteccia delle iridi di Charles e riusciva a cogliervi nuove sfumature che sembravano brillare anche in quell’ambiente povero di luce. Erano di un’espressività disarmante e forse avrebbe potuto descriverle a lungo: mediterranee, calde, emozionali, semplici e complesse allo stesso tempo.
E anche le sue labbra morbide avrebbe potuto descriverle a lungo: dolci, speziate, morbide e con un retrogusto acre, ma forse era colpa il suo sangue. Charles lo stava baciando. Era un bacio d’addio, o forse uno sfiorarsi che preannunciava altro, perché quella leggera pressione si fece presto più violenta e la lingua del castano cercò di intrufolarsi prepotentemente tra le labbra di Zack, che – nonostante inizialmente sembrava non collaborare – non rifiutò e cedette a quello che lui credeva fosse l’ultimo atto di passione. Erano stati una coppia, per quanto falsa e priva di fondamenta, e Zack sentiva la libido farsi largo nel suo bassoventre che gli ricordava le notti piene che passavano nel suo letto e ricordava la sensazione di completezza appagante dopo una notte insieme.
Quando le loro bocche si districarono da quell’intreccio, Charles sembrava affranto e, allo stesso tempo, disgustato. «Che idiota sono stato a fidarmi di te, Zackery. Proprio un idiota.» digrignò. C’era del pentimento nella sua voce ferita. Rabbia repressa e rancore; una punta di odio sembrava unire ogni tipo di sensazione. Nuovamente, riprese a camminare attorno al corpo esile di Zack, che sembrava non riuscire più a stare in piedi. Sentiva dolore alla schiena e un senso di nausea per la fatica; mosse un passo verso il tavolo e vi appoggiò le mani, portando il suo peso sulle braccia e reggendosi in piedi grazie a esse. Non si accorse di Charles dietro di lui fino a quando non sentì il suo respiro sulla spalla. «Ma lo sai cosa tocca ai traditori, Zack. Solo che con te sarà diverso, lo capisci?»
Zack urlò di dolore quando una lama fredda percorse la sua pelle dalla nuca alla base della schiena. Era certo di avere un graffio profondo, ma non abbastanza da scoprirgli le ossa, ma sufficiente a tranciargli la maglietta e da segnargli la pelle.
«Continua pure quanto vuoi. Fammi male.» ansimò Zack, prendendo un po’ di forza e parlando finalmente. Gemette, accasciandosi un po’ di più e appoggiandosi agli avambracci, distesi sulla superficie del tavolo. «Ciò che non mi uccide mi rende più forte.»
«Stupido Zackery.» la risata di Charles riempì il capannone. Con la mano libera tolse la stoffa dalla schiena del moro e la liberò completamente, osservando la lunga linea rossa da cui usciva un po’ di sangue. Si abbassò a baciarla, passandovi la lingua e tracciando l’intero percorso ad occhi chiusi, assaporando il sapore agrodolce del suo corpo. Gli cinse i fianchi e gli si fece più vicino, facendo aderire i loro bacini. Il membro di Charles era duro, questo notò Zack quando lo sentì sulle sue natiche, e per quanto potesse sembrare assurdo tutto quello lo eccitava oltre l’inimmaginabile. Forse non lo avrebbe ammazzato, forse lo avrebbe perdonato dopo una punizione.
Le dita del maggiore percorsero il bordo degli skinny jeans di Zack, che si irrigidì. Con movimenti agili, slacciò il bottone e abbassò la zip, abbassandoli giusto il minimo per poter abbassare anche i boxer e liberare l’erezione premuta dentro ai jeans. Non aveva dubbi – Charles – che Zackery fosse eccitato tanto quanto lui.
«Non mi limiterò a ucciderti, Zack. Con te sarà…» e a quelle parole, il moro sentì la nausea e l’agitazione montargli nello stomaco. La frase sospesa trovò un seguito pochi secondi di riflessione dopo: «…sarà più bello. O forse l’opposto, sta a te decidere, ma non ci andrò piano. Giusto perché tu lo sappia.»
Charles si portò alla bocca due dita e le succhiò avidamente, inumidendole. Avrebbe scopato Zack come non aveva mai fatto prima: senza sentimenti, senza donargli piacere e prendendosi una rivincita su quel corpo che era stato uno strumento per interessi. Con una mano tra le scapole, spinse la schiena del moro verso il basso, costringendolo ad appiattirsi alla scrivania. Zackery non era forte abbastanza e non si ribellò, lasciò che il suo corpo rispondesse soltanto agli impulsi dettati dal momento, provando piacere se gliene veniva concesso, e gemendo se ne sentiva il bisogno.
