Prima classificata al contest "L'enigma dell'Uroboro"
Stile: 10/10
Ricco e intricato, crudo ed elegante al tempo stesso. È uno stile molto libero che osa con la grammatica — e ci riesce bene. Incisi, parentesi, corsivo, grassetto, testo barrato: c’è di tutto, ma in questo caso il troppo non stroppia affatto. Nonostante l’eccesso, infatti, non si avverte mai un senso di pesantezza sgradevole durante la lettura. Ogni parola, pausa e spazio racchiudono un ampio sottotesto frutto di scelte oculate (quelle lessicali sono davvero chirurgiche!), hanno una ragione precisa d’esserci e riescono a risultare estremamente comunicativi.
Questo stile gronda d’immagini, di contrasti, di allusioni continue e di rimandi impliciti, come se fossero i personaggi stessi a esigerlo, come se loro stessi fossero semplicemente troppo e il linguaggio convenzionale non bastasse. Lo trovo un abito su misura perfetto per Albert e Alex, sia presi singolarmente che in coppia. Il concetto di frammentarietà prevale sia sul piano formale — la OS è suddivisa in frammenti di ricordi anticipati dai versi di una canzone — che contenutistico — abbondano termini come “lacerare”, “spezzare”, “strappare”, una scelta che ho apprezzato tanto, perché rappresenta alla perfezione il rapporto distruttivo che lega Albert e Alex. Per tutta la lettura ho avuto la sensazione che questo stile non fosse soltanto il loro linguaggio, ma anche quello del Progenitor; ad esempio “schiude” e “vischioso”, che compaiono all’inizio della OS per riferirsi all’atto sessuale, sembrano rimandare anche al fiore madre del virus — chi ha giocato a Resident Evil 5 può capire — e posti in corsivo suggeriscono questa ambivalenza di significato. Di rimandi di questo tipo ce ne sono a bizzeffe (“I segreti sono verità nascoste. / Si arrotolano sotto la pelle, attorno agli organi - li strangolano con il loro veleno.” è soltanto l’inizio di una lunga serie), tutti molto incisivi. Ti servi di immagini e scelte lessicali davvero evocative — “Come un cuore sconfitto e lacero.”, “Tutto ha già il sapore della cenere.”, giusto per citarne alcune — che spesso sono anche dei presagi — ”La prossima volta che lo vedrà saranno rossi i suoi occhi, tempeste di sangue e oro.” (non amo l’inversione soggetto-verbo, ma in questo caso la trovo giusta, perché se al posto di“occhi” vicino a “tempeste” ci fosse quel “rossi” del predicato l’immagine perderebbe smalto). Non nomini quasi mai il soggetto parlante, eppure riesci a conferire immediatezza al testo — "L'ho ucciso."/ "Lo so." / "Crono è caduto."/ "Lunga vita a Zeus.", ad esempio, è un dialogo che non ha segreti per i lettori che conoscono la serie, “Zeus” e “Crono” sono infatti indizi espliciti che permettono di catalogare Albert come l’uccisore e Spencer come la vittima. Questo stile mi ha convinta sotto ogni punto di vista, con quel suo graffio assolutamente riconoscibile. Complimenti!
Titolo: 5/5
In generale non vado matta per i titoli che non sono farina del proprio sacco, ma esistono le eccezioni. Ci sono casi in cui certe scelte sembrano le uniche realmente adatte per rappresentare una storia. Nel tuo caso “Bedroom Hymns” è un titolo perfetto — per i personaggi, per l’atmosfera — e suona veramente bene in inglese; hai fatto bene a non tradurlo, la resa in italiano non sarebbe stata altrettanto incisiva. La canzone dei Florence and the Machine si adatta altrettanto perfettamente ai Wesker, mi è piaciuta molto l’idea di usarne i versi per formare tanti “micro-titoli” interni alla OS. “Bedroom hymns” associato ad Albert e Alex si tinge di sfumature più allusive, non rimanda più solo alla sfera sessuale, ma anche al concetto degli dei pagani che di fatto rappresentano. Mi ha attirata subito con la sua delicata musicalità, dopo aver letto la storia l’ho apprezzato anche di più, perché assieme allo stile costituisce un secondo abito su misura per la OS.
