Ciao!
Nel momento in cui hai chiesto lo scambio, avevo già puntato gli occhi su questa per via del titolo, quindi nel momento in cui l'hai inserita tra quelle papabili, non ho avuto più dubbi a partire con questa.
Allora, visto che è una one-shot mi è più facile poter commentare ogni aspetto della storia, anche quelli più tecnici. E' una brutta abitudine che ho, quella di impicciarmi anche delle virgole: tollerami dieci minuti, per favore.
Partiamo dal titolo, perché come sempre quando scelgo una storia da leggere è quello che decide. Non leggo neanche l'introduzione (lo so, è sbagliato), ma il titolo: se quello mi colpisce, guardo il resto; ma se non mi dice niente, difficilmente mi fermo. Questo qui mi ha subito portato alla mentre Alice nel paese delle Meraviglie, e se posso fare un commento stupido (sì, anche questo è un mio difetto che si palesa ogni tanto) l'associazione tra il mondo rivoluzionario con la sua "logica interna" di Carroll e il personaggio di Loki è davvero calzante. Entrambi, visti da fuori, sembrano caos, disordine, qualcosa di incomprensibile e, per quanto riguarda Loki, malvagio. Ma il caos non è un partito che prende posizione: è neutrale, ed è per questo che è temuto da tutti, perché nessuno, da fuori, può capirlo o controllarlo o può fidarsi di lui. Ma visto da dentro, dalla mente di Loki ovviamente, è possibile vedere quanta logica e sopratutto prudenza si nascondano dietro a quel riflesso di persona subdola, traditrice e paurosa che viene dipinta dagli "eroi". Il suo pensiero è puro, scevro di sentimentalismo (o almeno in misura del suo ruolo... c'è comunque un lato umano in questa divinità che non può essere distrutta del tutto, anzi. Il suo "pensare a sé" ha una matrice pesantemente legata alla sua parte più umana, al suo senso di inadeguatezza e non appartenenza a un vero e proprio mondo) e ideali; è amorale e sopra ogni causa. In questo sta la sostanziale differenza tra lui e Thor: la razionalità e l'accettazione del suo ruolo contro l'intemperanza e l'irruenza. Bello, quindi, non solo è il confronto ma anche il loro modo di apostrofarsi, visti da occhi esterni. Il tuono è visto come ingenuo e impulsivo; il caos come malvagio e ingannatore.
"Oltre lo specchio" quindi, per tornare al punto, rappresenta molto bene non solo la scena che più mi ha colpito - il legame più fisico con il titolo è quando Loki si risveglia e parla con un sé nello specchio - ma è anche questo scoprire il personaggio al di là della facciata esterna, di quel ruolo che è chiamato a ricoprire. E c'è molto del dio degli inganni oltre lo specchio, molto che mi piace.
Grammaticalmente ho solo piccole sviste da appuntare:
Un elmo, del colore dell’oro, ecco cos’era, e intravide nel buio abiti di velluto, cuoio e placche di metallo Due occhi, brillanti come -> manca il punto
Gli avrebbe bagnato la gola con il suo sapore acre e intenso e sapeva di Asgard, di casa. -> Non mi convince molto l'imperfetto, io credo che è proprio quel sapore che avrebbe saputo di casa, quindi anche il verbo "sapere" dovrebbe essere coordinato con il primo ipotetico.
“Dalla mia. L’unica possibile, la sola che ha senso,” aveva rispose allargando le braccia. -> aveva risposto
“Eroe,” gli fece eco Loki accostandoglisi finalmente, “Ho una mia personale teoria -> serve un punto e non la virgola dopo "finalmente".
Ed ecco giungere alla parte più critica, perché è dove romperò di più: lo stile.
Allora il primo complimento va al modo in cui hai saputo intrecciare la descrizione di Loki e sfruttarla per dare un'idea del luogo in cui si trovano, a partire dalla sedia di un'aula alla lampadina solitaria sopra di loro. E' proprio la scena iniziale, ma è da questa che ho capito che il testo sarebbe stato non solo scorrevole, ma scritto in maniera limata, curata, studiata.
Complimenti per il registro linguistico ampio e curato, a volte termini più aulici ti hanno permesso di evidenziare questi personaggi e trascenderli dal contesto fisico, per far sentire proprio il loro potere di dei. Una cura simile non la incontro tutti i giorni, quindi sappi che da parte mia hai grande ammirazione per questo, davvero.
Complimenti anche per il tono della narrazione. Hai fatto sentire la compostezza e l'eleganza dei modi arroganti e provocatori di Loki dal suo pov, mentre hai usato toni più rudi e diretti quando si trattava della mente di Thor. Questo ti ha permesso di coinvolgermi nelle varie scene, con descrizioni mirate ed essenziali, ma mai povere o buttate lì per caso, creando un'atmosfera, sia interna che esterna, carica di tensione, sia per quanto riguarda l'interrogatorio sia per quanto riguarda il desiderio di Thor di sentire il profumo di casa, un desiderio che rinasce anche in un Loki risvegliato dal suo torpore.
Bellissima la frase con cui concludi la prima parte, quel "si era guardato allo specchio per tutto il tempo" mi ha ricordato un po' la lotta interiore di Gollum ne "Il signore degli anelli" o ancora Harry che si guarda allo specchio e vede suo padre in "Spiderman 2". Gestisci molto bene gli spazi della narrazione, usando il narratore con pov affinché crei proprio questi "effetti speciali", quest'allucinazione che sembra prendere piede dalle ombre ma si rivela essere il riflesso della sua parte più interiore allo specchio.
La prima parte della storia mi ha colpito molto in positivo.
