Recensioni per
Standing alone [on the side of the angels]
di TheHeartIsALonelyHunter

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/06/17, ore 10:02

Terza classificata a pari merito
Standing alone
di TheHeartIsALonelyHunter







Grammatica: 9.9/10

un perdono, un'assoluzione, un oblio che non sarebbero mai arrivati. →-0.1

Secondo me va tolta la virgola prima di "oblio", poiché "sarebbero mai arrivati" si riferisce anche ad "assoluzione" e "perdono". Con la virgola, invece, sembra che il verbo faccia riferimento solo all'ultimo sostantivo, il che renderebbe sbagliato l'uso del plurale.
Per il resto ho solo complimenti: grammatica, sintassi e ortografia impeccabili!


Stile: 8/10

La punteggiatura è stata, secondo me, il tallone d'Achille del tuo stile. Ci sono alcuni punti in cui non mi hai trovato d'accordo; e per semplificare il mio pensiero ti riporto alcuni esempi:

Doveri e angosce, quella era e sarebbe eternamente stata la sua fatale condizione di condannato: sterminatore di popoli, sanatore di mali, uccisore di innocenti, salvatore degli oppressi. → Dopo "doveri e angosce" io avrei messo, a primo acchito, i due punti ma, considerato che li usi subito dopo, allora li avrei isolati con un punto esclamativo, per marcarne il senso d'importanza, e per isolarli dalla principale.

Controllava, sì, controllava dalla sua rocca isolata lo scorrere continuo del mondo ai suoi piedi, l'inevitabile liquefarsi di civiltà, il necessario abbandono di anime bisognose (l'uomo che fa stare meglio le persone), il triste disfarsi, tra le proprie mani, di relazioni, di famiglie, di vite. → Questo è un metodo che usi in tutta la narrazione e che ha rallentato, reso monocorde, l'intera lettura. L'uso frequente e costante di tutte queste congiunzione per asindeto hanno penalizzato un'introspezione davvero ben resa. Tra l'altro, proprio nell'esempio qui sopra riportato, hai sfruttato la virgola in due modi differenti senza dare le giuste pause. Mi spiego: mentre nella prima parte della frase la virgola divide le coordinate riferite a "controllava", nella seconda parte la usi per separare i vari complementi di specificazione. Questo ha reso troppo contorto il periodo. Onde evitare la lunghezza resa dall'asindeto e l'uso combinato delle due funzioni della virgola in un'unica frase, io avrei posto un punto-virgola dopo la parentesi: sia per dare respiro alla lettura, sia per differenziare l'uso della punteggiatura.

nel tentare vanamente, pugni stretti e capo chino, di ricordarsi che la vera debolezza era appunto ricordare → Per lo stesso motivo qui sopra detto, io avrei separato la parentetica dalla sintassi principale, mettendo "pugni stretti e capo chino" tra trattini.

In altre parole, la punteggiatura monocorde e priva di sfumature ha appiattito anche la lettura, che risulta scandita sempre dallo stesso tono, senza variazioni.
È stato un vero peccato, perché mi piace il modo pulito con cui scrivi. L'idea delle congiunzioni per asindeto non era assolutamente sbagliata: lo scorrere costante delle frasi ti ha permesso, in parte, di affinare il grande lavoro di introspezione che hai fatto. Un testo fluido e un pensiero tormentato, resi benissimo dal flusso continuo e ininterrotto di immagini diverse per un unico concetto. L'errore, secondo, me è stato lo strafare, allungare "troppo" questo espediente stilistico; in alcuni punti, poi, reso sbagliato da alcuni tratti di punteggiatura. Poste le giuste pause e un ritmo più "coinvolgente" ai fini di una lettura più variegata, il testo avrebbe respirato, scorrendo molto meglio, senza dover rinunciare affatto a questa tecnica.
Tolte le penalità, posso passare ai punti di forza: il lessico e le immagini ricreate attraverso di esso; le contrapposizioni create attraverso l'introspezione del Dottore e l'inserimento a fine di ogni paragrafo dei pensieri di Master; i giochi di suono; le metafore.
Alcuni passaggi li ho amati a livello stilistico, come il seguente:

