Recensioni per
Croci di Legno
di alimanga

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/08/16, ore 19:17

Hello! 😊
Vacanze finite, ma come vedi la volontà di continuare a leggere i tuoi lavori c'è, nonostante il tempo non abbondi.
Ho scelto questa poesia perché tratta di un argomento estremamente importante. Noi possiamo ritenerci fortunati perché nonostante tutto viviamo in un periodo relativamente tranquillo (qui in Italia più o meno è così), ma non sono trascorsi troppi anni da quando i nostri paesi e le nostre città hanno toccato con mano cos'è la guerra. Forse non dovremmo commemorare chi è caduto per la libertà solo nelle ricorrenze ufficiali, tanti ragazzi dormono sotto quelle croci di legno, ragazzi nostri coetanei che non hanno esitato un solo istante davanti al nemico. Lo hanno fatto anche per noi, per permetterci di vivere in un paese libero.
Ti faccio i miei complimenti per lo straordinario omaggio che sei riuscita a creare.

Onore ai caduti.


Alla prossima

🌛

Recensore Junior
06/07/16, ore 10:57

Carne era l'uomo
legno è diventato;
un nome ormai sbiadito
non verrà dimenticato.

L'ultima strofa è meravigliosa! Eccomi qui.
Si nota una certa padronanza nel genere poetico, cosa che a me purtroppo manca :( Mi limito a scrivere versi che secondo me hanno un significato.
Non so perché, ma mi ha ricordato una delle raccolte poetiche di Nietzsche. E sappi che è il mio filosofo preferito!
Mi è piaciuta davvero tanto, scrivi molto bene e il linguaggio è chiaro e diretto. Continua così!


Laura.

