Recensioni per
Protect me from what I want
di allonsy_sk

Questa storia ha ottenuto 64 recensioni.
Positive : 64
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
30/03/15, ore 23:59

"...Non resta che leggere gli avvenimenti delle ultime ore nel mosaico di mozziconi e cenere sul marciapiede...": Sh vuole tornare ad essere quello che era, una macchina dal perfetto ingranaggio deduttivo capace di scomporre la realtà e leggerla minuziosamente. Il taglio dell'immagine, infatti, ci fa affacciare sulla scena con lo sguardo analitico e sprezzante di chi ha troppo sofferto e sta tentando di recuperare qualcosa di sé che lo aiuti ad andare avanti. Angosciante la visione di una Baker Street ("..intrappolato in un loop perverso, come un disco rigato...") che non è più un rifugio e un posto accogliente ed unico, e questo l'hai reso bene con immagini graffianti, dure, assolutamente adeguate a quello che è lo stato d'animo di chi pensa di aver perso tutto, anche l'illusione di una "casa". L’accuratezza della descrizione fatta esclusivamente di dati visivi, di cui fanno parte le persone che si muovono in quell’attesa del destino che si compia, si alterna efficacemente con la sovrapposizione del nostro essere semplici lettori a quello di sentirci parte integrante dei pensieri sferzanti e disillusi di Sh. Ed è sempre e solo ritornare con la mente a John, nell’incapacità di difendersi accantonandone il ricordo. Originale quell’improvviso ingresso nella scena della proiezione dei suoi desideri (“…di fronte alla palese, crudele presa in giro da parte del caso…”) che si materializza nella coppia dei due giovani che, non a caso, sono il ritratto di suo e di Watson (“…più basso e robusto…,Ha un bel viso, e senza volere attira parecchi sguardi…”) forse provenienti da un universo parallelo…O frutto della sua immaginazione….Così il consulting si avvia verso la sua mèta, che potrebbe essere la morte ma, ormai, questa considerazione non lo tocca più di tanto. Un accavallarsi di frasi, la tua storia, con cui hai rappresentato, in maniera sempre personale e centrando il bersaglio, un mare di angst senza inquinarlo, però, con vuoti vittimismi.

Recensore Junior
29/03/15, ore 22:57

Ciao!
Ogni capitolo di questa storia è sempre più triste...il mio dolcissimo Sherlock così affranto mi riduce il cuore a brandelli.
La scena dove guarda i due compagni in aeroporto è bellissima, l'hai descritta in un modo davvero meraviglioso e toccante :)
Ora John dovrà muovere mari e monti per farsi perdonare...seriamente almeno piombare in aeroporto poteva farlo...anche se suppongo che riceverá il messaggio di Sherlock solo quando lui sarà ormai lontano.
Sono curiosissima di leggere il continuo di questa storia che mi sta facendo esasperare ;)
Baci, Thil.

Recensore Master
29/03/15, ore 11:14

Ehi, allora, stordita dall'ora legale proverò a lasciare una recensione decente... XD anche se la vedo dura.

Io non definirei il gesto di Sherlock "melodrammatico", il suo voler fuggire e il volerlo fare in questo modo molto drastico, nasce più secondo me dal suo modo di essere, che dal farne un melodramma per il puro gusto di farlo. Sherlock è uno che prova emozioni violente, per lui le cose o non esistono oppure lo toccano talmente nel profondo da farlo reagire in modo eccessivo. In questo caso poi la situazione è ancora più complicata dal fatto che lui con John ci vive praticamente insieme e se è arrivato ad un punto di tensione tale, da sentire il desiderio di confessare il proprio amore, non mi stupisco che sia voluto fuggire, che sia voluto scappare da una situazione che lui reputa invivibile e che lo abbia fatto in questo modo, praticamente scappando. Io credo che Sherlock sia eccessivo, che reagisca in modo spropositato proprio perché fatica a controllare le emozioni, perché non è capace di esprimerle. Forse un John Watson o un Greg Lestrade (per dire due personaggi a caso) in una situazione simile si sarebbero comportati in tutt'altro modo e proprio perché meno "violenti". In parte mi fa sorridere, questo Sherlock, ma perché è tenero e ingenuo. Pur essendo tanto intelligente, è così inesperto con i sentimenti da essere convinto che mettendo chilometri e due mari riuscirà a dimenticare tutto quanto. Di fatto, scappare non è mai servito a nessuno e, anzi, non riuscirà neanche in questo caso a smettere di pensarci, ne sono convinta.

