Sciogliere la maschera di Gwen Chan, prima classificata
Contest Briciole di Letteratura
Grammatica: La tua grammatica è buona: utilizzi un lessico medio, con qualche punta di eleganza, senza eccedere. L'effetto è pulito ed elegante; la forma abbastanza snella e leggera.
Qualche problema è riscontrabile nella punteggiatura: le enumerazioni prendono tanto corpo nei tuoi testi e sono snocciolate come un flusso in piena corrente, che viene arginato da punti fermi in rapida successione. Se nell'incipit sei riuscita a tenere a bada il ritmo, sei stata più confusionaria nello stacco in cui nomini la Pesach. Enunci e metti in lista vari aspetti dei ricordi di David, obbligando il lettore a pause che frammentano la narrazione, anziché compattarla. Allo stesso modo, ometti il soggetto proprio quando scrivi più periodi brevi con un agente diverso. Questo sottrae la naturale fluidità del testo.
La virgola, inoltre, non dovrebbe seguire la "o" di un vocativo, quanto essere inserita o come inciso per isolare il complemento o solo al termine dello stesso (quindi spostata dopo "pece").
Stile: Hai uno stile moderno, che si confà alla letteratura francese, alle sue pause di riflessione, al clima sospeso che induce il lettore a interpretare fra le righe. Giochi con la costruzione sintattica e rovesci le particelle per modellare il ritmo e la cadenza del racconto, per mezzo di una consapevolezza in grado di tenere le redini del testo e di guidarlo al suo naturale scioglimento.
Dosi le parole e le pause in maniera netta, talvolta con uno zelo eccessivo, che si discosta dalla naturalezza con cui il lettore vorrebbe proseguire nella fruizione dell'intreccio. Lo trascini ed egli rimane imbrigliato tra più proposizioni rarefatte per assorbirne il significato.
Sei articolata, ma rifuggi la dispersione del narrato; sei pungente, ma raggiungi un equilibrio formale che tiene conto della musicalità dei periodi e della durezza dei contenuti. Sai essere contraddittoria e camaleontica, senza perdere in credibilità e senza scadere nel melodramma. Riesci a calzare tematiche che originano sentimenti contrastanti: pur non utilizzando particolari innovazioni, concentri il vissuto e le esperienze dei personaggi nel loro mondo, in cui la Storia ha spadroneggiato con ferite e cicatrici profonde.
L'espressività alterna un approccio più sensibile nell'analisi dei personaggi al calcolo narrativo nel concept alla base della fiction. La costruzione dei dialoghi, l'incipit e l'explicit denotano l'acume e l'organizzazione dello scritto, così come il posizionamento degli elementi storici sottolinea un loro impiego ponderato e non casuale. Opti per un approccio non didascalico, che racconta frammenti di Storia a partire dal punto di vista (limitato) di un personaggio che è se stesso e nazione disgregata, icona dell'uomo medio, rappresentante e portavoce di un'etnia priva di un'identità unitaria. David rispecchia la sua terra e ne è l'immagine vivente: una personificazione che non sa rappacificare il passato e le divisioni intestine né riesce a valicare gli stereotipi culturali, sui quali aleggia lo spettro dell'antisemitismo. Il parallelo, che unisce la frammentazione dei ricordi alle conseguenze della diaspora, conferma l'ineluttabilità della condizione umana: la solitudine, l'abbandono all'impotenza e a un pianto di cui s'intende coprire la vergogna.
Caratterizzazione: David e Gerusalemme sono assieme complici ed estranei della scena. Non invadono lo spazio altrui e sembrano avvicinarsi e comprendersi, rimanendo fisicamente distanti, proprio per la necessità di sapere quando non disturbare i rispettivi pensieri. La responsabilità di misurarsi individualmente con i propri (demoni) ricordi li induce a confrontarsi fra silenzi che si dilatano in una terra che ospita secchezza e mollezza a un tempo.
David è il padrone assoluto della scena: traccia confini di demarcazione che lo separano dai suoi simili, impedendogli di sfuggire alla coscienza della memoria. Il bagaglio del passato lo appesantisce di oneri morali, di profumi ben diversi da quelli della madrepatria: la carne che si è fatta cenere rende inevitabile l'obbligo a testimoniare l'atrocità, come credeva Primo Levi e tanti altri suoi contemporanei.
