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di Novizia_Ood

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Recensore Master
03/07/15, ore 23:04
Cap. 1:

Faccio una considerazione sulle tue riflessioni finali. Secondo me, John non dubita di sua moglie, ma riceve uno shock fortissimo nel vederla, non più dolce e romantica, ma come un freddo e spietato agente segreto, li in quella scena in cui lui imita la sagoma di Sh nel buio. Trappola sicuramente escogitata da Holmes per fargli conoscere l’altra faccia di Mary. Lo stesso consulting è arrivato chiaramente alla doppia identità di Mary solo quando gli ha sparato, in quanto il profumo, visto che era usato da un’altra donna coinvolta nel caso di Magnussen, lo aveva inizialmente tratto in inganno. Però, sempre secondo me, John segue Sh come fosse un caso come gli altri, per poi scoprire, realmente e in modo improvviso, ciò di cui si tratta. Passo alla tua storia : inizio scorrevole, “…È lo stesso a cui appartieni anche tu, John….”, mi sono piaciute subito quelle frasi in corsivo che esprimono i pensieri spontanei di John di fronte a quello che può sembrare un particolare scenografico secondario, cioè lo spostamento della sua poltrona dalla posizione che aveva prima. Hai reso bene l’atmosfera sfumata della Johnlock per cui c’è più di “non detto” o “non fatto” che ciò che realmente è stato espresso nel pre-Reichenbach e cioè un sentimento unico e fortissimo che, però, scorre sotterraneo rispetto alle vicende. “…Perché l’hai scelta tu…”: bene hai fatto a mettere questa frase che riassume in modo inequivocabile tutto ciò che John è per Sh. Infatti, pur essendo stato a rischio di morte, e per mano di Mary, Holmes presenta a Watson una chiave di lettura insolita ed originale di ciò che è accaduto: la colpa non è di Mary, ma è stato John a scegliere. Uno Sh umano e decisamente legato al suo ex-coinquilino da qualcosa che, ora, trascende anche la sua sbalorditiva mente-macchina e lo spinge a scoprire una certa sua fragile e rassegnata malinconia di fronte al matrimonio del suo unico amico. Come ormai compulsiva Johnlocker, ti faccio i complimenti per aver saputo ricreare, nella tua FF, in modo così credibile, non tanto i dubbi di Watson sui quali mi sono già espressa, ma una cosa più difficile da esprimere senza scendere nel romanticismo nauseante: il fatto che le vite dei due coinquilini non sono intrecciate solo per un semplice contratto d’affitto, ma da un percorso di vita che ne ha fatto la coppia letteraria più interessante degli ultimi anni.