Recensioni per
Extinction
di Carlos Olivera

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
04/12/15, ore 23:40
Cap. 1:

Valutazione ricevuta al contest "(Altri) Eroi nel Vento" - Primo Classificato

Originalità: 14/20 (comprende anche l’uso creativo degli spunti che avrete scelto)
Gradimento Personale: 16/20 (comprende anche le voci Grammatica, Lessico e Stile)
Sviluppo e coerenza dei personaggi: 5/5
Buon uso delle assegnazioni: 4/4
Nomi, presentazione grafica, introduzione e titoli: 4,5/5
Sviluppo del tema: 8,5/10

Punteggio finale: 52/64


Ciao!
Vorrei cominciare col dirti che sono stata veramente felice di ricevere questa storia per diversi motivi, il principale dei quali è che l'ho divorata per tutte e tre le riletture, davvero: è un racconto semplice, a suo modo, ma estremamente completo e ottimamente realizzato, come avrò modo di dirti fra poco.
Vado con ordine adesso, dunque come mio solito vorrei iniziare con la parte più fastidiosa (per me e per te) della recensione, ovvero le piccole annotazioni che mi sono saltate agli occhi durante la lettura. Premetto che, come annunciato nel bando del contest, non mi sono messa a correggere il singolo errore né a togliere mezzi punti in giro, solo ne ho tenuto globalmente conto nel mio Gradimento Personale, che è strettamente dipendente dal fatto che la storia sia corretta o meno :) detto ciò, passo alle segnalazioni:
- "Eppure, io credevo in ciò che facevo, e confidavo" > toglierei le virgole, l'inciso che creano non ha senso lì > "Eppure io credevo in ciò che facevo e confidavo". Ci sono altre virgole sovrabbondanti o superflue, ma non ho trovato dei veri e propri errori;
- "conoscenza dell’esistenza sito" > manca la preposizione articolata > "conoscenza dell’esistenza DEL sito";
- "ed il dottore" > la D eufonica va usata solo quando la parola che segue inizia con la stessa vocale (tranne rare eccezioni) della congiunzione > "e il dottore". È un errore che hai fatto altre volte nel testo, anche su parole che non iniziavano con vocali;
- "negl’occhi" > meglio la forma senza apostrofo > "Negli occhi";
- Mancano le maiuscole alla fine dei dialoghi, dove questi non sono collegati alla frase che li segue (separati da un punto fermo) > "scienziati da scrivania.» gonfiò il petto";
Gli errori (questi è quanto riportato poco più sotto) non hanno inciso granché nella voce "Gradimento Personale", facendoti perdere solo un paio di punti - niente di grave, comunque, considerando il fatto che sono decisamente pignola già di mio. La tua storia è ottima sotto il punto di vista di grammatica, lessico e stile, e lo si vede nel modo in cui la lettura scorre velocemente e piacevolmente; non ci sono periodi troppo complessi che rallentano il ritmo o frasi troppo brevi che frammentano la narrazione, il che è stilisticamente ottimo... ma non perfetto, purtroppo. Mi spiego: nel testo usi quasi sempre il rito "punto e a capo", creando di fatto piccoli capoversi separati anche dal rientro; nonostante sia effettivamente bello da vedere, la maggior parte delle volte separi frasi che dovrebbero essere sullo stesso piano a causa del loro contenuto (vedi l'esempio sotto, nei dialoghi) o crei dei mini capoversi che hanno poco senso. Punto, a capo e rientro dovrebbe essere usato quando si passa da un microargomento a un altro, quando si ha bisogno di dare particolare enfasi/rilevanza ad un concetto o quando si verificano spostamenti temporali. Tu l'hai inserito praticamente alla fine di ogni periodo, vanificando di fatto tutti i casi sopra citati, primo fra tutti quello dell'enfasi: tutte le tue frasi sono importanti, quindi nessuna lo è, se poste così. Ti lascio un link che mi è stato utile e che sicuro ti spiegherà meglio di come ho fatto io il concetto, sperando possa servirti > http://scrittoridellanotte.forumcommunity.net/?t=39736438
Questi invece sono alcuni esempi presi dalla tua storia per farti capire cosa intendo (il segno "/" indica il "punto e a capo"):
