Eccomi qua, Fey, pronta a recensire questa storia meravigliosa!
Non so dirti la gioia immensa che ho provato quando l’ho vista, davvero, mi stavano salendo le lacrime agli occhi!
Una storia su Arafinwe ed Earwen, finalmente!
Hai saputo veramente dare vita a questi due personaggi, nonostante siano in quello che forse è il momento peggiore della loro vita, e lo hai fatto in maniera veramente splendida, con grandissima delicatezza e sensibilità, attraverso un racconto veramente vivido e intensissimo.
Il modo in cui hai descritto l’atmosfera che ora regna in Alqualonde è veramente straziante… Una città da cui il ricordo dei tanti che hanno perso la vita nel fratricidio non se ne è ancora andato, rimanendo quasi aggrappato alla città come, purtroppo, rimarrà nella memoria di chi c’era ed è sopravvissuto.
Mi ha colpita tantissimo la descrizione di come il sangue sparso e l’oscurità che regna dopo la morte dei due alberi hanno spento ogni luce, persino i riflessi delle perle tanto amate dai Teleri… E come questo buio appena rischiarato da qualche torcia finisca per deformare e ingrigire ogni cosa.
Ma ancora più strazianti sono i volti e gli sguardi dei pochi passanti, e la consapevolezza che in tanti si sono barricati terrorizzati nelle proprie case… Mi ha veramente fatta star male vedere questa città terrorizzata, disperata, schiacciata da tutti gli eventi che si sono susseguiti.
Il modo in cui hai fatto entrare Arafinwe in questo scenario è perfetto, semplicemente perfetto.
Il nuovo Noldoran, l’ultimo che avrebbe mai accettato questo ruolo e il primo che invece lo avrebbe sempre rifiutato, è quasi costretto a recarsi ad Alqualonde.
Si è ritrovato a governare un popolo ridotto a pochi elfi, anche essi sfiniti dagli eventi, e che ora rischiano di dover subire ingiustamente l’inimicizia di un popolo che ha sofferto per colpa dei tanti dei noldor che invece hanno scelto di partire.
Questo incrocio di colpe efettive e attribuite è devastante, e mostra tutta la confusione e il dolore di cui erano preda tutti gli elfi in questo orrendo periodo della loro storia.
Eppure Arafinwe è più che determinato nella sua decisione di mostrare ad Olwe che lui e coloro su cui governa non hanno colpa, e non meritano di subire questo astio per sempre.
Era facile, quasi inevitabile che ciò succedesse, e penso che Arafinwe lo abbia sempre saputo, anche da prima di rientrare a Valinor.
E proprio per questo ha avuto forse il tempo di rifletterci e di prendere questa sua salda decisione.
Anche se, purtroppo, riflettere su questi eventi per lui è impossibile.
Il modo in cui hai caratterizzato Arafinwe è semplicemente meraviglioso, Fey!
Hai conservato il suo atteggiamento pacato, ma lo hai anche reso d’acciaio come i suoi fratelli, determinato e inamovibile nelle sue scelte.
Un’altra cosa meravigliosa che ho notato poi è il modo in cui hai descritto le reazioni di Arafinwe.
Arafinwe è ingrado di osservare e di capire ogni cosa che gli accade intorno, di soppesarla e di valutarla, ma non è immune dalla rabbia e dalla disperazione, né vuole esserlo.
Ciò che è successo ha ferito anche lui, e non sarà la nomea di saggio o la sua somiglianza con i più pacati Vanyar ha impedirgli di soffrire, di indignarsi, di infuriarsi persino.
E io ti ringrazio veramente per aver sottolineato tutto questo!
Per quanto Finarfin fosse realmente il più pacato e riflessivo, le sue caratteristiche noldorin le mostrava eccome, secondo me!
A voler guardare tra le righe, emerge un personaggio che è sicuramente determinato, e anche in grado di farsi ascoltare, se voleva. E questo in troppi se lo dimenticano!
Il groviglio di sentimenti che Arafinwe prova in questo momento, verso il suo fratellastro, verso suo fratello, verso i suoi figli, è meravigliosamente realistico, e amo il modo in cui hai saputo soffermarti su ogni singola sfumatura, con precisione ma allo stesso tempo con estrema delicatezza.
Arafinwe si trova a dover far convivere nel proprio animo sentimenti che, in più di un caso, sono radicalmente opposti.
