Recensioni per
Protect me from what I want
di allonsy_sk
"...Non resta che leggere gli avvenimenti delle ultime ore nel mosaico di mozziconi e cenere sul marciapiede...": Sh vuole tornare ad essere quello che era, una macchina dal perfetto ingranaggio deduttivo capace di scomporre la realtà e leggerla minuziosamente. Il taglio dell'immagine, infatti, ci fa affacciare sulla scena con lo sguardo analitico e sprezzante di chi ha troppo sofferto e sta tentando di recuperare qualcosa di sé che lo aiuti ad andare avanti. Angosciante la visione di una Baker Street ("..intrappolato in un loop perverso, come un disco rigato...") che non è più un rifugio e un posto accogliente ed unico, e questo l'hai reso bene con immagini graffianti, dure, assolutamente adeguate a quello che è lo stato d'animo di chi pensa di aver perso tutto, anche l'illusione di una "casa". L’accuratezza della descrizione fatta esclusivamente di dati visivi, di cui fanno parte le persone che si muovono in quell’attesa del destino che si compia, si alterna efficacemente con la sovrapposizione del nostro essere semplici lettori a quello di sentirci parte integrante dei pensieri sferzanti e disillusi di Sh. Ed è sempre e solo ritornare con la mente a John, nell’incapacità di difendersi accantonandone il ricordo. Originale quell’improvviso ingresso nella scena della proiezione dei suoi desideri (“…di fronte alla palese, crudele presa in giro da parte del caso…”) che si materializza nella coppia dei due giovani che, non a caso, sono il ritratto di suo e di Watson (“…più basso e robusto…,Ha un bel viso, e senza volere attira parecchi sguardi…”) forse provenienti da un universo parallelo…O frutto della sua immaginazione….Così il consulting si avvia verso la sua mèta, che potrebbe essere la morte ma, ormai, questa considerazione non lo tocca più di tanto. Un accavallarsi di frasi, la tua storia, con cui hai rappresentato, in maniera sempre personale e centrando il bersaglio, un mare di angst senza inquinarlo, però, con vuoti vittimismi. |
Ciao! |
Ehi, allora, stordita dall'ora legale proverò a lasciare una recensione decente... XD anche se la vedo dura. |
Seriamente. Io sto AMANDO questa storia! Anche se grazie le altre storie della raccolta ormai sappiamo cosa accadrà riesci comunque a tenermi sulle spine, a soffrire per Sherlock e ad aspettare con ansia il prossimo capitolo. Ti faccio i miei complimenti e sappi che leggerò qualsiasi cosa scriverai! :3 |
Ti aspettavo al varco, lo sai e non mi hai deluso: ci hai regalato una "manciata" di Sh che è come un piatto d'alta cucina, va gustata piano, assaporandola veramente. Nulla di già visto, di ormai trito e ritrito (e la quantità del già detto sul fandom è esorbitante...) ma qualcosa che, nel suo essere perfettamente IC, aggiunge altre pagine avvincenti al grande romanzo di Sherlock BBC. "..Non può lasciarsi sconfiggere da una semplice maniglia...": la quotidianità che, un tempo non tanto lontano, comunque, era rifugio e vera casa, ora sembra infida, pericolosa, ancora catalizzatrice di grande sofferenza. E Sh, di sofferenza, ne ha avuta troppa, avverte la paura che si ripeta lo schiaffo mortale della delusione. E' in bilico tra due scelte fondamentali: quella di lasciare che il suo, ormai devastante sentimento per John, lo faccia accettare, come niente fosse, le briciole di un'umanità confusa ed egoista ("..