"Dopodiché Gea focalizzò lo sguardo davanti a sé. Si illuminò a guardare quella distesa baciata dal sole, il modo in cui ogni sasso brillava verso il cielo terso, il modo in cui tutto coesisteva perfettamente, e poi allargò il campo visivo sul maestoso vulcano che si ergeva alla sua destra. Dentro al petto le si espanse un calore dettato dalla gioia.
Il suo battito cardiaco sembrava accordato su quello della terra.
E così aumentò. Aumentò. Il suolo tremò per un attimo, come un palpito. Riprese quello successivo. Si rifermò. Poi vibrò di un altro battito.
Ninlil guardò per terra, impressionata da quell'evento. Deimos si teletrasportò in un altro punto per continuare a seguire Gea con lo sguardo.
I battiti della terra incrementarono d'intensità, esattamente come quelli della sua incarnante. E poi Gea rise. I sassi saltellarono come pop corn scoppiettante, generando un rumore simile ad una risata.
Ninlil arrestò il passo per osservare sconcertata l'amica. E questa, proprio in quel momento, proprio mentre il suolo sembrava cantare e rombare, mentre il cielo tuonava note delicate, mentre fili di elettricità cesellavano il terreno lasciando le loro impronte, abbassò un braccio. Con le dita sfiorò i ciottoli, e poi lentamente sollevò la mano davanti a sé. Fu un gesto armonioso, come quello di un direttore d'orchestra che batte il tempo per i suoi musicisti.
Dalla terra tremolante si generò un trampolino largo e robusto.
Gea velocizzò il passo, divorò gli ultimi metri sotto le suole consumate. Scalò il trampolino, il cuore impazzito, e si lanciò nell'aria. Continuò a muovere le gambe come se stesse correndo, agitò le braccia nel vuoto. Il vento le schiacciava quasi il respiro, ma questo non le impedì di urlare dall'emozione.
Si sentiva dannatamente bene. La sua mente era sgombra e lucida malgrado l'azione avventata. Perché possedeva il controllo di sé, dei suoi poteri. Percepiva la sicurezza che le donava la terra, se ne sentiva rassicurata e cullata.
Un'alta pedana discendente fino al suolo si eresse sotto i piedi di Gea. E così lei scivolò giù piano, dimezzando man mano la velocità per evitare di schiantarsi.
Quando si fu fermata appoggiò le mani alle ginocchia e si piegò su se stessa, il fiato corto e gli occhi sgranati dal miscuglio di adrenalina e sensazioni che stava provando."
Tutte le volte che rileggo questo pezzo ho i brividi, è un capolavoro. |