Recensioni per
King of Thorns
di Feanoriel

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Junior
27/09/15, ore 07:03

Adoroh.
 
Per quanto la figura di Feanàro mi abbia sempre fatto imprecare più del dovuto devo dire che recentemente riprendendo in mano sia LOTR che il Silmarillion mi sono resa conto di non riuscire ad essere poi così radicale nel mio odio per lui, soprattutto considerando che anche i miei amati Sindar nel corso delle varie Ere ne hanno fatte delle belle (chi è senza peccato scagli la prima pietra).
Non parliamo poi della creazione dei Silmaril, altro elemento fondamentale della storia di Arda che mi ha sempre suscitato una reazione di amore/odio al pensiero che la luce degli alberi sia diventata la rovina di una stirpe intera e sia anche stata causa di stragi aberranti, a cominciare dal Fratricidio di Alqualondë; in parte non ho mai capito come sia stato possibile che i Noldor, ancora memori delle stragi compiute per il possesso di gioielli di tale potere, abbiano potuto fidarsi DOPO nel ricevere in dono tre anelli - ma non divaghiamo!
Tutto ‘sto giro di parole per dire che nel Tolkienverse faccio fatica a etichettare la figura di Feanàro come 100% negativa per scelta… anche se mannaggia a lui e ai suoi figli!!
 
“-Come avremmo potuto?- disse infine, la voce quasi ridotta a un sussurro.- Feanàro era ciò che era, ma non ci saremmo mai aspettati che sarebbe stato capace di un tale crimine. I Valar stessi, le potenze di Arda, non avevano previsto che si sarebbe macchiato di tali atrocità. E se i Valar non lo poterono prevedere, lo potevamo noi?”
THIS.
Questo è il punto centrale del dilemma ma se pensiamo che neanche Manwë era riuscito a percepire il male incarnato in Melkor…
Nel momento in cui qualcosa in Feanàro ha cominciato a non funzionare per il verso giusto non credo che i Valar ne fossero minimamente a conoscenza oppure impensieriti.
E nel mio headcanon ci sono comunque personaggi che esposti a diretto contatto col male sono portati a soccombere o lasciarsi influenzare, seppure con risultati diversi; Feanàro non è di sicuro diventato un seguace come Sauron o Saruman ma la vicinanza agli influssi negativi di Melkor gli ha incasinato per bene la testa, era una storia destinata a chiudersi in tragedia.
 
E qui arriviamo al protagonista della oneshot, Arafinwë.
La mia fedeltà ai Sindar vacilla un po’ nel caso di Artanis e padre, esattamente perché loro due sono i miei preferiti quando si parla di rapporti con Feanàro (mitica Artanis che non ha mai dato a step-zio una ciocca di capelli! Piuttosto ad un nano *winkwink*!)
Le brotherly issues mi appassionano da morire, lo ammetto.
Fin dal secondo matrimonio di Finwë si poteva dire che i rapporti con i possibili fratellastri e sorellastre sarebbero stati difficili e Arafinwë in particolare mi ha sempre affascinato perché era il minore: concordo con l’idea di Arafinwë che si trova completamente preso tra due fuochi e alla fine secondo me capisce che qualsiasi scelta avesse preso gli sarebbe stata rinfacciata, ad un certo punto.
Difficile che succedesse il contrario, specialmente in una famiglia allargata all’interno della quale c’erano posizioni del tutto differenti nell’affrontare il dramma del Fratricidio - in pratica ho sempre visto Arafinwë cercare di dividersi tra l’appartenenza alla progenie di Finwë, che non era stata una scelta diretta, e l’amore per Eärwen.
Potevano coesistere?
Secondo me no.
Purtroppo dopo la strage di Alqualondë in Olwë e nella figlia l’odio per Feanàro ha preso il sopravvento… e come dare loro torto.
 
Davvero toccante la descrizione dell’arrivo del nuovo Re dei Noldor in una città devastata dagli orrori e struggente il confronto tra i due sposi ormai separati da responsabilità troppo diverse per essere compatibili, quella di Eärwen come madre (e anche elfa del Teleri) e quella di Arafinwë come sovrano.
 
Thumbs up per il riferimento a Le spine della corona!
(Recensione modificata il 27/09/2015 - 08:22 am)
(Recensione modificata il 27/09/2015 - 09:34 am)