- "(...) sulla storia del pianeta Terra./Una cosa però era certa./Quella torre era sia un dispensatore di vita sia, se usato nel modo sbagliato, il più terrificante portatore di morte mai concepito." > in questo caso, il fatto di andare a capo divide due periodi che avrebbero dovuto essere sullo stesso capoverso senza nessuna vera ragione (ad es, potevano essere staccati per dare più rilevanza a una frase, ma che "una cosa sia certa" non è abbastanza significativo per metterla in evidenza così tanto).
- "«Molto affine al periodo, se mi posso permettere./Comunque sono stupito (...)" > È corretto è permesso andare a capo nei dialoghi, quando questi si rivelano più lunghi del normale scambio di battute (nel caso di spiegazioni date dai personaggi, ad esempio, si evita il monoblocco, pesante da leggere e antiestetico). Nei dialoghi brevi e medi sarebbe il caso di non farlo, perché crea confusione e frammenta la narrazione.
Come avrai intuito, questo ha influito un po' sia sul Gradimento Personale, sia sulla Presentazione Grafica, che è altrimenti ineccepibile: mi è piaciuta molto la cura che hai messo nella storia, il fatto che tu abbia inserito un carattere particolare per la "confessione" di Coleman (un po' difficile da leggere, certo, ma bellissimo da vedere e molto somigliante a una scrittura a mano libera). L'assenza di una vera e propria copertina all'inizio mi ha fatto storcere un po' il naso, per poi farmi ricredere: mi è sembrata adatta, visto che l'immagine veramente significativa per la storia è alla fine e che, così posto, il tuo racconto sembra davvero un estratto da un tomo antico. Apprezzatissimo anche il testo giustificato (è professionale e contribuisce a dare un senso di ordine), la prima lettera più grande e in carattere diverso della parte narrata in prima persona (ancora, contribuisce a dar e l'impressione di un testo antico), e l'inserimento del numero di pagina, in fondo. Anche il titolo, nonostante non brilli certo per Originalità, è appropriato.
Finita la parentesi più estetica della recensione, vorrei tornare ancora un secondo sul Gradimento (tanto per chiudere il discorso). Devo dirti che la tua storia mi è piaciuta per molti aspetti, primo fra tutti il fatto che tu abbia saputo mischiare magia e tecnologia in una maniera che la fa sembrare del tutto naturale e plausibile. Ho adorato questa dualità e ancor più sono stata soddisfatta dal fatto che, nell'ultima parte, tu abbia fatto dire a Janet che tutte le nozioni tecnologiche e geografiche che hai usato nel 'Codice Coleman' sembravano una fasulla accozzaglia di termini pseudoscientifici, inseriti solo per giustificare una storia di fantasia. Ecco, l'ho trovato meraviglioso proprio perché vero - è l'escamotage che hai usato, alla fin fine. A mio avviso, facendo portare alla luce da Janet lo stratagemma che tu, come scrittore, hai adoperato, ne hai rafforzato la credibilità. Non sei caduto nella tentazione di ribadire più volte i concetti per dargli verosimiglianza (cosa che, secondo me, ottiene l'effetto contrario) ma li hai negati, alla fine, e questo è servito a far chiedere al lettore quale fosse la verità, facendogliela trovare e accettare nei luoghi realmente esistenti che hai citato e, di conseguenza, nel mondo ibrido che hai creato. Un po' nello stesso modo in cui si comprende che, nella tua storia, il Codice Coleman non è un'invenzione ma una fonte storica.
Lo so, sembra contorta come spiegazione, e spero di essere riuscita a farti capire il concetto, perché veramente mi ha colpita tanto :S
Ho apprezzato molto il mondo da Fantasy Contemporaneo (che, per inciso, è uno dei generi che sto imparando ad amare di più) che hai saputo creare: è estremamente verosimile - una forza che gli viene conferita dai nomi dei luoghi e dalla terminologia scientifica che hai usato correttamente - e logico, il che si evince sopratutto dalla naturalezza con cui i personaggi parlano e si muovono. La confidenza con cui i termini tecnologici e quelli legati all'uso della magia vengono presentati, il modo naturale con cui i tuoi personaggi ne parlano, i sottintesi che crei dando per "scontati" i significati - leggi: il fatto che non ti soffermi a spiegare cosa volevi dire dopo averlo scritto o fatto affermare dai personaggi - contribuiscono a dare l'idea che l'ambientazione sia vera e plausibile.