[…]lasciandogli quell'ultimo affronto, lanciandogli quell'ultima sfida[…]→ Bellissima questa paranomàsia, un gioco di suono che ho gradito e che io apprezzo sempre, non solo nel suo aspetto stilistico ma anche come arricchimento di contenuto. Lo stesso concetto lo capovolgi, mostrandolo in più sfaccettature. Brava!
Anche le metafore mi sono piaciute, come quella del maremoto o della fortezza: sono state perfette per descrivere gli aspetti principali di questo personaggio molto complesso, che tu racchiudi in concetti primari ricchi di sfaccettature e immagini forti – la solitudine e la superiorità. Anche qui, però, credo tu abbia voluto un po' esagerare, calcando la mano. Se da un lato dai prova di accostamenti particolari e carichi di forza, dall'altro li lasci susseguire in uno spazio molto piccolo, appesantendo un po' l'immaginazione del lettore e soffocando la trama, già di per sé con un obiettivo piuttosto importante e sottile, di cui parlerò dopo.
Ciò che, senza dubbio, apprezzo è il contrasto stilistico che hai adoperato per ogni paragrafo: il pensiero del Dottore esplicato attraverso la narrazione e il pensiero diretto di Master, il quale non appare ma che comunque hai reso bene tramite poche e mirate frasi che li attribuisci. Questo gioco è stato bello da leggere e da vedere nella pagina, ha arricchito e raffinato il contesto. Questo dialogo silenzioso, reso dalla narrazione e dai pensieri, ha dato prova dell'intesa e della "simbiosi" che tu volevi creare tra questi due personaggi e che hai reso non solo a livello di trama, ma anche a livello stilistico e di forma – pensieri che sembrano muoversi in direzioni opposte, resi in due forme opposte, ma che si ritrovato infine d'accordo.
Un complimento a parte va al lessico di cui hai dato prova: come ti ho detto hai caricato molto, ma c'è comunque da dire che questo ti ha permesso di mostrare su carta una conoscenza linguistica e un accostamento di immagini ragguardevoli e che ho avuto piacere di leggere.


Trama e uso dell’acronimo: 9.5/10

Ci tengo a premettere che non conosco, come ben sai, molto bene la serie e che, quindi, la mia valutazione si basa su folli ricerche e la visione di episodi mirati della nuova serie.
La trama è un gioco di parole che s'incentra solamente sull'introspezione del Dottore e, attraverso di essa, esanima il rapporto con Master e con i mondi in generale. Ottimo il contrasto finale, a ogni paragrafo, della controparte, che ti permette di dare un – seppur marginale – spazio alla sua controparte.
Inizi subito mostrando, in un'unica frase, le contraddizioni di un personaggio che si mostra diversamente per come si sente dentro: allegro e spensierato, eccentrico e rivoluzionario; egli si pone al di sopra dei comuni mortali, guardando dall'alto e "sputando sentenze". Nel primo paragrafo, quindi, si mischia la sua doppia natura di salvatore e distruttore, incline alle sue dubbie scelte che, proprio come ti parlerò nella caratterizzazione dei personaggi, è molto più presente nel Decimo Dottore.
Nel secondo paragrafo è ottima la conoscenza profonda che Master mostra di lui, quando gli rinfaccia la sua perenne fuga (e un ottimo riferimento alla cerimonia di ingresso all'Accademia del Signori del Tempo, di cui egli dirà di essere tra quelli che fuggirono da ciò che videro nel vortice); ed è anche un'ottima sintesi di questo personaggio, sempre in corsa tra le diverse epoche che scappa, forse, dal suo lato più umano e "terrestre".
Il confronto, e quindi la conoscenza profonda di Master dell'animo del Dottore con le sue frecciatine in correlazione con i pensieri del signore del Tardis, continua per tutta la lunghezza dell'acronimo di "Doctor" e "Master", dove sei stata molto brava a tenere i pensieri avvolti in questa nube di angst e dubbi amletici, un angosciante tira e molla tra la superiorità del suo essere e le stragi che si è lasciato dietro.
Con la seconda parte dell'acronimo, invece, arriva la presa di coscienza. La solitudine grava con tutto il suo peso, e anche il senso di negazione con la "S" sibilante di "Master" in cui cerca di aggrapparsi a tutto ciò che ha fatto per il bene. A livello di trama, non è stato furbo far dire a Doctor "io ti perdono" per il semplice fatto che, per come hai strutturato l'intera storia, io non avrei mai capito che fosse il dottore a dirlo se non perché richiama ciò che succede nell'episodio. Forse farglielo dire in un discorso diretto, per creare il contrasto sarebbe stato meglio.
Il bando richiedeva di adoperare un terzo delle lettere dell'acronimo per approfondire l'introspezione. Nel tuo caso, dovevano essere almeno quattro delle dodici lettere. Tu nei hai usati sei che io riconosco come tali, quindi hai perfettamente rispettato la consegna: Doveri, Osservava, Controllava, Tremava, Assassino, Ritirato. Per un attimo ho pensato che avessi cercato di usare quelle lettere che sarebbero andate a formare nuovamente il nome di Doctor, ma è stato un caso che ci è andato vicino.
Queste sei parole racchiudono perfettamente l'introspezione che hai fatto di quest'uomo: un uomo mosso dai doveri verso l'umanità, che osserva e controlla tutto a distanza; ma che trema per il peso che porta e per le verità che la morte di Master gli pone davanti, ritirato come sconfitto dallo scoprirsi assassino. Un'ottima sintesi esplicativa del lavoro dell'intero testo. Complimenti!