Recensore Master
23/09/15, ore 10:15

Feyyyyyyy! Ci sono, dopo mille mila anni ma va beh, shhhh, dettagli.
Oddio… i tuoi testi sono sempre… non so come dirlo, non risparmiano mai nulla! Ci metto sempre una vita a passare, perché devo assorbirli bene (mi sono venute fuori venti pagine, quando l’ho copiato in word). Mi piace perché, a parte qualche ripetizione, tu esprimi i concetti nella maniera più completa e approfondita possibile, e ti soffermi sempre sulle descrizioni così minuziosamente, così nel dettaglio, da creare immagini spaventosamente vivide. E così per tutto il tempo della lettura è parso anche a me di essere lì in quel cupo palazzo (che non so come mai, ma me lo sto immaginando tutto azzurro ‘evanescente’, tipo quello di un signore del mare, e posto sul fondo dell’Oceano, illuminato da una sorta di luce verde- acqua… aiuto, la mia mente ç_ç). Ma un pochino sono giustificata dai, siamo ad Alqualonde, e Olwe potrebbe fare un po’ la parte di Tritone (oddio, ho visto dopo che te lo ha scritto pure Mel ahahah), ed Earwen a questo punto è Ariel, pauahahah. Sì dai rendiamo un po’ comica questa cosa che invece è l’apoteosi dell’angst çç. Sul serio, un po’ ti ho odiata: ovviamente non è che potessi sperare in un lieto fine, dopo tutto quello che è successo, ma almeno in un finale con un briciolo di speranza ç_ç… e invece sigh, il mio povero Aranfinwe! Ma nonostante la mia anima fufflica so apprezzare anche l’angst xD e soprattutto del buon angst come il tuo, e soprattutto del buon angst che coinvolge il caro Finarfin <3! Oddio, mi sa che non avevo mai letto niente in Italiano su di lui, e nemmeno su Earwen! Ho sempre sperato di vederla inserita in uno dei ritratti di Mel… chi lo sa, magari in futuro. Dunque, tra i figli di Finwe credo che effettivamente Finarfin sia quello che mi è più simpatico, anche se Fingolfin forse rappresenta il giusto compromesso tra lui e Feanor, che sono veramente agli antipodi (e quando sfida Morgoth in persona io non ce la faccio, muoio, le mie ovarie esplodono, e fermiamoci qui che è meglio). Finarfin diciamo che mi è sempre piaciuto molto principalmente perché adoro i suoi figli (o meglio due dei suoi figli, Findarato e Artanis <3, e quindi essendo che qualcosa devono pur aver preso da lui, lo adoro di riflesso). Però per quanto buono e caro, non riesco a togliermi dalla testa un’idea di debolezza a lui associata, e questo non me lo rende affatto, diciamo ‘appetibile’ fisicamente. Per il resto onore e gloria a lui, e soprattutto: vieni qui che ti strapazzo di coccole, povero cucciolotto ç___ç! Ce l’hanno tutti con te, perché sei piccolo e nerooooo. Ok scemate a parte ^^”, mi ha veramente fatto una tenerezza infinita: a partire dalla scena iniziale in cui parli di questa corona, non voluta e così metaforicamente pesante. Il titolo è emblematico e perfetto, e mi fa pensare non solo a quella di Spine del Thranduil nella storia di Kan, ma anche, essendo io credente, alla celeberrima corona di spine di GC (come lo chiama amichevolmente Owen Wilson in Ti presento i miei, e seguiti. Mi fa spaccare ogni volta puahahah). Ovviamente le due storie non c’entrano una ceppa, era solo un pensiero che mi è sorto spontaneo ^^”. E mi è piaciuto da metti l’immagine che hai creato: ogni ‘offesa’, ogni ‘recriminazione’ che Aranfinwe è costretto a subire sono come una nuova spina conficcata nella sua carne, come se in qualche modo (e in parte è proprio così) tutta quella condizione fosse dovuta alla sua discendenza, al suo lignaggio e alle sue maledette parentele. Lui non è altro che una vittima. Vittima a metà, così lo vedono ad Alqualonde, vittima interamente, così si vede o vorrebbe vedersi lui. Insomma è proprio il caso di parlare di ‘peso della corona’. Il confronto con Olwe è stato per così dire, la parte ‘facile’, e sono fiera di lui: è riuscito a tenergli testa, ha dimostrato una grandissima dignità, degna della sua casata, facendo valere tutte le sue ragioni. Ma è paradossalmente contro Earwen che ha subito invece i colpi più duri, perché spesso sono proprio coloro che amiamo a ferirci in maniera più profonda e dolorosa. Oddio Earwen… lo so che in parte hai ragione, e forse mi sarei comportata come te… ma vorrei seriamente prenderti a testate! E’ ovvio che le cose non potranno mai tornare come prima, ma non è detto che non si possa in qualche modo ricominciare çç… e invece nisba… ma sotto sotto l’amore c’è ancora, e questi Elfi hanno tanto tempo davanti a loro. La speranza è l’ultima a morire, giiiiusto?
Per quanto poi io mi possa immedesimare nei Teleri, e provare odio per ciò che i Feanoriani hanno fatto, mi dispiace immensamente vedere come essi traggano gioia dal sapere Feanor morto e suo figlio prigioniero çç: Maehdros!! Povero amore mio… ok, qualcuno mi fermi, please.
Bellissime e strazianti anche le riflessioni di Finarfin riguardo la sua famiglia e in particolare il fratello a mezzo del sangue (ho adorato il fatto che tu abbia usato questo termine, mi ha fatta pensare tantissimo alla scena di ‘rinconciliazione’ tra lo Spirito di Fuoco e Fingolfin): anche qui ho sentito una tenerezza immane per lui, nel vedersi trattato con tale disprezzo senza avere colpe, e posso capire perfettamente il suo rimpianto per qualcosa che mai ha avuto e mai avrà… e che sia stato anche un segreto desiderio di ottenere approvazione, che lo ha fatto inginocchiare di fronte a Curunfinwe? Chissà… alla fine però ha dimostrato di saper riconoscere cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato e tra tutti è stato quello che ha pagato forse il prezzo più alto. Perché a ben pensarci ha perso qualunque cosa per ottenere un titolo e una corona che non ha mai voluto. *pigola e corre ad abbracciare Aranfinwe*.
Bien credo di averti detto tutto: perdona ritardo e delirio.
Ho solo un’ultima chicca che devo condividere con te ^^: una delle mie migliori amiche (che non ha mai letto il Silma, o qualunque altro libro, vive solo di movie) adora Galadriel e stava cercando informazioni su Wikipedia della sua famiglia: così ha trovato il nome di suo padre e le prime volte mi ha confessato che invece di Finarfin, leggeva FINFARIN. MUOIO.
Oks è tutto sul serio ^^”. Un bacione e complimenti per questa perla, davvero!