Come da regolamento, nonostante tu abbia scelto di usarne cinque hai ricevuto solo quattro Punti Bonus (il numero massimo previsto) ma ho tenuto conto del buon uso di tutti e cinque gli elementi nel gradimento personale. La combinazione che hai usato, nonostante non sia quella giusta per il premio speciale, ha saputo toccare molte corde del mio animo - complice il fatto che tu l'abbia ben sviluppata. Vorrei soffermarmi un po' sui parametri, perché il discorso che farò si ricollega anche allo Sviluppo del Tema.
La Fantascienza è il fulcro della prima parte della storia e, sebbene sia interpretabile in una chiave più fantasy che tecnologica man mano che la storia prosegue, la componente scientifica è più che rilevante e la plausibilità degli eventi e delle azioni è rispettata, come il genere vuole. Stessa cosa per il ruolo di Militare, che è più da interpretarsi come ambiente di lavoro che come vera professione del protagonista; mi è piaciuto il fatto che tu abbia allargato la definizione anche ai personaggi minori e alla situazione, immergendo il tuo protagonista in un plotone e in una guerra, con tutte le procedure e i codici che ne conseguono, e affiancandogli un generale. Hai usato una visione decisamente ampia, senza soffermarti sul semplice ruolo, e mi ha fatto molto piacere notarlo.
La citazione, "L’unica cosa in cui puoi credere è che non puoi credere in nulla", è una delle mie preferite (praticamente tento di infilarla in ogni contest :D ) e tu l'hai inserita molto bene: non sembra forzata o innaturale, anzi, si sposa bene con la trama ed è inserita nel momento giusto, tanto che la si nota solo sapendolo.
L'elemento "animo tormentato" è una delle poche cose su cui hai veramente messo l'accento in maniera diretta: si evince chiaramente dalla parole che Coleman stesso scrive nel suo memoriale, carico del rammarico per la distruzione che ha contribuito a portare. Mi sarebbe piaciuto che tu l'avessi approfondito un po' meglio, magari trattando più l'aspetto psicologico del suo tormento invece che farglielo riportare direttamente... ma qui si parla di gusti personali, e nonostante tutto ritengo che tu abbia ben sviluppato questo parametro.
Per quanto riguarda la canzone, devo dire che l'ho ritrovata molto nella storia, anche se non l'hai mai citata esplicitamente. Hai usato le parole per delineare la personalità di Coleman e la situazione, interpretando il testo come una sorta di "confessione" dello scienziato, e grazie a questo ne sento la traccia di base, come se fosse riprodotta in sottofondo, ed è in effetti la cosa che speravo di trovare dando i testi come spunto... o almeno questo è quello che è arrivato a me, e spero di non aver frainteso tutto :D
Finalmente siamo al mio parametro preferito, l'Originalità, che per la prima volta in un mio contest ingloba anche l'uso creativo degli spunti, di cui abbiamo appena parlato - che mi sia piaciuta la rielaborazione è chiaro, e il punteggio in questa voce te ne dà un'idea. Per quanto riguarda la trama in sé, tuttavia, trovo che essa dia il meglio in ciò che lasci intendere piuttosto che nella vicenda che mostri. Per farmi capire devo dividere la parte iniziale (Coleman e la sua confessione) da quella finale (Janet e la sua missione) per farti comprendere il motivo del punteggio globale.
Coleman, allora: la sua storia in sé non è molto originale - uno scienziato che lavora su un progetto che potrebbe far vincere una guerra e che causa la distruzione del mondo - ma lo sono lo svolgimento e l'ambientazione, entrambe decisamente curate e senza dubbio riuscite. Ti trovo a tuo agio nel mondo ibrido che hai creato, e questo si rispecchia nel modo di comportarsi e parlare dei personaggi, che si muovono in maniera logica e coerente nella tua storia. L'idea che la magia sia non solo l'arma di offesa ma anche una parte fondamentale del tessuto del mondo è poetica e bella, e fa gioco alla vicenda che volevi narrare, aiutandoti ad arrivare allo scopo - la creazione di un eroe che non è mai diventato tale - in maniera più che buona.
