Trovandomi con il computer sulle gambe, ho deciso di passare anche da te prima di mettermi un po’ a scrivere e di leggere questa nuova storia che non avevo neppure notato avessi pubblicato. Non so davvero come iniziare la vera recensione, perché questa storia è veramente troppo bella per darle un commento già visto o banale infatti credo che, e per tutti i miei sforzi di onorarla come merita, non ci riuscirò. Ora sarai arrossita e no, non sono troppo gentile. Le tue storie sono tutte dei capolavori, sappilo o.o
Inizio con il dire che la poesia da cui hai preso tanti versi è la mia preferita di Walt Withman e spesso sfoglio il libretto su di lui che ho a casa solo per rileggerla. La tradussi a scuola e mi è rimasta talmente nel cuore che vederla in una OS ti ha dato un migliaio di punti in più a prescindere. Soprattutto le ultime strofe, che hai giustamente messo in corsivo alla fine. Ma ora cerco di mettere un po’ di ordine in questa recensione. Ho intenzione di rileggere tutto e commentare passo dopo passo. Spero di riuscirci :°D
L’inizio della storia è molto da impatto, considerando che tutti gli aggettivi da te utilizzati danno la sensazione della piccolezza(?) di Finnick e del grande legame che c’è tra i suoi genitori. L’immagine che si crea nella testa del lettore, essendo molto vedibile(?), è perfetta anche come inizio di un cortometraggio. La si vede con una grande facilità e fa sicuramente parte degli inizi “ad effetto”. Riesci a far intendere come andrà a finire in una sola frase (le impronte di un’infanzia felice) e questo mi ha dato non poca inquietudine. Le prolessi fatte così mi aggradano alquanto.
Lo stacco tra il flashback e la realtà è molto netto, veloce, ma non lascia spaesato il lettore ed è ben inquadrato. Personalmente, amo quando la vera narrazione inizia con un discorso diretto invece che con lunghe sequenze descrittive. È più diretto e fa arrivare dritti al punto, cioè all’immagine di Finnick che gioca con altri ragazzini più grandi di lui. Non so se sia voluto o se sia solo un caso, ma mi sembra di ricordare che i Bimbi Sperduti fossero più “anziani” di Peter Pan e questa scena mi ha rievocato quel libro che ho tanto amato <3 Anche dal modo in cui il bambino si mette le mani sui fianchi, si può facilmente intuire che hai cercato di inserire più similitudini con Peter possibili. * me ha fatto un disegno, altrimenti non se lo ricorderebbe*
FinnoH con i dentini mancanti! Che dolcezza! Non so perché, ma quel semplice particolare mi ha fatto sciogliere come un tortino al cioccolato. E mi sono sciolta ancora di più quando Gannet ha messo il suo cappello da marinaio sulla testa del piccolo. È un gesto da marinaio – rozzo se vogliamo – ma si vede quanto gli voglia bene e quanto ne voglia a Vivienne.
Snocciolando a memoria i primi versi della sua poesia preferita. Non avevo mai visto il verbo “snocciolare” usato in questo modo e devo dire che suona benissimo. Dà l’idea proprio di un marmocchio che ripete qualcosa, magari inciampando nelle parole. Mi piace molto, davveroH.
Ed ecco che ritornano i riferimenti a Peter Pan, conditi alla dolcezza che sono tu riesci a inserire nelle tue storie. Sai rendere i bambini meglio di chiunque altro e riesci a dare ad ognuno di loro una personalità ben definita, particolare e diversa gli uni dagli altri. Mi chiedo come tu faccia ad essere così brava! Mi sveli il tuo segreto? *occhioni *
Le frasi finali, che chiudono quella prima scena, sono molto poetiche(?). Il distretto 4 in sé è molto interessante, ma tu hai saputo dargli quel pizzico in più, senza voler strafare con periodi lunghi ed intricati. Sono essenziali, e denotano che hai una grande esperienza alle spalle sulla scrittura di storie ^^ (ma va?, dirai tu) Il fatto è che non è scontato saper dosare così bene le parole, e tu ci riesci senza sforzo.