Benni

Recensore Junior
12/09/15, ore 11:40

Innanzitutto mi sento in dovere di ringraziarti, perché per quanto potrà sembrare strano io ho una passione smodata per Arafinwe (forse parte del mio risentimento nei confronti dei suoi figli è proprio dovuto a questo) e ho sempre desiderato leggere di lui, di lui e del suo rapporto con Earwen dopo il Primo Fratricidio. E tu hai realizzato due miei desideri in una sola volta!
Poi, che dire, non credo di aver mai letto una resa migliore di Arafinwe. L'ho sentito "vivo" dalla prima all'ultima riga e non ho potuto che amarlo ancora di più. Un personaggio straordinario, a mio avviso, di cui sei riuscita a dipingere un ritratto altrettanto straordinario. Sono assolutamente colpita.
La storia è impregnata di una struggente malinconia che spesso vira verso l'angoscia. La desolazione di Alqualonde è la stessa che alberga nell'animo di Arafinwe, il parallelismo tra i suoi sentimenti e la città e il palazzo di Olwe che ancora recano i segni del Fratricidio, è commovente. Come Alqualonde, l’animo di Arafinwe è a lutto, eppure lui si trova costretto a sostenere il peso di una carica che mai ha preteso e lo fa con una forza diversa da quella dei suoi fratelli, meno prorompente, meno evidente ma comunque degna di un figlio di Finwe (e Indis).
Spesso ho riflettuto su come fosse stato per lui questo momento. Abbandonato dai suoi stessi figli, abbandonato dalla sua intera famiglia, in un certo senso abbandonato dagli stessi Valar e Aran di un popolo che ha preso conoscenza nel modo più doloroso del Male, un Male che può persino prendere le sembianze di un (quasi)fratello.
A tal proposito ho letteralmente adorato le riflessioni di Arafinwe su Feanaro. Quel rimpianto, quel "E non mi ha mai amato" tradiscono il dolore per un respingimento in cui, credo, Feanaro fosse maestro. Le nostre visioni non potrebbero coincidere meglio, io stessa ho sempre pensato che i figli di Indis soffrissero per l'atteggiamento di Feanaro, così come ho sempre pensato che nonostante tutto né Arafinwe né Nolo siano mai riusciti ad odiarlo davvero (e credo che neppure Feanaro odiasse loro, in realtà).
Ma il cardine della storia è ovviamente la presenza di Arafinwe in Alqualonde in questo momento storico. Lui, Aran del popolo che ha compiuto il Fratricidio, fratello di chi l’ha guidato e di chi ne ha preso parte. Lui che è sposo e padre di sovrani Teleri, lui che con la città e il suo sovrano e la sua gente aveva un rapporto imprescindibile. Eppure di tutto questo sembra rimasto solo il ricordo. Arafinwe viene abbandonato anche da questa parte della sua famiglia. Ed è come costretto a professare la propria innocenza, quasi si stesse giustificando con degli estranei, non con persone che lo conoscono bene, che lo hanno amato e che mai dovrebbero crederlo capace di un simile atto. Ma d’altronde, se il Male può annidarsi silenzioso nei cuori di tutti , l’ovvia conseguenza è che ogni legame di fiducia venga meno.
E la cosa più dolorosa, a mio avviso, è il ruolo di Arafinwe in tutto ciò. Prima costretto a seguire Feanaro perché, comunque, egli era suo fratello, il fratello maggiore, il Noldoran. Poi traditore agli occhi di questi quando decise di tornare in Tirion e successivamente costretto a giustificarsi, a chiedere perdono per un atto in cui non ha preso parte e che lui stesso ha condannato. Sempre manchevole, in un modo o nell’altro. Sempre portatore di una qualche colpa.
Olwe sembra volerlo accusare di non essersi accorto prima di ciò che albergava nell’animo di Feanaro. E d'altronde come avrebbe potuto? Chi avrebbe potuto accorgersene? Chi potrebbe credere il proprio fratello, per quanto si tratti di Feanaro, capace di tanto?
Mi ha spezzato il cuore leggere di come Arafinwe continui, quasi ossessivamente, a ripetersi innocente. Non ne dovrebbe avere bisogno, non lui. Ma forse dietro a questo si cela un frammento di colpa che neppure Arafinwe riesce ad evitare di attribuirsi…