Un discorso diverso è quello che vorrei fare per Janet: nonostante anche la sua storia non brilli in originalità - una ragazza che cerca le radici sue e del mondo in cui vive - sono, di nuovo, il mondo che le ruota attorno e i sottintesi che ella esprime a rendere questa seconda parte davvero originale. L'ambiente che è sorto dalla distruzione a cui Coleman ha preso parte è decisamente a impronta di fantasy classico: elfi, maghi, zero tecnologia (almeno, da quel che si può capire), il che vuol dire che tu hai, di fatto, dato una giustificazione plausibile - che fai apparire perfino logica - alla nascita delle principali razze fantasy. Janet parla di una ricerca, di nani contraffattori e di elfi altezzosi custodi di segreti antichi, di un mondo più semplice e aspro di quello in cui è vissuto Coleman - un mondo fatto di meno paroloni e decisamente più concreto, in cui non c'è spazio per qualcosa che non sia più che verosimile. Mi piace questo contrasto fra le parole scettiche e disilluse di Janet e la fede di Coleman - fede in Dio, nella ricerca, nella torre, in sé stesso.
Alla luce di questo anche la prima parte della storia acquista un valore maggiore e l'originalità ne guadagna, rendendo questa piccola one-shot, già decisamente valida di suo, un punto di partenza per poter sviluppare altre trame, magari legate ai personaggi o alle vicende che hai accennato è spiegato qui; non so se questa sia parte di un progetto più ampio (derivi da un mondo che stai già utilizzando, per capirci) o se sia a sé stante, ma di certo ha del potenziale, e mi è piaciuto provare ad immaginare quel mondo e le cose che potresti farci.
Già che ci sono, apro qui la piccola parentesi per i Personaggi, anche se in realtà non ho più molto da dire su di loro perché qualche concetto l'ho appena espresso sopra.
Coleman è la personificazione della canzone, una cosa che giocherebbe un po' a suo sfavore nella caratterizzazione se non gli avessi conferito anche altri particolari: egli è si dispiacere e pentimento, ma è anche tanti altri piccoli dettagli che traspaiono dalle azioni e dai silenzi. Del dottore sappiamo che il suo potere è limitato alla sua ricerca, che non gli dà in effetti molto spazio decisionale se non quello che Coleman crede di avere. Ogni sua opinione viene ascoltata e poi deviata su quello che altri hanno già deciso per lui, lasciandolo in preda dei suoi dubbi e della sua fede - e questa è il dettaglio che lo caratterizza, quel particolare apparentemente insignificante che lo rende reale. Coleman tocca la sua croce, cita frasi bibliche, tenta di tirare fuori un coraggio che, a mio parere, non ha fino a quando non si accorge dei suoi errori e scrive il suo memoriale usando uno stile diverso da quello in cui è riportata in breve la storia della caduta del mondo, il che lo rende un personaggio vivo e ben caratterizzato.
Fraser, in contrapposizione, è decisamente forte, almeno all'inizio. È il generale a convincere tutti della giustezza della missione durante il briefing, e sempre lui dà a Coleman l'ordine di comandare (perdonami per questa frase) ai sottoposti di avviare la torre. Fraser - il cui vizio non è la fede ma il fumo, che è un po' come dire che alla speranza sostituisce una lenta morte - è duro, irremovibile, decisamente convinto della riuscita della sua fazione... ed è anche il primo a crollare per sua stessa mano, schiacciato dalla paura di un futuro in cui non sa più cosa aspettarsi, o in cui nessuno potrà più dargli ordini e dovrà cavarsela da solo, senza alcuna certezza.
