Ciaooo Zucca! Ti devo confessare una cosa, sono tornata a leggere Levi/Eren perché sapevo che ci avrei trovato storie tue e perché mi era venuta voglia di vedere dove caspio erano arrivati nel manga (in questo ordine preciso!).
La prima cosa che ho pensato quando ho letto l'anteprima è stata di aver finalmente trovato qualcuno capace dell'IC. Ho spulciato un po' in giro, prima di venire a godermi le tue storie e non è così semplice trovare questo profilo fatto bene: il fandom è veramente pieno, soprattutto su Ao3 (a proposito se hai qualche consiglio su una bella storia suggerisci pure), ma, secondo me la quantità non equipara la qualità!
Chiarito questo passiamo a te:
A Rusty Heart è una perla, in tutto. Si respira fin dal primo capitolo questo attaccamento alla vita, o meglio, al desiderio di vita. Sicuramente per gli scenari bellici sei veramente brava, perché ad un certo punto mi è sembrato di stare nel campo di battaglia, di sentire l'odore del sangue e un tumulto di rabbia, compassione, odio e fragilità che accompagnano i soldati insieme alle loro armi. Lo percepisci nel primo capitolo e lo percepisci più avanti, durante l'aggressione al forte: penso che una delle cose più difficili nello scrivere questo genere di scene, è proprio il dover gestire diversi personaggi, tutti diversi, ma tutti uguali, perché accomunati da un unico obiettivo: sopravvivere. E spesso è inevitabile un po' di confusione, ma con te non c'è stata: c'erano i rumori degli spari, delle spade sfoderate e dei passi sulla terra, il fumo, le urla e le lacrime, ma sono stati proprio questi elementi a rappresentare un filo conduttore nei pensieri di Eren, e i suoi amichetti del cuore, Petra, poi Jean, Yimir, Christa e Annie, Berthold e Reiner. Ognuno con la sua determinazione, con la sua ragione per cui dover sopravvivere, con i suoi rimpianti e sensi di colpa. E il senso di colpa, cara mia, il senso di colpa è insieme a quel desiderio di vita, un'altra delle colonne di questa storia.
Insomma, tutto lo scenario di guerra, le emozioni ad esso legati, il tema del sacrificio, del sopruso, della rivolta, della speranza, emergono in modo cristallino e intrecciano i fili di una trama complessa, pesante, forte, cruda, ma chiara, profonda, coerente e reale.
Passo ai personaggi:
Levi, quanto ami Levi da uno a un milione? Ho adorato questa storia perché è così attenta a lui, alle sue fragilità e alla sua forza, al suo passato e al suo presente. Non ho visto gli spin-off, ma è chiaro dal manga quanto il Capitano siano un personaggio complesso, con una caratterizzazione forte, poco esplicita, e per questo così difficile da riprodurre. Perciò quando so che lui è il protagonista (un po' come accade con Sasuke) ho un po' paura di andare avanti. Forse è una pretesa troppo grande la mia, ma ci tengo a che certi aspetti del carattere di un personaggio restino fedeli e coerenti col contesto, soprattutto quando è così simile a quello originale. Il che mi riporta a quello che ho detto all'inizio, e cioè alla consapevolezza che con te non sarei rimasta delusa: Levi è fin troppo umano, ma se lo tiene per sé, in realtà non se ne rende nemmeno conto, e se non si è abbastanza attenti, non lo si nota. La sua posizione e il suo passato lo mettono in situazioni difficili, dove è costretto a scegliere, a salvare, a sacrificare, a macchiarsi, accumulando pesi, accumulando morti, accumulando rimorsi. Il Capitano Levi è una persona distrutta all'inizio della storia, ma un soldato forte e letale. Mi sembrava quasi di (non)sentire il suo cuore di metallo, arrugginito, indebolito dalla perdita, che trae la forza solo dall'idea di portare avanti il sogno di un altro.
