Recensioni per
Epilogo
di MarchesaVanzetta

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
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Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
20/08/14, ore 12:12
Cap. 1:

“Mentre cercava con l'abitudine dei polpastrelli la chiave per aprire la porta dell'appartamento controllò l'ora”. La frase è di per sé corretta, ma poiché priva di virgole risulta un po’ sincopata; fossi in te la modificherei così: “Mentre cercava, con l'abitudine dei polpastrelli, la chiave per aprire la porta dell'appartamento, controllò l'ora”.
“[…] suggerle”, benché si tratti di un verbo ‘colto’, è troppo antiquato rispetto al contesto. Credo che “succhiarle la pelle del collo” sia la forma corretta per descrivere quest’azione.
“Si ritrovò in un attimo coi polsi legati alla maniglia dell'armadio con lo strofinaccio della cucina”: la vedo un po’ difficile, a meno che Roberto non sia un predigistatore. Ce ne vuole, di abilità, per legare qualcuno -per di più ad uno sportello- “in un attimo”! Semmai, potrebbe essere così: “Si ritrovò in un attimo coi polsi contro la parete del frigorifero (l’armadio in cucina?, ndr), stretti tra le mani di lui”.
Il che, di conseguenza, implica che “[…]si difese, liberandosi dallo strofinaccio” cambi in “liberandosi dalla stretta di lui/del ragazzo”.
Un’altra cosa: rispondendo “Roberto, il mio ragazzo” sembra che la protagonista si stia riferendo proprio all’ex. Visto che la domanda di Roberto è “Chi sarebbe questo Salvatore?”, è più logico che lei si limiti a dire “Il mio ragazzo”.
Ciò che davvero non mi ha convinta, però, è la conclusione –o meglio, la reazione di Adriana nel vedere il cappio con cui Roberto intende suicidarsi. Ti spiego le mie ragioni.
Solitamente gli amici e i parenti dei suicidi soffrono di gravissimi sensi di colpa perché si accusano di non essere stati in grado di cogliere i segnali, di capire le intenzioni del morto, di prevederle e di impedirle. Ora, Adriana si ritrova sotto il naso lo strumento con cui l’ex sta per farla finita: non ci sono indizi da cogliere, bensì la cruda realtà dei fatti. La corda è tangibile, ingombrante, ben visibile… E lei, pur dichiarando di aver amato molto Roberto, l’unica cosa che sa fare è rivolgergli un debole “Non farlo”? Io avrei chiamato l’ambulanza, i genitori di lui, il medico curante –chiunque potesse aiutarmi, insomma, qualcuno che fosse in grado di calmare il ragazzo e dissuaderlo dal compiere un gesto simile. Forse non sarebbe servito a nulla, ma almeno Adriana non avrebbe fatto la figura di (perdonami!) una stronza superficiale e incosciente. Spero che il senso di colpa la perseguiti per il resto della sua vita, a questo punto.
Il finale mi ha delusa parecchio e mi dispiace, perché in altri contest sono stata felice di premiare alcune delle tue storie. Il titolo, però, lo trovo giustissimo.
Spero che tu non te la sia presa, davvero (anche perché c’è una sorpresa che ti aspetta…).
Grazie per aver partecipato e al prossimo contest.

La Giudicia