Recensioni per
Granelli di luce
di Jawn Dorian

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
17/02/17, ore 18:38

Ho rischiato di non leggerla! Perché non ho letto qui per settimane e solo qualche giorno fa ho fatto incetta di storie che avrebbero potuto interessarmi. La tua mi ha attirata fin dal titolo e anche per il fatto che non ci fossero coppie nello specifico. Non sempre trovo no-paring interessanti o che si preoccupano di approfondire l'amicizia tra John e Sherlock. Grazie per averlo fatto e per averci regalato una storia così bella.

Sinceramente non ricordo se avevo già letto qualcosa di tuo (scusa, ma io e i nomi non andiamo d'accordo!) ma lo stile mi ha colpita. Evocativo, molto sincero mi viene da dire. È emotivamente immediato e poco macchinoso, cosa che apprezzo. Scrivi bene e infatti la narrazione ha ritmo e la giusta dose di approfondimento psicologico e introspettivo. Questa idea dei granelli di luce, mi è piaciuta tantissimo. Poetica e molto sentimentale, molto da Sherlock (e io son convinta che lui sia un sentimentale). Mi è piaciuto il fatto che Sherlock voglia a tutti i costi vedere quei granelli tornare negli occhi di John, e ci riesce e non fatico a immaginarmelo a tentare l'impossibile.

Bellissima e con toni dolci e amari, con questa idea di Mary e del dolore per la perdita, forse anche del senso di colpa che ancora aleggia, e che è raffigurato nell'immagine stessa di Mary, strappa un po' il cuore. Assieme al modo in cui Sherlock si convince ad agire (tramite Mary) facendo sì che sia come un'avventura di pirati e che i granelli siano il suo tesoro.

Meravigliosa storia, che finisce tra le preferite.
Koa

Recensore Master
13/02/17, ore 19:36

Comincio col dirti che condivido in pieno le osservazioni su John che hai espresso sia nelle “Note finali” sia, esposte in una forma molto efficace che sembra seguire il battito del cuore, nel Prologo. Condivido tutto, perché ho visto, palpabile anch’io, l’oscurità interiore che galleggiava nel fondo degli sguardi di John rivolti a Sh, prima di quell’abbraccio liberatorio in cui, quest’ultimo, l’ha accolto. Nonostante l’essere stato picchiato in modo selvaggio, nonostante il sentirlo lontano ed ostile, nonostante l’essere stato caricato di tutte le colpe possibili. Sì, anche per me, John è tornato ad essere quel John comunicativo ed empatico che, da ASIP in poi, accendeva una luce particolare ed esclusiva sul fascino magnetico di Sh. Senza di lui, il consulting non sarebbe stato quello che è diventato. Il personaggio di Mary è, per me, più controverso e mi limito a dirti che le ombre che hanno oscurato il sorriso di John, in buona parte provenivano da certi suoi inquietanti e contradditori messaggi, criptati nei suoi atteggiamenti. Ma su Watson ci troviamo completamente d’accordo. Molto suggestiva quell’immagine di Sh che, ora, si aggira solo nei corridoi silenziosi del suo Mind Palace resi bui dalla mancanza di quella luce che solo John poteva portare. Rimane Mary, nella sua ormai vita compiuta, che costituisce la voce della ragione, quella che Sh ha smarrito su strade e in luoghi agghiaccianti nel loro essere vuoti e desolati, abitati solo dal mostri che tu, giustamente, definisci “troppo grandi”. Efficace ed emozionante il trascolorare dell’immagine di Sh adulto in quella del bambino che ancora conserva dei sogni e la capacità di chiedere aiuto. Altro punto, in cui hai rivelato indubbie doti descrittive delle espressioni dell’animo umano, è quando ritrai John che guarda sua figlia, soffocato dall’angoscia del vuoto che lo circonda, a parte quell’esserino innocente (“…Si aggrappa con il suo sguardo morto a Rosie…”). Una storia proprio avvincente e ben scritta. Brava.
P.S. Se posso, vorrei indicarti, ma sei l’Autrice e la libertà espressiva è al di sopra delle opinioni personali di chi legge, una cosa che mi ha un po’ disturbato nella ff: (“…che pur di ammetterlo si metterebbe a ballare la macarena, ma quella è un'altra storia…”) In tutto quel tuo saper leggere nel cuore e saper trasformare le emozioni in immagini originali e ai limiti della poesia, secondo me, quella frase, pur essendo simpatica, non mi pare all’altezza del contesto che hai dipinto con pennellate splendide. Ciao