Devo dire di immaginare Olwe un po’ meno desideroso di vendetta (lo stesso vale per Earwen), in quanto ho sempre creduto che il Fratricidio abbia lasciato i sopravvissuti distrutti e terrorizzati, troppo per pensare alla vendetta. La vendetta è il sentimento che riservo ai figli di Finwe (tranne Arafinwe) e in particolar modo a Feanaro. Questo perché ho sempre pensato che gli Eldar venuti così violentemente a contatto con la morte, prima sconosciuta, si lasciassero generalmente andare alla disperazione. E vedo tale reazione come un qualcosa di normale, in un certo senso la reazione che i Valar stessi si aspettavano da loro… Solo Feanaro o almeno lui per primo, da questa disperazione ha ricavato la rabbia e il desiderio di vendetta (probabilmente anche per via del furto dei Silmarilli collegato all’omicidio di Finwe).
In ogni caso queste sono speculazioni del tutto soggettive!
Ciò di cui mi preme parlare è Earwen. Perché se Arafinwe si presenta a Olwe anche e prima di tutto in quanto Noldoran, ed è per gli interessi del proprio popolo che -ancora- è costretto a giustificarsi, dinnanzi ad Earwen è semplicemente Arafinwe. E non è per il Fratricidio che deve tornare a giustificarsi, bensì per aver “lasciato” partire i propri figli alla volta di Endore.
Earwen ha un che di spietato qui , e le parole di Findarato citate per bocca di Arafinwe mi hanno ugualmente fatto venire il mal di pancia. Ma per carità in questo frangente ha ragione, i figli sono liberi di prendere le proprie scelte (dovrebbero anche esserlo di maturarle come meglio credono) e l’espresso riconoscimento di questo da parte di Arafinwe me l’ha fatto piacere ancora di più. È l’unico dei fratelli che stempera la propria ascendenza su propri figli. Probabilmente di questo, prima, non v’era neppure bisogno, in quanto li immagino abbastanza in sintonia, ma nel frangente in questione Arafinwe si dimostra di gran lunga il “padre migliore”.
Quanto al discorso sulle lacrime delle donne, ammetto di aver storto un po’ il naso. Voglio dire, date le belle parole di Tolkien sull’eguaglianza dei sessi tra gli Eldar, non vedo tanto questa divisione di “ruoli”, queste demarcazione fra sofferenza materna e orgoglio paterno.
Il fatto è semplicemente che Earwen non accetta la decisione dei propri figli, Arafinwe sì. Ma entrambi ne soffrono allo stesso modo.
Ribaltando il discorso sul versante dei figli, beh, il loro “menefreghismo” nei confronti del padre e della madre è una delle ragioni che più me li ha fatti disprezzare. Non ho mai capito come abbiano potuto continuare la traversata dopo il Fratricidio, loro che per metà sono Teleri, tra l’altro affiancando le genti dello zio e il cugino (sì, Finno amore mio, mi riferisco a te)che ne avevano preso parte. Non ho mai capito perché Findarato, che al contrario dei suoi fratelli non si dimostra neppure particolarmente interessato ai domini al di là del Mare, né sembra possedere questa sete di avventura, non abbia tento di fermare i sopracitati e invece li abbia seguiti (anzi, “guidati” a quanto Tolkien scrive ne Il Silmarillion) in Endore. I figli di Arafinwe non sono i Feanorioni, se Findarato avesse provato a dissuaderli credo che, con l’esclusione di Artanis (altro essere incomprensibile), Angarato e Aikanaro (per quanto “pendenti” dalle labbra di Finno) gli avrebbero dato ascolto. Ma lui no. Lui va a costruire un regno al di là del Mare.
Ora, però, vedo di smetterla con Findarato o potrei diventare imbarazzante (se già non lo sono diventata).
Tornando alla storia, devo dire di immaginare Earwen diversa da come tu la dipingi (anche fisicamente: data la sua parentela con Elwe credo sia molto alta!), ho sempre supposto che almeno lei non abbia addossato colpe ad Arafinwe , ciononostante ammetto di essere davvero colpita dalla situazione che qui profili: Arafinwe, abbandonato da tutti, persino dalle cognate, è preda di una mestizia che lo rende ancora più “bello” ai miei occhi. Sono strana, me ne rendo conto… ma spero tu possa riuscire a capire cosa intendo… Questa malinconia, questa tristezza, lo rendono un personaggio preda di una tragedia diversa da quella dei suoi fratelli ma comunque struggente e dal mio punto di vista ancor più “nobilitante”.
Circa il meraviglioso finale non so bene che altro aggiungere. È stata una nota positiva in più quel concludere la storia con i pensieri di Arafinwe al fratello (a mezzo nel sangue). Quel “Come siamo diventati tutti?” suggerisce una presa di coscienza notevole delle ombre, del male, che comunque si nasconde nell’animo degli Eldar (e anche degli Ainur), aspettando solo di essere risvegliati. Una riflessione davvero degna del grande personaggio che è Arafinwe.

