Recensioni per
Of faith and devotion.
di Setsuka
Ciao :) |
"Harada-san, io credo che innamorarsi sia facile ma avere una relazione è tutta un'altra cosa" |
Allora, allora. Questo capitolo è piuttosto denso. |
Credo di poter definire questo capitolo "dolce". |
Attendevo il punto di vista di Kazuya da quando ho iniziato a leggere questa ff, per cui l'aspettativa su questo capitolo era alta... e non è stata affatto delusa, anzi. Mi sono presa tempo per rileggere il capitolo un'altra volta ancora, perché questo clima di buio e vuoto mi si era appiccicato addosso, e potevo sentirlo ma non descriverlo. Una seconda lettura mi ha reso più critica e obiettiva, così ora posso dirtelo con cognizione di causa: muovi Kazuya benissimo. Sembra un controsenso usare un verbo di movimento quando il capitolo è così apparentemente statico, eppure non trovo che il tuo Kazuya sia statico: c'è un certo movimento apertura-chiusura dall'inizio alla fine, nel quale Kazuya oscilla continuamente senza trovare una soluzione. Un riferimento palese a questo movimento, certo, è il continuo chiudere e aprire la porta della sua stanza/rifugio prima di andare a dormire, a fine capitolo, ma non è il solo: c'è Kazuya che accetta l'invito di Mei, pur essendo scettico e dubbioso, e poi si tira indietro quando la situazione gli diventa difficile e insopportabile; c'è Kazuya che, suo malgrado, si ritrova a confidarsi con Harada, e che poi si chiude a riccio senza spiegare le motivazioni che stanno dietro le confessioni che si è lasciato sfuggire; c'è Kazuya che accarezza la foto della Seido del suo secondo anno, inconsciamente nostalgico e pieno di rimpianti, e che poi mette da parte foto e rimpianti decidendo di smettere di indugiarvi ancora. Così come non riesce a decidersi tra porta aperta e porta chiusa, sembra non riuscire a decidersi tra assumere una posizione 'dentro il mondo o fuori dal mondo', portandolo quindi ad assumere il ruolo di uno spettatore. Uno spettatore, pare, non per scelta, ma per necessità: dalle sue parole, dai suoi pensieri sembra proprio che vorrebbe entrarci, ma che non riesca a farlo, perché 'non ci tiene ad esser né vittima né carnefice'. Le emozioni diventano assassine, nel suo universo: feriscono e uccidono, non c'è mai via di mezzo, non c'è mai modo di preservare la purezza delle buone intenzioni. "I sentimenti non contano niente", non per il loro valore in sé, ma perché il mondo non sa che farsene, dei sentimenti e degli ideali. Sembrano i pensieri tipici di un'anima sensibile protetta da una barriera impenetrabile per non soccombere. Fanno incredibilmente male. |
Questo capitolo mi ha molto sorpresa: ha un'atmosfera così completamente diversa da quella degli scorsi (opprimente-disperata il primo, malinconica il secondo) che far quadrare i conti diventa sempre più difficile: com'è potuto succedere che una relazione così apparentemente promettente sia diventata l'ossessione senza sfogo del primo capitolo? Sono sempre più confusa, e da un lato non vedo l'ora di arrivare di nuovo al presente per poterci capire anche solo qualcosa in più. Allo stesso tempo, questo aggiornamento così tenero non poteva lasciarmi indifferente. Eijun e Kazuya sono davvero adorabili nelle loro interazioni, tanto impacciati quanto simmetrici nei loro ruoli: c'è una sorta di schema a 'chase and dodge' in tutta la vicenda, che si ripete sebbene a turni alterni. All'inizio è Eijun a fuggire, timoroso di invadere un territorio quotidiano e privato che non gli appartiene, e Kazuya a rincorrerlo, addirittura friggendo per l'imbarazzo di un invito a cena che solitamente non costituisce chissà quale compito trascendentale. Poi è il turno di Kazuya di fuggire, e il rincorrerlo di Eijun è più marcato, più insistente, più determinato a tirar fuori il Miyuki Kazuya che lui non conosce -che vuole conoscere a tutti i costi, perché il Kazuya reale sembra molto più interessante del senpai perfetto che lui inizialmente si era immaginato. Alla fine è ancora Eijun a fuggire, dopo la questione della batteria buttata nel cestino: minaccia addirittura di lasciare il campo. Ma Kazuya lo insegue, risolve il problema, lo riporta indietro - e in qualche modo lo porta ancora più in alto di prima. Insomma, sarebbe un acchiapparello equilibrato... se solo non fosse più sbilanciato verso un Kazuya che fugge, e Eijun che insegue. |
“L'avere dei segreti, portarsi dei pesi dietro, mentire a se stessi e agli altri. Non credo potrei vivere così”. |
Mi scuso innanzitutto se non sono riuscita a passare prima a lasciare una recensione, ma tra tremila cose varie mi è stato davvero difficile. |
Annega Eijun nel silenzio, e sta' sicuro che lo uccidi. Lui che è così disperatamente alla ricerca di un riconoscimento, lui che vorrebbe sempre farsi sentire, farsi vedere, dare agli altri e a se stesso una prova del suo valore - della sua esistenza... come ci è finito in questo appartamento vuoto e silenzioso? Cosa avrà 'perso nell'ascesa', in cosa il suo 'tempismo' è stato sbagliato? Tutte domande lasciate in sospeso, e spero che prima o poi si verrà a sapere qualcosa di concreto, ma nell'architettura del capitolo non ha neanche troppo senso trovare risposte. Quello che conta davvero è che Eijun si sente ancora mediocre, nonostante i suoi importanti riconoscimenti, nonostante sia stato convocato ora per il World Baseball Classic... sente ancora che gli è stato riconosciuto un merito che in fondo non gli appartiene. E se nella crescita del personaggio che conosciamo può benissimo starci, questo brusco ridimensionamento dell'idea di sè come giocatore -credeva di essere bravissimo, prima di entrare alla Seido-, ora come ora mi viene solo da pensare che la questione sia diventata totalmente un'altra. Ovvero: Eijun non è Narumiya Mei. Narumiya Mei è il solo che sia alla pari con Miyuki Kazuya: Eijun non è alla pari di Miyuki Kazuya. E se non è alla pari non può sperare di 'vincerlo', e se non lo vince non può avere un rapporto con lui -perché Miyuki tende ad avere rapporti con le persone prettamente all'interno del diamante. |