Ma... sì, c'è un ma. Ti perdi dalla parte centrale fino al ricordo di Loki. La cura della narrazione resta, ma commetti degli errori pesanti che vanno a intaccare la fluidità di pensiero e la comprensione del lettore di seguire la scena.
Il primo errore, un po' più piccolo, è una svista:
La porta si aprì cigolando e Thor gli si sedette davanti.
Il tonante gli si sedette davanti. -> Forse ho perso un passaggio, ma fai sedere Thor per due volte senza che si alzi.
La parte centrale della os mi ha un po' confuso in fatto di POV. Sicuramente non considero questo narratore onnisciente: è troppo vicino ai personaggi, troppo introspettivo, molto è filtrato dai loro occhi. Quindi è pov. E di conseguenza la parte centrale ha un problema di pov salterino, perché ti sposti senza preavviso dalla spalla di Loki a quella di Thor.
Ancora più strano mi suona il pezzo del flashback. Lo inframmezzi con questa frase: "Cos’era successo? La memoria ancora aggrovigliata, a fatica lo riportò indietro nel tempo, lontano da Midgard e da quella stanza spoglia con le pareti scrostate." -> Ergo, è Loki che sta cercando di ricordare, quindi anche il ricordo dev'essere filtrato dai suoi occhi. Eppure tu inserisci impressioni e sensazioni di Thor.
Inoltre c'è un brusco cambiamento di tempo verbale: passi dal trapassato prossimo al passato remoto. Ti suggerisco di rivedere alcuni passaggi. Se vuoi mantenere il passato remoto e il trapassato prossimo, ti consiglio l'uso del corsivo, che stilisticamente e visivamente aiuta il lettore a passare dal "Loki del presente ricorda il passato" a "Loki rivive il passato come se fosse il presente".
Ho finito di rompere con la parte più tecnica.
La storia mi è piaciuta, ma inizialmente ho avuto qualche difficoltà a capire se si legasse a un particolare momento del primo film o a uno dei film che non ho visto, o ancora seguisse un suo particolare schema, senza seguire il filone narrativo di qualcos'altro. Ho capito che il tutto si colloca dove il Ragnarok, la distruzione di Asgard e la perdita di possibilità di viaggiare tra i mondi. Ho capito, correggimi se sbaglio, che Loki e Thor alla fine hanno collaborato perché loro scomparissero ma da qualche parte i mondi continuassero a esistere. Solo che Thor si è aggrappato alla possibilità di continuare a vivere in un altro mondo, in un altro tempo e in un altro ruolo, conservando la propria memoria, proprio per il suo desiderio di "attaccarsi alla sua casa", una ciclicità del destino che Loki teme per la sua insensatezza, per certi versi, ma che comunque seguirà perché se il gioco riparte lui non può fare a meno di giocare... e di proteggere a suo modo suo fratello. Ed è questa ambivalenza che accompagna questo personaggio ciò che mi piace di più. Non si può negare che non protegga il fratello o che non si preoccupi per lui: è la parte più profonda, del ragazzo cresciuto come figlio di Odino che tirava fuori dai guai sempre il fratello, anche anticipando le mosse e prendendo decisioni più "prudenti", meno irruente e focose. E poi c'è il lato calcolatore, quello che tira sempre fuori il proprio vantaggio da ogni decisione. E io ammiro questa precisione millimetrica, questo suo far combaciare questi due lati di sé all'apparenza così contraddittori. Spero di vederci giusto e di non dire troppe sciocchezze :)
Comunque è questo che viene fuori da questa bromance (che personalmente apprezzo di più di una romance, ma per il semplice fatto che è il mio modo di concepire questi due): Loki tira fuori entrambi questi aspetti di sé, c'è il rancore, una tensione per la situazione di imprigionamento (il caos non può essere controllato!) e anche rabbia nei confronti del fratello; ma c'è anche complicità, voglia di rassicurare Thor e dargli alla fine quel ricordo che sa di casa, una promessa quasi minacciosa ma che profuma di fraternità, che è poi alla base del loro rapporto, di ogni rapporto tra fratelli, solo che essendo dei i litigi sono più irruentiXD
Li hai caratterizzati molto bene, puntando sui dubbi e "l'inguinità", nonché i modi più pratici e rudi di Thor, con i suoi tentativi più zoppicanti e fallaci; ed evidenziando l'astuzia e i modi sopraffini, più sottili di Loki. Mi è parso di vederli. Non ne so abbastanza (e il film l'ho visto troppo tempo fa per commentare ciò) per dire molto altro sulle loro personalità, però ti posso dire che mi è piaciuto il confronto verbale tra loro due, sia nei ricordi che durante l'interrogatorio. Ho amato il cinismo e la logica di Loki, i suoi pensieri sull'eroismo e il bene e il male, ma soprattutto mi è piaciuta la sua sintesi quando doveva poi convincere il fratello, magari maneggiando la verità a suo modo. Mentre ho visto la forza e la genuina furia del guerriero in Thor, nel suo modo di gettarsi nella mischia quasi alla cieca, sempre con quell'idea stereotipata dell'eroe e del suo ruolo tonante. I suoi discorsi di incitamento, il suo attaccamento nostalgico al passato. Molto bella la caratterizzazione di entrambi, anche se forse in Thor mi aspettavo un po' di irruenza anche nel parlare, un po' più spiccata, mentre si è trattenuto un po' ecco. Però bello il tutto.
Credo di aver detto tutto.
Tirando le somme, stilisticamente ti sei persa nella parte centrale, confondendomi un po' le idee, ma ho comunque apprezzato la trama, l'effetto di alcune scene, il modo in cui hai costruito il tutto a incastro, gestendo più informazioni e riferimenti, pur mantenendo chiara e lineare la linea della trama. Inoltre sei stata bravissima con le caratterizzazione, facendo sentire vivi i due personaggi.
A presto! |