(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Questa storia è un piccolo grande esempio di come l’utilizzo di un What if? possa dar vita a un mondo alternativo tutto da esplorare, una semi-AU e una storia perfino abbastanza esaustiva da poter essere anche apprezzata da chi non conosce l’opera originale da cui deriva.
Non è facile scrivere di un What if? da cui nasce poi una storia a sé stante rispetto a quella originale: i personaggi in maniera inevitabile fanno scelte diverse e vivono esistenze differenti da quelle che il lettore conosce già, quindi c’è il rischio che agli occhi degli affezionati i personaggi non siano più riconoscibili, o che i loro tratti principali che da sempre li contraddistinguono siano assenti.
Qui non accade nulla di tutto questo, anzi.
L’autrice ha preso la serie TV originale, ha fatto un cambiamento (addirittura quasi pre-serie e quasi off-screen) e nonostante tutto niente è andato perso, anzi il lettore si trova davanti a un mondo nuovo ma familiare, tutto da esplorare. È come avere la possibilità di poter fare gli ingordi e ottenere la stessa cosa che ci piace in due colori diversi – in questo caso, la serie che ci piace ma in due alternative diverse.
Ci sono gli stessi personaggi originali della serie, con i loro traumi e i loro problemi del tutto invariati ma su uno sfondo diverso, sono riconoscibili e allo stesso tempo brillano della luce nuova data dal contesto alternativo della storia. Il lettore sa quali sono i problemi di Derek, ma per quanto il personaggio sia reso in linea con la serie originale, la trama non risulta per nulla noiosa: di paragrafo in paragrafo, il lettore prosegue la lettura chiedendosi come allora si arriverà a una soluzione e in che modo si dipanerà tutto, visto che questa è una versione alternativa all’originale.
Per quanto la trama sia spostata un po’ più avanti nel tempo (la serie TV ritrae i personaggi nei loro ultimi anni del liceo, qui invece hanno ventun anni), in maniera paradossale alcune tematiche legate alla loro crescita restano, anche se viste sotto una luce più matura: se a sedici-diciassette anni nella serie sono impegnati anche a capire il loro posto – nella propria famiglia, nel branco, nel mondo – qui si ritrovano a dover fare i conti con le scelte di vita fatte, a volte in maniera azzardata, e di conseguenza a domandarsi ancora una volta quale sia il proprio ruolo nella propria vita e in quella degli altri.
Stiles, a soli ventun anni, rinuncia a proseguire gli studi e all’apprendistato alla scuola di cucina per poter mandare avanti il forno ereditato dalla nonna. Se lo Stiles della serie per amore, affetto e lealtà verso i propri cari accetta di tutto, anche l’impossibile (come la trasformazione di Scott e dover mentire al padre), qui accetta di rinunciare a un futuro forse più brillante per poter portare avanti l’eredità della nonna, quel locale che sa irrimediabilmente delle due donne che più ha amato al mondo e che più l’hanno influenzato nella sua vita – sua nonna e sua madre. È lo Stiles che conosciamo, con poco tatto, schietto e con pochi filtri, capace di deviare da qualsiasi argomento, poco aggraziato e incapace di stare zitto, e la lealtà che lo caratterizza nella serie qui è ancorata in modo perfetto al forno che decide di portare avanti: ha paura di deludere le aspettative altrui, di portare alla rovina quel che resta di sua nonna, ma si attacca con fervore alla propria passione per i dolci, resta leale alla famiglia e al contempo anche ai suoi amici, persevera nei suoi obiettivi anche a costo di dover rinunciare a qualcosa. È un personaggio a tutto tondo, con le sfumature che lo rendono uno dei preferiti dai fan della serie, ma con una profondità propria data dall’autrice della storia: il tocco personale di WhoNatural si nota, si sente e piace, si accoccola indisturbato nell’headcanon che il lettore ha di Stiles e nel canon della serie, e man mano che la lettura procede ci si dimentica che molti dettagli non sono invece presenti nella serie – e non è una sensazione spiacevole, anzi.
Derek, invece, sebbene meno tormentato perché qui non ha perso perfino la sorella e alpha Laura, è anche lui presente a tutto tondo con le espressioni facciali che lo caratterizzano (e che usa fin troppo al posto delle parole) e con il suo classico bagaglio di insicurezze e sfiducia nell’umanità. Derek non sa se merita di avere di nuovo una casa e di poter mettere radici, si contraddice e si lascia andare con Stiles per poi pentirsi e scappare, mostra la sua fragilità e alla fine si arrende a fermarsi su un posto e a potersi finalmente fidare di qualcuno. WhoNatural coglie tutti i dettagli e le esperienze che nel canon potrebbero unire Stiles e Derek (come la perdita prematura delle loro madri), e li lega intrecciandoli con piacevole lentezza, malinconia struggente e tenerezza, marcandone i tratti più umani e andando così, a volte, a toccare certe corde del cuore di chi legge.
