Partiamo da una premessa importante: la canzone che hai scelto è meravigliosa.
E lo so che sono scontata, perché non c’è una singola canzone di questa band che io non ami, ma questa ha un testo che è spettacolare! *W*
Poi, quanto ho scoperto che il titolo era l’unione di “Pavlov” e di “love”, sono completamente partita con la testa: cioè, cavoli, io Pavlov l’ho studiato al primo superiore, queste cose le so, e il fatto che abbiano utilizzato questo gioco di parole per il testo della canzone, non può che confermare l’amore che ho per questi idioti! **
E dannazione, quanto può essere figo Patrick quando intona la frase: “So you can get, get addicted to this”? *^*
Fatta la mia stupida importantissima premessa, passiamo alla storia. Finora, sappilo, è la migliore dell’intera raccolta. Non fraintendermi, sono tutte bellissime, non ne scarterei nessuna, ma questa ha un approccio in più. Oltre ad avermi fatto piangere alle tre di notte sul mio cuscino, ma sono dettagli! :’3
E questo conferma che sono disturbata e anche parecchio ritardataria con le recensioni… >.<
L’idea di Ace che detesti gli specchi è sia in linea col personaggio, sia con il testo della canzone, e questo è un punto a tuo favore.
In fondo, potrebbe essere più che plausibile che Ace odi il suo riflesso. E non perché sia il figlio di Roger – cioè, anche, ma comunque Ace ha imparato a conviverci col tempo –, quanto perché non ha fatto nulla per salvare Sabo.
E lui è lì, è cresciuto, e nello specchio vede il giovane che Sabo non è potuto diventare, volendo solo distruggere quel riflesso.
Solo Rufy riesce a farlo specchiare, perché lui non lo odia, non potrebbe farlo mai, non dopo tutto quello che ha fatto per lui.
Non Roger, ma Sabo. Per Sabo non riusciva a guardarsi allo specchio. Per l’esser figlio di Roger non avrebbe potuto far nulla – era così e basta. Per Sabo—per lui avrebbe potuto fare tutto, avrebbe potuto salvarlo, avrebbe potuto essere più forte, avrebbe potuto dirgli un milione di cose per—
E ancora si guardava nello specchietto, tentando di vedersi, e non riusciva a sopportare la vista di quello che il metallo restituiva – quando glielo restituiva. In un misto di odio, tristezza, rimorso, pensò che avrebbe continuato ad aprire quello specchietto per cercare di capire se quella fosse la volta buona: forse sarebbe riuscito a guardarsi e a vederci Portuguese D. Ace, forse, forse, quella era la volta buona, no, non lo era, non ci sarebbero state volte buone, le aveva perse tutte quando Sabo era annegato ed era finito insieme ai pezzi dello specchio che aveva lanciato a Davy Jones.
Io sto cercando di essere il più controllata possibile, ma questa frase ha fatto a pezzettini il mio cuore! T^T
Lo spezzone su Impel Down è bellissimo: Ace non lo sa quello che succederà dopo, quanto si sta sbagliando, perché alla fine sarà felice della vita che ha vissuto.
… Dio, sto piangendo ancora, non puoi farmi questo! t.t
«Sabo. Ehi, Sabo.» Disse Rufy, con un sorriso accennato. Quando non erano grandi sorrisoni c’era da stare attenti, con quel marmocchio.
Sabo si rivolse al suo fratellino. «Che cosa c’è, Rufy?»
«Tu sei l’unico che può capire quanto sono felice di rivederti!»
Quanto c’era di sottinteso, in quelle parole. Sabo era l’unico perché era l’unico ad aver perso Ace come era successo a Rufy – ma no, neanche Sabo poteva capirlo, perché Rufy aveva visto il loro fratellone morire davanti ai propri occhi, e Sabo non poteva immaginare il dolore e il rat-tat-tat-ta sssh sssh sssh che gli pompava nelle orecchie.