Ritroviamo la bella immagine delle impronte (ho ascoltato la canzone e devo dire che è veramente bella), questa volta con un cambio di sentimenti in Finnick, che pesta con forza i piedi per terra perché è arrabbiato. Avresti potuto scegliere un sinonimo più adulto – come adirato, per fare un esempio – ma non l’hai fatto. Altri complimenti per questo *^* Hai deciso di dare voce ai pensieri di Finnick in modo implicito, semplice e conciso. In due parole? Mi piace C:
Anche questa parte comincia con un discorso diretto, questa volta però la sensazione che sia accaduto qualcosa di brutto è ancora più forte, e il bambino che continua a prendere a calci le onde – senza giocarci, come fanno gli altri – ne dà la conferma. È stupendo notare come hai saputo mantenere l’IC di un cinquenne(?) perfettamente in linea con la descrizione che ne hai fatto prima. Me lo immagino, il broncio di FinnoH. Anche la convinzione che, se fosse riuscito a recitare tutta la poesia senza sbagliare né interrompersi, è molto adatta a un marmocchio della sua età. La storia di Capitan Sebastian è semplicemente la dolcezza <3 Per colpa tua, ho anche cambiato parere sulle fluff! L’accenno alla ninna-nanna è arrivato al momento giusto, perché l’ho appena ascoltata (alla TV c’era per caso Hook – Capitan Uncino). E anche il cappello ritorna al momento giusto, unico particolare che mi ha fatto scappare una lacrimuccia.
Mags mi ha sempre dato l’impressione di una donna di una dolcezza indescrivibile, molto materna con il suo protetto e ho sempre pensato che si conoscessero da prima. Tu me ne hai dato la conferma, perché ormai accetto i tuoi headcanon come quelli della Collins – cosa che mi sta rendendo molto difficile crearmene uno su Johanna totalmente mio .-. Tu l’hai resa proprio così, mentre cerca di tranquillizzare e calmare un bambino infelice e gli svela dei “segreti” da nonna. Il rapporto che hai creato tra i due è semplicemente bellissimo <3
Il modo che hai usato di aprire l’ultimo paragrafo è stato quello che ho amato di più perché lo schema narrativo, sebbene sia ripetuto, era molto più triste e il punto di maggiore suspense. La metafora (era una metafora?) del capitano che sta per salpare si accosta perfettamente alla situazione di Finnick, costretto a camminare avanti e indietro per la cella – unica cosa che gli è concessa per sfogare il suo nervosismo. È una caratteristica che ha mantenuto anche da grande, anche se meno radicata rispetto a prima (è un po’ iperattivo, secondo me o.o )
Il particolare dei sandali sporchi di sabbia non mi è affatto passato inosservato, sappiloH. È una sottigliezza che ho gradito tanto e fa sembrare la narrazione ancora più reale. Le parole di Vivienne sono semplici, ma adatte: un po’ come tutte quelle che usi nelle tue storie. Non ti sei messa ad esprimere concetti difficili, arrivando dritta al punto centrale.
È solo un bambino. Ed è così bello. Amo come rendi i pensieri dei personaggi, ma questo l’ho già detto e non vorrei ripetermi. È un modo molto colloquiale e ad effetto, soprattutto considerando che sarà la bellezza la vera fortuna/sfortuna di quel ragazzo. Ultimo appunto, non da meno, è come hai chiuso la storia.
“Caduto, gelido, morto” Me le sento rimbombare nella testa. Davvero, proprio come quello che sto per dirti in conclusione.
Sei l’autrice che riesce a rendere meglio i bambini di tutta la storia di EFP e nella creazione di OC hai una fantasia non comune. Scrivi come se lo facessi da sempre e sei un vero genio.
Complimenti vivissimi e te ne farei ancora, se solo avessi la forza di continuare questo commento! <3
Talking Cricket
PS: Verso metà recensione, ho fatto zapping in tv e ho trovato “Hook – Capitan Uncino”. Lo sto vedendo adesso C:
(Recensione modificata il 27/10/2014 - 11:14 pm) |