Concludo (perché ho scritto un poema) ringraziandoti ancora per questa storia meravigliosa… Potrei anche rubare un Silmaril dalla corona di Morgoth e offrirtelo in dono per leggere altro di tuo su Arafinwe (tanto Findarato-deus ex machina mi darebbe una mano)!

Un caro saluto.

Recensore Veterano
10/09/15, ore 01:00

Eccomi qua, Fey, pronta a recensire questa storia meravigliosa!
Non so dirti la gioia immensa che ho provato quando l’ho vista, davvero, mi stavano salendo le lacrime agli occhi!
Una storia su Arafinwe ed Earwen, finalmente!

Hai saputo veramente dare vita a questi due personaggi, nonostante siano in quello che forse è il momento peggiore della loro vita, e lo hai fatto in maniera veramente splendida, con grandissima delicatezza e sensibilità, attraverso un racconto veramente vivido e intensissimo.

Il modo in cui hai descritto l’atmosfera che ora regna in Alqualonde è veramente straziante… Una città da cui il ricordo dei tanti che hanno perso la vita nel fratricidio non se ne è ancora andato, rimanendo quasi aggrappato alla città come, purtroppo, rimarrà nella memoria di chi c’era ed è sopravvissuto.
Mi ha colpita tantissimo la descrizione di come il sangue sparso e l’oscurità che regna dopo la morte dei due alberi hanno spento ogni luce, persino i riflessi delle perle tanto amate dai Teleri… E come questo buio appena rischiarato da qualche torcia finisca per deformare e ingrigire ogni cosa.

Ma ancora più strazianti sono i volti e gli sguardi dei pochi passanti, e la consapevolezza che in tanti si sono barricati terrorizzati nelle proprie case… Mi ha veramente fatta star male vedere questa città terrorizzata, disperata, schiacciata da tutti gli eventi che si sono susseguiti.

Il modo in cui hai fatto entrare Arafinwe in questo scenario è perfetto, semplicemente perfetto.
Il nuovo Noldoran, l’ultimo che avrebbe mai accettato questo ruolo e il primo che invece lo avrebbe sempre rifiutato, è quasi costretto a recarsi ad Alqualonde.
Si è ritrovato a governare un popolo ridotto a pochi elfi, anche essi sfiniti dagli eventi, e che ora rischiano di dover subire ingiustamente l’inimicizia di un popolo che ha sofferto per colpa dei tanti dei noldor che invece hanno scelto di partire.
Questo incrocio di colpe efettive e attribuite è devastante, e mostra tutta la confusione e il dolore di cui erano preda tutti gli elfi in questo orrendo periodo della loro storia.

Eppure Arafinwe è più che determinato nella sua decisione di mostrare ad Olwe che lui e coloro su cui governa non hanno colpa, e non meritano di subire questo astio per sempre.
Era facile, quasi inevitabile che ciò succedesse, e penso che Arafinwe lo abbia sempre saputo, anche da prima di rientrare a Valinor.
E proprio per questo ha avuto forse il tempo di rifletterci e di prendere questa sua salda decisione.
Anche se, purtroppo, riflettere su questi eventi per lui è impossibile.

Il modo in cui hai caratterizzato Arafinwe è semplicemente meraviglioso, Fey!
Hai conservato il suo atteggiamento pacato, ma lo hai anche reso d’acciaio come i suoi fratelli, determinato e inamovibile nelle sue scelte.
Un’altra cosa meravigliosa che ho notato poi è il modo in cui hai descritto le reazioni di Arafinwe.
Arafinwe è ingrado di osservare e di capire ogni cosa che gli accade intorno, di soppesarla e di valutarla, ma non è immune dalla rabbia e dalla disperazione, né vuole esserlo.
Ciò che è successo ha ferito anche lui, e non sarà la nomea di saggio o la sua somiglianza con i più pacati Vanyar ha impedirgli di soffrire, di indignarsi, di infuriarsi persino.
E io ti ringrazio veramente per aver sottolineato tutto questo!
Per quanto Finarfin fosse realmente il più pacato e riflessivo, le sue caratteristiche noldorin le mostrava eccome, secondo me!
A voler guardare tra le righe, emerge un personaggio che è sicuramente determinato, e anche in grado di farsi ascoltare, se voleva. E questo in troppi se lo dimenticano!

Il groviglio di sentimenti che Arafinwe prova in questo momento, verso il suo fratellastro, verso suo fratello, verso i suoi figli, è meravigliosamente realistico, e amo il modo in cui hai saputo soffermarti su ogni singola sfumatura, con precisione ma allo stesso tempo con estrema delicatezza.

Arafinwe si trova a dover far convivere nel proprio animo sentimenti che, in più di un caso, sono radicalmente opposti.
Lui non vuole quella corona, non l’ha mai voluta, né si sente adatto a portarla. Eppure lo fa,e prende sulle sue spalle tutte le responsabilità che ciò comporta, anche se queste responsabilità, unite alla disperazione data dalla partenza dei Noldor e dalla morte di Finwe, non gli danno pace, né quando è sveglio né nel sonno.

Arafinwe sente di aver fallito, come padre e anche come persona per non essere riuscito a impedire quel massacro e perché, prima ancora, si è inchinato al suo autore, eppure vorrebbe gridare a ogni istante che lui non ha colpa, e soprattutto gridarlo ai tanti, troppi, che gli attribuiscono questa colpa per la semplice parentela che lo lega a Feanaro.
La sua stessa visita ad Alqualonde è qualcosa che vorrebbe e non vorrebbe compiere, ma, ritrovandosi costretto, la affronta a testa alta, nonostante ciò che gli si para davanti sia per lui quasi un incubo.
Amava quella città, lì si era sposato, lì era sempre stato accolto con onore, e ora la ritrova deserta, piena di lutto e sofferenza, e peggio ancora ostile.
Posso solo immaginare che strazio deve essere ritrovarsi trattati con ostilità in un luogo dove fino a poco tempo prima ad accoglierti era solo la gioia!