A trascinare di riga in riga l’attenzione del lettore è anche il ritmo e l’atmosfera della storia: sa incredibilmente di una di quelle classiche commedie romantiche all’americana da leggere (o vedere) quando si ha voglia di qualcosa di semplice ma frizzante, dove sì c’è il cliché, ma non ci si annoia mai perché lo stile narrativo è brillante e la trama è costellata di piccole chicche piacevoli e originali. A ciò contribuisce anche l’alternarsi di punti di vista diversi e particolari: si passa dal punto di vista in terza persona di Stiles, alle pagine di diario di Laura in prima persona (con i lievi tocchi iniziali e finali in seconda persona dal punto di vista di Derek), e nessuno dei due fa venire voglia di saltarlo perché l’altro è invece più ritmato o più ricco; sono entrambi a loro modo vivaci, ognuno di loro arricchisce la storia con le sue peculiari sfumature.
E poi c’è lo sfondo della storia, piacevolmente attivo: la Beacon Hills di questa storia interagisce con i personaggi in maniera inaspettata; non è solo la città in cui succedono i fatti, la sua gente è parte attiva degli eventi – in modo più o meno comico – e sembra di poterla respirare e viverla.
Menzione d’onore va a come sia stata anche inserita un’ambientazione da bakery!AU (come la chiamano nel fandom anglofono, cioè una storia AU in cui i personaggi lavorano in una caffetteria o in un forno), e con una semplicità talmente disarmante che sembra quasi che il negozio storico della nonna di Stiles sia stato sempre lì fin dall’inizio perfino nella serie TV originale. Per non parlare del fatto di come questo sia stato reso in modo originale e particolare: ci ritroviamo davanti a un forno tradizionale polacco con venature ebraiche, e di conseguenza la storia diventa anche un’occasione per mettere a confronto la pasticceria polacca ed ebraica con quella americana. Dei dolcetti polacchi si alternano ai super calorici dolci tipici della tradizione americana (marshmallow a volontà) evocando profumi e sapori e arricchendo l’atmosfera intorno ai personaggi. Anche qui, non era facile scrivere di un’ambientazione da bakery!AU che non sapesse di già letto, e invece ci si ritrova a leggere di qualcosa di particolare e dettagliato, reso così bene da far venire l’acquolina in bocca (e la passione e l’impegno che ci ha messo l’autrice per rendere tutto al meglio si nota bene fra le righe).
Altra piccola menzione d’onore va al fantasma immaginario della nonna di Stiles: come se già non fosse abbastanza il fatto che la sua presenza pervade la storia di malinconia dolce, tenera e struggente, sentirla come "voce interiore" di Stiles è un altro *pizzicotto* al cuore; non è difficile immaginare quanto una persona possa essere così legata a qualcuno che non c’è più al punto da sentire ancora nella propria mente la sua voce fare dei commenti – anche nei momenti meno opportuni.
E poi c’è la parte comica della storia, la guerra a suon di scherzi fra i due forni rivali, nata quasi per errore: lo scambio di dispetti più o meno innocenti – a cui gli abitanti di Beacon Hills assistono divertiti e impiccioni – è a suo modo originale, strappa più di una risata e nella sua attuazione sa incredibilmente dei suoi artefici, Stiles e Derek.
E per finire, c’è quella tematica che attraversa tutta la storia in maniera sottile e malinconica e che stringe il cuore fino all’ultima riga: le proprie radici; questa è anche una storia su come accettare le proprie radici, o come ritrovarle o rimetterle, senza mai rinunciare a se stessi o provare a essere qualcun altro. Ci sono tante piccole sfumature in cui, al di là del non essere un licantropo, il lettore può ritrovarsi, e sono dettagli che possono strizzare un po’ il cuore, ma in fin dei conti possono anche far bene, proprio come una cioccolata servita in uno dei due locali rivali della storia :)
Non è da tutti scrivere una fanfiction partendo da un What if? infilandoci dentro anche un’ambientazione AU (dal liceo, la riserva e le ambientazioni della seria TV originale si passa al forno tradizionale polacco di Stiles e alla caffetteria degli Hale, in una realtà un po’ più matura dove i personaggi non vivono più con le loro famiglie), sapendo anche rendere la sfumatura AU (cioè la bakery!AU) così particolare, originale e dettagliata, e tutto questo senza mai scadere nell’OOC o allontanarsi troppo da ciò che da sempre caratterizza i personaggi della serie.
Questa è una storia di radici, di dolci, di voglia di ricominciare, di speranza e un amore che nasce cullato da tanta malinconia ma che può dare tanta felicità, una lettura che per me è stato un piacere tradurre e che mi auguro possa dare a chi la legge la sensazione da cioccolata calda bevuta in una giornata uggiosa che ha dato a me :) |