Abbiamo di nuovo evitato per un pelo la vecchietta del ventitre.
Ogni volta che la rileggo rido come una scimmia ubriaca, perché mi viene in mente la scena di PoA dove si vede la vecchina col deambulatore che se la prende con tutta calma.
Il permesso Ginevra è una di quelle cose che potevamo tirare fuori in due o tre e due siamo noi, lode e gloria al senso della ricerca terminologica che un pochino ti ho instillato. Adoro.
Quel che ti ho già detto di questa storia posso anche ripeterlo: è azzeccata, la trama si fa appassionante dalle prime righe e tutti vogliamo ardentemente sapere chi sta arrivando e perché. Ho apprezzato molto tutta l'organizzazione degli Indicibili, anche comprendendo il minimo contributo che ho dato alla tua costruzione creativa, anche quel cenno di gergo militare di Asso di Spade, Coppe, Bastoni e Denari che fa tanto S.T.A.R.S.
In ultimo, ci sarebbe da citare quella bellissima «Come sempre succede, quando con un martello si prova a buttare giù un muro, si sbecca l'intonaco e si trovano scheletri, ossa di amori e polvere di sogni che giacciono in attesa di aria da prendere». Poesia con una punta di dolore sotteso, l'amaro in fondo al bicchiere di porto denso e setoso nella bocca del lettore.
Oh, già, Stan Picchetto. Un calderone di amor bollente. Il rapporto quasi ordinario fra Draco, figlio in missione lontano, e Narcissa, madre che accenna e un pochino simula un malanno fisico per curare quello spirituale del distacco. La civetta vorace. Cristalli di zucchero sul piccante senso di curiosità. Bella ricetta, Pottergirl. (Recensione modificata il 18/01/2016 - 02:27 pm) |