Okay, OKAY.
Keep calm Elis, keep calm.
Ma davvero mi hai dedicato una storia della mia serie preferita?
Aaaaaah (sto iperventilando. E’ una cosa negativa o positiva?)
Non me l’aspettavo per nulla… davvero, ho letto la tua risposta a “Macchina per il caffè” e sono rimasta piuttosto perplessa, non capivo davvero a cosa ti riferissi…
Poi vado sul tuo profilo e mi spunta questo.
Urletto isterico part 2.
Oltre a ringraziarti tantissimo per aver avuto questo stradolcissimo pensiero (T.T *-*)…
Sono felicissima che tu abbia aggiornato!!
Ormai aspetto con trepidazione: non posso farci nulla, mi sono abituata a considerare la storia come una serie tv a tutti gli effetti :’)
A proposito di telefilm, apriamo una piccola parentesi…
Incuriosita dai tuoi vari riferimenti a “Rizzoli&Isles”… ho deciso di andare a spulciare la prima puntata, così, tanto per capire di che si trattasse...
*Coff coff*, 5 puntate in una notte, *coff coff*.
Mi è davvero piaciuta! Le due ragazze sono simpaticissime:’)
Comunque, ti capisco per quanto riguarda l’esser cresciuta con la passione dei gialli: a casa mia le serie americane “moderne” sono sempre rimaste sconosciute, ma il caro vecchio Hitchcock non è mai mancato, oltre ad aver praticamente imparato a memoria ogni puntata de “Il commissario Montalbano”… più classici magari, eppure ci ho lasciato il cuore ugualmente**
Coooomunque, basta, divago sempre in altro.
Parliamo di questo nuovo aggiornamento che sprizza allegria e felicità da tutti i pori…
Scherzo, all’angst mi sono abituata e, anzi, se un giorno non dovessi più trovarlo nelle tue storie… mi preoccuperei non poco o.o
Inizio dicendo che sono impazzita a questo tuo coniugar gli eventi antecedenti “Caffè Amaro” e quelli seguenti l’ultima storia in ordine di stesura: i due episodi, che erano già collegati senza però aver trovato un punto di connessione, trovano una perfettissima unione qui!!
Ti giuro, continuando a ragionare in linea con una serie tv, non potrebbe essere scelta più azzeccata**
E’ come se, adesso, i piccoli buchi che erano rimasti scoperti abbiano trovato una loro risposta, come se i caratteri dei protagonisti si stiano delineando sempre di più, scoprendosi pian piano al pubblico che non può far altro che provar sempre più empatia nei loro confronti (estremamente esagerata nel mio caso, ma vabbè).
Ma, d’altronde, come si fa a non entrare in sintonia con la nostra ormai appurata coppia affiatata mentre cerca di risolvere un’indagine particolarmente difficile?
O meglio, come si fa a non provare affetto per Tooru che rimane con Hajime fino a notte fonda, preparandogli caffè nonostante la stanchezza e cercando anche di distrarlo un minimo? Infatti, non si può non amarlo. Nemmeno Hajime può, e il fatto che sorrida istintivamente mentre lui non può vederlo mi fa scoppiare il cuoricino**
Veniamo, adesso, al cambio di tono della storia.
Già il flashback si era concluso in maniera, non dico ambigua, ma come lasciata in sospeso.
Hajime si era appuntato mentalmente di ringraziare Tooru per tutto ciò che ha fatto per lui, chiedendosi cosa mai potrebbe fare senza la sua presenza…
Vorrebbe dirglielo, magari dovrebbe abbattere anche un po’ d’orgoglio prima di pronunciare quelle dolci parole che gli costano non poca fatica…
Tuttavia, non fa in tempo.
Ecco, da qui, come poi si approfondirà per tutta la durata della storia, è nata una piccola riflessione (in me, almeno): bisogna cogliere ogni singolo attimo che la vita ci concede. Sembra spesso un discorso tanto banale… eppure, come mai è sempre così vero?