Penso che ci siamo puniti abbastanza per essere ancora vivi, Levi
Eren: Io Eren non so come inquadrarlo, nel manga mi fa un po' incazzare sinceramente, è come se perdesse e ritrovasse la determinazione che lo contraddistingue dagli altri, a scatti, però il suo desiderio di libertà, quello almeno non si è mai spento, anzi, si è ingrandito, perché ha capito che riuscire a vedere l'oceano non è abbastanza.
Il tuo Eren invece quella determinazione non l'ha mai persa, quell'istinto di vita, di lotta, quella rabbia che gli ha permesso di risaltare agli occhi del corpo di ricerca è rimasta fino alla fine, persino quando sapeva che sarebbe morto, ha preferito optare per la soluzione più ottimista, farsi uccidere per non farsi usare, né dall'esercito, né dalla miseria di Maria.
Trovo che tu abbia affrontato benissimo il tema della violenza: Eren è consapevole dei suoi ritardi nel calore, anche se forse inconsciamente cerca di dimenticare, sa di avere difficoltà a gestire il suo corpo, le sue pulsioni, ma ci prova lo stesso, lentamente, col pensiero del capitano, riesce a superare quella vergogna, il senso di colpa, la paura emotiva e tenta di avvicinarsi a sé stesso. Mi è piaciuta la delicatezza della scena nella doccia, l'attenzione ai pensieri di Eren, ai gesti, alle sensazioni...bravissima!
L'omegaverse!AU amplifica tutto: hai sfruttato al meglio le caratteristiche di questo mondo per far emergere tutte le insicurezze, la forza e le debolezze dei protagonisti. Questo legame che unisce e imprime a fondo, fino a sentire nelle viscere la morte dell'altro, il dolore, straziante, perforante, sentire la supremazia dell'Alfa, esserne assoggettato così tanto da non avere libertà di scelta, e poi gli odori, odori che sanno di situazioni, non di fragranze. Odore di foresta umida, di casa vissuta, fuoco acceso, acqua, vento, cibo caldo, di vino, che ti rimane in bocca e resta lì per fartene volere ancora.
Levi resta stordito, perché per la prima volta sente di nuovo, perché, per qualche strana coincidenza o per quella evoluzione di cui l'amica si riempie tanto la bocca, sembra che tutto non sia perduto: Eren è la vita e la speranza che Erwin si è portato via. Il modo in cui li hai fatti avvicinare, in cui hai descritto gli sguardi, i gesti, le poche frasi, le loro interazioni, il modo in cui, per vie trasverse, Eren prende consapevolezza di Levi e Levi prende consapevolezza di Eren l'ho adorato. Nemmeno io penso che loro due siano tipi da dimostrazioni plateali, ma sono così pieni di amore che non riescono a non farsi trasportare, anche se sono rotti, spezzati o arruginiti. Attraverso l'altro cercano di andare avanti, di superare quelle colpe che li stavano affossando e capiscono che in fondo vale la pena vivere ogni giorno con quello che hanno, perché è abbastanza per stare bene.
Ci sarebbero tantissime altre cose da dire su di loro, sul momento in cui Eren ha avuto il primo calore, quello in cui erano al Tempio o in città, a prendere gli anelli o quello scambio che ho amato prima di separare le loro strade tornati al Forte, o, ancora la scena della cantina, la notte prima di salire sullo Zeppelin, con Levi che non si sente in grado di fare da sostegno ad un racconto così oscuro. Ma spero di aver colto quello che tu volevi trasmettere di loro, quella voglia di vita sopita, ma mai del tutto spenta, quel coraggio di osare e la paura di essere distrutti un'altra volta, la fragilità e l'ineluttabilità di un 'per sempre' incerto e indefinito.