Terribile il dialogo tra Arafinwe e Olwe, e soprattutto vivido in maniera sconcertante.
Ho veramente visto Olwe sul suo trono a forma di cigni, e Arafinwe dritto in piedi davanti a lui, in quella grande sala appena illuminata, in un palazzo chiuso come una fortezza…

Ho amato come hai reso questo lungo e complesso dialogo, come hai saputo descrivere alla perfezione ogni gesto, ogni espressione e ogni pensiero dei personaggi.
Olwe è stanco e pieno di rabbia per ciò che è successo al suo popolo, e in quel momento tra le vie per dimenticare, per difendere la sua gente dagli strascichi di ciò che ha fatto Feanaro vede l’escludere, dalla sua città e dai suoi pensieri, tutti i Noldor, nessuno escluso.
Si sente che ha voluto bene ad Arafinwe e che, infondo, glie ne vuole ancora, ma il dolore è troppo ed è troppo forte.
E inevitabilmente al centro della conversazione c’è Feanaro, Feanaro e tutto ciò che era e che ha causato.
Ed è inevitabile che le accuse di Olwe feriscano Arafinwe, perché vanno a colpire proprio i punti dove fa più male.
Arafinwe non conosceva suo fratello, perché a lui, a Nolofinwe e alle sue sorelle Feanaro di sé aveva sempre mostrato solo il disprezzo che provava per i figli di Indis.
Arafinwe non ha mai sopportato, come del resto i suoi fratelli, l’arroganza di Feanaro, né il fatto che, nonostante questa, fosse lui il preferito di Finwe.
E ora è costretto a sentirsi accusare di non aver saputo prevedere ciò che avrebbe fatto Feanaro, e anzi di averlo appoggiato quando, per seguire la volontà di suo padre, si è inginocchiato davanti a un fratello che non ha mai smesso di ignorarlo.
Il modo deciso in cui Arafinwe si difende da quelle accuse ingiuste è perfetto, così come è perfetto il modo in cui espone, in modo semplice e chiaro, il suo consiglio a Olwe, senza mai cedere.

Il fatto che Olwe non risponda subito è stata all’inizio una sorpresa, come lo sono stati i tanti tentativi di comunicare andati a vuoto fatti da Arafinwe, ma capisco il perché della decisione di Olwe. Ha bisogno di tempo, per sé e per la sua gente. Ha bisogno di capire che dei Noldor rimasti, e soprattutto di Arafinwe, può ancora fidarsi.
Ma capisco anche lo sconcerto di Arafinwe difronte alla diffidenza nei suoi confronti: Olwe lo conosce, e ci sta che da lui Arafinwe speri di ottenere almeno un po’ di comprensione.
E se non da lui, almeno da Earwen, la sua sposa, la sua compagna.

E qui veniamo alla parte del racconto che aspettavo e che allo stesso tempo un po’ temevo, perché avevo paura di scoprire come sarebbe andata a finire….

Un'altra scena gestita in maniera perfetta!
Un dialogo tra due personaggi che si ritrovano a vedere il lati l’uno dell’altra che meno si aspettavano, e che sono costretti a fronteggiarli, ad accettarli.
Eppure penso che, infondo, ancora riescano a capirsi, e a sentire se non il pieno amore di un tempo, almeno l’affetto, la comprensione reciproca che è cresciuta negli anni e che non può del tutto sparire.
Me lo suggeriscono il dolore di Arafinwe nel vedere la sua sposa soffrire così, e alcuni brevi ma significativi sguardi di Earwen…

Meraviglioso il ritratto che fai di Earwen: si intravedono ancora la sua dolcezza e la sua gentilezza, ma ora sono soffocate, volontariamente spente per far fronte a tutto il dolore di una madre, la sofferenza di una sposa che vede il marito legato, anche se suo malgrado, a un crimine che l’ha toccata da vicino, che ha distrutto la sua città e le vite dei suoi abitanti.

Ed Earwen si rifiuta di mostrarsi debole, si rifiuta, come del resto fa suo marito, di cedere.

Mi è piaciuto tantissimo come hai intrecciato tutti i sentimenti di questo dialogo, anche questa volta con grandissima sensibilità.
C’è l’amore di una madre per i suoi figli, che nessun padre secondo Earwen può capire, e che è la prima, terribile accusa che Earwen muove al marito.
Lui non le ha riportato i suoi figli, lui li ha guardati partire, mentre a lei sono arrivate solo vuote notizie.
C’è il legame con Feanaro, ora morto, e l’amore che, in questo caso, non è mai esistito, e appare palese solo ora che Feanaro non esiste più, una notizia che sui due personaggi passa quasi senza lasciare traccia, tanto sono disperati e devastati dal dolore e dall’impotenza.
E c’è l’amore tra Arafinwe e Earwen, ferito da tutta quella crudeltà, dal fatto che, inevitabilmente, quel fratricidio ha diviso anche loro ed Earwen si rifiuta di fingere che non sia vero.

Quando alla fine i due si voltano le spalle, lasciandosi dietro solo una vaga promessa, e si dichiarano il loro amore senza guardarsi negli occhi mi sono quasi messa a piangere, davvero.
Niente rotture definitive, niente abbracci e gioia almeno in parte ritrovata. Solo quell’abisso che c’era e che è ancora lì, e che non sappiamo se e quando verrà colmato.
Mi piace provare a essere ottimista e sperare che, in futuro, Arafinwe ed Earwen riescano a riconciliarsi, ma mi rendo conto che questo non si possa ottenere così facilmente e, soprattutto, non in così breve tempo.

Un’interpretazione veramente particolarissima, realistica ed intensa del rapporto tra questi due personaggi in questo difficilissimo momento.
Davvero complimenti, Fey!

