Recensioni per
Quando piangono le stelle
di Francine
Candace fugge dalla prigione, tenterà di nuovo di rapire Saori? |
Milo ha esagerato. |
Chissà chi era quell'uomo che provava a fermare Candice. |
Capitolo molto lungo, con i saint che sono indecisi sul prendere il cognome Kido oppure no. |
Bene, la storia è ambientata dopo Poseidon e prima di Hades, ma che significa che Poseidone è stato di nuovo soggiogato? |
Un prologo ben fatto, ma per ora non ci sto capendo molto. |
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Questo capitolo è riassumibile in: gente persa che fa casini. |
Approfittiamo del tempo in cui riesco a trattenermi qui su EFP (la mia incostanza è davvero roba grossa XD) per leggere un nuovo capitolo di questa complicatissima storia. Tantopiù che mi ero fermata proprio in un momento clou, e volevo sapere cosa sarebbe successo. |
Wah. Anzi, doppio-wah. |
Buona sera, mia cara! Lento pede, lentissimo pede, vado avanti. |
Che strano effetto mi fa vedere dei Santi d'oro andarsene in giro in aereo (privato, perlomeno: te li immagini a fare il check in in armatura??!! :D ), e conversare di faccende del santuario con un bicchiere in mano... XD |
NO! No, ma non mi dire che 'sti due adesso si mangiano di nuovo le mele di #nonmiricordo e ricominciamo da capo, proprio adesso che le cose cominciavano a raddrizzarsi! -________-Beh, se non altro hanno decongelato Shun, e quindi almeno lui è salvo, e magari troppo distrutto per correre il rischio di mangiare robaccia che è peggio dei funghi allucinogeni. |
Ah, e io che - ingenua - mi ero illusa che tu avessi finito di inserire cose, e passassimo al nocciolo della questione! XD |
Il riposo del guerriero, pt. 3 e 3/4, ovvero: credo che il crollo di adrenalina sia tanto e tale da limitare il rischio d'infarto che corro puntualmente con questa storia. Dunque provo a rimettermi in carreggiata, con il patrocinio dell'insonnia che stanotte ha colpito ancora, galeotta. Ma a questo giro, poi ci ho dormito sopra, anche se non sono tanto sicura che valga a incrementare la mia sensatezza. Vado comunque seguendo l'ordine dei miei appunti notturni - sì, io sono uno di quei soggetti forse un po' perversi che trova grande gioia nel leggere prendendo appunti, scarabocchiando i libri e riempiendoli di fogliettini volanti quando i margini non bastano. La compulsione si manifesta in tanti modi. Aiolia e Marin. Mi piace l'anelito un po' disperato che traspare da questo pezzo. Tutti, qualche volta, abbiamo bisogno di un porto sicuro e familiare nello scoramento - anche uno come Aiolia, che dello scoramento deve avere una lunga, lunghissima esperienza. Ma il mio pezzetto preferitoa questo giro è sicuramente il dialogo fra Camus e sua sorella: mi tiri in ballo le lingue e Dumas, ed io non posso che sciogliermi come neve al sole. Sarà che sono anc'io fra quei bimbi (s)fortunati che hanno imparato troppe lingue tutte assieme, ma ho subito empatizzato: certe volte, la sai, una lingua, che è la tua lingua materna, ma le parole iniziano a diventare evanescenti, spessissimo quelle semplici, e allora vai un po' a senso, a intuito. Perché sì, da bambini le lingue si inglobano subito, le si fagocita come si conquista il mondo, tutto nuovo, tutto ignoto, ma che diventa familiare e un poco nostro solo a guardarlo. Però, se è vero che una lingua non coltivata ci muore in testa come un ciclamino abbandonato in veranda; è anche vero che, quando ne abbiamo imparate troppe tutte assieme, a volte in testa abbiamo un po' un minestrone: mischiamo le sintassi, usiamo la semantica in modo improprio, finiamo col parlare un poco un idioletto. E qualche volta finiamo a non sapere bene in che lingua pensiamo (In che lingua pensi, tu?), perché ci possono mancare le parole, ma il pensiero - uno si augura - non ha buchi, o non dovrebbe averne. Mi piace Camus, un po' tagliente, un po' dolce, un po' sornione, tanto francese. Mi piace questo Camus fratello maggiore. Ed esteticamente deve star tanto bene in una giacca di velluto blu. Ma proprio tanto. Un’omissione di un metro e sessanta dai capelli castani - non so perché, ma ero convinta che anche lei fosse rossa come il fratello: a volte la memoria semplifica brutalmente e va per analogia, con l'accetta. In ogni caso, una sorella non è un'omissione piccola, ma proprio per niente, però gli amici perdonano. Gli amici perdonano anche i segreti; mi piace che Camus contempli per un attimo questo tipo di pensiero, prima di iniziare a raccontare una storia di vendetta - lucida, lucidissima vendetta - e di perdono e di misericordia. Perché: DUMAS SI'; Dumas è un gioiello senza tempo. E mi piace che sia Il Conte di Montecristo - anche se quel "Vent'anni dopo" non-citato, ma un po' quasi sì, messo lì dopo i Moschettieri mi ha fatto sorridere. È il tipo di cosa che mi fa gongolare, il genere di dettagli che mi fa amare senza storia. Si torna al presente. Perché gli sbarbatelli non stanno a sentire Cancer, che ha buon senso? Perché devono fare di testa propria - e mettermi in ansia? Uno scorcio Siciliano con la pioggia. E Lui che passa a prendere notizie. Ci vuole sempre una buona dose di Lui. E ci vuole sempre una buona dose di Nonna Agata, che, in ogni sua versione, ormai ha il suo cantuccio nel mio cuore. Dov'è che va a infascarsi il buon Maskuzzo? E perché Shura lo cerca? Sì, lui saprà già, ma noi no! La curiosità mi logora! Shaina e Marin. Mi intriga come fai interagire queste due; la loro relazione è una di quelle che il Cialtronissimo tratta a margine, ma con una certa delicatezza: hanno un loro arco, maturano, cambiano, anche in rapporto l'una all'altra. Mi piace che Shaina, nel far entrare Marin, le dica di togliersi la maschera dalla faccia: apre una finestra sulla vita delle donne al Santuario, sulle loro interazioni fra loro. E tornano i resoconti, la biblioteca - e i romanzetti rosa. Di Lois. Comunque, nota a margine, qui gongolo un po' a rendermi conto di una tendenza al "tutte pazze per Shura". Evvabbè, l'abbiamo visto, Shura; come dar loro torto? E sì, fare ricerca è far casino, e "anche oggi si finisce domani" è una massima di vita; magari, come per Saga, il giorno dopo non arriva, ma il casino resta. Poi Saga non ce lo vedo come uno ordinatissimo, neanche quando non abbia la deliberata intenzione di rendere la vita complicata a tutti gli altri. Tu ne qaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem dī dederint.... E già, ché magar gli dèi te lo dicono pure, lo leggi nelle stelle, che fine ti abbiano dato, ma se c'è una cosa che è stravera è che le giornate che ti sconvolgono la vita iniziano come tutte le altre; e no, tu non vuoi saperlo prima, che quella sarà l'ultima, che non sarai tu a valutarla, perché non arriverai a mettere la testa sul cuscino. Ma ogni innamorato è egoista, a modo suo: Shura, l'uomo del dovere, un poco egoista - a modo suo -, mi ha sciolta. Sciolta. Saltellavo sulla sedia alle 3:30 del mattino. Beviamoci un cognac con Lukas e Noi Sappiamo Chi ed aspettiamo più pepe! Il mio povero, povero cuore... |