Il tocco di classe di questo capitolo è senza dubbio l'apatia di Sherlock. Un'apatia talmente accentuata e radicata in lui, da non essere interessato nemmeno a leggere le persone, a passare il tempo in questo modo e provando a dedurle. Dovrebbe essere il suo gioco preferito, giusto? Dovrebbe quantomeno ridere del fatto che il caso (e non voglio parlare di destino perché su Sherlock è una parola che reputo sbagliatissima) gli abbia fatto trovare due tizi simil-Holmes e simil-Watson. XD

Più in generale l'immagine fisica che dai di lui mi è piaciuta molto, perché contrasta da sé stesso: eccessivamente rilassata e con una sigaretta in bocca che butta via quando neanche è finita, solo perché anche fumare è fastidioso, e addirittura il bel tempo è fastidioso. Ecco, il fatto che tu abbia accentuato la sua intolleranza e l'insofferenza a tutto ciò che lo circonda, è secondo me molto corretto. Però, nonostante l'apparenza pigra, sta sulle spine e controlla il cellulare come farebbe un adolescente e lo spegne e lo riaccende... forse perché una parte di lui spera che John lo raggiunga all'ultimo momento e lo fermi, impedendogli di andare via. Sherlock vuole essere fermato, a mio avviso, anche se non lo ammetterebbe mai. Ovviamente è un sentimento, questo, che è sbagliatissimo su un personaggio come Holmes, la speranza di essere fermato, di vivere una scena come uno stupido film romantico, non c'è niente che sia meno da Sherlock, eppure... mi pare che sia proprio così. Anche se, naturalmente, sono tutte sensazioni e calcola che potrei stare dicendo delle vaccate astronomiche, sono ancora un po' stordita dal cambio dell'ora... XD

In tutto questo, ammetto di essermi chiesta che cosa stesse provando John. Sta soffrendo? Si sta disperando? Me lo auguro.

Alla prossima.
Koa

Nuovo recensore
28/03/15, ore 22:13

Seriamente. Io sto AMANDO questa storia! Anche se grazie le altre storie della raccolta ormai sappiamo cosa accadrà riesci comunque a tenermi sulle spine, a soffrire per Sherlock e ad aspettare con ansia il prossimo capitolo. Ti faccio i miei complimenti e sappi che leggerò qualsiasi cosa scriverai! :3

Recensore Master
19/03/15, ore 23:13

Ti aspettavo al varco, lo sai e non mi hai deluso: ci hai regalato una "manciata" di Sh che è come un piatto d'alta cucina, va gustata piano, assaporandola veramente. Nulla di già visto, di ormai trito e ritrito (e la quantità del già detto sul fandom è esorbitante...) ma qualcosa che, nel suo essere perfettamente IC, aggiunge altre pagine avvincenti al grande romanzo di Sherlock BBC. "..Non può lasciarsi sconfiggere da una semplice maniglia...": la quotidianità che, un tempo non tanto lontano, comunque, era rifugio e vera casa, ora sembra infida, pericolosa, ancora catalizzatrice di grande sofferenza. E Sh, di sofferenza, ne ha avuta troppa, avverte la paura che si ripeta lo schiaffo mortale della delusione. E' in bilico tra due scelte fondamentali: quella di lasciare che il suo, ormai devastante sentimento per John, lo faccia accettare, come niente fosse, le briciole di un'umanità confusa ed egoista ("..È in equilibrio su un sottile cavo...") oppure il colpo d'ala faticoso ma definitivo, che gli permetterebbe di fuggire lontano, anche a costo della vita, pur di non perderla comunque nella consapevolezza che non sarà mai ricambiato. E sarebbe la solitudine più agghiacciante. Bellissimo l'intermezzo con Mrs Hudson, figura di sfondo ma irrinunciabile musa per Sh. Hai espresso la tenera consolazione di chi ama incondizionatamente Holmes, in modo più che filiale, ed il consulting vi approda, tenero ed arruffato, in cerca di una carezza. Intermezzo che si conclude quando Sh riprende coscienza della situazione di terribile stallo in cui si è impantanata la sua vita: John sembra aver trovato una distrazione, è assente, lontano; lui, invece, pensa anche alla bambina, vittima innocente di tutto. Nella scena fai irrompere la gigantesca figura di Mycroft che si esprime con l'essenzialità di chi è abituato a risolvere situazioni ingarbugliate ("...Come stai, Sherlock?..."). Geniale il colpo di scena: Sh se ne andrà, mettendo a repentaglio la sua vita, ma questo gli provoca meno dolore della visione di un John completamente estraneo ("...si sta comportando in maniera indefinibile..."). Bello.

