Recensioni per
Una civetta si dondolava sopra un ramo d'ulivo
di Deliquium

Questa storia ha ottenuto 16 recensioni.
Positive : 16
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
07/07/16, ore 20:02

Ma chi se ne importa della continuità cronologica!
Devo ammettere che mi vergogno un pò perchè, quando Saori è stata colpita dalla freccia e pi ogni volta che si vedeva che era svenuta sui gradini della prima casa, non ho mai pensato a come si sentisse lei. Ero troppo presa dal resto delle battaglie.
Comunque sì, ecco, ora ci penso e mi rendo conto che non deve essere stato per niente piacevole.
Saori segue l'andamento delle battaglie mentre la sua coscienza umana va e viene, quindi paradossalmente più è incosciente meglio vede i suoi Saint. Come Ikki che ha fatto spegnere di proposito i sei sensi da Shaka per raggiungere il settimo.
Non lo so, ci sto pensando ora, forse sto delirando inutilmente.
Mi è piaciuto particolarmente che tu abbia scelto uno squarcio a caso della battaglia delle dodici case ed abbia menzionato Death Mask. Era crudele, ok, ma era pur sempre uno dei Saint di Athena e lei lo sapeva.
E tutti i ricordi che attraversano Saori sono evocati con poche parole ma sembrano proprio flash che balzano davanti agli occhi.
Secondo me la battaglia delle dodici case è una tappa di formazione per Saori, come anche la battaglia contro Poseidone. Saga e Kanon sono stati strumenti del fato. La smetto qui, se no parte un saggio filosofico che non ha niente a che fare con una recensione.
Ancora una volta bel capitolo, sia per i contenuti sia per lo stile.

Recensore Master
04/07/16, ore 23:04

Sto rivalutando il personaggio di Saori per colpa (più o meno) delle fan-fictions, e direi che questa tua raccolta ci ha messo un pezzo anche lei.
L'idea di descrivere la lady Isabel che un po' invidiavamo, un po' odiavamo, un po' ammiravamo - perchè farsi rapire ogni tre per due e restare impassibili non è cosa da tutte, ammettiamolo -
beh, l'idea di descrivere questa ragazza attraverso ciò che è e ciò che rappresenta, la trovo davvero una bella idea. Saori è sia se stessa che Atena, ed entrambi i ruoli hanno più sfaccettature.
Se nel primo capitolo avevamo la Isabel umana e indecisa, ma che in seguito trova la realizzazione del suo vero compito, in questo abbiamo invece la realizzazione dei suoi limiti: il confino in un corpo mortale e quindi soggetto ancora ai pericoli umani, più che divini, e i sensi di colpa come di responsabilità verso tutti i suoi Cavalieri, estranei e non.
Perdonami l'uso della terminologia del doppiaggio italiano, ma ci sono abbastanza affezionata e mi risulta difficile scollarmene! XD
Detto ciò, la raccolta va tra le seguite, aspettando un altro bel capitolo come questo :)
Alla prossima!
Stellaskia (e le altre due me stesse, Gabri e Iella, che si dondolano sopra un ramo di ulivo...molto pericolante)

Recensore Master
27/06/16, ore 11:43

Molto bella questa incursione, onirica e febbricitante, nei pensieri di Saori. L'abbiamo sempre vista svenuta e incosciente ai piedi delle dodici case, ma durante la battaglia è stata spesso al fianco dei suoi guerrieri. Li ha guidati e consolati, ha dato loro la forza di superare i loro limiti fino a quando Seiya ha alzato lo scudo di Atena su di lei per salvarla. C'è molta umanità in questo brano. Forse è il momento in cui Saori diventa davvero consapevole del suo ruolo. Com'è diversa da Sasha! Eppure, nel dolore della carne, anche Milady scende dal piedistallo e diventa più umana.

Recensore Master
21/06/16, ore 19:35

Chi può ferire un dio?
Saori non ha fatto i compiti a casa, ché la mitologia è piena di eccezioni, un po' come la lingua greca, dove le regole sembrano essere messe sulla grammatica per far impazzire i liceali.
Ci sono molti modi per ferire un dio; che lo faccia un suo collega, ad esempio. Oppure, che un mortale utilizzi un'arma concepita a questo specifico scopo (chiedi ai norreni, ché loro ne hanno a carrettate di queste cose).
Ora, io capisco perfettamente SaoriAtena, ché quando ti scodellano che tu sei, in realtà, una dea, ti senti invincibile. Roba che non ti stupiresti poi molto se, un bel giorno, dovessi compiere un miracolo o due, così per noia; anzi, ti stupiresti del contrario. Ma SaoriAtena non è esattamente una dea, ché il suo involucro è fatto di carne e sangue. Ed è quindi più che fallace, qualora una freccia ti si dovesse accidentalmente piantare in mezzo alle costole. Dolore semprevivo, insomma. Dolore semprevivo che un tuo Santo è ben lieto di scodellarti. Magari pensa pure che ti possa servire a dimostrare di essere Athena. Ci vedo tanto della passione, in quello stillicidio di ore che si assottigliano, in una corsa per estrarre la freccia dal petto di SaoriAtena. E chi, meglio di chi ti è accanto - ad un passo di distanza - è più tagliato per tradirti?
Chiedilo a Giuda. Poi ne riparliamo.

Mi è piaciuto lo straniamento di SaoriAtena, così simile ai postumi dell'anestesia, quando ti risvegliano per vedere se tutto è andato bene, e tu vorresti solo essere lasciata in pace, in quel mondo galleggiante fatto di Valium e bei sogni, dove il dolore della ferita e dei punti che tirano non arriva a sfiorarti.
Invece uno sconosciuto - l'Ariete, riconosciuto tramite quelle corna improbabili che Mu sfoggia ai lati del collo - la costringe a resistere, e a me è sembrato di leggere più fastidio, nelle parole di SaoriAtena, che altro. E sì alla tristezza - al dolore - che ha colto SaoriAtena alla perdita del Cancro. Sì, sì, sì. E, davvero, altri sono morti prima di lui - e Aiolos e tutta la casta d'argento, e... - ma nessuno era come lui.