Titolo: 5/5

All'inizio ho pensato che, per quanto bello e accattivante il titolo, non si concentrasse abbastanza sul punto fondamentale di questa storia. Certo, è un ottimo richiamo alla sua condizione di "ultimo" Signore del Tempo, ed è in antitesi con il nome con cui Master si è presentato a lui nell'episodio "Utopia", dell'acronimo YANA; ma tutto questo non è il punto veramente centrale del tuo testo, piuttosto ne è il background che il lettore deve conoscere. Quindi, il titolo deve riprendere il fulcro di una trama e il messaggio principale della storia. In questo caso, ho pensato che fosse il duello psicologico tra i due; e per un po' l'ho creduto, perché è quello che salta prima all'occhio del lettore e che riempie la scena. Ma, vedendomelo davanti agli occhi e cercando di carpire quale funzione gli avessi attribuito, ho dovuto riflettere di più sulla conseguenza della trama. L'introspezione e il confronto che hai reso tra i loro pensieri ha messo in evidenza, sì, l'umanità e la non infallibilità del Dottore; ma, soprattutto, ha portato a un'unica conclusione che tu esplichi solo nel finale(anche se l'hai anticipata): la solitudine dettata dal suo ruolo. La storia presenta proprio questa evoluzione, secondo me, del concetto di "solitudine": se prima questa era dettata dalla sua superiorità e dal suo senso di giustizia, alla fine essa acquista il significato di "fallace" e "dolore". Il titolo, quindi, dà un senso più profondo, che va oltre la trama e si posiziona a un livello di introspezione davvero ben congeniato.


Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

Hai scelto di parlare del Decimo Dottore, il quale risulta avere caratteristiche più umane e viziose rispetto alle sue precedenti incarnazioni. Credo che tu abbia cercato di andare oltre la facciata eccentrica e imprevedibile, un po' frenetica e sempre ottimista del Dottore e che ne abbia, invece, voluto tirare fuori il lato più solitario e mesto che viene mostrato proprio dal suo faccia a faccia con il vecchio compagno di Gallifrey. Questa è stata una mossa molto astuta, perché è proprio con colui che lo conosce da un vita che la natura triste e solitaria del Dottore può emergere senza rischiare di uscire fuori dal personaggio.
L'introspezione di questo personaggio si basa tutta su una teoria che viene smontata, pezzo dopo pezzo, dall'imminente morte di Master: il Dottore è un uomo pacifico, che non usa armi, ma che ordina lo sterminio di un'intera razza e non si fa scrupoli a cedere a volte a sentimenti vendicativi(prendi a esempio i Dalek); il senso del dovere è un peso che grava sulle sue spalle e che egli cerca di nascondere con la sua eccentricità, sotterrandolo con sicurezze (come fare sempre la cosa giusta per gli altri), ma le scelte portano sempre responsabilità che annientano la linea di demarcazione tra bene e male; il suo modo di porsi superiore che lo isola dalle conseguenze delle decisioni che prende; la sua umanità, che è poi il fulcro di ciò che Master cerca di tirare fuori. Il perdono che egli, infine, porge a Master è la comprensione che gli argini ormai sono stati rotti e che tutte le sue buone azioni, il suo mondo, è messo inevitabilmente in discussione; inoltre, credo che sia anche un suo modo per chiedere a sua volta perdono, comprendendo quanto sia importante per lui riceverlo.
Master è un po' ai margini dell'introspezione, ma proprio per quelle frasi così dirette e stuzzicanti, sei comunque riuscita a darne i tratti essenziali, a renderlo fondamentale per questo confronto del Dottore. Master è infido, nonostante la morte imminente si prenderà la sua vittoria. È stato interessante come, da questo dibattito mentale, Master ne sia uscito come l'uomo fermo nei suoi principi, per quanto discutibili e oscuri, che ha accettato la sua natura. Questo lo rende, in un certo qual modo, il più coraggioso e saldo dei due. È ironico, tortura il Dottore con i suoi pensieri, e continuerà a farlo con la sua morte.