Recensore Junior
19/03/15, ore 20:17

Fa male osservare tutto questo, fa male vederli autodistruggersi senza far niente.
Tentennamenti da una parte e "muro" dall'altra.
Tensione palpabile, (anche la sig.ra Hudson se ne è accorta e dolce com'è, cerca di dare appoggio al malcapitato).
Sherlock è talmente segnato (non riesce ne a suonare né a fare esperimenti perché la sua testa è da un'altra parte...rivolta ad "un nemico") , tuttavia non smette di desiderare John. (contraddizione. paradosso - "ti desidero così tanto, riesco ad assaporarlo, ma sei introvabile"), che chiama il fratello per farsi assegnare alla famigerata missione (perfino Mycroft è preoccupato, sa cosa passa per la testa del fratello - "prenderò un farmaco per rimpiazzare tutto questo o mi stenderò a terra.")
Deve allontanarsi da quella che era la sua sicurezza, rifugio, casa. Da John e si, l'appoggio in pieno.

A presto!

Recensore Master
19/03/15, ore 14:43

Io mi rifiuto di credere che John si stia vedendo con chicchessia. Nulla mi convincerà che sia così, non ci credo. E mi dispiacerebbe leggere altrimenti; John è tante cose, ma non insensibile, soprattutto non a Sherlock.
Opto per una spiegazione alternativa qualsiasi, e credo che Sherlock l'avrebbe persino dedotta se fosse lucido e nel pieno delle sue facoltà.
Cosa che non è, suppongo, come potrebbe?
Per l'amor di Dio, c'è un'unica soluzione al pasticcio: John dovrà scrollarsi di dosso i suoi dannati preconcetti sessuali e riacchiappare Sherlock, OVUNQUE LO STIANO SPEDENDO IN MISSIONE.
VAI JOHN!
*e dopo questa, si va a nascondere*

Recensore Master
19/03/15, ore 14:02

Per citare Giacomino Poretti in Tre uomini e una gamba: "Fa star male questa roba qua... e soffro come una bestia". Che, lo so, non c'entra niente, ma fa capire bene lo stato d'animo in cui ero quando ho finito di leggere quest'ultimo capitolo. Se il settimo era lievemente più leggero del secondo, per via del fatto che Sherlock sta sì male e tanto che addirittura piange, ma per me la presenza Janine e le sue faccende, la sua casa e i vestiti da lavare (rigorosamente a secco) hanno reso quel capitolo un po' più digeribile. In questo, invece, i livelli di tensione superano di gran lunga tutto quello che abbiamo visto fino adesso. E mi piace, of course. <3