È in equilibrio su un sottile cavo...") oppure il colpo d'ala faticoso ma definitivo, che gli permetterebbe di fuggire lontano, anche a costo della vita, pur di non perderla comunque nella consapevolezza che non sarà mai ricambiato. E sarebbe la solitudine più agghiacciante. Bellissimo l'intermezzo con Mrs Hudson, figura di sfondo ma irrinunciabile musa per Sh. Hai espresso la tenera consolazione di chi ama incondizionatamente Holmes, in modo più che filiale, ed il consulting vi approda, tenero ed arruffato, in cerca di una carezza. Intermezzo che si conclude quando Sh riprende coscienza della situazione di terribile stallo in cui si è impantanata la sua vita: John sembra aver trovato una distrazione, è assente, lontano; lui, invece, pensa anche alla bambina, vittima innocente di tutto. Nella scena fai irrompere la gigantesca figura di Mycroft che si esprime con l'essenzialità di chi è abituato a risolvere situazioni ingarbugliate ("...Come stai, Sherlock?..."). Geniale il colpo di scena: Sh se ne andrà, mettendo a repentaglio la sua vita, ma questo gli provoca meno dolore della visione di un John completamente estraneo ("...si sta comportando in maniera indefinibile..."). Bello. |
Fa male osservare tutto questo, fa male vederli autodistruggersi senza far niente. |
Io mi rifiuto di credere che John si stia vedendo con chicchessia. Nulla mi convincerà che sia così, non ci credo. E mi dispiacerebbe leggere altrimenti; John è tante cose, ma non insensibile, soprattutto non a Sherlock. |
Per citare Giacomino Poretti in Tre uomini e una gamba: "Fa star male questa roba qua... e soffro come una bestia". Che, lo so, non c'entra niente, ma fa capire bene lo stato d'animo in cui ero quando ho finito di leggere quest'ultimo capitolo. Se il settimo era lievemente più leggero del secondo, per via del fatto che Sherlock sta sì male e tanto che addirittura piange, ma per me la presenza Janine e le sue faccende, la sua casa e i vestiti da lavare (rigorosamente a secco) hanno reso quel capitolo un po' più digeribile. In questo, invece, i livelli di tensione superano di gran lunga tutto quello che abbiamo visto fino adesso. E mi piace, of course. <3 |
Mi fai venire il magone con questa storia. Sul serio! |
Hai scritto un continuo splendido! |
Splendido. Dopo l'ultima versione alternativa che mi ha fatto brontolare un po', tu lo sai, qui ritrovo la tensione emotiva che è il tessuto della storia. Sh lascia sconvolto, fradicio il 221b e il ghiaccio di John e fugge dal dolore immenso della delusione. Sorprendente il fatto che tu gli hai "indicato" la casa di Janine, personaggio che è sempre stato valutato secondario, ma che tu ci riporti come contrasto accogliente con l'arida (spero momentanea) codardìa di Watson. "...-Per favore- mormora...": la prima volta che il consulting chiede con gentilezza, è distrutto e tu l'hai raffigurato bene mediante un atteggiamento arrendevole che, attribuito a qualcun altro è normale routine ma, riferito a lui, diventa veramente la spia commovente della sua disperazione. Hai ammiccato anche alla sherlocked che anima molte di noi ("..Peccato. Resti uno schianto...") ma l'hai fatto con dei rapidi tocchi eleganti, senza inutili sconfinamenti. Tutto molto verosimile, anche l'atteggiamento di Janine che ha già ripreso in mano la sua vita, nonostante l'infelice esito del suo (non)rapporto con Sh: dopotutto lui non piace a tutti, nonostante l'unicità del suo essere ed apparire. "..mentre le sue lacrime ardono e si sciolgono e gli colano sul viso, gli bruciano gli occhi...": ecco la degna continuazione del famigerato cap.6, a scena forte (il consulting che scappa disperato nella notte) fai seguire scena forte (il suo pianto "faticoso"). Ripeto: splendido. |