Recensore Veterano
28/01/17, ore 11:25

Ciao!
Ho letto questa storia incuriosita subito dal titolo e dalla breve descrizione fornita. Ti ringrazio per questo spaccato di vita quotidiana perché è bellissimo, davvero.
Mary manca tanto anche a me, e credo che, se non fosse stata "presente" attraverso i videomessaggi e i pensieri dei protagonisti anche negli altri due episodi della stagione, mi sarei sentita male. Ricordo che quando comparve per la prima volta mi sentii un po' delusa, fan della Johnlock da sempre. Poi l'amore è scattato anche per lei ed è diventata uno dei personaggi più belli della serie, uno di quelli a cui ci si affeziona. Perderla in quel modo è stato un colpo durissimo che tutti noi abbiamo dovuto metabolizzare e accettare con la stessa fatica di John.
Detto questo, sono contenta che il punto di vista sia quello di Sherlock, di uno Sherlock ormai sentimentale che si preoccupa per tutti, tranne che per se stesso. Nel suo desiderio di far tornare i granelli di luce negli occhi di John c'è, certamente, un fondo di egoismo - il detective ha bisogno di quella luce meravigliosa per poter andare avanti, ha bisogno di aggrapparsi come fa John nei riguardi della famiglia che ora si è ristretta -, ma la voglia di salvare l'amico non è da sottovalutare. Sherlock vuole il bene di John, costi quel che costi. E' sempre stato così e ormai Mary l'ha messo sulla buona strada, affidandogli di volta in volta il compito di riportare in superficie il loro soldato tanto amato, perciò trovo appropriatissimo che nel Palazzo Mentale di Sherlock ci sia proprio lei a convincerlo a riprendere in mano la forza del pirata per andare a recuperare un tesoro perduto tanto in profondità. E trovo sensato che Mary sia una proiezione della sua mente: d'altronde, lì custodisce tutte le persone più importanti per lui e questa donna è stata fondamentale.
Mi è piaciuto tanto (e ho trovato perfettamente IC) che Sherlock prenda la situazione come una missione, per non dire come un caso. Sta risolvendo degli enigmi, sta cercando di scavare il fondale di un oceano per ritrovare quel brillio negli occhi dell'altro, per fargli capire che non dovrà perdere nessuno, che loro saranno sempre lì con lui. Procede per ipotesi e per tentativi, non sa bene come comportarsi perché sta affrontando qualcosa di nuovo, di inaspettato, ma con il valido aiuto della sua mente brillante, della dolcezza di Rosie e della forza d'animo di Molly ce la fa.
Per quanto riguarda le scelte stilistiche, il tuo stile mi è piaciuto tanto, l'ho trovato molto evocativo, perfettamente adatto, ad esempio, alla scena ambientata nel palazzo, in cui Sherlock muta forma e diventa bambino e poi uomo nel giro di un battito di ciglia. Resa molto cinematografica e accorta. Per il resto, usi espressioni molto poetiche e molto calzanti, che accompagnano il lettore fino alla fine senza sforzo e mantenendo vive la sua attenzione e la sua curiosità.
Credo che scrivere e leggere di questa perdita sia il modo migliore per uscire dal vortice di angst in cui la quarta stagione ci ha gettati, e per questo, di nuovo, ti ringrazio per aver condiviso la storia con noi!
Spero di leggere altro di tuo. Per ora, ti dico che sono felice che l'ennesimo caso sentimentale di Sherlock si sia risolto con successo e che i granelli di luce siano tornati a splendere nello sguardo di John Watson.
Alla prossima,

Menade Danzante