Recensore Veterano
22/06/16, ore 21:42

Incuriosito da quei versi di ieri, oggi mi sono avventurato nel tuo profilo - ahimé, dovendo constatare con una certa delusione quanto sia vuoto, non c'è neppure una minuscola descrizione; per me che adoro le mini biografie che escono fuori su efp, è stato veramente un brutto colpo. Non mi sono però arreso e sono finito qua, a leggere questi versi. E sulle note di Run, degli Snow Patrol (non ho scelto io, ma ho lasciato scegliere al mio wmp; ti dirò, melodicamente ci stava anche bene), mi sono lasciato andare a leggere i tuoi versi. E qui interrompo il mio fastidioso divagare e giungo proprio a loro, a quei versi.
Ti metto di fronte al fatto compiuto, premettendo che non sono un poeta né un critico letterario, ma solo un ragazzo amante fra le altre cose della lettura, della letteratura, delle poesie e dei poeti, specie dei giovani poeti, la mia opinione è solo la mia opinione e basta: ecco, quel che ho pensato, è stato "Lei non è ancora matura, il suo modo di far poesia sta crescendo, le manca qualcosa. Però sa improvvisare, come nella poesia che avevo commentato ieri, e sa anche ordinare le parole, le sa accoppiare, le sa ricercare, come in quella di oggi". Ci sono molti modi di far poesia che mi piacciono: la mia sensazione, nel tuo caso, è che il tuo non sia ancora definito, che sia vago e che stia prendendo forma. È anche colpa mia: le rime mi rendono sempre un tantino più critico, ed è un mio limite il sentirmi troppo legato al verso libero e slacciato da ogni subordinazione. Premesso ciò, i tuoi versi non mi sono suonati male, hanno un procedere lento e grave, a tono con il tema di questa poesia. La morte che sovrasta i tuoi versi, che sovrasta la guerra, che sovrasta gli esseri umani, è opprimente e pesante e la sua identificazione con i conflitti armati rende esplicitamente la tua idea, il tuo odio verso l'insensatezza che di tanto in tanto sembra contagiare gli uomini troppo potenti e che hanno in mano troppe vite umane. Gli uomini che decidono di mandare al macello altri esseri umani, perdonami l'espressione dozzinale. Questa tua poesia mi ha fatto un po' riflettere: non su temi nuovi, è un problema che mi sono posto più volte, ma da storico militare ho l'abitudine di trattare e di scrivere delle guerre in forma sin troppo impersonale, tralasciando spesso l'aspetto umano, le tragedie familiari e singolari che corrispondono alle campagne più importanti della storia. Ecco, in questo senso la poesia mi ha colpito, mi sono sentito coinvolto, chiamato in causa seppure obliquamente. A volte è importante fermarsi e ripensare a quelle tragedie proprio sotto quell'aspetto, abbandonando la ricerca delle cause di uno scontro per esternare solo il proprio sbigottimento per quella che dopotutto è solo una perdita di senso in forma pura.
Avrei potuto non raccontarti tutto questo, ma è un flusso di coscienza legato alla tua poesia e in cui meritavi d'essere coinvolta - ecco, adesso ci siamo coinvolti a vicenda, come in una specie di circolo virtuoso. La tua poesia, comunque, spingerebbe chiunque a riflessioni del genere (il mio caso è particolare, ma qualunque essere umano ragionevole nutre la convinzione che le guerre siano inutili, uno spreco di vite e di ingegni umani sfruttati per devastarci a vicenda), in particolare mentre assistiamo alla commemorazione del centenario della prima guerra mondiale che ci ha reso più sensibili e partecipi alle tristi sorti toccate a milioni di uomini e donne per nulla diversi da noi, rei di essere nati nella sezione sbagliata del globo nel momento storico sbagliato.
I tuoi versi, i tuoi versi. Concentriamoci su di loro, sulla loro cantilena ipnotizzante, sul modo che hanno di lamentarsi.
- per la cronaca, la canzone è finita da un pezzo, nel caso in cui te lo stessi chiedendo; sì, oggi sono particolarmente loquace, eh sì -
Dal primo all'ultimo verso ti sei dedicata anima e anima (e non corpo) a pensare ed essere come uno di loro, uno dei tanti, un anonimo soldato che possiede un'esistenza specifica, unica, che però cambia statuto ontologico, diventa solo un concetto, un ricordo tra gli altri commilitoni: non c'è una perdita d'identità ed è ammirevole il modo in cui difendi con i tuoi versi (meglio ancora che difendi: proteggi) quelle anime disgraziate e condannate a perdersi chissà dove, a morire per una Patria tanto astratta ed esigente quanto incosciente, che riconosce appena una croce di legno per i suoi caduti. Aneddoto storico interessante (oggi sono vagamente insopportabile, me ne rendo conto, sei tu la sfortunata che è capitata tra le mie parole, dovrai armarti di sopportazione): le croci di legno erano state scelte dalla commissione britannica che avrebbe curato i memoriali e/o i cimiteri di guerra, ma la decisione suscitò accese proteste (a ragione, direi) e le croci di legno furono rimpiazzate da steli in pietra, quelli che ancora oggi resistono nei freddi e laconici cimiteri inglesi dei caduti della "grande guerra" (una grandiosità inappropriata). Detto ciò, e consapevole che la tua croce di legno era la croce di chi è seppellito sul campo di battaglia, in quanto la tua poesia è tutta dedita al momento e al trapasso dell'ignaro milite (ignoto, dicono dalle nostre parti, ma è un attributo che, sono sicuro, sei pronta a combattere), ai suoi ultimi atti di vita, nella nobiltà d'animo di chi crede di fare la cosa giusta, d'immolarsi per salvare delle vite (e in alcuni casi è stato così; ma la proporzione era bassa e, in ogni caso, la strage dei guerrieri era nondimeno inevitabile), o alla sterilità interiore di quanti non consocevano altro modo s enon la violenza per esprimere la propria essenza (Vegliano nel fango sognando un po' d'amore, il cuor nei fieri petti colmo solo di rancore; le vie di mezzo fra i due estremi sono comprese). Surreale è pensare che quei cannoni e quei fucili oggi cantino ancora, non siamo stati capaci d'imparare dagli errori del passato, forse perché non ricordiamo abbastanza volte al giorno cosa significhi annichilirsi.
Okay, adesso mi zittisco e divento attinente e sintetico, davvero.
La tua poesia, stretta nella morsa delle rime, sa come muoversi tra le parole, dimostra che sai lavorarci, sei empatica e abbastanza sensibile da rendere sensibili i tuoi versi. Il tuo modo di fare poesia deve crescere, è troppo rettilineo per il momento, deve imparare ad essere più audace, a rischiare e osare di più; tu e le tue intuizioni poetiche da assecondare avete ancora moltissimo da dirvi. Dovete consocervi meglio. E dato che già ora sai esprimere così dolcemente e con tanta sensibilità quello che senti, sono sicuro che presto le tue poesie diverranno irresistibili e sorprendenti.

Recensore Veterano
21/06/16, ore 17:49

Ciao,
bellissimo componimento che fotografa, meglio di una fotocamera, alcuni istanti guerra di questi soldati impegnati al fronte.
La guerra ha strappato tanti cuori e lasciato troppe croci. Giusto ricordare queste persone con questi impeccabili versi.
Bravissima, continua così.

Un abbraccio
Luca

Recensore Master
20/06/16, ore 10:48

Ciao! Sono passata immediatamente e inizio con il complimentarmi...hai fatto un'ottimo lavoro. Il ritmo incalzante, le parole studiate, i sentimenti che si intrecciano e che trapelano tra i versi.
La guerra è il tema che accompagna tutto il componimento; sei riuscita ad esprimere con veemenza e profondità cosa si prova, quali sensazioni, quale rancore, quale paura.
È una poesia veramente bella; possiedi una capacità molto rara di emozionare e coinvolgere il lettore.
Complimenti!
Buona giornata 😊
-Bigin