Recensioni per
You couldn't hate enough to love
di Nocturnia

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
18/02/17, ore 00:12

E’ una bella rivelazione questa storia, un’occhiata veloce su un sogno mutevole come l’entità da cui esso ha preso e rubato la vita; una storia che si potrebbe leggere dall’inizio alla fine per avere un significato, dalla fine all’inizio per ottenerne retrospettiva conferma. A onor di anticonformismo, preferisco cominciare da metà -da dove chi inizia ne ha già metà della fatta, da dove chi finisce non ha più nulla da fare.

Iniziamo dal centro e fissiamo come riferimento quella Alex che si dimena e si contorce febbricitante, sofferente, morente sotto lo sguardo accorato e impotente del disperato Stuart. Una scena importante e dolorosa, senza alcun dubbio, ma non è questo il motivo per cui l’abbiamo scelta. Leggendo di questo dramma sembra quasi di poterlo considerare come una mera parte di un sogno più grande, un incubo di proporzione anomala vissuto da Alex per Alex e a cui chi, se non Alex, potrebbe desiderare prender parte?

Vive un po’ come una specie di metafora il fatto che lady Wesker possa sognare tutto ciò che la storia racconta, che è già avvenuto e che avverrà, partendo da questo momento di così grave dolore. Dopotutto, la condizione di malattia nella quale la nostra bella versa esiste un po’ come cardine stesso intorno a cui tutto ruota: in fondo se Alex non si fosse ammalata non avremmo mai avuto la fuga a Sushestvovanie, non avremmo avuto le ricerche sul Phobos, diamine, forse non avremmo avuto nemmeno la morte di Albert se Alex avesse avuto l’opportunità di rimanergli accanto. Ecco dunque, ecco il motivo per cui preferisco ricondurre tutto a questo momento. E’ Alex, con i suoi dolori, a far girare il mondo. Mondo stronzo, mondo lurido senza di Albert.

Albert, un punto in più a sostegno di questo punto di vista. Albert è morto, Albert è un sogno. Il sogno di Alex di notte e di giorno, da viva e da morta, da libera e incatenata. Un sogno e un cancro nella vita reale, una malattia che distrugge una parola per volta la tela di un tessuto già oltre ogni limite sfibrato, una voce che chiede di tornare indietro.
Mai tornare indietro, soprattutto se ti capita di essere Alex Wesker: fallo e rimarrai incenerita, macellata sul colpo, squartata dal peso di un’esistenza di ferro e piombo. Eppure, ancora una volta Alex si odia abbastanza da amare Albert e compiere quel maledetto passo a ritroso: lo fa e noi troviamo la seconda scena portante, l’immortale lady di cartapesta (carta e pesta) sbattuta a crepare sul suo letto di morte -magari fosse stato quello il suo letto di morte. E anche qui, nel suo sogno, chi ritroviamo? Sempre lui, sempre Wesker. Alex è al crocevia, scruta alle sue spalle e vede Albert Wesker e la sua voglia turpe; soffre, ritrae di scatto lo sguardo e al suo fianco vede Albert Wesker, riempie i polmoni del lezzo di putrefazione e accoglie la pazzia roderla dentro; alza gli occhi davanti a sé e infine scorge Albert Wesker, tutta la sua vita, tutta la sua libertà.   

Guardate dunque cosa è riuscito a combinare Wesker, che dall’alto della sua potenza ha distrutto se stesso e poi anche lei. Non c’è due senza tre e il quarto vien da sé. Un brivido per Alex, che allora giura che mai permetterà che accada qualcosa al piccolo Jake. Il figlio di Albert, il figlio di un’altra donna.
Il figlio dell’uomo che ama che si è portato a letto un’altra donna.
Quanti guai in vista si prospetterebbero per il giovane Wesker, grossi guai. Invece no. Nel sogno dove Alex è protagonista e carnefice, nel suo strampalato Paese delle Meraviglie, Jake sarà il più bello e prezioso dei tesori che troverà il più potente e contrastato degli angeli custodi. Una ragazzina dagli occhi castani che rivedrà in lui il riflesso reale di un sogno che sta ancora vivendo, il lascito di una casata maledetta che lotta ancora per sopravvivere -e per morire. Una bambina come Natalia, una donna come Alex.

E’ interessante poter notare come Alex in realtà stia compiendo un passo dopo l’altro all’interno di un percorso ben preciso, tale nel sogno così come nella realtà. Una strada sterrata che si sta avvicinando alla sua fine, fine della quale Alex sta plasmando il modo; una nuova via che sta dirigendosi verso un altro inizio, via che Alex sta incoscientemente percorrendo accompagnata da un’ombra della quale presto si libererà. Ripensandoci, si tratta solo dei due modi diversi tramite i quali Alex sta disperatamente cercando di affrontare il lutto, con i quali ne sta forzando la serratura per farne alleggerire le nebbie: accogliere la morte da un lato, vincerla dall’altro. Ingannarla, rubargli l’anima che ha sottratto per riportarla nel mondo dei vivi. E' in questo che la Wesker sceglie la via corta, che sceglie per sé il suicidio. E ancora una volta chi, se non lui, a sostenerle la mano? Un cancro, un cancro sotto tutti i punti di vista. La salute e la malattia di Alex, come direbbe quel visionario di Kafka. Ciò che sussurra quel libro chiuso sul pavimento a fianco di corpo martoriato nel fisico e nella mente.