Una falange si intrufolò nel suo orifizio, allentando l’anello di muscoli. A quel punto, Zack ansimò, inizialmente per il fastidio, poi per il piacere quando Charles arricciò il dito dentro di lui, muovendolo verso l’esterno e poi, di nuovo, verso l’interno. Lo stava stimolando per permettersi di non sentire dolore una volta entrato, ma parte di lui sapeva che in realtà lo stava facendo perché amava sentire la voce roca di colui che aveva amato gemere senza ritegno sotto di lui. Quando inserì un secondo e un terzo dito senza preavviso, le braccia di Zack si distesero lungo il tavolo e le sue mani strinsero dei fogli di carta, facendone cadere una pila sul pavimento. Gemeva e si mordeva la pelle del braccio, desiderando di più di tre dita dentro il suo corpo. Si muoveva di tanto in tanto, spingeva il suo bacino verso la mano di Charles, agevolando i suoi movimenti e dandosi piacere.
Una sensazione di vuoto lo colpì, ma durò poco e a sostituirla fu il membro del castano, che lo penetrò con forza, spingendo più a fondo, con stoccate lente, ma decise. Zack sentiva il cuore battere come un forsennato, l’adrenalina gli riempiva le viscere di mille sensazioni diverse mentre il piacere lo colpiva come sferzate costanti di vento. Con sempre più foga, Charles spingeva, entrambe le mani sugli ilei magri di Zack, cercando di mantenere un buon ritmo e di raggiungere l’orgasmo.
Ciò che non si aspettava era che il primo a venire sarebbe stato Zackery. Non si stava toccando, le sue mani erano dritte davanti a lui e strigavano una lista di nomi in ordine alfabeto per chissà quale commissione. Gemeva e si muoveva convulsamente; una strana sensazione crebbe all’altezza della base della schiena e si irradiò fino alla nuca. Uno strano piacere mille volte più intenso, quasi surreale, e Zack non poteva crederci. Gli ansiti si trasformarono in urla lievi che portavano il nome di Charles, smise di muoversi e lasciò che quegli affondi lo colpissero e lo facessero vibrare fin nel profondo. L’orgasmo fu prepotente, intenso, lungo come non lo era mai stato e riversò i suoi umori in quel pavimento sporco e freddo, mentre un rivolo si saliva scendeva lungo l’angolo della sua bocca.
Charles scosse il capo, sorpreso. Continuò a muoversi, mordendosi le labbra e respirando pesantemente. Passò il palmo della mano su tutta la schiena del più piccolo, sentendo per l’ultima volta la morbidezza di quella pelle. Venne dentro a quel corpo che non avrebbe mai più avuto e lasciò che i suoi tremiti si fermassero prima di uscire da quel rifugio caldo.
Si risistemò la biancheria e i pantaloni, attendendo che anche Zackery facesse lo stesso. Quasi non si reggeva sulle gambe e quando si voltò verso di lui, si sedette sul tavolo, incapace di rimanere in piedi.
«Tu mi hai preso per il culo, Zackery. Tu mi hai venduto al miglior offerente.»
Zack scosse il capo debolmente. «Io lo amo.» confessò, nonostante fosse strano dirlo ancora, nonostante tutto quello che era successo. Si era innamorato di un boss della malavita, si era lasciato usare, si era lasciato convincere a incasinare la sua vita e ancora osava dire di amarlo.
Con il cuore in gola, Charles riprese la pistola dalla tasca. La caricò e lo schiocco fece rabbrividire Zack. «Tu ami un uomo che non conosci. Un coglione che ti ha dato in pasto ai leoni e ora stai per morire ammazzato dagli stessi che ti avevano considerato parte della famiglia.» sussurrò, senza riuscire più a guardarlo. «Non si tradisce la famiglia, Zackery»
Non si tradisce la famiglia, si ripetè Zack mentalmente, mentre Charles faceva incrociare un’ultima volta i loro occhi. Con la volata puntata addosso, i suoi pensieri si trasformarono in una marea di incubi; la sua breve vita gli passò davanti agli occhi, ricordandogli da dove veniva e cosa era destinato a essere. Figlio di un ladro e una truffatrice, non poteva fare altro che quello. Era diventato spacciatore, poi carcerato, poi amante di un capo della malavita, poi traditore di un altro clan.
Era stato stupido, incastrato tra due fuochi. Lui aveva scelto quello sbagliato e si era bruciato, mentre davanti a lui c’era l’unico uomo che, forse, in tutta la sua misera vita, lo aveva amato, e che aveva provato a salvarlo.
«Addio, Zackery.»
Non si tradisce la famiglia, Zack. Non si tradisce chi ti ama.
E mentre la pallottola colpiva la sua fronte, sentì l’odore della pelle di Charles addosso e la risata di Stephen che decantava la sua morte.
Forse, l’amore è davvero cieco talvolta.
Alla fine colui che davvero meritava di morire (Stephen) resta in vita ,ed io provo pena per Charles e dispiacere per Zac... è una delle orginali più belle che abbia mai letto *-*
Triste,pieno di passione e tradimenti aaaaw l'adoro giuro *-*
Ma del resto non deludi mai *_* Sei troppo bravaaaa non mi stancherò mai di dirlo :3
Ora vado e scusa se l'ho recensita solo ora :(
Nora.
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