Ciao Targaryen,
ho letto tutti i capitoli della tua storia, ma ho voluto aspettare la fine per recensirla.
La storia, mi dispiace, non mi è piaciuta, e anzi ho deciso di lasciarti una recensione critica perché ci sono davvero troppe cose, nei vari capitoli, che non mi hanno convinta o non mi sono piaciute.
Il tuo stile è sempre bello e i momenti di cui narri sono sempre particolari, però in questa storia non ho potuto fare a meno di notare una certa freddezza nella descrizione delle situazioni e, soprattutto, dei personaggi e dei loro sentimenti, cosa che nei tuoi racconti non era mai successa.
E’ tutto molto… Impostato, e nei casi di descrizioni di paesaggi e situazioni didascalico, come se fosse un trattato più che una storia.
Col passare dei capitoli il racconto finisce per scorrere piatto, senza che nessuno faccia nulla di veramente particolare, nessun gesto che sia veramente spontaneo o inaspettato, o che colpisca, senza che nessuna scena resti impressa per qualche motivo, nemmeno le scene più commoventi o più drammatiche.
Parlando poi più nello specifico dei personaggi, li ho trovati tutti molto freddi, e davvero troppo, troppo formali.
Ogni loro atto sembra programmato, ogni loro gesto è condizionato da cosa ne penserà l’altro, cosa si può fare o dire in pubblico, ecc.
Non penso proprio che gli elfi si comportassero così, li ho sempre visti anzi come molto spontanei, anche gli elfi di lignaggio più alto.
In situazioni come l’amore, poi, la cosa dovrebbe essere ancora più evidente.
In questo modo, poi, le situazioni che veramente sono ufficiali diventano talmente fredde da sembrare veramente ostili, come per esempio il consiglio nel penultimo capitolo.
Tra Thranduil e Galadriel forse non scorreva buon sangue, d’accordo, ma non penso che fossero tutti così gelidi nei confronti di Thranduil, ne che ignorassero così sfacciatamente le sue idee, o che liquidassero l’ombra crescente in Boscoverde solo perché “non rientra nei loro piani”.
Galadriel ed Elrond si, avevano la questione degli anelli di potere, e quindi avevano di sicuro dei segreti che andavano mantenuti, ma qui, a parer mio, hai un po’ esagerato col cinismo e il menefreghismo, tanto che persino l’attimo di pentimento di Elrond risulta finto, un cliché obbligato dell’amicizia.
E a proposito di cliché, parliamo di Amariel.
Amariel non ha forma, non ha midollo, non ha carattere. Di lei ci vengono raccontate sempre e solo le belle doti di una dama gentile, come la bellezza, la saggezza, la gentilezza, ma mai nulla di veramente solo suo, che la distigua veramente come Amariel.
Amariel è solo la donna amata da Thranduil, e il suo carattere, la sua storia, le sue passioni vengono dopo, quando non sono direttamente distrutte in favore dell’amore per il re di Boscoverde.
Appena incrocia lo sguardo di Thranduil per la prima volta, lei diventa creta nelle sue mani.
Fa solo ciò che a lui fa piacere, dice solo ciò che può renderlo felice o rasserenarlo, ed è pronta a un suo comando a rinunciare persino alle passeggiate che tanto le piaceva fare nei boschi, che faceva da anni, pur di non essere biasimata ed ottenere il suo perdono.
Trovo tutto questo sinceramente molto triste, e anche, devo dirlo, maschilista.
Amariel dovrebbe essere alla pari di suo marito, avere e voler coltivare i suoi interessi, e, si, anche imporsi, se lui esagera nel proteggerla o in qualsiasi altra cosa.
Una coppia, specialmente poi se è una coppia elfica, date l’attenzione e la riflessione con cui gli elfi valutano la scelta del proprio compagno, dovrebbe vivere un rapporto basato sul rispetto dei pregi e dei difetti di ciascuno dei due, in cui ognuno deve mantenere il suo carattere, senza timore di indispettire l’altro né tentare di cambiare il proprio coniuge in alcun modo.