Lui non vuole quella corona, non l’ha mai voluta, né si sente adatto a portarla. Eppure lo fa,e prende sulle sue spalle tutte le responsabilità che ciò comporta, anche se queste responsabilità, unite alla disperazione data dalla partenza dei Noldor e dalla morte di Finwe, non gli danno pace, né quando è sveglio né nel sonno.
Arafinwe sente di aver fallito, come padre e anche come persona per non essere riuscito a impedire quel massacro e perché, prima ancora, si è inchinato al suo autore, eppure vorrebbe gridare a ogni istante che lui non ha colpa, e soprattutto gridarlo ai tanti, troppi, che gli attribuiscono questa colpa per la semplice parentela che lo lega a Feanaro.
La sua stessa visita ad Alqualonde è qualcosa che vorrebbe e non vorrebbe compiere, ma, ritrovandosi costretto, la affronta a testa alta, nonostante ciò che gli si para davanti sia per lui quasi un incubo.
Amava quella città, lì si era sposato, lì era sempre stato accolto con onore, e ora la ritrova deserta, piena di lutto e sofferenza, e peggio ancora ostile.
Posso solo immaginare che strazio deve essere ritrovarsi trattati con ostilità in un luogo dove fino a poco tempo prima ad accoglierti era solo la gioia!
Terribile il dialogo tra Arafinwe e Olwe, e soprattutto vivido in maniera sconcertante.
Ho veramente visto Olwe sul suo trono a forma di cigni, e Arafinwe dritto in piedi davanti a lui, in quella grande sala appena illuminata, in un palazzo chiuso come una fortezza…
Ho amato come hai reso questo lungo e complesso dialogo, come hai saputo descrivere alla perfezione ogni gesto, ogni espressione e ogni pensiero dei personaggi.
Olwe è stanco e pieno di rabbia per ciò che è successo al suo popolo, e in quel momento tra le vie per dimenticare, per difendere la sua gente dagli strascichi di ciò che ha fatto Feanaro vede l’escludere, dalla sua città e dai suoi pensieri, tutti i Noldor, nessuno escluso.
Si sente che ha voluto bene ad Arafinwe e che, infondo, glie ne vuole ancora, ma il dolore è troppo ed è troppo forte.
E inevitabilmente al centro della conversazione c’è Feanaro, Feanaro e tutto ciò che era e che ha causato.
Ed è inevitabile che le accuse di Olwe feriscano Arafinwe, perché vanno a colpire proprio i punti dove fa più male.
Arafinwe non conosceva suo fratello, perché a lui, a Nolofinwe e alle sue sorelle Feanaro di sé aveva sempre mostrato solo il disprezzo che provava per i figli di Indis.
Arafinwe non ha mai sopportato, come del resto i suoi fratelli, l’arroganza di Feanaro, né il fatto che, nonostante questa, fosse lui il preferito di Finwe.
E ora è costretto a sentirsi accusare di non aver saputo prevedere ciò che avrebbe fatto Feanaro, e anzi di averlo appoggiato quando, per seguire la volontà di suo padre, si è inginocchiato davanti a un fratello che non ha mai smesso di ignorarlo.
Il modo deciso in cui Arafinwe si difende da quelle accuse ingiuste è perfetto, così come è perfetto il modo in cui espone, in modo semplice e chiaro, il suo consiglio a Olwe, senza mai cedere.
Il fatto che Olwe non risponda subito è stata all’inizio una sorpresa, come lo sono stati i tanti tentativi di comunicare andati a vuoto fatti da Arafinwe, ma capisco il perché della decisione di Olwe. Ha bisogno di tempo, per sé e per la sua gente. Ha bisogno di capire che dei Noldor rimasti, e soprattutto di Arafinwe, può ancora fidarsi.
Ma capisco anche lo sconcerto di Arafinwe difronte alla diffidenza nei suoi confronti: Olwe lo conosce, e ci sta che da lui Arafinwe speri di ottenere almeno un po’ di comprensione.
E se non da lui, almeno da Earwen, la sua sposa, la sua compagna.
E qui veniamo alla parte del racconto che aspettavo e che allo stesso tempo un po’ temevo, perché avevo paura di scoprire come sarebbe andata a finire….
Un'altra scena gestita in maniera perfetta!
Un dialogo tra due personaggi che si ritrovano a vedere il lati l’uno dell’altra che meno si aspettavano, e che sono costretti a fronteggiarli, ad accettarli.
Eppure penso che, infondo, ancora riescano a capirsi, e a sentire se non il pieno amore di un tempo, almeno l’affetto, la comprensione reciproca che è cresciuta negli anni e che non può del tutto sparire.