Eppure c’è un altro elemento che bisogna considerare: la donna che muore e ritorna, che per la vastità della sua cattiveria viene vomitata perfino dalla bocca dell’inferno che l’aveva inghiottita. Basta con la malinconia, basta con il dolore, finiamola con questa storia di sentimenti non confessati, parabole di amore e di odio, ti amo mai pronunciati e soffocati nell’urgenza di un feroce amplesso, non è solo questo una così efferata malattia. Non è solo questo che fa contorcere Alex dal dolore fin nelle viscere. No, deve esserci... c’è dell'altro. Del marcio nelle profondità, del rancido, del putrido. Della sostanza corrotta di cui sono fatti i sogni che corrodono questa nostra anima in pena che scalpita, urla, maledice, supplica, soffre. Poi odia. Odia tanto e odia male, tutto e tutti. Odia la famiglia che l’ha cresciuta, odia sua madre, odia suo padre, odia la sua stessa essenza, la sua stessa vita. Non ha amici, non ha amore, non ha nulla eppure odia, odia e distrugge e dispensa dolore e morte, pestilenza e solitudine per chiunque la tocchi o la sfiori neppure. Nella lucidità di un momento odia perfino Albert. Tu dici che non si può odiare abbastanza da amare e hai ragione, oh se hai ragione.     

Per queste ragioni non mi viene difficile pensare ad Alex come a un’entità statica e morente immortalata nel suo ultimo sogno, come a una persona che in una stazione come un’altra della sua personale Via Crucis possa pensare a tutto questo, che possa vivere la sua paradossale utopia in lacrime perché sa che al termine sarà il Golgota ad attenderla -perché sa che prima o poi l’intercessore dovrà smettere di sognare. E sarà allora che Alex tornerà indietro, che penserà a come tutto sia sempre stato destinato a fallire, come sia sempre stato nelle loro corde decidere di morire, come per gente come loro non ci sia stata mai nient’altro che la forca. Penserà a quella lettera mai davvero letta, a quella volta che Albert l’aveva sfiorata e le aveva fatto il solletico, che aveva riso talmente tanto che solamente baciandola lui era stato in grado di farla smettere; penserà a quando Albert aveva trovato il coraggio di ridere della battuta più stupida del mondo -quando era ancora loro il mondo- e all’ultima volta che le aveva chiesto di suonare un pezzo al pianoforte per lui, che parlasse di loro.

Sono tante le cose che Alexandra ricorderà, i sentimenti che vivrà rinchiusa nel corpo di Natalia, un corpo che crescerà per adattarsi alle sue esigenze, plasmato dalle sue esigenze e dalle sue memorie, ma soprattutto plasmato dal sogno. Quello stesso sogno a cui si aggrappava, morente, prima della fine e che tornerà poi ad esigere la sua attenzione una volta ancora. Un sogno -un uomo- per cui Alex non esiterà a tentare l’impossibile,  per cui odierà loro pur di vincere al gioco, per cui odierà abbastanza da amare.       
(Recensione modificata il 18/02/2017 - 12:13 am)

Recensore Junior
25/05/15, ore 14:53

Sono in ritardo. As usual. Ma - c'è un ma - ho riletto questa storia almeno tre volte. Perché è bellissima. Una Future Fic che ha tutte le carte in regola per scivolare all'interno del canon e trovare il proprio posto con scioltezza, come se fosse sempre stato suo di diritto.
Adoro la contrapposizione Natalia/Alex durante tutta la narrazione, la rabbia sottopelle della donna mai chiaramente riflessa nel volto della bambina che inizia a diventare adulta; la parte assieme a Chris, con quella allusione-non allusione, l'ho trovata meravigliosa.
Lui è come se sentisse qualcosa che stona - e questo Alex lo sa.
E poi i pezzi con Wesker. I pezzi con Wesker.

Ancora una volta, complimenti vivissimi.

Recensore Veterano
23/05/15, ore 17:48

Ciao Nocturnia,
Perdonami il ritardo come sempre..... Questa storia è fantastica, mi stai facendo innamorare del personaggio di Alex più di quanto abbia fatto il gioco.

E poi il legame fra Albert e Alex ha un che di... meraviglioso, se vogliamo semplificarlo così.

Il modo in cui hai parlato del rapporto fra "Natalia" e la sua nuova famiglia, mi è piaciuto moltissimo, il modo in cui Alex li inganna tutti... e che allo stesso tempo sembra non riuscire a comprendere il genuino affetto che provano per lei.

Davvero ti faccio i miei complimenti....(sono iper-ripetitivo lo so, ma non trovo altri termini)
*Offre una coppa gelato*
-Anthony Edward Stark

Recensore Junior
19/05/15, ore 16:00

Fantastica e stupenda come sempre le adorò sempre di più le tue storie sei fantastica ti adorò continua così *offre una coppa d'oro piena di gelato alla nocciola*