Me l'ero persa e solo leggendo, ora, mi rendo conto di quanto avessi perso.
Ogni volta, ogni singola volta, sai essere così tremendamente te stessa, così tremendamente brava da togliere il fiato.
E io non so quanto dolore ci sia realmente, quanta realtà ci sia realmente. So che mi hai acceso gli occhi e spento il cervello. So che mi pugnali sempre il petto e lasci conficcato lì il coltello.
Per questo ti devo ringraziare. Sempre una volta di più: dai battiti al mio cuore, forse nella ricerca del tuo.
Complimenti.

Per una volta, in questo scritto non sento le frequenze della vita mia: solo quelle di qualcun altro. Ho ascoltato la canzone mentre leggevo e credo che tu abbia modellato le parole su di essa con incredibile naturalezza, la stessa con cui si respira. Per cui anche questo scritto risulta non delicato, ma nemmeno incisivo: scomposto, discontinuo nei suoi movimenti che non sono agitati ma nemmeno rilassati, come un viso sfiorito dal tempo e dal dolore che reca ancora i segni di una straziante bellezza che c'era prima.
Mi ha fatto l'effetto di una generosa sorsata di vodka ghiacciata che scivola in gola senza incontrare resistenza alcuna.
In bocca al lupo per la matura.

Hai questo modo di scrivere così prepotentemente eccezionale da toccare sempre il mio, di cuore, ammesso che io ce l'abbia. Io non so se la situazione che tu descrivi fosse poetica, ma adesso (te lo assicuro) lo è. Mi sei davvero mancata.
Lucretia.