Ciao, beh, che dire di questo capitolo? Esattamente è la diretta conseguenza di quello che accade nel precedente. Data la febbre e lo stato in cui versava, c'era da aspettarsi che Sherlock andasse a chiedere asilo, ma tra tutti - e convinta che volesse evitare Mycroft - non avrei mai creduto che andasse proprio da lei. Lei si comporta molto bene, da amica, capisce tutto semplicemente guardando Sherlock in faccia che, tuffo nel Tamigi a parte, ha l'espressione di uno che è stato mollato. Tutta la scena in cui lui arriva e lei si prende cura di lui, è molto carina. Ma ovviamente non è tutto qui. Mi piace molto l'idea che Sherlock si sia lasciato andare fino al punto di piangere. Sa già quello che sarà domani, la freddezza che si metterà addosso, o almeno ci proverà, ma per il momento e vista anche la febbre, può permettersi di persino di piangere. Nel frattempo il mio fastidio verso John Watson cresce a dismisura, e voglio proprio vedere cosa succederà una volta che Sherlock farà ritorno a Baker Street e se, ma giusto "magari" si è preoccupato appena un po' per Sherlock e per la febbre alta. |
Odioso, John è un essere odioso. Fare a Sherlock una cosa simile! Farlo piangere. PIANGERE. Razza di idiota che non è altro. |
Sono corsa qui subito, dallo splendido ma scomodo capitolo precedente, per trovare una sosta rilassante anche per Sh, per farlo riposare un po' e consolare ma vengo schiaffata, dalle tue parole, addosso al muro del 221b, ad assistere ad una scena che mi ha rimescolato dentro, tra sentimenti contrastanti e condensati in una completa condivisione con il dolore di Sh. Io, per educazione o quant'altro, sono piuttosto tradizionalista ma, fin dall'inizio della serie televisiva, ho lasciato che mi prendesse il fascino di questo grande, inusuale sentimento, che non può essere etichettato in alcun modo perchè sarebbe troppo riduttivo. E' geniale, dal punto di vista narrativo, far risaltare il contrasto tra la gigantesca figura del consulting, degnamente rappresentato nella sua particolare unicità anche fisica, consumato dall'attesa e dal rispetto che si è imposto per quel coniglio di John e la piccola, opaca, squallida figura di quest'ultimo. Il sole e un asteroide. Hai reso benissimo il suo essere, quello di Watson, reso codardo di fronte a quella realtà, probabilmente dal suo background piccolo borghese. O, voglio spezzare una lancia in suo favore, ma piccola, però, terrorizzato, appunto, dall'immensità di chi gli sta supplichevole davanti. Mi rifiuto di pensare alla reale adesione del suo cuore a quanto ha detto. Grazie ancora per le tue parole ma, stavolta, mi hai realmente turbato. |
Il capitolo non è certo facile da leggere ("..Intanto è lenta ed estremamente difficile...") anche perchè entriamo nell'area-Mycroft e, con lui, si sa, è tutto più labirintico e complicato. Tu hai costruito perfettamente il "terreno" infido di questo personaggio con frasi ricche di riflessioni, di osservazioni razionali ("..È contaminata da un giudizio negativo. Non è sincera..."), di dialoghi dove il "non detto" supera l'effettivo contenuto espresso. Tutto confluisce a rendere ancora più penosa l'angoscia di Sh ("..strizzato tra la vergogna e il dolore della verità come una spugna un po' lacera ed esausta..." splendida immagine!). Il consulting ha intuito che la chiave del cuore di John è nella piccola Billie, chiave che gli permetterà di restituirgli una parte della sua anima e la possibilità di fare qualcosa di grande per lui. "..Confusione, angoscia e ora anche ansia. Panico...": è un capitolo di raccordo, di cucitura di più avvenimenti e situazioni drammatiche che confluiscono tra le mani pallide di Sh e che lo espongono in balìa della sua neonata umanità. "..un unico blocco di marmo dalle volute dei ricci alle punte delle scarpe...": immagine unica, che mi richiama alla mente lui ad Appledore, splendido e silenzioso, di fronte alla maligna sfrontatezza di Magnussen. Mi fermo e, per ora ti lascio con il messaggio con cui chiudi questa pagina: "Grazie". Per la profondità di ciò che scrivi. E per come lo scrivi. |