Me lo suggeriscono il dolore di Arafinwe nel vedere la sua sposa soffrire così, e alcuni brevi ma significativi sguardi di Earwen…
Meraviglioso il ritratto che fai di Earwen: si intravedono ancora la sua dolcezza e la sua gentilezza, ma ora sono soffocate, volontariamente spente per far fronte a tutto il dolore di una madre, la sofferenza di una sposa che vede il marito legato, anche se suo malgrado, a un crimine che l’ha toccata da vicino, che ha distrutto la sua città e le vite dei suoi abitanti.
Ed Earwen si rifiuta di mostrarsi debole, si rifiuta, come del resto fa suo marito, di cedere.
Mi è piaciuto tantissimo come hai intrecciato tutti i sentimenti di questo dialogo, anche questa volta con grandissima sensibilità.
C’è l’amore di una madre per i suoi figli, che nessun padre secondo Earwen può capire, e che è la prima, terribile accusa che Earwen muove al marito.
Lui non le ha riportato i suoi figli, lui li ha guardati partire, mentre a lei sono arrivate solo vuote notizie.
C’è il legame con Feanaro, ora morto, e l’amore che, in questo caso, non è mai esistito, e appare palese solo ora che Feanaro non esiste più, una notizia che sui due personaggi passa quasi senza lasciare traccia, tanto sono disperati e devastati dal dolore e dall’impotenza.
E c’è l’amore tra Arafinwe e Earwen, ferito da tutta quella crudeltà, dal fatto che, inevitabilmente, quel fratricidio ha diviso anche loro ed Earwen si rifiuta di fingere che non sia vero.
Quando alla fine i due si voltano le spalle, lasciandosi dietro solo una vaga promessa, e si dichiarano il loro amore senza guardarsi negli occhi mi sono quasi messa a piangere, davvero.
Niente rotture definitive, niente abbracci e gioia almeno in parte ritrovata. Solo quell’abisso che c’era e che è ancora lì, e che non sappiamo se e quando verrà colmato.
Mi piace provare a essere ottimista e sperare che, in futuro, Arafinwe ed Earwen riescano a riconciliarsi, ma mi rendo conto che questo non si possa ottenere così facilmente e, soprattutto, non in così breve tempo.
Un’interpretazione veramente particolarissima, realistica ed intensa del rapporto tra questi due personaggi in questo difficilissimo momento.
Davvero complimenti, Fey!
Un discorso a parte lo merita il modo perfetto in cui hai descritto il resto della famiglia di Arafinwe e il modo in cui lui si rapporta con ognuno di loro.
Prima di tutto i suoi figli, il modo pieno di affetto in cui li descrive, e il dolore profondo che prova nel convivere col fatto che non è riuscito a riportarli a casa, per aver assistito impotente all’inizio del loro viaggio verso un destino che non potrà che essere pieno di sofferenza. E’ stato veramente emozionante vedere Findarato, Angarato, Aikanaro e Artanis attraverso gli occhi di Arafinwe, ed è stato straziante vedere dalla sua prospettiva il momento della loro separazione che, per quello che ne sanno, sarà per sempre.
Poi l’affetto per Nolofinwe, che però non gli impedisce di odiarlo, anche solo per un attimo, perché sta mettendo in pericolo i suoi figli, la furia verso Feanaro, la nostalgia per sua madre e per le sue sorelle, e la tristezza nel vedere che nemmeno le spose dei suoi fratelli, che pure sono rimaste sole come lui, desiderano vederlo (Cosa di cui mi chiedo anche io il perché…).
Anche in questo caso Arafinwe sperava in un po’ di solidarietà, sperava di poter aiutare ed essere aiutato, in una collaborazione che avrebbe potuto aiutare a ricostruire almeno in parte ciò che era andato perso, e ancora una volta si ritrova difronte un rifiuto e una delusione.
Veramente una storia meravigliosa, Fey, veramente veramente stupenda!
E’ così piena di riflessioni e di particolari interessanti, che sarebbe davvero da commentare frase per frase, anzi non basterebbe.
Ogni scena e ogni dettaglio sono descritti con precisione e in maniera veramente vivida, ogni riflessione è profonda e in linea con i personaggi e la situazione, e soprattutto ogni personaggio è reso in maniera perfetta, con cura e attenzione a ogni sua parola, pensiero o gesto.
Tantissimi tantissimi complimenti!
Spero davvero tantissimo che pubblicherai altre meraviglie come questa, perché sono veramente qualcosa di stupendo!
Un forte abbraccio, a prestissimo!
Tyelemmaiwe |