Mentre dalla distruzione Coleman sorge, Fraser cade, vittima della sua debolezza. È bellissima questa doppia visione.
Janet è quel che è rimasto dal vecchio mondo, la fusione della visione di Coleman e Fraser: crede fortemente, tanto da compiere un lungo viaggio solo per accrescere la propria cultura, ma è anche scettica quando quel che vede non è ciò che si aspettava. La ragazza, che per il lettore rappresenta l'intera popolazione del futuro, scarta il Codice senza nemmeno tentare di verificarlo, troppo materiale per accettare che quelle fantasia possano essere realtà: e che concreta sia più una ragazza fantasy che un generale di un mondo contemporaneo è strano ma piacevole da leggere.
Hai fatto un buon lavoro coi personaggi, senza dubbio.
Siamo quasi alla fine del poema, credimi... ad ogni contest mi lascio prendere la mano :D dunque, lo Sviluppo del Tema, una voce su cui mi sono molto interrogata. Il contest chiedeva di creare un personaggio che fosse uno "dei potenziali grandi che hanno scelto la via sbagliata, meglio ancora dei traditori. Persone, insomma, che fanno ciò che fanno per le ragioni giuste, ottenendo in cambio solo odio e disprezzo, o al peggio di essere dimenticati. Quella che vi chiedo è la storia di un eroe mancato, di un personaggio che avrebbe potuto essere il buono, il vincente - insomma, l'eroe - e che invece si ritrova a essere il cattivo, l'antieroe, l'odiato, il "marchiato", l'eretico... un eroe dimenticato, perseguitato, bistrattato o male interpretato" (ho preferito citare tutta la frase, in modo da non perdermi nel ragionamento). Ora, Coleman è senza dubbio qualcuno che, se tutto fosse andato come doveva (se la torre avesse funzionato, se il nemico fosse stato abbattuto), sarebbe stato uno dei buoni, uno di quelli a cui i vincitori avrebbero inneggiato - un eroe, in poche parole, anche se ho dei dubbi anche su questo, dato che sospetto che sarebbe stato Fraser a prendersi gran parte dei meriti.
Il problema vero, quello che mi ha messa in crisi in questo punto, è il fatto che Coleman non viene mai visto come il cattivo da qualcuno che non sia lui stesso. Ad esempio Janet, nel futuro, parla del "Codice Coleman" come di un testo storico, e non sembra provare astio verso colui che l'ha redatto (anzi, non c'è anche una vena di eccitata ammirazione nelle sue parole?).
Certo, Coleman non è neppure eroico - non lo si vede mai combattere con forza contro la decisione di attivare la torre - ma neppure il vero responsabile della distruzione del mondo, dato che l'ordine viene dato da Fraser, per primo. Non c'è alcuna scena in cui il dottore venga accusato da qualcuno (difficile che ci sia, in effetti, dato che non molti restano in vita), non c'è la sua vergogna condivisa; anzi, alla fine del racconto il suo stesso tradimento viene messo in discussione e negato da Janet, la "rappresentante" (per quanto riguarda il lettore) di quella civiltà nata dalla distruzione che Coleman ha contribuito a causare.
Il dottore è colpevole solo di non aver combattuto, ma la distruzione che si addossa è solo il senso di colpa del sopravvissuto, e nessun altro pare volerlo additare o ritenerlo responsabile... e questa è una cosa che avrei voluto vedere. Come ho detto qualche riga fa, il suo resoconto è più cronaca che aspetto psicologico della sua caduta, e la vergogna di Coleman si riduce a qualche frase che lui grida da un libro dimenticato. Certo, il dottore è in un certo senso un "eroe dimenticato" proprio per questo, ma come ho già detto la definizione di eroe non gli calza proprio a pennello, giacché non fa nulla per esserlo.