Un discorso a parte lo merita il modo perfetto in cui hai descritto il resto della famiglia di Arafinwe e il modo in cui lui si rapporta con ognuno di loro.
Prima di tutto i suoi figli, il modo pieno di affetto in cui li descrive, e il dolore profondo che prova nel convivere col fatto che non è riuscito a riportarli a casa, per aver assistito impotente all’inizio del loro viaggio verso un destino che non potrà che essere pieno di sofferenza. E’ stato veramente emozionante vedere Findarato, Angarato, Aikanaro e Artanis attraverso gli occhi di Arafinwe, ed è stato straziante vedere dalla sua prospettiva il momento della loro separazione che, per quello che ne sanno, sarà per sempre.

Poi l’affetto per Nolofinwe, che però non gli impedisce di odiarlo, anche solo per un attimo, perché sta mettendo in pericolo i suoi figli, la furia verso Feanaro, la nostalgia per sua madre e per le sue sorelle, e la tristezza nel vedere che nemmeno le spose dei suoi fratelli, che pure sono rimaste sole come lui, desiderano vederlo (Cosa di cui mi chiedo anche io il perché…).
Anche in questo caso Arafinwe sperava in un po’ di solidarietà, sperava di poter aiutare ed essere aiutato, in una collaborazione che avrebbe potuto aiutare a ricostruire almeno in parte ciò che era andato perso, e ancora una volta si ritrova difronte un rifiuto e una delusione.

Veramente una storia meravigliosa, Fey, veramente veramente stupenda!
E’ così piena di riflessioni e di particolari interessanti, che sarebbe davvero da commentare frase per frase, anzi non basterebbe.
Ogni scena e ogni dettaglio sono descritti con precisione e in maniera veramente vivida, ogni riflessione è profonda e in linea con i personaggi e la situazione, e soprattutto ogni personaggio è reso in maniera perfetta, con cura e attenzione a ogni sua parola, pensiero o gesto.
Tantissimi tantissimi complimenti!

Spero davvero tantissimo che pubblicherai altre meraviglie come questa, perché sono veramente qualcosa di stupendo!

Un forte abbraccio, a prestissimo!
Tyelemmaiwe

Recensore Master
08/09/15, ore 11:24

Ed eccomi qua, mia cara Fey!
Mi avevi detto di avere progetti particolari e lontani dalla famiglia di Feanaro, ma certo non mi aspettavo questo... E ne sono rimasta piacevolmente sorpresa! Earwen e Arafinwe meriterebbero tanto spazio in più in questo fandom! E mentre lo dico mi sento un po' in colpa, perché non so se sarò mai in grado di scrivere di loro (ok, ad Earwen devo un ritratto, ma per il resto... Bah!)
Anyway, veniamo alla storia, e bando ai miei inutili sproloqui.
Credo di adorare la tua resa di Arafinwe. E' vero, lui tra i figli di Finwe è il più mite, il più ragionevole, se vogliamo. Maè pur sempre un Noldo, con la testardaggine e la forza tipica di questa stirpe. E in questa storia il suo "animo Noldo" si vede, eccome se si vede.
Perché Arafinwe sopporta il peso della corona che gli è stata imposta (ed è agghiacciante il contrasto tra un diadema tanto sottile e aggraziato e il fardello che Arafinwe sente gravare su di sé... Che poi, posso squittire all'idea che Feanaro ne indossi uno simile, ma ancora più bello?) e non solo non fugge dinanzi alle responsabilità (io avrei scaricato tutto in mano a Findis, è lei la primogenita!) ma è ben deciso a mettere fine alle ostilità tra Noldor e Teleri.
Ed è quasi commovente (in senso buono, per carità, non voglio dire che mi faccia pietà o altro) il modo in cui continui a far pervenire messaggeri a Olwe nonostante sappia che essi non verranno ascoltati, il modo in cui invii missive ad Earwen senza mai ottenere risposte. Fino al giorno in cui non è egli stesso a partire per l'amata Alqualonde... Ho sempre visto Arafinwe molto affine ai Teleri, al di là del fatto che ne abbia presa in sposa una... Sarà perché ci vien detto che era amico dei figli di Olwe, sarà perché credo che Alqualonde fosse un buon rifugio per chi, come lui, non voleva minimamente essere coinvolto dalle ostilità tra i fratelli... In ogni caso, penso che sentirsi respinto da Alqualonde costituisca per lui un doppio dolore.

