Contest "Iron Sky - Over fear and into freedom"
2° classificata “Tu scali le montagne” di SweetPaperella
Grammatica e punteggiatura: 6/10
La grammatica risente dell’uso eccessivo degli aggettivi “questo/a” “quello/a” senza dare spiegazione di chi/cosa sia “questo/a” e “quello/a”: il lettore si imbatte, per tutta la durata del testo, in formule come “quella montagna”, “quella ragazza”, “quella giovane donna”, “quella Claudia” che diventa anche “quella stessa Claudia”, “quel diploma”, “quel potenziale”, “quanti esami”, “quelli di famiglia”, “quelli che ti dicevano”, “quanto contassi”, “quanto valessi”, “in quel pezzo di vetro” senza mai avere il termine di paragone o la ragion d’essere della specificazione che si tratti proprio di “quella” e non di altre. In pratica, quando vengono letti “questo/a” e “quello/a” le domande scaturiscono da sole: “questo quale?”, “quello chi?” senza che venga data una risposta.
Il verbo “vale” deve essere il congiuntivo “valga”.
Il verbo “infondere”, che letteralmente significa “versare dentro”, non trova collocazione da nessuna parte: “infondo” (tutto attaccato) non è “in fondo” nel senso di “giù”, “più giù”, “parte inferiore o più lontana rispetto a chi guarda”.
Concordo sull’eliminazione della d eufonica. È regola, però, di non toglierla nei modi di scrivere cosiddetti “cristallizzati”: “ed io”, “ad esempio”, ecc.
La punteggiatura è sbagliata in varie occasioni: accapo errati (si va accapo quando si cambia discorso), interiezioni senza virgola (es. “Ce l’hai fatta hai visto?”, “non sei così lontana dalla meta sai” dove, in questo caso, dopo “fatta” e “meta” va la virgola), punti e virgola e doppi punti disattesi, “virgola e” non necessari, “punto E maiuscola”.
Lessico e stile: 7/10
Il racconto è scritto dal punto di vista del cuore di Claudia, che si complimenta con lei per essere riuscita a migliorarsi, soprattutto nei confronti della scuola e della professione.
Il cuore crede in Claudia più di quanto Claudia creda in se stessa, e funge da grillo parlante esortandola e sostenendola nelle scelte fatte.
Il lessico è semplice; le parole usate sono normali e largamente usate nel linguaggio comune.
Lo stile risente di un esagerato uso di interiezioni (“hai visto?”, “no?”, “vero?”), dei già citati “questo/a” e “quello/a” e dalla ripetizione di termini e concetti usati nelle frasi precedenti (es: “Hai superato ostacoli… hai superato addirittura…”, “quella ragazza, quella giovane donna…”, “Quella Claudia… Quella Claudia…”, “… forse più di quanto… O forse facendo…”, “Tu proprio tu, che pensavi che... Tu che pensavi: “l’università… ecc. ”, “…mentre mi sussurra ciò. È un sussurro impercettibile…”) dove una parola ripete la stessa parola scritta subito prima, quasi a formare una catena che sembra una filastrocca.
“Eppure” è una congiunzione e per ovvietà congiunge, unisce e quindi non va messa accapo, a inizio frase, perché è una contraddizione in termini mancando il periodo al quale va attaccata.
La frase: “TU DA SOLA” doveva essere scritta in minuscolo (diversi stili disturbano) e per darle forza e determinatezza (che si evincono dall’uso delle maiuscole) bastava aggiungere il punto esclamativo. Ti immagino mentre la gridi e la sostieni con tutta te stessa, ma la scrittura ha i suoi paletti e, purtroppo, sei tu che ti devi adeguare a lei e non viceversa.
Non che sia un errore, ma è bene evitare di scrivere i numeri in cifre a meno che non siano date e/o elaborati scientifici.
“… testa testarda” è cacofonico, troppe “teste”.
Il titolo è convincente, bene!
Soggetto: 8/10
Claudia è la protagonista del racconto, visto e narrato dal suo cuore.
Indubbiamente si avverte la crescita della giovane, il suo “riscatto” di fronte ai pensieri e agli atteggiamenti negativi delle persone che fino a quel momento l’hanno circondata.
Al lettore, però, non viene spiegato come/quando/dove/perché/cosa rappresentino la “montagna” (che è il fulcro della narrazione), i momenti bui, gli ostacoli e le difficoltà che Claudia ha dovuto superare e vincere.
Il soggetto “usa” il proprio cuore (la parte sentimentale ed emotiva) a vantaggio del proprio cervello (logica e raziocinio) ed è piuttosto curioso: normalmente. imputiamo alla sensibilità del cuore defaillance e mancanze che il cervello non ha. Di certo il sentimento, la passione, l’ispirazione che sentiamo nei nostri cuori vengono considerati splendidi ed emozionanti ma poco attendibili e a volte ingannevoli. È facile che seguendo il cuore, manchi l’apporto logico, la razionalità e che si perda di vista l’obiettività. In questo racconto, invece, è proprio il sentimentale e caldo cuore che vince sul razionale e freddo cervello e che programma, ordina, cadenza, ecc. (rivelandosi esso stesso molto razionale) le attività di Claudia con una ferrea logica che porta la giovane alla vittoria finale.
Il senso del racconto è un po’ contraddittorio ma per questo reale e onesto.
Uso della canzone: 13/15
Sotto l’egida del “You just got to hold on!” (devi solo resistere) si dipana il racconto anche se non viene spiegato a cosa e a chi Claudia debba resistere.
Il concetto di base della canzone è che siamo tutti “obbligati”, “prigionieri”, “isolati” e che solo grazie all’unità, all’aiuto, alla determinazione che gli esseri umani hanno, si vince sui vincoli, gli obblighi e le ristrettezze; che la vita è straordinaria, unica e irripetibile e che dobbiamo salvaguardarla e viverla nella sua interezza ed essere padroni ognuno del proprio destino. Ecco, alla luce di ciò, la storia accenna vagamente e all’aiuto di “esterni” che Claudia ha ricevuto, senza spiegare in cosa consista l’aiuto e al “non aiuto” ricevuto; di certo Claudia cresce, vince la paura e si ritrova donna emancipate e libera; io lettore, invece, resto con la sensazione di non sapere tutto il necessario.
Gradimento personale: 4/5
La storia mi è piaciuta ma non mi ha soddisfatta del tutto: sono molte le domande che mi sono posta sulle motivazioni profonde che portano Claudia a cambiare, perché il tutto è accennato. Leggendo la storia ho assistito a un inno di autogratificazione sulla meta raggiunta ma non la strada percorsa per raggiungerla.
Do ragione a Claudia quando è entusiasta e fiera dei risultati raggiunti; deve esserlo, è giusto, ma è come se mi mancassero dei pezzi per completare il puzzle. Peccato, perché la protagonista mi piace, è cazzuta ed è, fondamentalmente, una giovane positiva e volitiva.
Totale: 38/50 |