Detto questo, devo dire in sua difesa che Coleman è anche qualcuno che "fa la cosa giusta per le ragione sbagliate", se per cosa giusta si intende studiare la torre... e il suo crimine si riduce a quello, al desiderio di scoperta, alla speranza di poter aiutare la sua fazione - il che è in linea con una delle definizione che avevo dato. E la sua colpa, alla fine, è indubbia, dato che la distruzione c'è stata e che lui qualcosa c'è entrato - e non c'è bisogno che qualcuno lo confermi, perché il mondo stesso lo fa.
Alla fine di tutto rimango poco convinta del fatto che Coleman sia un "Eroe nel Vento", principalmente perché lui è l'unico a pensare a sé stesso come a un responsabile della distruzione. Sarebbe bastata una frase in più nella parte finale del racconto diretto di Coleman (il secondo paragrafo in corsivo) in cui il dottore parlava di un riconoscimento della sua colpa da parte di altri (anche dei suoi discendenti del futuro, in pena per la conoscenza che lui aveva fatto loro perdere) per togliermi ogni dubbio.
Non sei andato fuori tema, ma non l'hai neppure centrato in pieno, e ne ho tenuto conto, anche se non pesantemente.
Spero che non mi odi, adesso :S
Concludo con quello che, in realtà, ho trattato dall'inizio e fino a qui, ossia il Gradimento Personale, di nuovo. Parte del punteggio sottratto l'hai già capita, e finisco di farmi detestare aggiungendo che ho storto un po' il naso quando Janet ha detto che il "Codice Coleman" era un libro molto grande: la parte della storia che ne costituisce il contenuto conta undici pagine (tolta l'introduzione e la parte finale) e, anche se esplicitate, scritte con una grafia ampia e riportate nei dettagli, dubito che avrebbero potuto riempire un "grosso tomo". Ho immaginato che i libro non finisse con la seconda frase di pentimento di Coleman ma che Janet si sia fermata lì, che non sia andata oltre, anche se tu non lo dici né lo neghi. Non è un errore, solo un dubbio che mi è venuto alla fine, e per questo non ne ho tenuto conto quando ho assegnato il punteggio.
Tralasciando il fatto che sono una persona puntigliosa, devo dire che la tua storia mi è piaciuta parecchio. Ho provato il giusto senso di confusione alla fine, quando Janet mette in dubbio la veridicità del Codice Coleman, è mi è piaciuto poter verificare, tramite i nomi dei luoghi, che in effetti c'era del vero in quel tomo. Mi è piaciuta da matti l'ambientazione, ho adorato i sottintesi dei personaggi e trovo che tu abbia gestito in maniera ottima in racconto, tanto da rendermi la rilettura non un obbligo ma un piacere.
Ti ringrazio di aver partecipato al contest e di aver consegnato una storia così ben curata sotto tutti i punti di vista! Sono sicura che spulciare il tuo account per la recensione-premio sarà un piacere ;)
(Recensione modificata il 04/12/2015 - 11:44 pm)

Recensore Master
25/11/15, ore 00:03
Cap. 1:

Ciao carlos questa tua one shot e stata veramente interessantissima XD .

La cosa della torre della prima civilta mi pare tanto un richiamo alla prima civilizzazione di assassin's creed , ma credo sia solo un caso in quanto con questa one shot vuoi trasmettere il messaggio che l'uomo e destinato a ripetere i suoi errori non imparando dal passato.....veramente bello .

Anche se la parte finale con la maga che esce dalla biblioteca e vede un cartello stradale della "seconda civilta" mi sembra di averlo gia visto in qualche film......o perlomeno ho visto una scena simile....


Va beh in ogni caso gran one shot XD .

alla prossima