Per me stai gestendo Sherlock, in una maniera ottima, molto particolare di sicuro, ma anche ben precisa, ovviamente. Lo stai rendendo ancora più umano di quanto lo vediamo nella terza serie, come se fosse una possibile evoluzione di quello che abbiamo visto. Perché tenta di darsi un contegno, di sgomberare la mente e di ragionare con logica e non solo non ci riesce, ma i suoi tentativi sono ai limiti del patetico. Come forse ho già detto, il suo dolore è molto visivo e palpabile. Per esempio, il modo in cui descrivi il suo ritorno a casa, con passi pesanti e il dolore che cresce mano a mano che si avvicina a Baker Street, rendono l'inizio di questo capitolo quasi drammatico seppur non accada nulla se non Sherlock che cammina. Perché sappiamo che deve tornare a casa, ma allo stesso tempo ci si rende anche conto che non lo vuole e che preferirebbe sparire dalla faccia della terra piuttosto che rivedere John. La situazione in cui si trova la descrivi alla perfezione nella parte in cui Sherlock sente la voce di Irene nel suo Mind Palace: lì si rende conto del dramma in cui sta perché sa di non poter vivere senza John e che ormai lui è fondamentale nella sua vita e nel suo lavoro, ma dato che quello che hanno non gli basta più, non vorrebbe nemmeno più vederlo. Di fatto, è molto combattuto. E quindi cerca l'unica soluzione possibile: scappare. Ma tra la prima parte e la decisione di accettare le pericolosissime missioni del governo, c'è un delizioso dialogo con Mrs Hudson. Adorabile, davvero. Lei con il suo fare materno, con il suo essere intelligente e molto intuitiva, empatica, capisce tutto al volo e gli parla come se Sherlock le avesse confessato ogni cosa. Quando dice che: "fa un male disgustoso" io l'ho adorata e ho amato anche te perché è l'uso della parola "disgustoso" che colpisce in maniera particolare. Non è un male diabolico, malvagio, cattivo è un male che disgusta. Dettaglio che rende la frase diversa e le dà un significato ancora più vivo; come se il male di Sherlock fosse un qualcosa di viscido e orribile da vedersi, che lascia in bocca un gusto amaro. Scelta di parole molto accurata, la tua, ma non me ne stupisco per niente. Ah, e rimanendo in tema Mrs Hudson, l'ho trovata fantastica quando dice quella cosa della padella di ghisa XD... lo fa per stemperare l'aria pesante, ma forse in quel momento lì, che Sherlock capisce che lui sarebbe davvero perso se lei lasciasse Baker Street.

In ultimo mi soffermo un attimo sulla decisione di Sherlock. Ti confesso che non mi aspettavo una fuga del genere, anche se pensandoci e avendo letto già il resto ha perfettamente senso che in futuro, Sherlock venga coinvolto in altre missioni (nel senso: da qualche parte avrà pure iniziato a fare la spia). A parte questo, e sarà di certo per la mia tendenza a pensare sempre a che cosa pensa Mycroft e a che cosa prova, ho cercato di immaginarmi cosa avesse potuto provare in quel momento il caro fratellone, quando Sherlock decide di accettare una missione per la quale Mycroft ha fatto l'impossibile, anche ammettere che la sua morte gli spezzerebbe il cuore. Il che è un'eccezione al suo granitico riserbo (e forse me lo ha fatto amare ancora di più, ma questa è un'altra storia). Comunque, tutto quello che so, da quella scena, è che Sherlock sta soffrendo come un cane e gli basta la sola idea di John che si vede con qualcuno, il solo pensiero di John che porta a casa una persona e di vederli insieme, a farlo fuggire. E sa benissimo che se prima della caduta gli dava soltanto un po' fastidio ed era comunque un disastro, ora ne morirebbe di sicuro. Non so, obiettivamente, se John si stia vedendo con una donna e spero vivamente che non sia tanto stronzo da fare una cosa del genere a Sherlock. Forse scappare e buttarsi in un lavoro pericoloso non servirà a niente, ma io penso che al di là del rischio, Sherlock stia facendo bene. La vita a Baker Street dopo quella dichiarazione è pesante e l'atmosfera non è certo delle migliori. John inoltre si comporta da idiota, e non mi riferisco al frequentare altre persone, ma al fatto che non si sia preso nemmeno il disturbo di parlare con Sherlock. Che è Sherlock e quindi è tendenzialmente chiuso a doppia mandata, ma santo cielo... gli ha detto che lo ama e, cristo santo, è Sherlock! Non lo dice mica a tutti! E John invece niente. Non prova neanche a parlare di quello che è accaduto o a scusarsi per le parole dure che ha usato. Niente. Io credo che John in questo momento abbia bisogno che la sua routine venga spezzata da un evento emotivamente tragico, e Sherlock che parte per una missione suicida forse sarà d'aiuto affinché si svegli. Forse. Chi lo sa.

D'accordo ho blaterato abbastanza: scivolo via.
Koa

Recensore Junior
19/03/15, ore 08:35

Mi fai venire il magone con questa storia. Sul serio!
Non odio John, non potrei mai farlo, ma proprio mai mai mai. Però il dolore di Sherlock è terrificante. Mi mozza il respiro. Ti giuro che sono a lezione e ho i lacrimoni. Non. Si. Fa.
Poi sto mentecatto di un dottore riprende pure ad uscire con una tipa...ma non si vergogna? Voglio vedere come la prenderá quando Sherl gli dirá che va in Serbia. Spero per lui che sia una reazione come si deve. Lo spero tanto. Perchè è troppo straziante questa situazione. :'(
Capitolo bellissimo come sempre, aspetto il continuo con impazienza (l'ho presa sul personale questa storia)!
Baci, Thil.

