Recensioni per
Sorriso di bambina
di Blacky98
Avevo promesso che sarei passata, ma, come avrai intuito, mi è totalmente passato di mente. Eppure ora sono qui a lasciarla, finalmente! |
Vincitrice del “Premio Originalità” al contest Via dalla notte infinita
Passando allo stile, hai scelto di narrare al passato e in terza persona, alternando spesso narrazione indiretta e diretta e suddividendo l’intero testo in blocchi temporali. Partendo dal tempo e dalla terza persona, trovo che abbia adottato la scelta migliore per la tua storia: al presente e con altre persone narranti non avrebbe reso allo stesso modo. L’alternanza tra discorso diretto e indiretto è gestita complessivamente bene, forse avrebbe giovato ancora di più alla narrazione ridurre il discorso diretto e dare ancora più risalto al discorso indiretto, che utilizzi per veicolare l’introspezione dei personaggi – o, al contrario, rendere il discorso diretto più “pieno” così da veicolare attraverso esso l’introspezione, rubando questo ruolo alla narrazione indiretta. I blocchi temporali sono bene equilibrati: tutti rivestono pari importanza nella trama e descrivono il tormento emotivo della protagonista. Nonostante l’utilizzo della terza persona, il punto di vista è chiaramente quello della protagonista, tuttavia in alcuni punti, che ti riporto di seguito, il punto di vista muta e così facendo stranisce il lettore, creando situazioni confuse; questo discorso è strettamente legato alla questione della sintassi già affrontata, ma qui l’analizzo dal punto di vista stilistico:
In ultimo, il lessico: veramente buono, un registro abbastanza ricercato, senza tuttavia penalizzare l’immediatezza e la scorrevolezza. Salvo una situazione che ti riporto di seguito, non ho notato ripetizioni e nessun termine è utilizzato nella maniera errata, bravissima davvero! Ecco la ripetizione:
Titolo Nonostante il titolo della storia sia presente testualmente a inizio e fine storia, trovo che sia poco adatto a riassumere e rappresentare la trama. Quel “sorriso di bambina” che diventa “donna” è un concetto quasi del tutto assente nella narrazione, in cui c’è paura, sconforto, depressione, rabbia. In ragione di tutto questo, e dunque dei temi portanti della storia, il titolo è quasi fuori trama, perché non ne coglie gli elementi essenziali. Capisco che tu nel finale abbia voluto dare un segnale positivo: Katie, pur essendo donna, riesce a tornare a sorridere come una bambina; ma questo concetto non è protagonista, non si percepisce in maniera forte, è anzi un elemento di contorno – se non fosse per la frase finale, il lettore avrebbe dimenticato completamente quel “sorriso di bambina” che citi inizialmente, e questo perché non è uno dei fili conduttori della storia. Durante la narrazione non poni l’attenzione sul sorriso perduto, ma su altro. È sicuramente un titolo carino – elemento che credo possa attrarre lettori, e questo è certamente un gran pregio! –, ma a mio avviso non racchiude in sé gli elementi portanti della storia. Trama (coerenza, credibilità, sviluppo) e trattazione del tema del contest Di base, la trama del racconto è molto interessante: un flashback, un presente angoscioso, i vari tasselli di questo presente dati al lettore in ordine cronologico e una conclusione inaspettata. Ciò che credo abbia penalizzato la piacevolezza di questo intreccio è l’impossibilità di contestualizzare: per il lettore è difficile definire sia la linea spazio-temporale lungo tutto l’arco della storia – fatta eccezione per il flashback e il funerale di Fred, unici momenti contestualizzati –, sia le dinamiche tra personaggi. Partendo dalla linea spazio-temporale, è veramente molto difficile capire in quali anni e dove si ambientino i vari momenti, e ciò nonostante tu dia in alcuni punti dei riferimenti. Ad esempio, nel brano del Lago Nero non è chiaro in quale punto della trama originale si trovino i personaggi (durante la battaglia finale?, subito dopo?, durante la ricostruzione?), così come non è chiaro dove si trovi Katie nel brano finale, quando sviene – è tutto nebuloso e questa nebulosità, che si schiarisce appena quando narri del funerale di Fred, accompagna tutta la storia. Passando ora alle dinamiche tra personaggi, e quindi nello specifico del rapporto tra Katie e Oliver, trovo sia il vero elemento debole della trama: sino alla fine, e cioè quando Oliver annuncia a Katie che aspettano un bambino, è intuibile ma non deducibile in maniera chiara che i due siano fidanzati; lungo tutto il racconto il lettore non sa cosa rappresenti Oliver per Katie, perché sia sempre con lei, quanto sia partecipe della sua sofferenza. Il rapporto tra i due, su cui poi si basa gran parte della storia, non trovo sia sviluppato al meglio: non c’è nessun momento di reale intimità tra loro – e con questo non intendo effusioni, ma parole o gesti che chiariscano in maniera inequivocabile il tipo di rapporto e il grado di confidenza e affetto –, non è chiaro se siano sposati o solo fidanzati, se convivano o meno, se il loro amore sia nato da adolescenti o da adulti, come Oliver sia riuscito ad andare oltre i fantasmi di Katie e come lei, così “vinta”, sia riuscita comunque a donarsi a lui. Purtroppo, queste dinamiche che reputo piuttosto importanti sono assenti nel tuo racconto, o comunque trattate in maniera sin troppo velata. Per questi motivi trovo che la trama potesse essere sviluppata in maniera diversa, con più attenzione ai vari dettagli e all’evoluzione/interazione dei personaggi, sia tra loro che con il contesto. Al lettore mancano molti punti fermi e l’assenza di questi punti fermi indebolisce anche la coerenza dell’intera trama: una donna così sofferente come può trovare spazio nella propria vita per un uomo?, e come può non essere terrorizzata all’idea di essere incinta? – dopotutto, Katie aveva appena affermato di voler smettere di vivere, non è un’affermazione da poco. Nel complesso, seppure con un ritmo lento e con la presenza delle situazioni evidenziate, la trama riesce ad essere abbastanza gradevole e si conclude con un vero e proprio colpo di scena (complimenti per l’originalità!): in un contesto così cupo, la gravidanza non era di certo un risvolto prevedibile. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di contestualizzare sempre – dare appigli al lettore – e di non trascurare mai le dinamiche tra personaggi, soprattutto quando accosti una storia d’amore a una tematica tanto forte come la depressione post-guerra. Il lettore non può avere la tua visione dei personaggi e del contesto, quindi devi curarti di dargli tutti i punti di riferimento possibili affinché comprenda sino in fondo la tua trama e il suo significato. Riguardo al tema del contest, mi dispiace dire che è quasi del tutto assente. Hai narrato la “notte infinita” e solo nell’ultimissimo paragrafo, sintetizzato in poche righe, c’è il tema della svolta; una svolta che viene quasi “imposta” alla protagonista da un evento inaspettato – la gravidanza –, ma che lei non cerca e a cui non è giunta a seguito di un percorso interiore. Lungo tutta la narrazione, infatti, non ti soffermi sia sul tumulto interiore che sulla voglia di rinascita, o comunque su un percorso interiore in crescendo, nelle tue pagine c’è spazio solo per la negatività – una negatività che scoppia poi in una bolla di sapone nel finale. Per aderire al tema del contest avresti dovuto soffermarti sul momento in cui rinasce, quindi sulla scoperta della gravidanza e sulle emozioni provate a riguardo, spiegando cosa accada in Katie. Mi spiace che il mio parare sembri così negativo in relazione a questo punto, ma ho ravvisato pochissimo dello spirito del contest nella tua storia. È molto interessante il modo in cui evidenzi il tormento di Katie, soffermandoti sui traumi lasciati dalla guerra, ma purtroppo è un insieme che, da solo, rispecchia molto poco il tema del contest. Caratterizzazione e IC dei personaggi I due personaggi della tua storia sono sicuramente ancorati all’opera originale: Katie è quella ragazza un po’ perseguitata dal destino (la collana, le fratture durante gli allenamenti e le partite), tratto qui enfatizzato in questo suo pessimismo nei confronti della vita; Oliver è il capitano, capitano in campo e nella vita: è un punto di riferimento, lo sprono e in un certo senso la combattività (bellissima la sua versione da capitan-maniaco nel finale, quando già immagina allenamenti su allenamenti per il figlio!). Tutti questi tratti sono da te messi bene in evidenza e sicuramente dimostrano una grande conoscenza delle controparti cartacee, nonostante si tratti di personaggi secondari; dal punto di vista dell’IC hai fatto dunque un ottimo lavoro! Per quanto riguarda la caratterizzazione vera e propria, e quindi i Katie e Oliver della tua storia, purtroppo non l’ho trovata del tutto convincente. Il discorso si collega a quanto già detto in relazione alla trama: il fatto che non si evinca con chiarezza la dinamica esistente tra i due personaggi e il rapporto di ognuno di loro col contesto fa sì che anche le caratterizzazioni risultino un po’ nebulose, confuse; entrambi sono lì, il lettore percepisce qualcosa di loro, ma è difficile viverli. Di Oliver è evidente la forza d’animo e nel finale si apprende dell’amore per Katie, ma questa forza è presentata in superficie, non viene “mostrata”, e così anche l’amore per Katie. Katie, la tua protagonista, vive una fase quasi di depressione, in un punto fai capire al lettore che questa fase dura da sette anni, ma non la mostri, non vai sino in fondo al suo tormento, non spieghi come abbia potuto andare avanti per quei sette lunghi anni, cosa abbia fatto della sua vita, come si rapporti a Oliver, come riesca ad amare avendo in odio se stessa. È come se avessi descritto solo la punta dell’iceberg, senza approfondire in maniera completa questo stato d’animo così complesso. A rendere ancora più confusa la caratterizzazione è il finale: oltre alla gravidanza, è inaspettata anche l’improvvisa svolta di Katie – di Katie narri per pagine il tormento e in poche righe narri una rinascita che appare troppo frettolosa e semplice per essere in linea con la caratterizzazione data al personaggio. È come se molto della caratterizzazione di questi due personaggi fosse rimasta inespressa, e credo sia un peccato perché le basi per una caratterizzazione a tutto tondo ci sono, solo che non sono state sfruttate al massimo delle loto potenzialità. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di mostrare sempre tutte le sfaccettature di un personaggio e della sua vita – nel caso specifico, ad esempio, una donna che ha in odio la vita e se stessa difficilmente riuscirà a donarsi a un’altra persona, a mettere quindi in gioco i propri sentimenti; laddove ciò accada, è necessario mostrare al lettore anche come ciò sia potuto accadere e come lei si rapporti, e riesca a rapportarsi, al proprio compagno. Credo che tu abbia tutte le potenzialità per rendere ancora più vivide le caratterizzazioni dei tuoi personaggi: come detto, le basi sono ottime, così come è evidente una tua predisposizione all’introspezione! |