Nel mio sbirciare quotidianamente il contenuto della home della sezione, il mio sguardo, nel leggere i titoli delle ff che si vanno avvicendando, di nuova pubblicazione o capitoli mediante i quali si aggiornano long già iniziate, automaticamente cerca il tuo nome. Questo, e te l’ho già detto, perché fai parte delle persone che mi comunicano qualcos’altro, oltre alle vicende legate ai nostri amati personaggi. Quindi sono stata davvero contenta nel trovarti di nuovo e, stavolta, con una long, anche se mi chiedo come fai a trovare il tempo di pensare a noi, sherlockians, johnlocker e quant’altro. Ciò mi fa capire come la scrittura sia, per te, come per me la lettura, una cosa indispensabile come l’aria che ci permette di respirare.
Ma, arrivo alla tua storia.
Innanzitutto ritrovo il sapore della tua scrittura, così cristallina nella sua traduzione, nitida ed elegante, del contenuto, dove non mancano mai emozioni e sensazioni credibili. D’accordo, siamo in una ff che hai catalogato appartenente al genere Science-fiction, quindi ci si muove in una dimensione in cui la scienza, il futuribile e la realtà s’intrecciano strettamente animando una dimensione molto affascinante, però spesso gli esseri sono assemblati in laboratorio, vivono una vita programmata rigidamente e, anche alzando gli occhi al cielo, è più facile scorgervi di tutto fuorchè un tramonto o una notte stellata “vera”.
A me ha sempre lasciato un senso di lontananza e di fredda razionalità il muovermi in quest’ Universo, pur apprezzandone la struttura avvincente. Da te, non ho avuto questa impressione perché, mi è bastato guardare in alto ed ho trovato “il cielo cosparso di stelle”. Non solo, in quanto quella frase di Shakespeare (non la ricordavo con precisione ma la percepivo già nota, grazie, Google del tuo esserci perenne…) “…Quando non sarai più parte di me…” è di una bellezza unica e tu hai saputo scegliere, tra tantissime, proprio quella che esprimeva, con parole uniche, un messaggio eterno: la scienza e la tecnologia dei giorni nostri, come le contese e le traversìe dell’epoca shakespeariana, si trasfigurano in scie di sentimento e di umana, reale tenerezza se animate da un grande amore.
Potrei ipotizzare che questo primo capitolo sia, in realtà, l’epilogo della vicenda e che i due “Replacements” appartengano a Sh e John, giunti al termine del loro percorso mentre, invece, i loro “Fingunt”, abbiano trovato la pace nello stare finalmente insieme.
Ma, per me, qui, la trama non è fondamentale poterla conoscere in anticipo: sarebbe una mera deformazione “attitudinale” di chi ama, come me, il genere “giallo”, per cui c’è sempre la tensione a scoprire qualcosa, però, di fronte a testi come questo, che si presentano avvincenti e ricchi di significato che va oltre il puro svolgimento dei fatti, l’importante diventa poter esplorare i moti del cuore e dell’animo. Mi è piaciuta molto, tra altre, quell’immagine degli ultimi gesti del R'ent dal cappotto scuro, i capelli neri e “le iridi chiare” (caratteristiche che saprei riconoscere tra mille!) che sente venirgli meno l’energia e, dopo essersi afflosciato per terra, si sforza faticosamente di avvicinarsi, strisciando, all’altra figura dai capelli biondi (anche qui il riferimento ad un personaggio preciso è automatico) e, come ultimo, stentato gesto, riesce solo a sfiorargli i pantaloni, mentre i suoi occhi si spengono, rivolti verso il cielo. Una visione triste e desolante ma su cui vola, argentea, una stella, quasi un messaggio di speranza e di conquistata umanità anche per chi ha un “circuito mnemonico” ed è fatto di “policarbonato e silicone”.
Un inizio, questo capitolo, ricco di promesse e di orizzonti lontani ma cari al cuore ed alla mente: ti seguirò con gioia sotto quel cielo così bello. |