Recensore Junior
16/03/15, ore 19:03

Hai scritto un continuo splendido!
Mi è piaciuto tutto... hai fatto la scelta giusta, facendo entrare in scena Janine... come ti scrivevo, lei è un personaggio esterno, e ed è stata semplicemente lei.... ho adorato il loro scambio di battute e poi quel -
“Quel tappeto mi piace, e anche se so che me lo ricompreresti, non è meglio se mi chiedi di aiutarti?" -
Sembra veramente l'Amica, quella che si comporta nella stessa maniera anche se tu sei devastato, con la febbre e con un bagno in Tamigi. Per me è la sua l'ancora e tale deve essere.
Discorsi semplici, non gli mette l'ansia per capire cosa è successo (anche se lo ha capito), non attraversa la linea, e anzi gli lascia il suo spazio - "Devi riposare, ti lascio in pace" -.
L'ultima parte, è dolorosa. Finalmente da solo, si sfoga. Fa uscire e cerca di farlo uscire, tutto il dolore della giornata, per "ritornare" quello di prima il giorno dopo.
Il pensiero a John c'è sempre....e io spero, SPERO che qualcosa abbia scritto, ma anche chiamato, ma anche che lo sta continuando a cercare... l'arsenale è sempre pronto! ;)
A presto!

Recensore Master
16/03/15, ore 14:39

Splendido. Dopo l'ultima versione alternativa che mi ha fatto brontolare un po', tu lo sai, qui ritrovo la tensione emotiva che è il tessuto della storia. Sh lascia sconvolto, fradicio il 221b e il ghiaccio di John e fugge dal dolore immenso della delusione. Sorprendente il fatto che tu gli hai "indicato" la casa di Janine, personaggio che è sempre stato valutato secondario, ma che tu ci riporti come contrasto accogliente con l'arida (spero momentanea) codardìa di Watson. "...-Per favore- mormora...": la prima volta che il consulting chiede con gentilezza, è distrutto e tu l'hai raffigurato bene mediante un atteggiamento arrendevole che, attribuito a qualcun altro è normale routine ma, riferito a lui, diventa veramente la spia commovente della sua disperazione. Hai ammiccato anche alla sherlocked che anima molte di noi ("..Peccato. Resti uno schianto...") ma l'hai fatto con dei rapidi tocchi eleganti, senza inutili sconfinamenti. Tutto molto verosimile, anche l'atteggiamento di Janine che ha già ripreso in mano la sua vita, nonostante l'infelice esito del suo (non)rapporto con Sh: dopotutto lui non piace a tutti, nonostante l'unicità del suo essere ed apparire. "..mentre le sue lacrime ardono e si sciolgono e gli colano sul viso, gli bruciano gli occhi...": ecco la degna continuazione del famigerato cap.6, a scena forte (il consulting che scappa disperato nella notte) fai seguire scena forte (il suo pianto "faticoso"). Ripeto: splendido.

Recensore Master
16/03/15, ore 13:53

Ciao, beh, che dire di questo capitolo? Esattamente è la diretta conseguenza di quello che accade nel precedente. Data la febbre e lo stato in cui versava, c'era da aspettarsi che Sherlock andasse a chiedere asilo, ma tra tutti - e convinta che volesse evitare Mycroft - non avrei mai creduto che andasse proprio da lei. Lei si comporta molto bene, da amica, capisce tutto semplicemente guardando Sherlock in faccia che, tuffo nel Tamigi a parte, ha l'espressione di uno che è stato mollato. Tutta la scena in cui lui arriva e lei si prende cura di lui, è molto carina. Ma ovviamente non è tutto qui. Mi piace molto l'idea che Sherlock si sia lasciato andare fino al punto di piangere. Sa già quello che sarà domani, la freddezza che si metterà addosso, o almeno ci proverà, ma per il momento e vista anche la febbre, può permettersi di persino di piangere. Nel frattempo il mio fastidio verso John Watson cresce a dismisura, e voglio proprio vedere cosa succederà una volta che Sherlock farà ritorno a Baker Street e se, ma giusto "magari" si è preoccupato appena un po' per Sherlock e per la febbre alta.

