Buondì cara, eccomi ^^. Come ti dicevo, una storia su Sheev Palpatine non poteva non attrarmi, per quanto la mia conoscenza del suo personaggio sia limitata ai soli film.
Il titolo mi ha intrigata moltissimo come pure l'inserimento della preghiera Confiteor: credo di avere in comune con te un soft spot per l'utilizzo del latino nelle storie (il che è strano considerato quanto facessi invece fatica a studiarlo al liceo O_o).
La parte iniziale mi ha messo i brividi: non avevo mai letto un'introspezione così ben curata, in grado di farmi vedere questo personaggio da un'angolazione completamente diversa, tridimensionale. Non ne viene fatta un'apologia, il lato Oscuro non viene esaltato, ma eviscerato e mostrato per quello che è: qualcosa di inestirpabile e che non si può negare (solo gli stolti, pensa Sheev, potrebbero farlo, o i Jedi, che sono l'altro lato della medaglia, esagerati nel verso opposto.)
Di Sheev viene mostrata, piuttosto che la fragilità, la solitudine, quel desiderio di confessarsi non per ottenere il perdono, ma per condividere con qualcun altro la propria conoscenza, i propri piani; qualcuno che in un modo o nell'altro sia alla nostra altezza. E mette i brividi immaginare che quel qualcuno per Palpatine possa essere Anakin, o almeno quanto di più vicino possa esservi. Anakin che è stato come un figlio mancato, o con il quale il rapporto è quello di paternità malsana e malevola, che si concluderà in un parricidio quasi a chiudere, con amara ironia, il cerchio.
Ho amato moltissimo anche l'accenno a Tarkin: la possibilità di vedere esplorato maggiormente il suo rapporto con l'Imperatore sarebbe già un ottimo motivo per leggere i libri che citi.
Vengono poi citati altri due personaggi, molto meno che figli mancati questa volta, da quel che ho potuto intuire, mere pedine in un'immensa scacchiera dove Palpatine agisce sia da Re che da Regina; per poi tornare alle sue origini, a degli accenni, correggimi se sbaglio, ai suoi genitori, che nella sua memoria paiono quasi diametralmente opposti. Sheev non si pente, l'uccisione di suo padre non ha praticamente valore per lui e di una madre in futuro farebbe volentieri a meno. E' quasi angosciante vederlo così diviso tra il desiderio di avere qualcuno accanto a sè e la presa di consapevolezza che in realtà quel qualcuno, dopo ogni possibilità mancata, non potrà essere altri che lui, una nuova versione di se stesso: così come l'Impero dovrà morire per rigenerarsi più forte, la stessa sorte spetta a Palpatine.
Un Sith è il migliore amico di se stesso, credo che questa frase sia la perfetta sintesi di questa introspezione, in essa ho rivisto l'essenza di un uomo che ho sempre considerato troppo egoista e spietato per dividere il potere con qualcun altro, nonostante il suo desiderio di tramandarlo: che la scelta dell'erede sia lui stesso la trovo meravigliosamente azzeccata.
Sperando davvero di non aver frainteso il testo e le tue intenzioni, ti faccio di cuore tantissimi complimenti: l'ho trovata una storia scritta benissimo, a tratti lirica, che non fa alcuno sconto al personaggio ma lo eviscera con un rispetto e una sincerità davvero strabilianti.
Il tuo affetto verso l'opera alla quale ti rifai trabocca da ogni riga ed è un peccato che la storia sia rimasta incompiuta.
Un abbraccio, è stato un piacere trovarti :)
Benni |