Amariel cambia. Cambia le sue abitudini, cambia il suo modo di pensare, perché deve adattarsi a Thranduil, perché deve compiacerlo e renderlo felice, deve essere la terra in cui lui costruirà qualcosa, non una pianta che crescerà con lui e con lui costruirà.
Thranduil, invece, non fa nessun tipo di cambiamento, per Amariel, non si adatta a lei, non ricambia con altrettanta devozione, se non ogni tanto, quando il decoro e la situazione glie lo concedono. Per il resto del tempo, ripaga tutta questa devozione dell’amata con regali preziosi e altre cose materiali. Chi è per lui amariel? E’ una donna con i suoi interessi e un suo carattere che lui ha imparato a rispettare o è solo una donna buona e devota, perfetta per fare la moglie?
Anche la cerimonia di matrimonio mi ha lasciata delusa e perplessa: mi aspettavo, trattandosi di elfi silvani, qualcosa di più semplice. Suggestivo, certo, ma più semplice, più in linea con le loro usanze.
La cerimonia che hai descritto, (che anche io conoscevo, l’avevo scoperta anche io su Eldalie), mi è sembrata troppo articolata e, anche, un po’ troppo moderna.
Turin Turambar1 ha fatto indubbiamente un grande lavoro, ma mi da l’idea che abbia creato quella cerimonia per permettere alle coppie di oggi di celebrare il proprio matrimonio ispirandosi a quello elfico, non per aiutare gli autori di fanfiction a descrivere i matrimoni tra i personaggi. La cerimonia che Tolkien ci descrive in Laws and customs è molto più semplice, celebrata alla presenza delle sole famiglie degli sposi, o al massimo di pochi amici. La formula, che non è stata mai svelata agli uomini, è molto più breve, e chiama a testimoni non tutti i Valar e le Valier, ma solo Eru Iluvatar, Manwe e Varda.
Parlando della tua storia nello specifico, quindi, ha senso che Elrond e Celebrian sostituiscano i genitori di Thranduil e Amariel, ma non ha senso che ci sia un celebrante, per esempio. E, soprattutto, non ha senso che Thranduil e Amariel, re e regina di silvani e che si stanno sposando al cospetto di tutto il loro popolo, pronuncino i nomi dei Valar in Quenya.
Capisco che inserire dei nomi totalmente sconosciuti in un testo rischi di scoraggiare i lettori, ma avresti potuto, anzi che metterli in nota, dove sono, francamente, inutili, fare un piccolo dizionario a inizio capitolo con i nomi dei Valar e il loro corrispettivo in Sindarin, spiegando che nel testo era meglio, per coerenza linguistica, usare le semisconosciute traduzioni Sindarin.
Non avrebbe affatto rovinato la sorpresa, dato che dal titolo era evidente che si era ormai al matrimonio, e avrebbe reso le cose più facili ai lettori, oltrea rendere, cosa più importante, più coerente il testo.
E ora veniamo a due dettagli che mi hanno veramente veramente colpita in negativo.
Primo, l’aborto spontaneo di Amariel.
L’ho trovato francamente un pessimo modo di inserire la tragedia in questi tempi di pace, sia perché è praticamente impossibile che un’elfa abortisca così facilmente, come tu sicuramente saprai dato che, da quello che ho notato nei tuoi scritti, hai letto il saggio di Tolkien Laws and customs among the Eldar, sia perché il modo con cui è avvenuto mi sembra veramente superficiale, un mero modo, appunto, per aggiungere dramma alla storia e mostrare che la sofferenza è sempre in agguato.
Non so, mi è sembrata veramente una scena vuota, triste, una scena che non era assolutamente necessaria, dato che di elementi pronti a mostrare quanto poco dura la pace e la gioia ce ne erano già all’interno del canon.
(In più, un aborto inserito così, all’improvviso e il cui risultato è mostrare che la vita non è tutta rose e fiori potrebbe anche rischiare di urtare la sensibilità di lettrici che magari un aborto lo hanno vissuto,in famiglia o in prima persona).
E a proposito del concepimento, è letteralmente impossibile, è lo stesso Tolkien a dircelo, che né Thranduil né Amariel fossero consapevoli di quel figlio. Dovrebbero essere stati loro a volerlo e a concepirlo, dovrebbero ricordarsi esattamente il giorno in cui è iniziata quella vita, non scoprirla per caso a causa di un aborto spontaneo.
