Questa storia è vera. Sì, insomma, potrebbe essere una pagina del mio diario o del diario di chiunque sulla Terra.
Quello che mi piace è la semplicità, nuda e cruda, senza fronzoli. Certo, ha picchi emozionali alti ma quelli si hanno, quando si piange. E piangere fa male, pizzica gli occhi, gonfia le labbra, fa sobbalzare il respiro e più trattieni l’impeto di gettare fuori tutto quello che logora, più quello spinge per venire fuori; e allora pensi che non è proprio così che devono fare le persone adulte, non è poi così dignitoso.
Sai che c’è? Chissene importa, guarda un po’. E il mondo viene giù ed è un fiume in piena che sembra non avere fine e i pugni chiusi ti lasciano il segno delle unghie sui palmi delle mani e hai i crampi al plesso solare che se ne frega se stai male e nonostante la consapevolezza dell’impossibilità ti senti sola al mondo come nessuno mai.
La tua storia mi ha fatto sentire e ricordare i sentimenti e le emozioni che si provano quando ti senti soffocare. Una buona storia deve fare proprio questo: deve emozionare, deve far riflettere, deve scavare dentro e portare fuori quello che nascondiamo.
Mi hai fatto fare un bel viaggio, faticoso e dolorante. Mi hai fatto pensare al dopo, a quando tutto finisce e le lacrime si seccano: sei stanca, svuotata e, stranamente, appagata. Dopo va tutto bene, finalmente.
Grazie, Miky.
Anna |