Il rimpianto di non aver compiuto un’azione in tempo, non aver pronunciato una parola in più, non essersi comportati correttamente… è sempre lì in agguato.
Ce lo dimostra Hajime in maniera maledettamente realistica.
Il brusco cambio di scena, con frasi incisive, poco chiare all’apparenza, ma di forte impatto emotivo… non fanno altro che comporre l’atmosfera tragica di ciò che sta avvenendo.
Tooru è in fin di vita, grondante sangue, pallido come un cadavere.
Ed ecco che si palesano, fin da subito, le emozioni di Hajime: confusione e impotenza.
Confusione, perché non riesce nemmeno a capire ciò che sta succedendo. Sia perché, come ha detto lui, il medico è Oikawa, sia perché è ancora troppo scioccato per quello che è successo poco prima.
Impotente, perché sa che non può agire in nessun modo. Non può svegliare Tooru, nonostante lo chiami a gran voce, nonostante lo implori di rimanere con lui, e l’unica cosa che può fare è stringergli le mani sulla ferita, evitare che perda ancora sangue, evitare che se ne vada via per sempre.
Non riesce nemmeno a capire subito che debba lasciarlo per poterlo aiutare davvero, affinché i medici possano compiere il loro lavoro: l’unica cosa che, in una situazione del genere, si ha il bisogno di sentire, è la vicinanza, il contatto fisico con la persona cara che si sta per perdere. Sembrerà un dettaglio, ma l’attaccamento fisico che si prova in queste situazioni è terribilmente reale.
Hajime riesce però a ridestarsi da quello stato di “incoscienza”… e lo lascia andare.
Non prima, però, di avergli scoccato un bacio sulla fronte.
Ecco, io qui ho dovuto trattenere le lacrime. E ti spiego anche perché.
Il bacio sulla fronte, almeno a mio parere, simboleggia un gesto d’affetto, un volersi assicurare che l’altro stia bene… ma è anche una rassicurazione per chi lo riceve.
In quel momento, Hajime non aveva idea di come sarebbe finita.
Non aveva idea se Tooru sarebbe sopravvissuto o meno.
Considerando proprio questo… è come se il ragazzo lo stesse sia tranquillizzando, magari trasmettendogli un iconico “Andrà tutto bene”… ma lo stesse anche salutando, infondendogli amore… perché impossibilitato a vederlo mai più.
Ecco, magari sono solo io che approfondisco in maniera maniacale la psicologia delle situazioni e dei personaggi… però mi viene ancora da piangere a ripensarci.
Qualunque cosa tu abbia voluto intendere, comunque, ho amato questo piccolo gesto alla follia.
Dato che il realismo è ciò che più adoro di questa serie (e delle tue opere in generale, naturalmente, considerando che sei fra le autrici che più apprezzo e che più recensisco, come te ne sei già accorta tu stessa ;), nonostante non sia solita lasciare molti commenti facilmente)
non ho potuto non apprezzare il modo in cui il dolore abbia fatto effetto su Iwaizumi.
La sofferenza è una di quelle cose che ha bisogno di un po’ di tempo, che dipende poi dalla singola persona, per fare il suo corso, per scavare nella consapevolezza dell’individuo.
Non scaturisce subito, come palesano gli occhi di Hajime mentre è ancora seduto sulla sedia di plastica.
“I suoi occhi erano asciutti. Lucidi, sì, ma asciutti. Non aveva ancora pianto.”
Ecco, ancora.
Ancora il dolore non ha fatto effetto del tutto. Ancora Hajime è concentrato a ricordare ogni minimo particolare del ragazzo che ama, ogni sfumatura del suo volto ogni volta che gli abbia detto “ti amo”, ogni immagine della loro vita assieme… vittima del senso di colpa bruciante che si acuisce di minuto in minuto.
Inizia a farsi sentire, però, non appena il detective rimane solo in bagno per lavarsi le mani sporche.