- E passare il resto della mia vita, imprigionato, con te?

Master è quasi schifato dalla sua codardia e non vuole essere salvato. Preferisce, invece, infliggere al Dottore la più potente delle lezioni.
Significativo è il cambiamento di queste frasi:

- Non puoi scappare in eterno, Theta.
- In fondo, Theta, io e te siamo uguali.

Il passaggio all'uso di un nomignolo confidenziale rende la seconda parte del testo molto più intima e profonda. Doctor, in Master, inizia a vedere il suo pallido riflesso. Master gli è entrato nel cervello e sta per distruggerlo dall'interno. Il tono delle due frasi diventa più dolce, quasi compassionevole.
L'odio e l'ira di quest'ultimo torna nelle sue ultime batture, dove sferra il colpo mortale alle certezze dell'altro.


Gradimento personale: 4/5

Non ho abitudine a dilungarmi molto su questo punto, perché ho l'impressione che comunque esso traspaia attraverso le altre voci della narrazione e che, comunque, i miei gusti influenzino un po' troppo il giudizio generale, per quanto io cerchi di evitarlo e mantenere un'obiettività negli altri punti presi in esame. Quindi, vado direttamente al sodo.
Ti faccio i miei complimenti per l'introspezione e la realizzazione di questa lotta psicologica-esistenziale tra questi due personaggi. Ho davvero adorato il lavoro fatto, così come il messaggio evolutivo che hai creato nel Dottore; anche la figura, seppure ai margini, di Master mi hai fatto apprezzare. Personalmente, lo avrei voluto più presente; questo non intacca la voce sulla caratterizzazione, ma a livello di gradimento avrei voluto qualcosa di più. Così come, anche se non ha avuto peso nello stile e nella trama, ha penalizzarti su questa voce è stata la mancanza di una narrazione più "attiva", e non solo introspezione. Questo è solo gusto personale: avrei voluto vederli muovere, hai descritto talmente bene la loro lotta interiore da farmi desiderare una controparte dinamica. È stato un vuoto che ho percepito io, alla fine, ma che comunque riconosco non avere molto senso per il lavoro che ti eri prefissata.
Infine, una pecca è stata lo stile, che per me è stato troppo caricato. Per il resto, ancora complimenti.


Punti bonus: 7/8

Avevo chiesto un cambiamento che facesse intuire, persino all'interno della narrazione, il passaggio tra i punti fondamentali dell'acronimo. Nel tuo caso, esso doveva notarsi tra "Doctor" e "Master". Il "ma" avversativo usato con la "M" è stato perfetto: indica la presa di coscienza del Dottore, che è poi il fulcro dell'intera introspezione; e indica il passaggio tra i dubbi e la lotta interiore con la resa verso quelle che Doctor riconosce come parole veritiere.
A indicare questo passaggio, poi, ci sta anche il cambio di tono nelle parole di Master: si passa da un pensiero più distaccato e pungente, a pensieri più intimi e colloquiali (nota l'uso di Theta), con un tono più snervato, sfibrato, ingentilito quasi.
Non ti do punteggio pieno perché è mancato, proprio nel paragrafo di quel "ma", una forza ai pensieri di Master che andasse a rafforzare quelli di Doctor. Per esempio, avresti potuto inserire proprio lì il cambiamento della frase con Theta; oppure, ancora meglio, l'intervento di Doctor con "io ti perdono". In altre parole è mancato un cambiamento nei pensieri di Master, mentre era presente il distacco nell'introspezione di Doctor.


Punteggio: 46.4+7/50+8

Nuovo recensore
11/04/17, ore 15:56

Ciao! Partecipo al contest anch'io e sono venuta a curiosare un po'.
Doctor Who è una serie che mi piace molto e devo dire che sei riuscita a rendere benissimo sia il nostro Dottore che il Master. Belli i pensieri in corsivo, perché danno un certo ritmo alla narrazione, senza tuttavia interromperla.
Credo che la frase più bella, secondo me, sia quella finale "Sarai anche dalla parte degli angeli, ma non pensare per un solo istante di essere uno di loro.” Anche se presa da un'altra serie, riassume bene ciò che è il Dottore.
Complimenti ^^