Ciao! Ci tengo a ricambiare le recensioni, quando possibile, quindi eccomi qua :)
Innanzitutto, non serve che lo dica, ma scrivi molto bene. Per questo motivo mi dispiace non aver potuto apprezzare "Vivienne", la tua precedente pubblicazione. Il motivo è semplice e personale: i malviventi non mi affascinano. Ti dico solo che, sia in Oblivion sia in Skyrim, ho sempre snobbato accuratamente le questline della Gilda dei Ladri e della Confraternita Oscura. Per lo stesso motivo ho tentennato un po' prima di aprire questa storia, ma sono stato contento di trovare che la trama non fosse incentrata sulla Gilda dei Ladri. Parlo al passato perché ho letto il primo capitolo poco dopo che l'hai pubblicato, ma non ho mai trovato tempo per una recensione come si deve, anche perché stavo cercando di terminare quel maledetto terzo capitolo della mia raccolta. Ma bando alle ciance, altrimenti arrivo a scrivere il mio solito papiro.
Partiamo dal protagonista, il Sangue di Drago: mi piace assai :) Da quello che leggo traspare un personaggio integro, ma anche pragmatico. Probabilmente si è messo a capo di un "covo criminale" perché è consapevole che le Gilde dei Ladri, quando ben gestite, funzionano come regolatori della criminalità, e quindi sono quasi un male necessario. Almeno penso che sia così, ma forse l'hai scritto nell'altra storia, quindi correggimi se sbaglio. Mi è piaciuto il fatto che si sia tirato fuori dalla guerra civile, e mi è piaciuto quando le ha cantate chiare a quel guerrafondaio di Ulfric, ho letto quella parte con estrema soddisfazione XD
Passiamo alla scrittura. Metto subito cinque (facciamo sette?) mani avanti, e ci tengo a sottolineare che tutto ciò che dirò è frutto di opinioni personali, per cui non potrà essere usato contro di me in un tribunale (?)
Il registro linguistico che usi è medio-alto, con un frequente uso di termini e forme sintattiche ricercate, e dimostri di saperlo padroneggiare bene. A me piace molto, soprattutto in un contesto fantasy-medioevale trovo che sia azzeccato. Detto questo, ti porgo alcune osservazioni:
- se devo essere sincero, c'è un punto in cui questo registro stona un po', ovvero nei dialoghi. Il fatto è che il registro usato dal narratore e quello usato da ciascun personaggio è quasi lo stesso. Di solito è qualcosa che non noto molto ma, proprio per il tenore alto del registro, sembra più evidente. Per essere chiaro ti faccio un esempio: ad un certo punto, verso la fine, si legge “ho visto un volto grottesco e cinereo, con iridescenti occhi d'ambra, che balenavano nella notte come fuoco”; di per sé la frase suona bene, è evocativa, ma è credibile in bocca ad un giovane soldato? Non dico che i soldati debbano essere analfabeti, o che debbano parlare come Bruto di Braccio di Ferro, ma se parlassero come Umberto Eco lo troverei un po' strano. Ti faccio un altro esempio: appena sveglia, Sofie dice: "pa', perdonami se non sono riuscita a parlarti appena arrivata, perdonami se sono crollata, ma ho corso per giorni così da raggiungerti il prima possibile, ancor più rapidamente d'una missiva"; in questo caso non è il chi che stona, ma il quando. Voglio dire, già una persona che si sveglia dal sonno è mediamente rincoglionita, e biascica al massimo dei monosillabi, ma questa povera ragazza è svenuta, stremata dalla fatica, e appena si sveglia parla subito in modo così lucido, tanto che alla fine del discorso ci infila pure una similitudine? Se mi permetti un'iperbole, così non sembra di stare a Skyrim, ma ad un convegno di accademici della Crusca.
- nel corso del capitolo hai usato una grande varietà di sintagmi di legamento, quindi mi viene da chiedere: è una preferenza personale, oppure pensi che sia più corretto in questo modo? Se fosse il primo caso andrebbe bene, ognuno scrive come vuole, ma se fosse il secondo ti direi che non è affatto necessario. Non devi aver paura ad usare un semplice "disse" per affiancare i dialoghi, perché è la forma più neutrale e più usata, e la gente non ci fa caso se viene ripetuta. Quando invece si cerca in ogni modo di evitarla è lì che salta all'occhio, e ti assicuro che "pettegolò" mi ha colto molto alla sprovvista XD Quasi lo stesso succede, ma non è il tuo caso, quando per evitare di ripetere il nome dei personaggi, si inventano gli appellativi più assurdi come sinonimi, e alla fine il risultato è che la pezza si nota ancora più del buco. Ci sono alcuni casi, inoltre, in cui il sintagma è superfluo, perché va a specificare qualcosa che è già evidente nel discorso diretto. Esempio: “Brucia la mia somma ereditaria con la tua maledetta superbia, Re Nord” inveì “e dimmi chi ha attaccato la mia casa, chi ha ucciso mia moglie. Dimmi dove hanno condotto mio figlio. O non avrai più alcun alleato in me”; già da quello che dice si capisce che il protagonista sta inveendo, quindi perché specificarlo?
Detto questo, come inizio è avvincente, e sono curioso di sapere come proseguirà. Ti faccio i miei complimenti, e ti chiedo scusa per essere un pignolo rompiballe.
Ciao e alla prossima :)
P.S.: alla fine ho scritto il mio solito papiro, scusami ancora. |