Questo succede agli uomini, purtroppo, ma non agli elfi.
Amariel sarebbe dovuta essere perfettamente consapevole della vita che aveva in grembo e con lei il marito, e già da subito avrebbero dovuto fare entrambi d’istinto particolare attenzione per proteggere il figlio appena generato.
E, se anche la sfortuna e una brutta caduta, (che però nel caso degli elfi deve essere veramente brutta, dato che sono più forti e resistenti di noi e quindi ci vuole un trauma veramente grande per provocare un aborto), avessero perso il bambino, lo avrebbero sentito subito entrambi, non se ne sarebbero accorti solo a cosa già avvenuta.
E rimanendo in tema di concepimento e nascita, veniamo alla nascita di Legolas. Anche qui, i tuoi Thranduil e Amariel fanno, come una coppia umana, diversi tentativi, aspettando che questi tentativi e il loro profondo desiderio di diventare genitori li aiuti a concepire.
In più, in ogni tentativo “Infondono parte del loro spirito”, per rendere le probabilità ancora più alte.
Non funziona così per gli elfi, come ho già sottolineato sopra.
Per gli elfi concepire un figlio richiede energia, sia fisica che spirituale, e disperdere un po’ di questa energia a vuoto in ogni unione sperando che dia frutti per loro significherebbe consumarsi fino a morirne. E’ per questo che gli elfi hanno pochi figli, ed è anche per questo che, se possono, cercano di concepirli in giovane età.
Thranduil e Amariel avrebbero dovuto decidere consapevolmente di concepire e riuscirci impiegando la loro energia in quell’atto, non in vuoti tentativi sperando che poi i frutti arrivino.
E ancora, gli elfi non concepirebbero mai un figlio se sentissero che la situazione non è perfettamente tranquilla.
Amariel e Thranduil, invece, concepiscono con gli orchi che iniziano a invadere il loro territorio e poco prima di un viaggio verso Nord che, inevitabilmente, li costringerà ad affrontare pericoli e privazioni.
Non aggiusta le cose nemmeno il fatto che loro siano il re e la regina e quindi protetti e favoriti da tutto il loro popolo, perché questa di non concepire in caso di pericolo era una regola che valeva per tutti gli elfi, di qualsiasi rango fossero.
In conclusione, i personaggi di contorno.
Sono anche loro piatti, e, mi scuso ancora per le mie frasi forse un po’ troppo dirette, messi lì solo per esaltare la coppia protagonista.
Sono tutti inquadrati nei loro ruoli, ogni loro gesto è in favore di Thranduil e Amariel, in un modo che è eccessivo anche per dei servitori devoti (Mi viene per esepio in mente Maidhwen che diventa amicissima di Amariel in seguito al suo aborto, come se la semplice conoscenza graduale tra la regina e Maidhwen non fosse sufficiente a generare un’amicizia, ma fosse per forza necessario un evento tragico che muovesse a pietà la distante Maidhwen).
Erinion anche poteva essere un meraviglioso personaggio originale, degno di rimanere nel cuore come hanno fatto altri tuoi personaggi originali, e invece scivola via anche lui, come se la sua presenza fosse dovuta, ma non necessaria, tanto che non è mai rimpianta.
Anche Beleth, che poteva essere un ennesimo bellissimo esempio del tuo modo di descrivere la differenza tra elfi e uomini, diventa un personaggio vuoto,la sua presenza nella storia è ancora più trascurabile di quella di Erinion, perché Beleth compare appena, solo in due capitoli, e solo in dei vaghi e slegati ricordi di Amariel, senza che questi ci mostrino chi era veramente Beleth, chi era suo padre, come viveva, ecc.
Mi dispiace per la durezza di questa critica, e spero davvero di non averti offesa.
Io ti stimo molto come autrice e ho apprezzato tanti dei tuoi lavori, ma questa storia è stata una delusione, e ho deciso di dirti sinceramente che cosa ne pensavo, perché tenerlo nascosto o ignorarla mi sembrava sbagliato.
Tyelemmaiwe (Recensione modificata il 17/10/2015 - 09:45 pm) |