Ciao!
Giungo in ritardo e mi scuso. Di solito non lo sono mai: arrivo sul filo del rasoio, ma mai in ritardo. Il problema è che ultimamente sta diventando una brutta abitudine che non dipende del tutto da me. Inutile sbrodolare mille giustificazioni, non servirebbero a niente. Oggi devo risalire una brutta, ripida china, ho parecchie cose da recuperare e non so se ce la faccio.
Brr...
Passando alla storia, mi ha un po' confuso l'insieme generale.
L'introduzione parlava di un carteggio del dio Loki a Thor, nella prefazione invece si parla di Thor e di altre poche persone. Ma nella prima lettera Loki parla ai lettori in generale, come se stesse scrivendo una specie di testamento o biografia o che so io. Forse non ho ben capito io >.<
La prima lettera, più che essere tale, sembra un'introduzione di un'opera scritta da Loki, mi ha dato un effetto estraniante. Per i miei gusti non era necessaria. L'idea che avevo di quest'opera, e che poi un po' torna dalla seconda lettera in poi, è di una raccolta di lettere frammezzate, a cui deve sempre mancare un tassello perché non sappiamo mai a quali tipo di lettere rispondono. Comunque una missiva personale, tra fratelli e poche altre persone. Non so se volevi ottenere un effetto particolare con la prima, ma non mi ha preso.
La seconda lettera mi è piaciuta, invece. Loki evita convenevoli e fronzoli, parla direttamente al fratello senza introduzioni. Usa un linguaggio ricco, che mi aspetto da uno che con la lingua ci sa fare (intendo a parlareXD), vario, mirato. Il tono è un misto di ironia, strafottenza e fantasmi di un amore che è stato dissimulato e in parte sostituito da rabbia. Perché, e adesso non so se questo rientra tra le menzogne disseminate nelle lettere dal dio degli inganni, Loki ammette tutti i suoi vani tentativi di conquistare la soddisfazione del padre, di meritarne l'affetto e l'approvazione; sempre all'ombra del fratello, legato da catene politiche solo per fare il "lavoro sporco". Ci sono alcuni punti che mi hanno particolarmente colpito, a livello di introspezione: il fatto che Loki abbia provato a essere uguale a Thor, simbolo di una razza di gente forte e valorosa ma cieca e il fatto che il dio degli inganni non sia nato dalla rabbia o dal risentimento ma sia nato per essere una parte diversa di Odino, quella intelligente e astuta... troppo astuta, purtroppo.
Stilisticamente mi è piaciuta molto la descrizione del paesaggio: io amo le terre nordiche, amo i fiordi e amo la natura. La semplicità con cui la disegni su carta mi ha coinvolto, l'ho sentita prima ancora che vederla.
La terza lettera immagino essere rivolta sempre al fratello, quasi una confessione. E qui - ricollegandomi a "Sposami, Sigyn" io sento l'odore della bugia. Mi piace pensare che questo carteggio si leghi un po' anche a quella storia, come una specie di retroscena. Quindi penso a come sono mostrati i fatti nella os e a come gli riassume Loki, ed è divertente vedere (ovviamente è impressione mia, poi mi dirai tu) come il dio degli inganni non possa ammettere il gioco che ha messo in atto, anzi: per quanto è Sigyn il personaggio principale di questa lettera, è l'atteggiamento silenzioso e indifferente di Loki a venir fuori. Mi piace come nel momento in cui lei confessa (e dire che lui la confessione se l'è sudataXD) lui la distrugga, raccontando di un gioco di una notte, di un'illusione che poteva essere prima e che comunque avrebbe portato a questo. Insomma, priva lei e anche se stesso di quel sentimento che in realtà viene fuori prepotente nella os.
Nella quarta lettera, per un attimo ho pensato che questo predire il futuro fosse astuto in qualche modo. Nel senso che Loki, dicendo a Thor che avrebbe approfittato di qualunque trascuratezza per fuggire, lo spingesse a dire al Padre Tutto di non tirarlo fuori dalle segrete; e in questo modo Loki, con sottile minaccia, si sarebbe evitato l'incontro con Odino. Ma immagino che questo non era neanche lontanamente il suo scopo.
Di questa lettera comunque mi piace il ragionamento che vi sta dietro, perché richiama proprio una delle verità più sottili su cui rifletto ogni tanto, quando devo pensare a un personaggio: è nella mia natura. Sicuramente ci sono alle spalle influenze sociali, educative, morali, etiche, di genere, e chi più ne ha e più ne metta; ma la favola dello scorpione e della rana io la tengo sempre bene a mente. C'è chi vive tutta la vita facendosi bello e decantando la propria morale, e poi c'è chi accetta semplicemente i suoi demoni, il suo modo di essere; questi ultimi, quelli che non si nascondono dietro a delle maschere, sono sempre i cattivi, gli arroganti, i saccenti.