IC: 15/15
Parlare di Albert e Alex contemporaneamente mi sembra d’obbligo, visto che in questa storia l’uno si rivela (e svela) tramite l’altra. La OS è tutta basata su un legame di coppia che il Canon suggerisce soltanto, e la tua interpretazione è molto convincente. Il rapporto che lega Albert e Alex è indefinito, incerto, non convenzionale. Lei n’è innamorata, lui più che altro ne ha bisogno, come se fosse il virus a spingerlo verso di lei — la scelta di lasciare questo aspetto a libera interpretazione del lettore è molto appropriata, in perfetto stile Albert Wesker, un personaggio di cui da Canon molto rimane nell’ombra e di cui si scopre solo un dieci per cento. Nonostante la storia sia tutta incentrata su atti sessuali non ho mai avuto il sentore di essere di fronte a una PWP, anzi: è come se ti fossi servita del sesso per svelare al lettore chi sono questi personaggi — i gesti che compiono parlano al posto loro, svelandone bisogni, dubbi, rancori. Sono entrambi complessi e sfaccettati, pieni di spigoli, estremamente intelligenti, assetati di potere e di manie di superiorità, sprezzanti della vita e dell’umanità: non sono esseri comuni in nessun senso, e nella tua storia emerge chiaramente questa loro diversità. Alex nutre sentimenti di odio e disprezzo verso l’umanità perché Spencer stesso, colui che l’ha strappata alla sua famiglia per renderla una cavia da laboratorio, è un umano: vederla innamorata di Albert ( “l’altro — e unico — sopravvissuto”) è decisamente realistico e convincente, espressione di un destino per lei inevitabile. Sei riuscita a far parlare i personaggi senza farli parlare, attraverso i gesti e i non-detti, tramite uno stile molto vivido che contribuisce a dare loro spessore. Anche i dettagli che hai inserito — Albert che mangia carne praticamente cruda, ad esempio —, fungono da perfette spie rivelatrici. Perfetto!
Sviluppo del tema: 5/5
La OS parte con una descrizione dei segreti, “verità nascoste” che “si arrotolano [...] attorno agli organi” e “li strangolano col loro veleno”: l’immagine del serpente si rivela sin da subito. Quando ho visto con che fandom partecipavi al contest, per di più con un’edita, ho pensato a uno sviluppo della tematica molto scontato, dato che l’Uroboro(s) compare fisicamente nella saga di Resident Evil sotto forma di virus. E invece mi hai sorpresa, perché il simbolo effettivamente è presente per tutta la storia più a livello metaforico, in questa costante, reciproca ricerca che Alex e Albert compiono l’una verso l’altro, lei mossa da un sentimento, lui — solo? — dal virus. Il tema dell’eterno ritorno è un’eco continua che qui va al di là del tempo, espressione di un bisogno fisico e mentale che accomuna i tuoi protagonisti, diversi per definizione dagli esseri umani e più simili a dei pagani, distruttori e distrutti, unici e uniti dall’essere le sole cavie sopravvissute agli esperimenti di Spencer. La citazione finale con cui si chiude la OS ha il sapore di una sentenza, ma anche di una promessa: gli anni di lontananza non sono riusciti a dividere i personaggi, e nemmeno la morte lo farà, perché per Alex e Albert alla fine “([...]tutto è diverso, sempre uguale)”. Davvero brava!
Gradimento personale: 10/10
Avrei molto altro da dire, ma il giudizio parla da sé. La storia mi è piaciuta moltissimo, complice uno stile che racconta e svela i personaggi sotto molteplici strati, capace di risultare estremamente vivido e diretto nonostante i suoi sottintesi. Hai fatto un ritratto di Alex e Albert estremamente ricco e convincente. Peccato che Chris rovini sempre tutto.
Totale: 45/45 |