Hai saputo evocare immagini di una potenza incredibile: pare quasi di vederla, la città silenziosa, avvolta nel lutto, una città dove i passi di Arafinwe e della sua guardia paiono riecheggiare in maniera quasi sinistra, e lo stesso dicasi per il palazzo reale. Davvero, fa rabbrividire, forse anche perché (mea culpa) non mi soffermo mai a pensare ai Teleri in lutto e alla loro sofferenza, e invece con questa storia tu me l'hai scagliata addosso... E hai fatto bene, che ogni tanto mi ci vuole un po' di sana par condicio.
Qui poi i nostri Headcanon differiscono: io immagino che il massacro si sia svolto interamente sui moli, e che sia stato qualcosa di relativamente rapido. Non la vedo come un'azione che abbia coinvolto la città intera, non le donne, per esempio, a meno che non si siano trovate sui moli a proteggere le navi... E forse, almeno nella mia visione dei fatti, è stato l'unico dei tre fratricidi in cui i bambini sono stati risparmiati. Non per una precisa volontà dei Feanarioni, semplicemente perché a loro bastava appropriarsi delle navi, euna volta raggiunto lo scopo se ne sono andati e bella lì. Perciò mi riesce difficile immaginare la città in ricostruzione. In ogni caso, anche qui le tue immagini riescono a essere di una potenza incredibile, veramente suggestive e forti nella loro solennità.
Altra cosa che proprio non riesco a immaginare sono i roghi funebri: mi dà l'idea che gli Eldar non bruciassero i loro morti, anche perché, distruggendo lo Hroa, non si impedisce al Fea di tornare?
Vero che è anche difficile immaginare tombe in Aman, ma forse i Valar si son presi cura dei corpi dei Teleri finché Mandos non ha permesso alle loro anime di tornare? Non so, questa è la mia interpretazione, naturalmente è assolutamente discutibile e, anzi, non vedo l'ora di sapere cosa pensi in materia!
Come ho già scritto sopra, il palazzo di Olwe fa venire i brivii quanto la città... La solennità silenziosa delle stanze mette un'angoscia indicibile. E poi tutti vestiti a lutto... Ecco, anche qui io penso che gli Eldar portassero il lutto in maniera diversa da come siamo abituati a immaginare e a concepire il lutto noi oggi, chessò, vista l'importanza che rivestivano per loro magari si tagliavano i capelli o facevano altre cose simili... In ogni caso l'idea dei Teleri vestiti di nero e di Earwende velata mi ha dato una sensazione... Oddio, non saprei descrivertela senza ripetermi, perché di nuovo, è un'immagine potente, che colpisce, che rimane impressa e fa male.
Olwe poi è come l'ho sempre immaginato: annientato dal dolore, e per questo spietato. Lo so che sono idiota, però io Olwe me lo immagino come il re Tritone della sirenetta della Disney... Lo immagino che brandisce il tridente e invoca Osse, sarà perché così magari mi faccio una risata, perché altrimenti Olwe che invoca Osse contro i Noldor mi mette sempre una certa angoscia.
Comunque, tu lo hai reso perfettamente: e perfetto il suo modo di rapportarsi ad Arafinwe, in quella maniera fredda e distaccata che io immagino gli sia propria, dopo il massacro.
Straziante quel continuo "non è colpa mia" da parte di Arafinwe, e capisco perfettamente la sua rabbia: non sarà colpa sua, ma questo a che può servire? Non è riuscito a impedire il fratricidio, e tanto basta. Che non abbia colpa vale poco o niente.
E il sentimento di vendetta che alberga nel cuore di Olwe (e anche di Earwen, ma ne parlerò più sotto) è qualcosa di terribile... Olwe, non ti basta sapere che Feanaro è morto, che Nelyafinwe è stato catturato da Melkor, che Nerdanel è sprofondata nella più atroce delle sofferenze? (A proposito, non riesco proprio a vedere Nerdanel nei giardini di Lorien, ma anche qui interpretazioni personali... Sarà che dopo un po' tutte 'ste donne che vanno a Lorien mi stufano XD). Ma no, a Olwe non basta. E io lo odio perché otterrà tutto ciò che vuole, i figli di Feanaro saranno distrutti, tutti. E a lui cosa verrà da una simile vendetta? Gioia, forse? Riavrà forse il suo popolo com'era prima, grazie alla morte dei figli di Feanaro? Va bene, la smetto, perché qui rischio pesantemente di andar fuori dal seminato, e ciò non va bene per niente.
Veniamo ad Earwen, perché qui mi hai davvero colpita al cuore.
Ho sperato fino alla fine in una riconciliazione, in un finale, almeno in parte, positivo. Ma ciò che hai fatto era forse l'unica soluzione possibile, certamente la più realistica.
Mi ha colpito questa Earwende minuta e gelida, avvolta in veli neri, così fredda che solo a leggerne fa salire un brivido lungo la schiena. E di nuovo torna il malefico mantra: non è colpa mia. No, non è colpa di Arafinwe se il massacro è avvenuto. Ma un padre non ha forse il dovere di vegliare sui suoi figli?
Ora, io non faccio una colpa ad Arafinwe perché ha lasciato che i pargoli "camminassero con le loro gambe", ma se fossi Earwende credo che due padellate in testa gliele tirerei, forse.
Quanto sono strazianti gli accenni ai figli... I pensieri che Arafinwe rivolge loro... E le parole di Findarato, così dure, mi hanno davvero fatto venir voglia di abbracciare Arafinwe, che in questa storia esce sempre più sconfitto, a ogni battuta, eppure ha sempre una fierezza tutta sua, difficile da comprendere, forse, ma che c'è e si percepisce.
E il rapporto con Feanaro... Le riflessioni di Arafinwe mi ricordano un po', almeno in parte, quelle di Nolofinwe nella bellissima "Memoriale notturno" di Ghevurah... Questo fratello che non si può, non si riesce ad amare, ma d'altro canto come odiarlo veramente?
Credo di avere ancora un milione di cose da dirti, Fey, ma mi rendo conto di star scrivendo già da un po' cose senza senso, quindi chiudo qui questo flusso sconclusionato di coscienza.
I miei più sinceri complimenti per esserti cimentata in una storia del genere, e per averne tratto un quadro così toccante. Veramente bravissima!
Un abbraccio e a presto

Melianar
P.S.: dovrei andare a controllare, ma se non sbaglio la scelta più tarda per il nome materno di Arafinwe dovrebbe essere Ingoldo, non Ingalaure... O forse è solo quella che ho scelto io perché così tutti i fratelli hanno un figlio che si chiama come il padre XD urge controllo in HoME!