«Non lo so.» Rispose il suo fratellone biondo appena ritrovato. «Non so che cosa ho provato quando mi sono ricordato di tutto. Non so che cosa sto provando adesso.»
«Vedi che allora lo sai?» Esclamò Rufy. Poi saltò addosso al suo fratellone e lo strinse forte, fortissimo. «Neanch’io lo so. Non è la solita tristezza, vero? É come se... come se non potessi fare a meno di pensarci.»
«Sì.»
«E pensarci non mi fa stare meglio, però ho la sensazione che mi faccia stare meglio lo stesso. Non lo senti anche tu?»
Non c’era definizione migliore di quella.
«Sì, Rufy. É davvero così. Continua a parlarmene.»
«Ho paura di non riuscire a superare la morte di Ace, però ho anche paura che il tempo me lo faccia dimenticare. E se non ricorderò più la sua faccia, o la sua voce? Voglio andare avanti, ma non voglio lasciare nessuno indietro.»
Oh, Rufy, Rufy, il suo fratellino. Era diventato così forte.
Erano soli insieme. Capite? Da soli, ma insieme. Non riuscivano a stare soli da soli, quella sera. Dovevano raccontarsi dieci anni di storia e c’era il tempo di mezza giornata.
«Però, anche se vado avanti, non gli voglio meno bene. Riesci a capire?»
«In qualche modo, sì.»
«Tu riuscirai ad andare avanti, Sabo?»
«Non lo so,» rispose, cominciando a piangere senza singhiozzi, «non lo so. Dovrò imparare.»
Okay, lo so, è un intero pezzo, ma ho bisogno di analizzarlo per benino.
COS’E’?
Cominciando da Rufy che, porcaccia la miseria, è sempre la dolcezza: lui che è felice di rivedere Sabo, che lo stringe forte a sé, che ha paura di dimenticare il volto di Ace (l’hai fatto apposta, vero? T.T), che vuole andare avanti ma non vuole dimenticare.
Sei riuscita a descrivere il carattere di Rufy alla perfezione, perché è esattamente così che si deve sentire uno come lui, uno che soffre dentro e che non lo da mai a vedere.
E Sabo?
Anche lui, che piange sommessamente sul fratellino, che ha paura di non riuscire ad andare avanti.
Per non parlare del parallelismo che hai fatto a fine storia...
In quello specchio Sabo aveva visto il viso di Ace sulla propria faccia, i suoi occhi sui propri occhi, le sue braccia sulle proprie e c’era quel tatuaggio che lo perseguitava come un fantasma. Doveva imparare ad andare avanti, e quell’allucinazione—quell’immagine—quella proiezione del suo inconscio—qualunque cosa fosse stata quella, non importava definirla, l’aveva stravolto. Doveva cominciare piano piano, passo passo. Ora che non c’era più Rufy con lui, doveva muoversi con calma. Uno specchio così grande lo aveva sconvolto. Magari avrebbe potuto provare con un vetro più piccolo, di quelli che riflette soltanto il viso.
Io queste cose le amo e le odio allo stesso tempo.
Perché, adesso, tocca a Sabo dover imparare a combattere con i sensi di colpa, a riflettersi nuovamente allo specchio.
Io davvero, non so che cosa dire…
Confermo che questa è la storia più bella della raccolta, e non vedo l’ora di leggere anche l’altra di cui mi hai accennato ^^
Non ho idea di cosa mi riserverai (che ne so, magari una AU con la canzone “Novacaine”… era solo un'idea, ma fa finta che non ti abbia detto nulla), ma tutto sarà ugualmente apprezzato, specie se serve a devastarmi (?)
E niente, questa recensione priva di alcuna coerenza giunge ora al termine :’D
Grazie ancora per questa storia meravigliosa, che va subito tra le ricordate <3
_Lady di inchiostro_
P.S: ci tenevo a ringraziarti per i consigli che mi hai dato l’altro giorno, mi sono stati davvero d’aiuto, e perdona se non ti ho risposto ;) |