David è il fico d'india piantato sotto il sole, che dalla terra assiste alle messe del cielo, alla pioggia, ai refoli del vento. È arrogante e ancorato al proprio orgoglio, anche e soprattutto nei momenti di fragilità interiore.
Questi suoi tratti traspaiono dai dialoghi, dai gesti e dalle descrizioni. Appare con un animo trasandato e combattuto, reticente e testardo. Piange sotto la pioggia, senza frantumarsi e portando una nuova lapide nel petto. Il suo cuore rimanda al paese straziato ungarettiano, ai simboli del tormento interiore. È un personaggio ben gestito, con un suo perché e tratteggiato a partire da angolazioni ambigue.
Nel suo rapporto con Gerusalemme non è del tutto onesto, fatica a scoprirsi e a raccontarsi, dimostrando quella connaturata inabilità umana nel comunicarsi al mondo.
Gerusalemme resta evanescente, quasi indistinta all'interno della narrazione. Rimane dignitosamente a lato, anche se le sue parole lasciano un solco e chiudono il racconto con una verità cruda, che non dà spazio ad altro fiato.
I dialoghi sono d'effetto, sebbene risultino un funzionale espediente narrativo per veicolare il messaggio autoriale, anziché un ritratto verosimile di uno scambio di vedute e confidenze. Ciò si avverte con incidenza maggiore nella parte conclusiva del racconto, in cui si raggiunge un livello alto di solennità e raffinatezza.
Originalità: L'atmosfera (rap)presentata ricalca la messa in scena teatrale: l'ambientazione appare e svanisce come uno sfondo animato, un ingranaggio o un trucco di prestigio. Si anima come i rumori in un bosco fitto e dà tridimensionalità ai non detti claustrofobici e all'introspezione di David.
La scenografia e l'andamento sono da manuale, di maniera, e si reggono grazie all'unicità della tua "voce" narrante; non spiccano per originalità d'intenti, quanto per il modo di trasmettere i crucci e le immagini delle angustie ebraiche.
L'approccio agli avvenimenti realmente accaduti acquisisce un significato ingombrante, che soffoca i personaggi e altera la percezione cognitiva di tempo e spazio. In tal modo, le connotazioni cronologiche sbiadiscono e lasciano il posto all'ambiente interiore dei protagonisti, denudandone le caratteristiche e spogliandoli della loro individualità. Il lettore può quindi calarsi in David o in Gerusalemme, assumendone i tratti senza perdere se stesso.
Titolo: Il titolo è affascinante. Se preso da solo, però, comunica in minima parte il contenuto del racconto né riassume la complessità di David (del suo Paese). A livello fonetico scorre poco: il gruppo "sc" tende a rallentare la lettura con un sibilo prolungato, che poi diventa suono liquido sino alla durezza dello "sche" e al vibrante di "ra". L'insieme è poco bilanciato, non immediato né efficace; il costrutto è, però, pensato bene nella teoria, perché rimanda a significati forti e pregnanti.
Uso dell'autore: Di Quasimodo hai saputo reinterpretare il lirismo, la compenetrazione fra uomo e ambiente; ancora, la voce che tace, perché non ci sono parole per descrivere l'orrore. I simboli e l'atmosfera sono generalmente mantenuti.
Uso del pacchetto: I tre elementi sono stati rispettati e personalizzati: entrambe le citazioni sono state strutturate per costruire il setting e la situazione che coinvolge lo spirito di David. L'ultima ha spazio adeguato ed è in perenne sottofondo, sviscerata e sezionata di paragrafo in paragrafo.
La seconda è individuabile nell'incipit e torna con una labile impronta verso la conclusione: si tratta di una pennellata parziale, di cui hai centrato il nocciolo.
"Alle fronde dei salici" prorompe nei dettagli visivi, nei rimandi alle vittime: il filo spinato ricorda il palo del telegrafo; la madre, che è Pietà straziata sul figlio morto, è il rifiuto di una perdita contronatura; i bambini come agnelli e il loro lamento innocente che si alza nel cielo.
Sono frammenti vividi, che hai saputo giostrare tributando il poeta e rendendoli tuoi.
Gradimento personale: La tua fiction è impegnata e punta all'introspezione e al simbolismo: screma bene i vari fattori di cui si compone e dà modo di riflettere ed essere partecipi di ciò che accade e delle varie implicazioni storiche ed etiche. Porta con sé l'amarezza e la nostalgia degli errori commessi, della loro ciclicità e della terra che si spacca in confini, uomini divisi e guerre fratricide. |