Recensioni per
Se posso chiamarti con un nome, che sia Amore
di Fuuma

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
25/06/18, ore 12:09

[Valutazione del contest And if it's crazy live a little crazy]

Titolo: 
Confesso che mi hai spiazzato, perché ero super convinta che mi avresti proposto un titolo in inglese… e invece no. 
Non che me ne lamenti, beninteso: preferisco i titoli in italiano in generale, e questo in particolare mi è piaciuto moltissimo; oltre ad essere in perfetta armonia con l’atmosfera della storia l’ho trovato molto poetico e romantico… e anche un po’ teatrale, se vogliamo. 
Esattamente come quell’adorabile faccia da schiaffi di P.T. Barnum. 



Uso della citazione: 
Follia e Barnum sono un’accoppiata imprescindibile, e tutta la flash ruota intorno a questo concetto di base, ma analizzato da un’angolazione del tutto nuova. Perché, sì, in fondo anche il principio stesso della sua relazione con Philip poteva essere considerato “folle” per i tempi, ma ho molto apprezzato che tu abbia portato il tutto a un livello superiore – sia di follia che di romanticismo. 



Caratterizzazione dei personaggi: 
Sono esattamente loro, dalla punta del cilindro a quella delle scarpe. 

(Tralasciamo la parte in cui ti faccio notare che in realtà P.T. e Philip non si danno del “voi” ma del “tu” perché so che lo sai già e che è solo una licenza poetica – che tra l’altro apprezzo.) 

È naturale che Philip si sia sentito abbandonato quando Barnum ha scelto di partire per la tournee, e lo è ancora di più che dopo la foto di quel bacio con Jenny gli sia crollato il mondo addosso: in fondo Philip ha letteralmente cambiato vita per P.T. e per il suo Circo, sarebbe stato strano che questo suo atteggiamento lo avesse lasciato indifferente – a prescindere dalla relazione romantica. 

Ho inoltre apprezzato particolarmente l’accenno al lato in cui Philip si ritrova solo: tu lo sai – e lo so anche io – che The Other Side è la loro canzone, e trovarla tra le righe della tua storia ha contribuito non poco sia alla caratterizzazione di Philip che all’accrescimento del pathos. 

In tutto questo, c’è da dire che Philip – al contrario di P.T. – ha una leggera propensione al “vittimismo”, chiamiamolo così: quando qualcosa va storto non riesce né a riderci su né tantomeno a lasciar correre, e si ritrova a rimuginarci sopra ancora e ancora, scandagliando ogni singolo aspetto negativo della situazione tanto da sprofondare sempre di più nel baratro dell’angoscia. 
Il che è comprensibile, oltretutto, perché di batoste psicologiche Philip ne ha ricevute parecchie dalla vita, ma quando questo suo atteggiamento si unisce al suo orgoglio e alla voglia di dimostrare agli altri – e si torna sempre lì, all’importanza del giudizio altrui – che in realtà va tutto bene, che lui sta bene e che è abbastanza forte da affrontare tutto da solo, le cose potrebbero degenerare sempre più, in un circolo infinito e autodistruttivo. 

Fortuna che c’è P.T., che – con tutti i suoi difetti – ha anche l’immenso pregio di non arrendersi mai, soprattutto quando in gioco c’è qualcosa – o qualcuno – a cui tiene particolarmente. 

La scena con Philip che cerca – invano – di tenere lontano P.T. e lui che, tutto sorridente, finge di non accorgersene è davvero la sintesi perfetta del loro rapporto: Philip, orgoglioso e razionale, che si incontra/scontra con la follia sognatrice di P.T…. e si ritrova sconfitto – ma vincitore. 

La faccia da schiaffi con cui P.T. entra sorridente e si inginocchia davanti a Philip è così da lui da dare quasi i brividi: Barnum non è un idiota, sa di aver commesso un errore e sa che quell’errore ha fatto soffrire l’uomo che ama… ma invece di profondersi in scuse preferisce agire, e cercare il suo perdono nel modo che gli è più congeniale – dannatamente romantico e assolutamente folle. 

Anche la ritrosia iniziale di Philip è coerente col suo personaggio, come pure lo è la velocità con cui cede al perdono: dopotutto lo conosce bene e sa che non avrebbe voluto fargli del male… ma soprattutto, con quel gesto stupido, insensato e idiota, P.T. ha messo a tacere il tarlo del dubbio che gli aveva roso mente e cuore fin da quando ha visto la foto del bacio. 

Molto adeguato al personaggio di Philip il suo preoccuparsi per le bambine, ancor più che del giudizio altrui: è molto affezionato alle piccole Barnum ed è naturale che si preoccupi della loro reazione… come del resto è naturale che P.T. lo rassicuri perché l’affetto che Philip nutre per loro è più che ricambiato. 

Per quanto riguarda P.T., invece, mi ha molto colpito il discorso che fa a proposito del matrimonio, quando ammette di non potergli dare una relazione alla luce del sole: se da un lato questa parte non mi convince molto, perché P.T. se n’è sempre fregato altamente dell’opinione altrui e quindi non credo che avrebbe problemi a farsi vedere con un uomo, dall’altro c’è da tener conto che probabilmente si preoccupa sia per Philip che per le sue figlie. Perché magari lui sarebbe più che disposto a sopportare critiche, insulti e quant’altro, ma allo stesso tempo è naturale che voglia invece proteggere le persone che ama dallo stesso destino. 