Insomma, mi è piaciuto molto anche questo capitolo.
Alla prossima.
Koa

Recensore Junior
16/03/15, ore 00:27

Odioso, John è un essere odioso. Fare a Sherlock una cosa simile! Farlo piangere. PIANGERE. Razza di idiota che non è altro.
E tu dovresti smetterla di discrivere così bene il dolore del detective che poi mi fai andare a letto col magone :(
amo questa storia ma ti ripeto che se avessi qui John lo prenderei a testate. Jeanine mi è sempre piaciuta molto (tolto il primo attimo nella serie quando è comparsa a casa di Sherlock che ho urlato dal disappunto) quindi confido in lei, spero che possa dare a John una strigliata con i controfiocchi!
Sono curiosissima di sapere come continua questa storia, il medico ha cercato Sherlock? è in pensiero? Non gli importa? Ahhhh quanti interrogativi! Ti prego fai luce sulla questione, questa suspance mi uccide ;)
Aspetto con ansia il prossimo aggiornamento. Baci, Thil.

Recensore Master
13/03/15, ore 16:21

Sono corsa qui subito, dallo splendido ma scomodo capitolo precedente, per trovare una sosta rilassante anche per Sh, per farlo riposare un po' e consolare ma vengo schiaffata, dalle tue parole, addosso al muro del 221b, ad assistere ad una scena che mi ha rimescolato dentro, tra sentimenti contrastanti e condensati in una completa condivisione con il dolore di Sh. Io, per educazione o quant'altro, sono piuttosto tradizionalista ma, fin dall'inizio della serie televisiva, ho lasciato che mi prendesse il fascino di questo grande, inusuale sentimento, che non può essere etichettato in alcun modo perchè sarebbe troppo riduttivo. E' geniale, dal punto di vista narrativo, far risaltare il contrasto tra la gigantesca figura del consulting, degnamente rappresentato nella sua particolare unicità anche fisica, consumato dall'attesa e dal rispetto che si è imposto per quel coniglio di John e la piccola, opaca, squallida figura di quest'ultimo. Il sole e un asteroide. Hai reso benissimo il suo essere, quello di Watson, reso codardo di fronte a quella realtà, probabilmente dal suo background piccolo borghese. O, voglio spezzare una lancia in suo favore, ma piccola, però, terrorizzato, appunto, dall'immensità di chi gli sta supplichevole davanti. Mi rifiuto di pensare alla reale adesione del suo cuore a quanto ha detto. Grazie ancora per le tue parole ma, stavolta, mi hai realmente turbato.

Recensore Master
13/03/15, ore 15:50

Il capitolo non è certo facile da leggere ("..Intanto è lenta ed estremamente difficile...") anche perchè entriamo nell'area-Mycroft e, con lui, si sa, è tutto più labirintico e complicato. Tu hai costruito perfettamente il "terreno" infido di questo personaggio con frasi ricche di riflessioni, di osservazioni razionali ("..È contaminata da un giudizio negativo. Non è sincera..."), di dialoghi dove il "non detto" supera l'effettivo contenuto espresso. Tutto confluisce a rendere ancora più penosa l'angoscia di Sh ("..strizzato tra la vergogna e il dolore della verità come una spugna un po' lacera ed esausta..." splendida immagine!). Il consulting ha intuito che la chiave del cuore di John è nella piccola Billie, chiave che gli permetterà di restituirgli una parte della sua anima e la possibilità di fare qualcosa di grande per lui. "..Confusione, angoscia e ora anche ansia. Panico...": è un capitolo di raccordo, di cucitura di più avvenimenti e situazioni drammatiche che confluiscono tra le mani pallide di Sh e che lo espongono in balìa della sua neonata umanità. "..un unico blocco di marmo dalle volute dei ricci alle punte delle scarpe...": immagine unica, che mi richiama alla mente lui ad Appledore, splendido e silenzioso, di fronte alla maligna sfrontatezza di Magnussen. Mi fermo e, per ora ti lascio con il messaggio con cui chiudi questa pagina: "Grazie". Per la profondità di ciò che scrivi. E per come lo scrivi.
(Recensione modificata il 13/03/2015 - 03:53 pm)