Loki incarna molto bene questo concetto: lui sembra dire che non c'è una vera ragione, era destinato a essere il dio degli inganni, e lo ha accettato; quelli che hanno visto in lui un cambiamento o non accettano questo suo essere rifiutandolo, allora lo designano come cattivo. Ma Loki non si schiera mai. Si è alleato, e fin quando è stato il figlio di Odino e fratello di Thor ha protetto questa causa (e lo farà ancora, senz'altro, perché rappresenta la sua parte umana) ma resta sempre il dio degli inganni e già allora la sua arma era l'astuzia e la mente geniale.
Di fronte alla mia, di natura, io mi trovo fin troppo spesso. La prima volta che mi sono scontrato con le ombre cupe che tanto evocate quando parlate di me, fu a causa tua, e tua soltanto. Ti guardai le spalle, come ero solito fare, e vidi un pericolo mortale per te. E ti salvai, come mille altre volte. -> Potrei ancora una volta aver capito male, ma è forse dalla sua presenza che ha salvato Thor? Dalla sua invidia, dal suo rancore? Quest'idea mi piace.
La quinta lettera è quella che preferisco insieme alla prima: c'è amarezza nelle parole di Loki, forse anche qualche promessa o inganno e menzogna. Chissà. Sicuramente c'è una sorpresa mascherato, un dolore sordo a cui lui per primo ghigna. E' nella sua natura ferire chi ama, su questo abbiamo concordato qualche recensione fa. Beh, qui questo concetto è predominante, e non solo in queste parole che cercano di cancellare l'innocenza nella mente e nelle fantasie di Sigyn. Tutto il carteggio è una continua ferita nei suoi confronti, in quelli di Thor, un rinnegare il suo passato e il ragazzo che era stato, che aveva cercato l'approvazione di un padre e che aveva desiderato far parte di qualcosa. Loki non è destinato a far parte di qualcosa. E forse perché una famiglia è comunque un legame, una catena, e il dio degli inganni odia avere catene ai polsi, anzi: si trastulla con se stesso e con gli altri pur di scacciare quel pensiero e la noia.
Sulla sesta c'è poco da dire: il suo tentativo mi sembra quasi goffo, sfrontato, ma forse perché interpreto queste lettere a modo mio, con la mia idea di questo dio. Comunque, l'ho immaginato con un bel sorriso di scherno sul viso e qualche sbuffo incurante qua e là, a farsi beffe delle insinuazioni del fratello. Un fratello che, ingenuo e istintivo com'è, immagino abbia colto la semplice verità. Forse quella semplice verità che Loki per primo nega, ed è forse proprio per questo che torna sempre da Loki, cerca ancora di salvarlo, lo considera fratello. Lui sa la verità: sa che c'è la parte umana di cui tanto ho parlato.
La settima ha un sapore particolare, è piena di inganni, di mezze verità dette a ritroso, di confessioni e ricontrattazioni. Prima dice una cosa e poi ne dice un'altra. Ed è tutto un inganno e un manipolare la verità in maniera così sottile da riuscire a istillare il dubbio: così la preoccupazione diventa fastidio, il salvarla, l'averla tirata indietro o chiamato le guardie o aver creato un'illusione, l'amore diventa un passatempo per combattere la noia, la risposta a Thor un obbligo per avere qualcosa in cambio.
Infine, aggiungo i refusi trovati:
Guardandomi allo specchio non c’era traccia di te, in me, né viceversa. -> Secondo me non ha molto senso creare un inciso qui, perché il viceversa interessa il rapporto tra "di te in me"
e nessuno badava, se non con una smorfia un filo disgustata, il secondo figlio. -> Qui userei in verbo "badare" nella sua forma intransitiva, perché ha la funzione di "tenere d'occhio", "sorvegliare" e non "custodire".
per evitare i gli attacchi -> refuso di "i"
osservavo dai vetri della nostra nave i profili affilati delle montagne che svettavano ricoperte di nevi perenni e nascono dal mare -> nella coordinata relativa io verbi vanno correlati allo stesso tempo, e siccome riguardano qualcosa di imperituro, di sempre valido al di fuori del tempo della narrazione metterei anche "svettare" al presente.
Invio sta recensione prima che un asteroide colpisca il pc.
Nel complesso la lettura è stata piacevole, bastava superare il primo scoglio.
A presto! |