Il tira e molla generale di tutto il discorso finale mi ha ricordato molto da vicino quello che P.T. e Philip hanno avuto proprio in The Other Side: P.T. che propone un piano folle che li coinvolge entrambi e Philip che tenta di opporsi appigliandosi alla razionalità e al buoncostume… ma finisce inevitabilmente col cedere. 

E poi, diciamocelo: la vera follia, a quel punto, sarebbe stata dirgli di no. 




Stile e trama: 
Allora, innanzitutto ti faccio notare un minuscolo refuso, così ci togliamo subito il pensiero: 
Il bacio tra Phineas e Jenny Lind aveva cancellato ogni dubbi. --> Dubbio. 

E ora veniamo a noi. 

Che dire, il tuo stile riesce sempre ad affascinarmi, e in questa flash non fa eccezione: è fluido e fresco, tanto introspettivo da consentire al lettore di empatizzare con i personaggi senza però risultare troppo pesante da seguire, anche grazie ad una prevalenza di periodi brevi alternati a discorsi diretti. 

La storia si apre su quello che è uno dei momenti più cupi della vita di Philip: dopo aver abbandonato la sua vecchia vita, dopo aver fatto quel salto nel vuoto per Barnum… si ritrova abbandonato proprio da lui, su quel lato in cui l’ha trascinato quasi a forza. 

Non so se è stata una scelta voluta o dettata dall’esiguo limite di parole, ma ho apprezzato molto che tu non ti sia soffermata eccessivamente su questa prima introspezione: un po’ di angst è cosa buona e giusta perché permette al lettore di capire appieno quali sono i sentimenti di Philip e il suo stato d’animo e di apprezzare ancora di più il lieto fine, ma calcare troppo la mano avrebbe reso la storia e lo stile più pesanti e la fluidità della flash ne avrebbe risentito. 

La seconda, e più corposa, parte della storia, è costituita da un unico dialogo inframmezzato qua e là da piccole frasi indirette volte a mettere in risalto un pensiero o un’azione. 

Il lessico utilizzato nei discorsi diretti è perfettamente adeguato all’epoca, e anche lo stile del dialogo riprende da vicino quello del film, adattandosi ai due personaggi tanto bene che, personalmente, ho letto quelle battute proprio con la voce di Philip e Phineas. 

Credo che quest’accuratezza nei dialoghi abbia contribuito sia ad una buona caratterizzazione dei personaggi, sia alla verosimiglianza della storia, contestualizzandola nell’epoca del film. 

A tal proposito, anche l’aver citato i vari problemi di una relazione omosessuale all’epoca è stato fondamentale per consolidare il realismo della storia, anche se alla fine – per fortuna – prevale la positività e la convinzione di poterli affrontare in nome di quell’amore che li lega. 

La scena iniziale di questa seconda parte mi è piaciuta moltissimo sia per l’immagine in sé che per il sottotesto che – personalmente – ci ho letto: la porta che P.T. apre, entrando nella stanza in cui Philip si era chiuso, è paragonabile al metaforico muro che Philip aveva eretto tra sé e – Barnum – il mondo… e quel sorriso che fa subito capolino è l’emblema sia della sfacciataggine di Barnum che della sua determinazione, con le quali riesce – ancora una volta – a oltrepassare le difese dell’uomo che ama, restandogli vicino anche quando lui cerca di allontanarlo. 

Mi è inoltre piaciuto l’espediente – non so se effettivamente lo è, ma mi piace pensarlo – di inserire queste “interruzioni indirette” prevalentemente dopo le battute di P.T. e quindi prima di quelle di Philip: nel leggere, queste piccole pause danno l’impressione che, mentre Philip è più esitante e si prende qualche momento per pensare a cosa rispondere, P.T. al contrario ribatte immediatamente, sicuro di sé e di loro come lo è sempre stato e ben deciso a trasmettere anche a Philip questa sicurezza. 

Infine, tutto il tira e molla di questo dialogo mi ha ricordato da vicino quello di The Other Side: P.T. che propone una romantica follia e Philip che è tentato ma titubante… ma alla fine si lascia convincere. 

Perché se è vero che si ritroveranno soli contro il mondo, almeno avranno la certezza di essere in due, loro due. 
E in fondo è l’unica cosa che conta. 



Gradimento personale: 
Non credo ci siano abbastanza parole per dire quanto mi è piaciuta questa storia: insomma, c’è l’angst, il fluff, la follia e quel romanticismo d’altri tempi che però non passa mai di moda… oh, e poi c’è Philip con gli occhioni a cucciolo ferito e Barnum che sorride come se sapesse – e sicuramente lo sa – di poter avere il mondo ai suoi piedi. 
E ci sono io che fungirlo come una pazza dal momento esatto in cui “la porta s’aprì sul sorriso di Phineas” fino al “mille volte sì”. 


A presto!
rhys89