OK. IO. NON. CAPISCO. CHI. PUTTANA. CHI. FAGIOLI.
O mio Dio, lasciatemi morire subito. Oddio.
Io amo questo prologo, lo amo, lo amo, lo amo. Semplicemente. L’idea di terminare Licantropi ed entrare a leggere questo mi ha completamente destabilizzato, sapevatelo.
Ma ora partiamo per gradi, analizzando tutto scrupolosamente, come mio solito - cosa?
Btw. Il prologo è suddiviso in due parti, ben distinte fra loro, che risaltano e mettono in luce già le caratteristiche basilari e un minimo di spessore psicologico di alcuni dei personaggi principali. L’incipit narrativo è in medias res, ovvero le vicende prendono avvio nel bel mezzo della storia e il lettore si trova di fronte, quindi, ad una situazione che non conosce e che non è ancora in grado di giudicare.
La prima parte del prologo, inerente in particolar modo a Lord Leon, si presenta agli occhi del lettore già vivace e incalzante, come se facesse di tutto per trascinarlo nel bel mezzo dello svolgimento della trama e catturare la sua attenzione, focalizzandola sugli avvenimenti descritti.
Gryffindor ci appare come un uomo il cui primo pensiero è senza dubbio la vecchiaia, il passare del tempo e la consapevolezza di non essere più dotato del vigore di una volta. E’ un uomo indaffarato e nel pieno delle azioni quotidiane, seduto dinnanzi alla sua scrivania piena di pergamene di vario genere e testi sparsi in maniera disordinata. Possiede un grosso gufo grigiastro che a quanto pare è appena tornato dai territori francesi con una lettera di rilevata importanza, di cui al lettore non è permesso sapere nulla. Ottima l’idea di creare fin da subito un’aura di mistero attorno non solo ai personaggi in generale, ma anche alla stessa trama, costringendo di fatto il lettore a divenire partecipe di ciò che scrivete.
Il messaggio è infatti descritto come criptico, per niente chiaro e soprattutto dotato di una certa segretezza all’interno dell’Ordine dei Grifoni, cosa che sembra mettere in allarme persino l’uomo che forse è il coraggioso per antonomasia. Abbiamo qui un piccolo monologo interiore, che serve a svelare la superficiale incertezza e insicurezza che anima il suo cuore in questo momento delicato, lasciando che i suoi dubbi affiorino e prendano consistenza.
Attraverso l’espediente della festa di Halloween, che si sarebbe tenuta la sera stessa, le autrici introducono abilmente nella storia anche sua moglie, Lady Hellen Marchbanks, donna di origini babbane e quindi sprovvista di qualsiasi tipologia di potere magico. La giovane appare esattamente a metà fra la tipica figura femminile del Medioevo, che non conta assolutamente nulla ma allo stesso tempo svolge tutte le mansioni di casa, e la tipica donna “diversa”, a tutto tondo, che riesce ad evadere dallo stereotipo in cui è incastrata e guadagnarsi l’attenzione del lettore. Esatto, perché qui Hellen è la diversa, la babbana, quella che non sa cosa sia un incantesimo e che quindi sa esattamente cosa significhi avere una vita incerta, dover stare sempre in punta di piedi con la paura di non essere all’altezza, di non essere accettata.
Tornando a noi, Lord Leon decide di inviare un messaggio via Patronus alla moglie tanto affacendata, per chiarire alcune circostanze, misteriose per l’appunto, che farebbero aumentare il numero degli invitati alla festa. E quindi eccolo apparire, il leone argentato, che con un balzo esce dalla stanza e fa terminare tutto il primo atto - con un Gryffindor, poi, più sicuro e a suo agio di come l’avevamo visto all’inizio, ma soprattutto più che deciso ad ammonire i figli su come comportarsi.
E qui abbiamo lo stacco, una specie di ellissi che porta la narrazione da un altro punto di vista: quello di Alistar mi-prude-la-chiappa Slytherin, che con il suo atteggiamento inflessibile e un po’ pomposo si dirige, insieme ai figli, verso la festa di Villa dei Leoni. E qui abbiamo subito l’intervento di Will, che già amo e venero, e che da una parte funge da contrasto e da contraddizione, con il suo sarcasmo inaspettato, nei confronti dello stesso padre, freddo e autoritario, mentre dall’altra permette al lettore di inquadrare fin da subito il suo personaggio come anticonformista, del tutto incurante degli ideali della propria famiglia, più che deciso a seguire le sue regole. E quindi lo amo, sì.
E Salazar che sorride, poi, è una specie di strizzatina d’occhio ad un lettore che ha sempre visto il giovane come l’incarnazione del Male più assoluto. Sembrerebbe una sorta di ammonimento delle autrici verso i lettori. Possiamo aspettarci veramente di tutto da questa storia.
Detto questo, Alistar non può certo perdere l’occasione di ricordare al suo secondo figlio quale sorte lo attenda, ma soprattutto quanto egli sia inferiore rispetto a Christopherus, il primogenito della situazione - sottolineando, quindi, anche le usanze che in questo periodo storico vigevano persino nella gente dotata di poteri magici. E ovviamente non poteva mancare lo sguardo sprezzante che questo rivolge alle guardie di Gryffindor, rendendo noto al lettore che sono già presenti delle inimicizie o per lo meno delle incomprensioni fra le due famiglie.
Salazar si dimostra comunque un ragazzo molto perspicace e intuitivo - e a tratti anche timido, se vogliamo - e comprende fin da subito che c’è qualcosa sotto, qualcosa di segreto.
E poi, e ora, e qui, e arriva la puttana! Appena ho visto che me l’avevate citata ho tipo riletto tutto il capoverso, credendo di aver capito male o robe simili. Ma voi due siete la pucciosezza!
Che poi, ripeto, sto adorando Will, e sto adorando l’atteggiamento un po’ menefreghista e caparbio con cui si pone nei confronti del padre, fin troppo austero per i suoi gusti.
Essendo, appunto, una prostituta, appartiene a tutti e a nessuno. Capito, Alistaminchia?
E ci sono già accenni lievi di Willah, il che non può che farmi saltare giù dal letto con un salto triplo carpiato, sbattendo due volte il trilluce contro il comodino. Bao.
Ad ogni modo, la priorità di Alistar è quindi quella di fare bella figura, e che la sua immagine non sia rovinata dalla presenza di Lilah. AH. E poi dalla battuta di Christopherus mi è parso di capire che anche lui è uno pseudo-cliente della Nostra, il che non può che confortare sia me che lei.
E quindi arriviamo alla conclusione di un prologo diretto, chiaro e ben strutturato, con una battuta punzecchiante e in perfetto stile. Lo stile narrativo si preannuncia ottimo e scorrevole, con l’utilizzo di un registro linguistico medio-alto e una sintassi abbastanza movimentata.
Che dire di più? Mi avete già conquistato dal prologo. Sappiate solo questo. E io non ce la faccio ad aspettare fino al 31 Ottobre, no signore. Dobby dice di no a Valsoia.(?)
Bene, la pianto di dire minchiate. E con ciò, continuate così che entrerete nella storia.
Attendo trepidante il primo capitolo!
Baci e abbracci dal cruento predatore.
Norgor. (Recensione modificata il 24/09/2014 - 11:11 pm) (Recensione modificata il 24/09/2014 - 11:11 pm) (Recensione modificata il 24/09/2014 - 11:14 pm) (Recensione modificata il 25/09/2014 - 06:54 am)
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