Erwin ha rappresentato tante cose: sapevo che sarebbe morto, ma non pensavo fosse già morto, eppure sono allenata a questo genere di scherzetti e ci sono veramente rimasta quando ho letto quella frase. Erwin è speranza e sacrificio. È lo stratega perfetto, probabilmente l'amante perfetto, che, pure, nasconde mille incrinature. Quando penso a lui mi viene in mente il vetro: è un uomo composto, inflessibile, saggio, intelligente, limpido, ma con talmente tanti pesi sulle spalle, scelte e sogni, da essere pieno di crepe. E allora serve un collante che possa far in modo che quelle crepe possano evitare di frantumarsi del tutto e Levi era quel collante, perché era capace di capirlo e di lottare con lui, come uomo prima che come soldato.
Erwin sapeva che sarebbe andato a morire, ed esercita la sua voce per non farsi seguire e per compiere l'inevitabile: puoi vedere amore in questo comportamento, istinto di protezione, ma anche egoismo. Perché Erwin sapeva che Levi non si sarebbe perdonato, che avrebbe vissuto male, che avrebbe pensato di non meritare di avvicinarsi ad altri. Avrebbe sofferto meno consapevole di aver almeno tentato di fermarlo? Oppure non sarebbe cambiato nulla?
E poi c'è tutta la questione dei Golem, ho adorato il riferimento all'alchimia, alla gemma rossa e anche l'ultimo gesto di Levi: l'obbligo di doverlo uccidere per lasciarlo andare ed essere finalmente in grado di restare.
Amo Hanji, è uno dei miei personaggi preferiti: lei incarna il cambiamento, la scoperta, il coraggio e la curiosità di affrontare il diverso, l'amica sincera e premurosa a modo suo, schietta, leale.
Armin e Mikasa sono meravigliosi. Insieme ad Eren mi trasmettono una tenerezza disarmante, qui, come nel manga. Ho sentito una certa empatia con Mikasa, che cerca di proteggere Eren fino alla morte per poi rivelarsi una minaccia, che deve fare i conti con un affetto troppo grande per essere sostenuto con le sue sole forze, consapevole che sarà così per sempre e custode di un passato orribile che può solo spingerla ad evitare che si ripeta, perché non toccherà a lei guarirla da quelle ferite. Lei e Petra condividono tanto e spero che questa solidarietà possa un po' alleviare la malinconia nei loro cuori.
Mi è piaciuta tantissimo la caratterizzazione di Jean (che tra l'altro io adoro con quella barbetta, perché lo prendono in giro? :/), la sua risolutezza, determinazione e forza, e anche Annie, Berthold e Reiner sono stati caratterizzati bene, in armonia con il desiderio di andare avanti, in mezzo alle ferite.
Christa e Yimir sono quella tanta vita di cui si è accorto anche Levi, sulla testa del Golem. Sono il fiore, anzi il seme, nelle avversità. Il loro amore si aggiunge alla speranza e al coraggio di non farsi annullare dal mondo, la voglia di mandare tutto a fanculo e fare quello che domani potrebbero non poter fare. Le ho amate, nei loro stralci di quotidianità, nei loro simboli e nei loro sorrisi.
Concludo ribadendoti che questa storia è veramente bellissima, tu sei stata veramente grandiosa, ogni volta che ti leggo trovo quei temi un po' più 'elevati', come la discriminazione, la politica, il sopruso, la ribellione e gli ideali, che non mi stancherò mai di cercare in una fanfiction, per vederli mescolati ai personaggi a cui sono affezionata, e per questo ti ringrazio.
Ho una sola domanda: quel segno che Levi contempla nell'ultima scena sul collo di Eren, non è un legame, giusto? Quelli possono instaurarsi solo tra Alfa e Omega o mi sono confusa?
Infine una richiesta: ti prego, scrivi ancora di loro, sperimenta, non stancarti e regalami altre perle!
Ti abbraccio forte, Zucca. Se avessi notato le tue storie di AoT prima, probabilmente ne avremmo parlato da vicino al raduno! Una bacione <3
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