Quarta classificata al contest Who we are
Grammatica e sintassi: 19,7/20
Stile e lessico: 14,5/15
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale: 9,7/10
IC: 4,5/5
Introspezione: 10/10
Eventuale bonus: +1
Totale: 59,4/60+1
Grammatica e sintassi:
La sintassi è perfetta: dal punto di vista del rispetto delle regole, non c’è alcun errore nella costruzione delle frasi.
La grammatica è eccellente: non ci sono errori grammaticali di nessun genere. Ci sono giusto un paio di sviste che ti segnalo, cosí che tu possa sistemarle nel caso volessi farlo:
-Il vento porta refrigero Qui manca una “i” in “refrigerio”
-Eren alza lo sguardo al suo Comandante Più che “al”, qui sarebbe meglio mettere “alza lo sguardo verso il suo Comandante”.
Per il resto, la storia è impeccabile.
Anche la punteggiatura non presenta errori di alcun genere.
Stile e lessico:
Trovo davvero, davvero eccellente il livello di “unicità” del tuo stile: è uno stile personale, audace, significativo. Riesce a mettere in evidenza tutti gli elementi che compongono la storia, uno dopo l’altro. Sperimenti, sia nella composizione dei periodi sia nelle scelte lessicali, e ciò rende il tuo stile coinvolgente e sempre intrigante, mai piatto. Non permetti mai al lettore di distogliere l’attenzione, “costringendolo” a concentrarsi su ogni elemento e ogni passaggio, e questo rende la tua storia indimenticabile. Forse alcuni passaggi sono un pochino troppo elaborati (come “Suona fragile, nel suo volo quasi senza logica, la lenta e dolce nenia bianca che l'esistenza concede al suo concreto percepire: la farfalla candida trova tra i granelli di sabbia un fiore minuto su cui posarsi, rimanendo sospesa leggera su sottili trampoli.”, che pur essendo impeccabile dal punto di vista della punteggiatura, nel complesso rallenta un pochino la lettura in quell punto), ma non in modo da danneggiare gravemente il ritmo della lettura.
Non si tratta, fra l’altro, di qualcosa legato alla punteggiatura (che è perfetta) ma alla formulazione delle frasi in sé, talvolta un pochino intricate.
L’”effetto collaterale” di uno stile così elaborato è che distoglie un pochino l’attenzione dal
Dal punto di vista lessicale, fai delle scelte originali, audaci, anche rischiose che risultano vincenti: ti permettono di ricreare la scena in modo particolarmente vivido, permettendo al lettore di viverla dall’inizio alla fine. Non utilizzi mai espressioni banali o troppo colloquiali, scegliendo ogni parola in modo accurato e preciso. Dimostri di avere un vocabolario ampio e ricco e di sapere utilizzarlo in modo assolutamente adeguato.
Sai utilizzare, inoltre, figure retoriche o brevi espressioni, che non si trovano da nessun’altra parte, particolarmente efficaci nel creare scene vivide che possono essere visualizzate all’istante e immagini efficaci, che colpiscono il lettore all’istante.
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale:
Lo spunto da cui parte la storia è eccellente: il mare non è soltanto un elemento “inserito”, di contorno, ma è un vero e proprio personaggio che interagisce con Eren e Levi nella storia. Fa parte dello stesso mondo di cui fanno parte loro, e allo stesso tempo sembra tanto distante, tanto lontano da quello che è la loro vita, fatta da sangue e violenza e perdita. Eppure il mare continua a esistere, a convivere con loro sullo stesso pianeta, e non è toccato dalle loro tragedie e dalle loro battaglie. Il fatto che il mare costituisca una sorta di collegamento fra loro e il mondo, fra loro e la vita, è geniale.
Questa storia è incredibilmente originale: parti da uno spunto abbastanza classico (l’osservazione della natura) e ti allarghi verso una serie di riflessioni incredibilmente intense, profonde, commoventi. È geniale, questa storia, perché va oltre l’essere una storia: è un piccolo capolavoro, fatto di spunti intelligenti sviluppati in modo efficace e con grande abilità.