Sporche del sangue di Oikawa.
Piano, inesorabile… il dolore inizia a fare breccia. I movimenti meccanici delle dita che strofinano via lo sporco diventano frenetici, il respiro si fa sempre più accelerato.
E’ stata una scena troppo coinvolgente: era come se fossi io Hajime, il quale vede nella sua pelle il riflesso della sua colpevolezza che tenta disperatamente di strapparsi di dosso… ma quella non ne vuole sapere di venire via, anzi, si palese prepotentemente anche in altri lembi
d’epidermide.
E poi, quella voce. La voce del suo ormai ex capitano di dipartimento, che porta il dolore di Hajime, inesorabilmente e inevitabilmente, a strabordare via dagli argini autoimposti del ragazzo.
E’ vero, Hajime è un umano. È un essere umano che soffre proprio come tutti gli altri uomini della Terra. Un essere umano che ha assistito alla sparatoria della persona di cui è innamorato e che non sa se vedrà mai più… un essere umano che non è stato in grado di proteggere l’amore della sua vita.
Mi sento uno schifo anche solo a provare a mettermi nei suoi panni, davvero.
Però ti devo davvero ringraziare per averci regalato questo squarcio d’emotività di Iwaizumi, di solito non ben approfondito.
Dimostra tutta la sua umanità… e fragilità.
Ma come ben sappiamo, Oikawa viveeeeee quindi cerchiamo di rimanere allegri, susu.
La seconda parte è di una delicatezza unica.
Tralasciando che io amo ogni singolissimo istante di Hajime e Tooru che condividono lo stesso tetto: sul serio, potresti fargli fare di tutto, la loro quotidianità rimane oro, per me…
Oikawa con in bocca mezza barretta di cioccolato, in pigiama e alle sei del mattino davanti alla tv è l’amore miooooo *---* (Oddio, devo contenermi).
Comunque, il nostro medico è sveglio, cosa strana agli occhi del detective che non esita a indagare, da bravo fidanzato qual è.
Tooru fa un po’ di capricci, come suo solito, ma poi è lui il primo a rivelargli il motivo della sua inquietudine… e, come Hajime, anch’io ci sono rimasta di sasso.
Stavolta, però, è Iwaizumi a prendere in mano la situazione. E’ lui che conforta il ragazzo, abbracciandolo teneramente (quando gli accarezza lentamente i capelli con le dita mi sono sciolta, sappilo), facendogli sentire la sua presenza, convincendolo che lui non andrà proprio da nessuna parte… invertendo i ruoli.
Eh sì, perché se nell’episodio precedente era stato Tooru a scuotere Hajime dai sensi di colpa e dalle paure represse, qui è lui che si prende cura del medico.
Mi è piaciuto tantissimo che siano entrambi ad aver bisogno di rassicurazioni e attenzioni: non c’è una parte debole della coppia, entrambi risultano fragili nella loro solitudine… ma è assieme che fanno la differenza. Per questo motivo sono impazzita per il finale: non è idealizzato, non dà per scontato che le paure possano esser annullate, non cancella il passato… Hajime e Tooru continueranno ad avere gli incubi, a temere come non mai la morte dell’altro, ognuno vittima dei propri fantasmi… però, non dovranno più affrontare nulla da soli.
Se Oikawa ha un incubo, Iwaizumi sarà pronto a dimostrargli tutto l’amore che prova per lui, e così viceversa.
E’ proprio vero che, certe volte, servono situazioni estremamente critiche… per rafforzare un rapporto.
Detto questo, mi scuso (di nuovo) per la lunghezza eccessiva della recensione (è inutile, quando inizio mi faccio prendere troppo la mano e finisco per analizzare anche il pelo nell’uovo…) e anche per non avertela commentata subito (sono vittima di uno studio matto e disperatissimo last minute per i test universitari T.T).
Ti ringrazio ancora tantissimo per avermi dedicato questa bellissima parte della serie.
Ci sentiamo presto<3 |