Salve!
Negli ultimi giorni rileggevo un po’ di tue storie, cercando un ordine per recensire. Avevo intenzione di passare prima a “Non ti curar di loro” ma poi ho optato per qui.
È una Minerva splendidamente caratterizzata, nel suo affetto per gli studenti. Li ha visti crescere e, purtroppo, morire. Credo li amasse molto più di Silente, sconfinando in un amore materno, e una madre non vorrebbe mai vedere i propri figli morire.
Ho adorato il fatto che mettesse le foto tra i ritratti dei presidi e che ancora non accettasse nemmeno la morte di Lily e James a distanza di tutto quel tempo, e così a maggior ragione quelle di Sirius, Remus, Fred e Colin. Soprattutto i primi e gli ultimi due, decisamente troppo giovani (la Rowling non ci è andata mica piano a decimarli). Gli hai dato piccole pennellate che li hanno resi vividi, come il ghigno spezzato di Fred e gli occhi spalancati di Remus.
E Minerva, la severa professoressa di Trasfigurazione, l’amata professoressa di Trasfigurazione (Harry infligge la Cruciatus ad Amycus Carrow per averle sputato e, sapendo quanto sia restio a usare le Maledizioni Senza Perdono, non è roba da poco), vuole ricordarli nei periodi più belli della loro vita, quando ancora sorridevano spensierati. Sotto le foto la Spada di Grifondoro, forse l’emblema del coraggio di tutti loro, delle loro vite immolate per la pace. E poi quella lacrima che le sfugge al pensiero, azzeccato definirla “dispettosa”, mi ha sempre dato l’impressione di essere una donna incline a nascondere le proprie debolezze, poco propensa a lasciarsi andare e forse “mentalmente rigida”, un po’ come Hermione.
Pur conoscendo ben poco di Leopardi, il titolo mi ha scavato un solco dentro il cuore. Quel “Quanta beltà splendea negli occhi tuoi ridenti” l’ho inteso sia riferito ai ragazzi sia a lei.
Lei che li guarda con gli occhi luccicanti d’orgoglio, i suoi Grifondoro (perché onestamente, Minerva, così come Severus, era parecchio di parte quando si trattava della propria Casa).
Lo stile è coinvolgente, mischia le frasi (sia normali che in corsivo) in un ottimo connubio, e i vocaboli sono esattamente al posto giusto, nulla che stoni o si renda inopportuno.
Ho avuto un attimo d’inopportuno fangirlamento quando ho letto di Lily e James accostati vicini (è quasi impossibile immaginarli l’uno senza l’altra), poi mi sono un attimino commossa pensando che erano giovani, felici innamorati, con un bambino… insomma, non si meritavano quella fine.
E poi Sirius, che della libertà ha fatto il suo regime di vita, vivendo libero e morendo così come avrebbe voluto.
Fred, che dopo aver scoperto l’inaspettata vena ironica di Percy (suppongo sia stato contento di sapere che suo fratello non era poi così male) se n’è andato lasciando un vuoto, soprattutto al povero George. Seriamente, è stato usato come tappabuchi perché nel progetto originario Ron moriva e lui sposava Hermione.
L’immancabile Colin, morto per seguire fino in fondo Harry, lui che dal primo anno cicalava scattando foto con l’immancabile macchinetta fotografica.
Remus, morto insieme alla moglie Tonks, lasciando Teddy orfano, proprio adesso che si era costruito la famiglia che da giovane non osava nemmeno desiderare.
Dopo aver letto questa storia credo proprio che darò un’occhiata anche alla poesia “A Silvia”, per risalire alla sorgente d’ispirazione.
Nel complesso è un Missing Moment curato e commovente, uno scorcio sulla Minerva preside del dopoguerra, per la quale non posso che farti i complimenti.
A presto,
LaTeoriaDelTutto
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