I pensieri che corrono sia verso l’universale sia verso le cose e le persone familiari sono la parte di maggior originalità, senza dubbio: riesci a non perdere di vista l’universo in cui i personaggi si muovono, e allo stesso tempo a creare un racconto che va molto oltre quel piccolo frammento di mondo. Unisci pensieri personali e ricordi a riflessioni che sono le riflessioni dell’intero genere umano. E lo fai con uno stile che risulta perfettamente adatto a reggere l’argomento della storia: significato e forma sono in perfetta armonia.
L’unica cosuccia che forse manca è un pochino di contestualizzazione, che rimane molto vaga e generica, ma si tratta pur sempre di una scelta narrativa soggettiva che, nel complesso, funziona: anche l’assenza di contorni definiti, di una cornice in cui inserire precisamente il momento, accresce quel senso di incertezza che permea le riflessioni.
E quello stesso senso di incertezza pare uscire dalla storia, estendersi oltre i suoi confini, e toccare chiunque le si avvicini. È accompagnato, fra l’altro, da un senso di vicinanza davanti al muoversi del tempo e della vita: Eren, che “ammira il mare come lo guarderebbe chiunque”, non è solo nella sua contemplazione e nelle sue riflessioni. È solo nel suo dolore, tuttavia, ma fino a un certo punto: il Comandante accanto a lui, che ha vissuto la stesse sofferenza e ha guardato e ancora guarda lo stesso mondo che Eren ha davanti agli occhi, gli ricorda che non si è mai completamente isolati nel soffrire.
E la farfalla, frammento di vita in quel mare immenso ma inanimato, sembra ricordare che la vita continua, indifferente al dolore. E dimostra distacco e speranza insieme.
IC:
Paradossalmente, l’introspezione è così approfondita da rendere un pochino difficile valutare l’IC, perché si spinge così in là, così oltre la mente di Eren e verso la vita e il tutto, da mettere un po’ in ombra Eren stesso. Il che è eccellente, perché rende la storia magnificamente profonda e originale, ma rende leggermente difficoltoso “individuare” Eren come fonte dei pensieri, che si muovono verso l’universale. Ciononostante, il confronto fra vita e morte, fra ciò che vede durante ogni battaglia e ciò che vede ora, i pensieri che corrono a Mikasa e Armin, le certezze per il giorno successivo, fanno sì che la presenza di Eren possa comunque essere avvertita, e ciò che si avverte è assolutamente fedele al canon.
Introspezione:
L’introspezione è tanto presente d diventare la storia stessa. È la storia, dall’inizio alla fine. E non è un’introspezione “classica”: è un’introspezione originale, approfondita, matura e significativa. Non è solo un “approfondiamo i pensieri dei personaggi”, ma va oltre: e questo “andare oltre” fa nascere un lavoro che non è solo estremamente piacevole da leggere, ma che ha un significato in sé, un significato che supera l’essere una fanfiction.
Questa storia è l’esempio perfetto del perché io sia fermamente convinta che le fanfiction non siano lavori di scrittura “inferiori” rispetto ad altri e che le storie brevi, spesso, sappiano essere significative esattamente quanto, se non più, delle storie più lunghe.
E dimostri che, in uno spazio estremamente ridotto, è possibile concentrare riflessioni con un significato vero e profondo.
Non solo: il tuo lavoro di introspezione non si limita alle riflessioni vere e proprie, ma continua in ogni parola pronunciata, in ogni gesto. Ogni singola azione di Eren, ogni frase, ogni frammento di descrizione del paesaggio contiene un “pezzettino” di introspezione, la completa.
Ogni frase, inoltre, è carica di significato: non è solo la storia ad essere significativa, ma ogni singolo passaggio. Ogni frase dimostra di essere dov’è per una ragione, e di esistere per uno scopo. Non ci sono elementi superflui, niente che funga “da riempitivo”. Tutto ciò che è contenuto nella storia contribuisce ad essa, in maniera insostituibile e preziosa. E ciò rende l’introspezione esauriente e completa.
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