Ma io come ho fatto ha perdermi una simile perla?!
Uno spin-off di una delle tue "vecchie storie" (dove "vecchie" è solo una simbolica allusione a quel famoso scritto che mi ha permesso di conoscerti e apprezzarti), del tuo cavallo di battaglia. O il sequel, per meglio dire.
L'ho divorata. Letteralmente.
Perchè amo le tue descrizioni così sospese, pervase di quell'ambiguità, della compenetrazione fra quotidianità e miticità, un mondo onirico così tangibile che senti il tintinnio del ghiaccio, l'odore del tabacco, il respiro, il profumo. Ogni cosa. E assieme vedi. Vedi quel sorriso che ti fa correre un brivido lungo la schiena; vedi quel gesto, quel tremolio, quasi uno sfavillio che sì, forse ti nasconde qualcosa, ti concede di sfumare un mondo, un universo, una realtà che è altro e se ne resta lì, davanti a te eppure sfasata rispetto a te.
Saori. Questa Saori è magnifica.
Donna, e dea. Ma soprattutto compenetrazione.
Elegante equilibrio fra quell'egoismo tutto umano, tutto divino che ha possiede le appartiene, e che nessuno sembra riconoscerle. Solo suo Marito (e queste nozze bianche hanno acceso in me non sai quanti collegamenti atropologico-mitologici. Ma sei tu che mi ci inviti a nozze).
Saori sicura, raffinata, schermitrice, amante del gioco, del rischio, come dev'essere (o forse come io immagino debba anche essere) uno stratega. Qui è la guerriera, l'astata, a scendere nel mondo. E lo fa con la grazie della donna, della ballerina. Che ammutolisce al suo passaggio.
Perchè, inutile negarlo, c'è unatmosfera di rarefazione, in quel bar romano. Con Cristiana che conosce una donna sconosciuta a tutti; con Cristiana che parla con una donna mai vista con la confidenza riservata ad una vecchia amica. Ad una cara, amata, pericolosa, vecchia amica.
E poi. Julian.
Sai già che lo amo. E tu me ne fai innamorare ancora di più, se possibile.
Un dio, e un uomo. Anche lui completo. E riflesso del suo mare. Perchè solo Posidone, solo Julian, poteva raccogliere le confidenze di quella donna-dea con cui ha intrecciato una relazione al limite, sospesa, fragile e brillante come il corallo dei suoi fondali, come il congiare del sole sul mare, o sul bronzo brunito di uno scudo.
Ed è adorabile ritrovare le atmosfere calde e mediterranee del Kalliste, la complicità del profumo dei limoni e della salsedine fra le fresche ombre di un pergolato. Il senso di familiarità, di un mondo che hai saputo strutturare e frammentare in microuniversi distinti ma capaci di interagire con una naturalezza disarmante. Confidenziale. Calda.
E poi c'è Lui.
Lui. L'ambiguo per eccellenza, il Fuoco.
L'Inganno anche (se ho ben inteso di chi tu stia parlando). Che è così fedele a se stesso da non conoscere nulla della menzogna. Perchè le bugie sono pericolese; le bugie possono confondere, sbagliare, fallare. Le bugie ti possono tradire e allora, se vuoi essere un bugiardo, un magnifico bugiardo, devi avere il vizio della verità. Magari puoi concederti il lusso dell'omissione, l'abilità funambolica dell'imprecisione, del vaco, dell'accenno. Ma le bugie no.
E questo Lui, così presente ed evanescente calamita, attira, e seduce. Soprattuto per quel gioco che intreccia, così simile eppure così diverso da quello della Fanciulla, da quello di Lei.
E mi sono tornati in mente i miti, la predilezione di Loki per il trasformisfmo, il travestimento, che condivide con Atena e la sua abitudine di comparire nel mondo con aspetto maschile (Omero docet). E tanto. Troppo ancora.
Ho ripreso a seguirti, come vedi.
E spero di riuscirci con (relativa) assiduità.
Intanto, ora, mi andrò a leggere quello che ho selezionato e, purtroppo, accantonato. A cominciare da una certa storiellina con i Gold che, dall'introduzione, mi sembra un piatto più che prelibato.
Un abbraccio |