Recensioni per
Rudy.
di PathosforaBeast

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
27/05/18, ore 14:36
Cap. 1:

La prima cosa che mi colpisce di questa storia è il tuo stile, pressante, perfetto, non c'è nulla da rimarcare, è lo stile di chi ha talento e sa come rendere una situazione evidentemente delicata. Purtroppo mi mancano dei pezzi, perché non conosco la serie, ma ci sono risalita dal gruppo che abbiamo in comune su fb e fin dalle prime righe mi ha intrigato, così l'ho letta da cima a fondo, senza fermarmi un attimo e l'ho divorata, perché ogni riga spinge ad andare verso la prossima. Devo ringraziare la tua scrittura per questo, degna di un romanzo, davvero. I miei complimenti

Recensore Master
25/05/18, ore 12:57
Cap. 1:

Mi piace molto la doppia interpretazione di prigione che hai scelto: una prigione fisica (l'ufficio così simile alla cella di Euros) e una psicologica (il dovere verso la famiglia). Bellissime anche le immagini: Mycroft che nota ogni dettaglio e fa deduzioni, la luce e l'ombra associata all'idea di scacchiera, la poltrona che viene regolata all'altezza giusta come palese e concreto emblema della successione del potere e della responsabilità.
Rudy non offre il conforto che ci si aspetterebbe, ma lascia solo un biglietto, n'indicazione fragile per la vita futura.
Molto bello, complimenti!

Recensore Master
24/05/18, ore 20:10
Cap. 1:

Ciao, devo ammettere che hai interpretato il prompt in una maniera che non mi sarei aspettata. Una prigione non fisica e per certi versi nemmeno psicologica, non per Mycroft almeno. C'è quell'elemento lì, rappresentato dalla citazione a Eurus e alla sua condizione, ma se ci riferiamo soltanto a Mycroft la sua prigione è il dover portare da solo un peso tanto grande, il dover gestire non uno ma ben due fratelli problematici. Il cui uno è il problema dell'altro. Senza avere un confidente, senza averlo detto nemmeno ai suoi genitori. La mote dello zio Rudy rappresenta un po' questo nella vita di Mycroft. Non solo ha perso una persona cara, un parente al quale magari era anche affezionato e che ha fatto di tutto per far sì che la sua adolescenza fosse il più normale possibile. Ma anche e soprattutto una persona che conosceva il suo stesso segreto. Ora Mycroft è solo e tu hai descritto perfettamente la sua prigione, rappresentata anche in buona parte da quell'ufficio silenzioso nel quale entra, e che emana una certa tristezza (almeno stando a come lo hai descritto). L'ho trovata la tua storia più intimista, quella più psicologica dove il lettore si ritrova immerso nella profondità dei tormenti di Mycroft, dentro al suo dolore e alla solitudine che prova. Addirittura arriva a maledire se stesso per aver desiderato di vivere un'esistenza il più serena possibile, e di aver permesso a Rudy di fargliela vivere. Significativa la metafora del miele, che è dolce e denso ma che finisce per soffocarlo. L'ho trovata una similitudine molto efficace e che descrive perfettamente come si sente Mycroft.

Un'altra tua storia che personalmente ho apprezzato. Presumo che non sia facile fillare tutti i prompt, tutte le settimane. Tu stai producendo una serie di storie davvero valide, questa forse oserei dire che è la migliore che hai scritto. Un po' perché questo periodo della vita di Mycroft mi pare d'aver capito che lo prediligi tu stessa, ma anche perché lo stesso Mycroft ti riesce perfettamente. Sempre molto IC e molto profonda la sua caratterizzazione.

Koa

Recensore Master
23/05/18, ore 23:40
Cap. 1:

Hai scritto una storia che mi é piaciuta molto per vari motivi. Non è una pura successione di eventi, è la rappresentazione precisa e lucida di un percorso psicologico complesso, data anche la difficile interpretazione di un personaggio come Mycroft.
A tuo merito, va anche ascritto il fatto di esserti impegnata scegliendo, come sfondo invisibile, ma presente ed inquietante, la tragedia senza fine scaturita da Musgrave e dalla follia di Eurus.
Un’altra particolarità che mi ha attirato, dal punto di vista di “come” hai scritto la ff, è l’uso della seconda persona singolare, il “tu”, che non è per niente facile da “maneggiare” ma efficace per coinvolgere davvero chi legge nelle emozioni del protagonista cui si rivolge l’Autore.
Parlando degli altri personaggi, indirettamente, hai fatto comparire lo zio Rudy, figura accennata nell’ultima Serie, in TFP se non ricordo male. Peccato che i Mofftiss non ne abbiano approfondito le potenzialità narrative perché, chiunque sia stato protagonista dei fatti familiari degli Holmes come parente, sicuramente è un personaggio che avrebbe molto da raccontare e avrebbe una sua singolarità, come quelli che già conosciamo.
Mi è piaciuta molto la tua scelta di servirti dell’ombra di Rudy per mettere in risalto i lati poco conosciuti del carattere di Mycroft e, in particolar modo, la scelta di quest’ultimo di caricarsi tutto il dramma della sorella sulle spalle, senza condivisione alcuna con gli altri.
A proposito di Musgrave, una frase in particolare mi ha colpito per la sua incisività, veramente emozionante: “…starsene con la bocca chiusa e stringere Sherlock nelle ore più buie della notte…”. In essa hai illuminato con tenerezza e partecipazione l’affetto di Mycroft per il fratello minore e la commovente fragilità di quest’ultimo, la cui infanzia è stata segnata dai fantasmi di un fatto terribile, cioè l’omicidio del suo compagno di giochi.
Ed è tra le braccia di Mycroft che egli trova consolazione e rifugio da mostri di cui non conosce realmente il volto.
Efficace anche la descrizione dell’ingresso del protagonista nell’ufficio dello zio, pronto a prenderne il posto e ad iniziare la sua vita di “Mister Inghilterra”, nascondendo agli occhi del mondo la sua vera natura generosa e orbitante intorno ai bisogni di Sherlock.
Brava.