Recensioni per
Filosofie di assurda quotidianità
di darkselenian
Premesso che sono una grande consumatrice di caffè e che il 30% delle volte che prendo il caffè alle macchinette non scende il cucchiaino e mi devo ustionare le dita o berlo amaro: che dire, non posso che apprezzare una riflessione su un oggetto tanto banale quanto indispensabile come un cucchiaino. E poi è curioso il paradosso: il suo frenetico girare nella tazzina permette a noi di goderci un momento meritatamente tranquillo, una pausa dalla vita fin troppo amara, un'occasione per addolcirla. Come al solito è un piacere leggere le tue riflessioni! |
Confesso che appena ho letto il titolo ho temuto che la poesia parlasse dei limiti matematici. Ma per fortuna no. E' vero che spesso chi sta a margine non viene notato. Però, per conosolare la povera cornice, posso dire che ci sono artisti (soprattutto moderni) che considerano la cornice parte dell'opera e vi dipingono sopra oppure la curano nei minimi dettagli. Insomma, una piccola rivincita per le povere cornici! |
Poveri ombrelli. Alla fine sono loro che si salvano ogni volta che piove. Sono in un certo senso i martiri della città e ti rendi conto di quanto sono importanti solo quando piove e tu ti ritrovi a ripararti con il giornale e a correre da un portico all'altro. Ed è vero, ogni volta che viene un acquazzone improvviso è una strage. Decisamente a tema con il clima di questi giorni! |
Questa poesia-nonsense mi ha fatto sorridere. Bè, ci vuole una grande attenzione nonchè fantasia per costruire una poesia simpatica come questa su una scia dolce e amara allo stesso tempo. Ho apprezzato particolarmente le riflessioni tra parentesi. |
Col caldo che avanza, la tua poesia sa d'estate. E' proprio vero, quando la sete prende nulla è più buono dell'acqua e visto che ultimamente le macchinette automatiche vengono saccheggiate dell'acqua devo portarmela da casa se non voglio morire di sete! L'idea di sottolineare l'importanza dell'acqua (volendo ci si può ricollegare a problemi come la privatizzazione dell'acqua o la desertificazione) mi piace. Come sempre, attendo nuove poesie! |
Meravigliosa! Un lampione nella notte è proprio l'ideale di serenità nei miei pensieri. Pensieri e parole allora a cosa servono? Basta continuare a fissare il buio e senza sforzo tutta una vita ti si proporrà davanti. |
Originale come idea cominciare a parlare del buio e del fatto che non sia poi malvagio per poi scoprire che a parlare era un lampione. Poi mi è piaciuto molto il paragone buio-solitudine; forse è per questo che le persone hanno paura del buio, perché ci si sente soli e preda delle paure. Ed infine l'orgoglio di un lampione che si paragona ad un faro: perché è innegabile che camminare per strada di notte senza i lampioni sarebbe impossibile! Hai raccolto parecchie idee interessanti: complimenti! (Grazie per i ringraziamenti e scusa per il ritardo!) |
Senza dubbio un gomitolo ha un modo di ragionare complicato, intricato e difficile da sbrogliare, una matassa di pensieri e idee attorcigliati e indistricabili come il labirinto del Minotauro (effettivamente quando ho letto il riferimento ho pensato subito ad Arianna!) Mi piace la personalità di questo gomitolo (si potrà poi parlare di personalità? O_o) e il suo modo di divagare. Assolutamente a tema ;-) |
Quant'è vero che ogni attesa è più scomoda di una poltroncina! Soprattutto le attese che precedono le visite mediche...D'altronde ogni poltroncina deve sopportare il peso di una persona che aspetta un esito e teme l'ignoto: dev'essere davvero un compito ingrato. Ma, come dice di fare la poltroncina, sarebbe bene che anche noi imitassimo il suo esempio e ci soffermassimo pensare su ciò che significa aspettare: prepararsi ad affrontare ciò che ci aspetta. Avessi anch'io un po' di pazienza! |
Sono tornata dopo tanto tempo. Molto bella. L'attesa come dici tu è scomoda e non centra solo la poltroncina credimi. L'attesa è una cosa snervante che pare non abbia mai una fine. Ogni istante è un'attesa del prossimo. Scomodo. Immagina se non ci fosse il tempo...be, ora sto divagando. |
Che tristezza quando uno di quei palloncini vola via e li si vede alzarsi in cielo. Io penso sempre al bambino che piange. Ugualmene triste è quando si sgonfiano e pian piano si afflociano a terra. E' incredibile quanto un oggetto così effimero e di breve vita possa racchiudere ciò che manca a molti di noi (e che la tua poesia vuole far notare forse con "voi ben piantati a terra, zavorrati a sufficienza per non poter salire"). In fondo un palloncino ad elio non è che il simbolo dell'infanzia, destinata a svanire o a sgonfiarsi. Confesso che per capire tutto il significato della poesia ho dovuto leggere le note, ma mi è piaciuta molto proprio per la sua "complessità". Come al solito attendo aggiornamenti! |
"ma da che mondo è mondo le necessità non esistono s'inventano". La mia frase preferita in assoluto di questo capitolo perché è proprio vera: vivremmo anche senza cellulare (forse anche meglio) ma da quando sono stati inventati ne siam diventati dipendenti. Complimenti, continua così (e aggiorna più spesso!). |
Divertente! Giocare con le parole è assolutamente uno dei passatempi più spassosi! Brava! |
Anch'io mi diverto a giocare con parole uguali ma significati diversi (solo che io le uso per pessime battutine e disegnini sui libri, mentre tu dai loro una finalità ben più nobile XD) E' bella l'idea della comparazione fra il linguaggio e l'essenza (visto che sto studiando aristotele fino alla nausea non ho potuto non vedere un riferimento a lui). Questa poesia si discosta un po' dalle altre (a mio parere), ma è un esperimento ben riuscito. Mi è piaciuta molto. |
Ormai attendo ogni tuo aggiornamento. Mi diverto ogni volta ad indovinare che cosa sarà prima di arrivare in fondo. Questa volta, una volta tanto, ho indovinato! Tremenda la frustrazione di essere inutili, soprattutto quando si hanno grandi sogni in testa, talmnte grandi da spingerci desiderare un disastro pr poi risolverlo. Davvero geniale! |